Il video girato pochi minuti dopo l'incidente.
Il video girato pochi minuti dopo l'incidente.
I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Piazza Verdi hanno tratto in arresto, OWUSU Richard, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
A seguito di un servizio di osservazione, in piazza Casa Professa, i Carabinieri, in abiti civili e “mimetizzati” tra gli acquirenti, percorrevano a piedi la via Casa Professa direzione via Nasi Nunzio e giunti all’altezza del vicolo San Michele Arcangelo venivano avvicinati da un extracomunitario che gli proponeva di seguirli per acquistare dello stupefacente. I militari, quindi, lo seguivano per capirne le intenzioni. Nel frattempo, il cittadino extracomunitario si guardava intorno con fare sospetto e chiedeva ad alcuni connazionali presenti nei pressi, di avvisarlo in caso di arrivo delle forze dell’ordine, ignaro del fatto che si stava accompagnando proprio a due Carabinieri.
Giunto in piazzetta Lucrezia Brunaccini, il cittadino extracomunitario si avvicinava ad un vaso per piante, prelevando dal suo interno, un involucro in plastica di colore arancione. Subito dopo, lo stesso si avvicinava ai militari chiedendogli quanta “erba” volevano acquistare.
A questo punto, i militari, qualificatosi come Carabinieri in servizio, hanno cercato di condurre l’uomo presso l’autovettura civetta parcheggiata nelle vicinanze.
Il fermato, però, spintonava vigorosamente i Carabinieri e cercava di darsi alla fuga verso via Casa Professa. I militari, dopo pochi metri, riuscivano a fermarlo, ma l’extracomunitario reagiva spintonandoli e sferrando calci, gomitate e pugni.
Dopo averlo bloccato ed identificato in OWUSU Richard, nato in Ghana, classe 1987, domiciliato a Palermo; a seguito della perquisizione personale è stato trovato in possesso di una bustina in plastica trasparente, chiusa da una piccola fascia adesiva, contenente della sostanza stupefacente del tipo marijuana, del peso complessivo di 1,2 grammi circa e della somma di denaro di 30euro.
Altresì, l’involucro in plastica di colore arancione, che era stato prelevato dal vaso, veniva aperto, ed al suo interno, i Carabinieri rinvenivano 7 bustine in plastica trasparente, chiuse da una piccola fascia adesiva, contenenti della sostanza stupefacente del tipo marijuana, del peso complessivo di 9 grammi circa.
Pertanto il OWUSU veniva tratto in arresto per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Dopo le formalità di rito, il ganese è stato tradotto presso il carcere “Ucciardone” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Palermo, 13 febbraio 2014
AGGRESSIONE AI PATRIMONI MAFIOSI.
La Direzione Investigativa Antimafia di Messina sequestra beni per un valore di 3,5 milioni di Euro
La Direzione Investigativa Antimafia di Messina ha eseguito un provvedimento di sequestro beni e quote societarie – per un valore di circa 3,5 milioni di euro – emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione di Pubblica Sicurezza del Tribunale di Messina, a carico di un imprenditore considerato appartenente alla cosca mafiosa riconducibile al cosiddetto “Gruppo di Mistretta”, operante nella zona tirrenica-nebroidea della provincia messinese.
I particolari dell’operazione saranno resi noti alle ore 10.30 di oggi, 13 febbraio 2014, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Procuratore Capo della Repubblica di Messina, Dott. Guido LO FORTE, presso la sede della D.I.A. di Messina, via Cesare Battisti n. 228
Messina, 13 febbraio 2014
Cinquefrondi (Reggio Calabria) – Un problema serio che non può essere più sottovalutato. Questa la traccia, il filo rosso comune che ha legato l’intero consiglio comunale cittadino in merito all’allarme lanciato dalla trasmissione di Riccardo Iacona, Presa Diretta, con il servizio titolato “Italia dei Fuochi” che ha suscitato tanto scalpore accendendo i riflettori sul nostro comprensorio, in particolare sulla Limina e l’arco aspromontano fino ad arrivare ad Africo passando per la piana di Gioia rivelando – ancora una volta – quanto il disastro ambientale prodotto dalle ecomafie possa essere davvero vicino alle porte di casa. Convocata una riunione d’urgenza, il sindaco ed i capigruppo hanno voluto fare il punto con una presa d’atto doverosa rispetto alla diffusione di una notizia abbastanza emergenziale che ha propagato molta preoccupazione nella cittadinanza, essendo passata ora dal semplice “sentito dire” al “sentito raccontare” e peraltro in tv. Dunque la politica decide di fare fronte comune attraverso un piano d’intervento condiviso che cercherà di coinvolgere le massime istituzioni provinciali e regionali con tempi certi e soluzioni mirate innanzitutto per cercare di scoprire e capire a fondo cosa si nasconda veramente sul sito della galleria della Limina ma anche in città, presso il quartiere Aracri già mobilitatosi con il suo comitato a riguardo d'un insolito incremento di mortalità per cause oncologiche concentrato in quella particolare zona. E, dunque, tutti d’accordo e compatti sul richiedere attenzione ma anche sugli step da conseguire, primo fra tutti un’attenta mappatura delle criticità presenti sul territorio comunale per passare poi alla fase più squisitamente operativa con l’ausilio dei tecnici Arpacal ed Asp ma anche dell’assessorato all’ambiente di Provincia e Regione su cui non si è mancato di recriminare per il colpevole silenzio seguito alla messa in onda del servizio ma che certo non è passato inerte sulle teste degli amministratori locali. Questione peraltro affatto trascurata anche dalla magistratura con le recenti raggelanti dichiarazioni di Cafiero De Raho che senza tanti giri di parole ha rivelato: «Sono convinto ci sia un equivalente della Terra dei fuochi campana anche in Calabria», motivo per il quale la procura reggina sta dando impulso ad una inchiesta che presto potrebbe palesare le responsabilità personali ma anche politiche che hanno permesso tali accadimenti e produrre le conferme che ora mancano a quelle che prima potevano essere catalogate semplicemente come comuni illazioni paesane, comunque anch'esse oggetto di reportage giornalistici ed argomenti di pubblicazione editoriale. Sia come sia, il servizio di Presa Diretta ha scosso gli animi e mobilitato la politica locale che è scesa in campo svestendo le casacche per compattarsi e cercare di fare chiarezza su una questione di vitale importanza per le generazioni presenti e future, suscitando una reazione solidale che dovrebbe sfociare in una serie di incontri specifici (con Prefettura e Arpacal) fino ad arrivare ad avere un colloquio in delegazione con lo stesso De Raho. Trenta giorni è il termine che il civico consesso ha inteso darsi dalla data di prossima convocazione - prevista per martedì 18, in seduta straordinaria - prima di attivare la mobilitazione della cittadinanza. Tempi certi durante i quali si pretenderà un fattivo impegno corroborato da riunioni operative coordinate da un tavolo di concertazione con expertise del settore per capire anche, una volta accertate quali siano le criticità, come procedere alla relativa bonifica, atteso che questo tipo di contaminazione potrebbe essersi innestata nella catena agroalimentare della produzione locale. Della vicenda, il consiglio cittadino, vorrebbe investire direttamente la Commissione parlamentare antimafia a cui affidare la supervisione politico-istituzionale del dossier ed a cui chiedere anche l’istituzione di una commissione d’inchiesta ad hoc che possa contribuire a dare quelle risposte che ancora mancano agli attoniti cittadini di uno straordinario territorio la cui impareggiabile bellezza - talvolta persino malamente travisata - s’è ora finalmente preso coscienza essere stata, con tutta probabilità, violentata dalla becera ignoranza d’un manipolo di criminali senza scrupoli.
Giuseppe Campisi
Al Centro Polivalente una giornata di Parole e Musica per dire “No” alle Mafie
Accolta con grande partecipazione e spirito di solidarietà la giornata all’insegna della cultura e della musica, dal titolo“Parole e Musica contro le Mafie”, promossa dall’ associazione “Libera; Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", che si è svolta ieri pomeriggioal Centro Polivalente per i giovani/Caffè delle Arti.
Un connubio straordinario tra il polo della cultura e delle arti del Comune di Catanzaro e l’organizzazione sociale creata da Don Luigi Ciotti, da sempre in prima linea nel sensibilizzare e sollecitare la società civile nella lotta alle varie forme di criminalità organizzata, in particolar modo il racket delle estorsioni.
Un momento di raccoglimento e di riflessione tra diverse anime della società civile, capaci di intavolare un importante dibattito, con spunti di interessante confronto fra la cultura e l’informazione. Ad parire il dibattito è stata la testimonianza dell’imprenditore Rocco Mangiardi, che ha avuto il coraggio di dire “No” al pizzo, sollecitando tutti a non piegare la testa e ad aver fiducia nella giustizia; quel filo di coraggio che si è impossessato di lui, il giorno in cui ha indicato alla polizia i suoi estorsori.
Toccanti e coraggiose l testimonianze dei familiari di Francesco Tremonte e Pasquale Cristiano, i due netturbini uccisi all'alba del 24 maggio 1991, mentre svolgevano il loro lavoro nel quartiere Meraglia. Il dolore che ancora accompagna queste famiglie non sottomette la sete di verità e giustizia, facendo in modo che non sia stato vano il sacrificio di chi ha pagato con la vita il proprio diritto ad una vita normale e rompere il muro di silenzio che ancora oggi divide i diversi volti di una società.
Infine la solidarietà e l’impegno che si trasforma in musica suggellata dalla voce delicata e avvolgente della cantastorie catanzarese Francesca Prestia, da sempre attiva, a ritmo di voce e chitarra battente, a promuovere le tradizioni, la storia e la cultura della terra di Calabria, ma anche la fierezza e il coraggio di molte donne e uomini calabresi che, per amore della propria terra, lottano per la giustizia e la libertà. Un omaggio musicale che la stesa Prestia ha voluto regalare alle donne vittime della violenza mafiosa, la cui unica colpa è stata quella di crescere in un ambiente criminale, capace di imporre con ogni mezzo necessario l’indissolubile legame di sangue al quale è vietato sottrarsi.
Una giornata per educare alla legalità democratica, all'impegno contro la corruzione ed essere i futuri portavoce di una terra Libera.
“ Space monkey “ ultima frontiera tra i giochi pericolosi. Fumano marijuana, poi si soffocano. Pratica scoperta grazie a un video nel telefono di uno studente che può condurre alla morte Ne hanno parlato solo i media locali della zona dove é stata scoperta, ma pare che una nuova, sciocca, ma anche pericolosa moda, stia emergendo nell'ambito del consumo di droghe leggere, specie tra i più giovani: si chiama “space monkey” o “funky chicken”.
Il "gioco" é tanto semplice quanto stupido: ragazzi fumano marijuana, poi si provocano un senso di vertigine premendo qualche istante sulla carotide, fino ad arrivare alla perdita dei sensi. Proprio per uno di questi giochi insensati è stato denunciato per lesioni personali un ragazzo di 18 anni immortalato in un video che i finanzieri di Como hanno sequestrato in una scuola superiore. La denuncia è stata formalizzata dai genitori del ragazzo a cui viene praticato il folle "gioco". Questi, come si vede nel video trovato nel telefonino di uno studente, prima aspira la marijuana da un cyloom,una specie di pipa, poi si lascia soffocare con una sciarpa dall'amico fino a svenire. Nonostante la “vittima” fosse consenziente, i genitori hanno ritenuto di procedere ugualmente con una denuncia. Risulta evidente, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che la pratica sia alquanto pericolosa e persino letale, soprattutto per chi soffre di problemi cardio- respiratori, e perciò va immediatamente fermata. Arduo compito per i genitori e le forze dell'ordine se si pensa come sia facile la diffusione con gli strumenti che la rete e gli smartphones offrono come social network e possibilità d'immediata condivisione di contenuti quali foto e video.
Nelle prime ore della mattinata odierna, nelle province di Catania, Siracusa, Milano, Torino e in Germania, personale in servizio presso il Centro Operativo D.I.A. di Catania, in collaborazione con i Centri Operativi D.I.A. di Milano e Torino ed il collaterale organismo tedesco B.K.A. (Bundeskriminalamt), con il supporto aereo di due elicotteri, del 5° Reparto Volo della Polizia di Stato di Reggio Calabria e del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Catania, in esecuzione dell’O.C.C. nr. 4688/11 RGNR DDA e 13033/13 R.G. GIP (operazione “PRATO VERDE”) emessa dal G.I.P. di Catania su richiesta della DDA di Catania, diretta dal Procuratore Giovanni SALVI, ha tratto in arresto le sottoelencate persone, indagate a vario titolo, disponendo l’applicazione:
della custodia cautelare in carcere nei confronti di
- BALSAMO Agata, intesa “Tina”, nata a Catania il 20.10.1967, imprenditore agricolo, incensurata;
- PRIVITERA Giuseppe nato a Catania il 30.09.1971, imprenditore agricolo, pregiudicato;
- PRIVITERA Giovanni, nato a Catania 17.11.1980, nullafacente, pregiudicato;
- COSENZA Giacomo, inteso“Alfonso”,nato a Catania il 13.09.1963, imprenditore agricolo, pregiudicato;
- ABATE Carmelo, nato a Catania l’11.04.1984, nullafacente, pregiudicato;
- BOTTA Domenico, inteso “Tirrimotu”,nato a Catania il 04.05.1979, nullafacente, pregiudicato;
- BUDA Giuseppe, nato a Catania il 31.05.1977, in atto detenuto, pregiudicato;
- BUDA Orazio,nato a Catania il 30.10.1963, autotrasportatore, pregiudicato;
- CARUSO Antonio,inteso “Antonello”, nato a Catania il 21/06/1971, ambulante, pregiudicato;
- COSENZA Alfio,inteso“Turi”,nato a Catania il 30.08.1944, nullafacente, pregiudicato;
- COSENZA Giuseppe,inteso “Pinocchio”, nato a Catania il 20.03.1979, nullafacente, pregiudicato;
- MARINO Franco, nato il 10.01.1973 a Scordia (CT), imprenditore agricolo;
- MARINO Salvatore, nato il 31.05.1969 a Raccuja (ME), imprenditore agricolo;
- PASQUA Francesco, nato ad Augusta (SR) l’8.5.1959, imprenditore edile;
- PLATANIA Francesco Martino, nato l’11.11.1974 a Catania, imprenditore, pregiudicato;
- RUSSO Salvatore, inteso “Turi baffo”,nato il 21.02.60 a Taormina (ME), pregiudicato;
- VECCHIO Alfio, nato a Catania il 18.07.1972, imprenditore, incensurato;
indagati a vario titolo per i delitti di:
associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione; intestazione fittizia di beni, porto illegale di armi da fuoco, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fattispecie tutte aggravate dall’utilizzo del metodo mafioso ai sensi dell’art 7 del d.l. 152/91;
della custodia agli arresti domiciliari nei confronti di:
- SULFARO Natala, nata a Catania il 24.12.1948, casalinga, incensurata;
- VASTA Angelo, nato a Catania il 12.03.1981, nullafacente, pregiudicato;
- CICERO Salvatore, nato a Siracusa il 3.9.1976, imprenditore, pregiudicato;
- DINCA Maria, nata in Romania il 24.1.1974, nullafacente, incensurata;
- DI PIETRO Anthony, nato a Siracusa il 21.01.1981, nullafacente, pregiudicato;
- VISCUSO Michele, nato a Catania 31.12.1971, lavoratore dipendente, pregiudicato
- DI MAURO Emiliano Antonino, nato a Catania il 27.7.1977, autotrasportatore, incensurato;
- TOSTO Francesco, nato a Catania il 13.07.1978, autista, incensurato;
- MARLETTA Carmine Bruno, nato a Vercelli il 6.8.1980, commerciante, incensurato,
indagati singolarmente ed in concorso tra loro per il delitto di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.
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Le indagini, condotte dal marzo 2011 all’ottobre 2012 con l’ausilio di attività tecniche e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno riguardato un sodalizio criminale attivo nella piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino della città etnea e riconducibile al noto boss Orazio PRIVITERA, in atto detenuto in regime di 41 bis.. A farne parte in posizione di vertice erano BALSAMO Agata, moglie di PRIVITERA Orazio, PRIVITERA Giuseppe e COSENZA Giacomo inteso“Alfonso”.
Oltre alle persone arrestate vi sono altri 27 indagati.
Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e veicolari, nonché pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, la D.I.A. ha documentato in diretta incontri tra i sodali e fatto emergere le attività illecite della consorteria mafiosa, la pianificazione dei reati e l’organizzazione interna. Si ritiene che il sodalizio faccia riferimento all’associazione di tipo mafioso denominata “CAPPELLO”, e in particolare al gruppo dei “CARATEDDI” di cui è reggente il citato PRIVITERAOrazio, marito di “Tina” BALSAMO.
Un aspetto di particolare rilievo delle attività del sodalizio è costituito dalle cc.dd. “guardianie” dei terreni sui quali l’organizzazione criminale esercitava la propria influenza, anche al fine di gestire terreni agricoli dai quali traevano notevoli vantaggi economici, mediante un sistema di truffe in danno dell’Unione Europea in relazione a fondi erogati dall’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per importi che all’esito delle verifiche effettuate per l’arco temporale 2005-2013 superano il milione e mezzo di euro. Tale meccanismo si basava sull’efficacia dell’intimidazione mafiosa sui reali proprietari.
Sono state individuate anche estorsioni in danno di attività commerciali, come quella in danno del titolare dell’area di servizio Q8 - Kwait Petroleum Italia ubicata lungo l’Asse dei Servizi etneo, in un quadro di assoggettamento e timore generalizzati.
Significativo è anche l’uso – da parte dell’organizzazione – di apparecchi in grado di disturbare la ricezione e la trasmissione dei segnali GPS e telefonici.
Particolare allarme ha determinato nel gruppo l’avvio della collaborazione di COSENZA Giacomo, come risulta da una conversazione ambientale nella quale si dice: “Però, ti posso dire una cosa una volta era peggio , ma non era tanto peggio peggio, quando una volta quando c'erà una cosa di queste... uno di questi faceva queste cose gli iniziavi a sterminare .... inc... quello che gli dovevi sterminare B(Balsamo Agata): "A verità" A: Ora perchè c'è l'amicizia, perchè c'è la parentela, quello ... inc... fa lo spacchioso e a noi ce la mettono sempre dietro. Ora è bello così, ora è bello così giusto? B: ...inc... A: Ora è bello così B: io non lo so. Io sono qui. A: Cominciamo a sterminare. Vediamo che fa dopo”.
Tali evidenze investigative si coniugano con le risultanze che hanno posto in evidenza il carattere armato dell’associazione mafiosa.