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CASO MARÒ. Domani in varie città 'flash mob' per chiedere: "Liberi Adesso"

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ROMA. ‘Liberi adesso’: è la richiesta che domani arriverà dalle piazze delle maggiori città italiane, dai partecipanti al flash mob organizzato domani alle 18, in occasione dell'anniversario del fermo avvenuto da parte dell'India dei due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. L'iniziativa è organizzata dal gruppo Leone di San Marco e le associazioni d'arma sparse sul territorio nazionale e all'estero. «Ancora un rinvio, ancora non hanno trovato quale falsa accusa muovere ai nostri fucilieri. È ora di finirla», afferma in una nota il presidente del Gruppo nazionale «Leone di San Marco» Guglielmo Nardini. «Dopo il trentesimo rinvio degli indiani è ancora più importante manifestare il nostro sdegno e la nostra rabbia per come la vicenda si sta trascinando, calpestando la dignità dell'Italia e l'onorabilità di due fedeli servitori della patria - prosegue Nardini - l'Italia ritrova la sua dignità nazionale e si stringe ai suoi figli illegalmente trattenuti in terra straniera. Che alle parole sino ad ora dette si urlino azioni decise e costruttive per riportare in patria Latorre e Girone», esorta Nardini, che alla stampa nazionale ed estera chiede «di dedicare una pagina del loro giornale con il fiocco giallo e sopra scritto ‘liberi adesso’. E, a tutti i profili dei social network, di inserire il fiocco giallo con il leone alato». Domani alle 18 da ogni piazza che aderisce al flash mob i partecipanti si fermeranno e canteranno l'inno nazionale, poi l'inno del Reparto San Marco con l'esposizione del cartello «Liberi adesso». Tra le città che hanno aderito Ferrara, Ravenna, Foggia, Bari, Reggio Emilia, Lecce, Venezia, Roma, Ancona, Brindisi. Nella capitale il flash mob si svolgerà a piazza del Popolo.

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Luigi Palamara
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PALERMO: CONTROLLI DEI CARABINIERI. QUARANTA I DENUNCIATI A PIEDE LIBERO E DIVERSE LE PATENTI RITIRATE.

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I Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno effettuato una serie di servizi tesi al controllo del territorio.

Particolare attenzione è stata posta alle violazioni legate alla guida di autoveicoli in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e la mancata copertura assicurativa dei mezzi in circolazione.

L’intera attività ha consentito di denunciare in stato di libertà ben quaranta persone.

Nello specifico sono stati deferiti in stato di libertà e per i reati indicati:

nr. 01 persona, per “danneggiamento”;

nr. 03 persone, per “porto abusivo di oggetti atti ad offendere”;

nr. 02 persone, per “ricettazione” poiché trovati in possesso di un ciclomotore, oggetto di furto;

nr. 01 persona, per “resistenza a p. u.” poiché’, a seguito di un controllo alla circolazione stradale ha opposto resistenza ai militari al fine di sottrarsi agli accertamenti;

nr. 01 persona perfalso in atto pubblico” poichè trovata in possesso di un contrassegno assicurativo palesemente contraffatto;

nr. 01 persona permaltrattamenti in famiglia” nei confronti della madre;

nr. 01 persona, per “oltraggio e minacce a pubblico ufficialepoiché’ minacciava i militari mentre provvedevano a ritirargli la patente di guida poiché illegile.

nr. 01 persone, per “illecita detenzione di sostanza stupefacente” poiché’ trovata in possesso di grammi 11 di sostanza stupefacente di tipo marjuana e grammi 18,5 di hashish, suddivisa in dosi;

nr. 01 persona, per “violazione obblighi inerenti la custodia di cose sottoposte a sequestro amministrativo”;

nr. 15 persone, per “guida in stato di ebbrezza alcolica” con contestuale ritiro di altrettante patenti di guida;

nr. 02 persone per “guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti” con contestuale ritiro della patente di guida;

nr. 11 persone per “guida senza patente”.

Altresì sono state sanzionate amministrativamente nr. 08 persone per “guida in stato di ebbrezza alcolica con tasso inferiore a 0,8 g/l” con contestuale ritiro della patente di guida ed ancora sono stati segnalati venti giovani al locale “Ufficio Territoriale del Governo” quali assuntoricon il recupero e sequestro di circa grammi 40di marijuana.

Palermo18 febbraio 2014

 




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Moda. Il meglio delle tendenze contemporary a Milano con White 2014

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Tajani:"Un salone che si contraddistingue per la qualità, la sperimentazione e l’attenzione ai nuovi linguaggi espressivi"

Milano, 18 febbraio 2014 – Le tendenze, le sperimentazioni e le ricerche nell’ambito della moda donna si ritrovano a Milano grazie a White per le anteprime delle collezioni autunno inverno 2014/15. I brand di abbigliamento ed accessori, in tutto  463 marchi, (11% in più rispetto all'edizione di febbraio 2013) rigorosamente selezionati dal  team di White,  esporranno le loro novità nelle tre location di  Via Tortona 27-35-54 dal 22 al 24 febbraio 2014.

“Stagione dopo stagione White, grazie anche alla rinnovata collaborazione con il Comune, si contraddistingue per la qualità, la sperimentazione e l’attenzione alle tendenze, le visioni delle sue collezioni e la ricerca di nuovi linguaggi espressivi” così commenta l’assessore alla Moda e Design Cristina Tajani che prosegue: “Una ricerca che trova la sua giusta collocazione nello spazio ex-Ansaldo, cornice in perfetta sintonia con il carattere sperimentale di questo che è uno degli eventi più innovativi della settimana della Moda. Un luogo di confronto per gli oltre 460 giovani talenti e brand provenienti da tutto il mondo: dalla Cina all’Inghilterra, dal Giappone agli Stati Uniti".

L’edizione 2014 di White propone un allestimento  ricco e innovativo sui tre spazi i marchi avant-garde in via Tortona,27 lo streetwear al civico 54 ed i brand new classic in Tortona 35,  esplorando il panorama internazionale delle novità più appetibili per i buyer italiani e stranieri.

“La crescita importante del salone a livello qualitativo e quantitativo ci riempie di soddisfazione e di energia spronandoci a creare nuovi progetti quale il “Tortona Fashion District”, con l’obiettivo di comunicare al meglio una zona nota a livello internazionale in una città importantissima per il mondo del fashion come Milano”così spiega Massimiliano Bizzi, Fondatore di White.

Tra conferme e new entry da segnalare  il ritorno di Majestic, marchio francese, che sperimenta da sempre  l'utilizzo di materiali molto diversi tra loro, Faliero Sarti con le sue sofisticate sciarpe di altissima qualità, Labo.Art, i cui capi dall' eleganza austera e minimalista sono frutto di una progettazione architettonica, Collection Privee? marchio che offre un total look distribuito nei migliori department stores del mondo, con grande successo sul mercato cinese. HTC (Hollywood Trading Company) marchio di abbigliamento e accessori nato nel 1990 in California, che riconferma la sua presenza a WHITE, rassegna nella quale ha creduto fin dal suo debutto, trovando la piattaforma ideale per la sua affermazione internazionale.

Da segnalare  RED MILK, area nata dalla collaborazione di WHITE con ilmagazineon line specializzato nella moda di ricerca propone le collezioni di Altewaisaome, Annamaga Visconti, Atelier Vm, Tl180, Ava Catherdise, tutte prodotte in Italia e negli Stati Uniti.

Una intera sezione, “Inside WHITE” è dedicata ai nuovi talenti e accoglie brand promettenti come: Amorphose brand di borse e gioielli con zip, , Benedict brand italiano specializzato nella realizzazione di microcollezioni di calze e guanti e Ilariuss della designer Ilaria Soncini che firma una collezione di copricapi originali e artistici già distribuita nelle migliori boutique internazionali

Confermato anche il  legame di WHITE con l'arte e la cultura grazie alla sinergia con uno dei fotografi più promettenti del fashion system, Mattia Zoppellaro. Le  opere  di questo giovane artista che vive tra Londra e Milano sono state utilizzate per la realizzazione del catalogo della manifestazione, originando un vero e proprio book da collezione, il terzo dopo quello di Stefano Guindani e di Mustafa Sabbagh. Gli scatti  di Zoppellaro saranno esposti in una mostra in Via Tortona,27.
 


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REGGIO CALABRIA. Prorogato di 6 mesi il commissariamento del Comune

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Il Consiglio dei Ministri ha prorogato di sei mesi lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria

18 Febbraio 2014

Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 12.45 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Filippo Patroni Griffi.

Al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali dove sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio, appositamente convocato, ha approvato su proposta del ministro dell’Interno il decreto che proroga di sei mesi la durata dello scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria, che a termini di legge deve essere deliberata entro il 19 febbraio.


REGGIO CALABRIA. Al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali in cui sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto con cui si proroga di sei mesi la durata dello scioglimento del Consiglio comunale. Lo scioglimento "per contiguità mafiose" era stato disposto nell'ottobre del 2012. La fine del commissariamento del Comune  e il ritorno al voto è stato chiesto, a più riprese nelle ultime settimane, dal governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e dall'ex sindaco Demetrio Arena, e, più in generale, da tutto il Nuovo centrodestra. Il ministro dell'Interno e segretario del Ncd Angelino Alfano, l'8 febbraio scorso, intervenendo ad una iniziativa in città, aveva riferito ai giornalisti: «Ho detto a Giuseppe Scopelliti che su Reggio Calabria valuterò con la massima correttezza e prudenza istituzionale quanto è necessario fare». Lo stesso Alfano, quando era segretario nazionale del Pdl, scrisse la prefazione ad un instant-book di 50 pagine dal titolo «Reggio Calabria - La democrazia sospesa», voluto dal Pdl per confutare le tesi di uno scioglimento definito «ingiusto e scaturito da una relazione fallace, piena di errori, clamorose inesattezze e violente quanto ingiuste accuse a cittadini onesti». Già all'indomani della decisione del Consiglio dei ministri dal Pdl si era sollevato un coro di critiche e di polemiche. Tanto che lo stesso Alfano, l'11 ottobre 2012, aveva dichiarato che «il provvedimento assunto dal governo nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri, riguardo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, penalizza e condanna un'intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte di Paese».

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DISCUTENDO di D'ANNUNZIO CON PIERFRANCO BRUNI E NERIA DE GIOVANNI - TARANTO 3 MARZO - INCONTRO DI STUDI

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A Taranto il 3 marzo si parlerà di D’Annunzio.

 

Discutendo di D’annunzio con il saggio  Io ho quel che ho donato”  di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni

- Taranto Lunedì 3 marzo -

-          

Dialoga con gli autori Marilena Cavallo. Interviene Tiziana Grassi.

Introduce Giusy De Marco

 

 

 

 

 

Si discuterà di Gabriele D’Annunzio a Taranto lunedì 3 marzo grazie al libro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, (esperti di letteratura europea del Novecento), dedicato, appunto, a Gabriele D’Annunzio, dal titolo “Io ho quel che ho donato”, edito, in  una elegante veste, dalla Casa editrice Nemapress.

La manifestazione, organizzata dall’Associazione culturale “Oriana Fallaci”, si svolgerà alle 17,30 al Grand Hotel Mercure – Delfino di Taranto, Viale Virgilio 66. Introdurrà i lavori la presidente dell’Associazione Giusy De Marco. Dialogherà con Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni la saggista e critico letterario Marilena Cavallo. Interverrà la giornalista e scrittrice Tiziana Grassi.

Lo studio, che è stato pubblicato in occasione dei 150 anni della nascita di D’Annunzio, (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), ha aperto una vasta dialettica anche sulla funzione che il dannunzianesimo ha avuto all’interno della cultura europea e internazionale. Infatti il lavoro di Bruni e De Giovanni è arricchito con contributi di: Emanuela Forgetta che parla del rapporto di D’Annunzio con la Catalogna, Stefan Damian con la Romania, Arjan Kallco con l’Albania, Andrea Guiati con gli Stati Uniti d’America, André Ughetto con la Francia, Valentina Piredda  con l’Austria.

Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni hanno indagato tra le pagine e nella vita di D’annunzio, con un approfondimento sull’interventismo dannunziano alla Prima Guerra Mondiale, tracciando delle linee originali e portando sullo scenario letterario una lettura innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. E’ considerato un saggio che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro tutto il Novecento tra letteratura, estetica e antropologia e scava nel “nascosto” letterario e umano di Gabriele.

Neria De Giovanni è  Presidente dell’AICL, critica letteraria e saggista ed è tra i massimi esperti di Grazia Deledda. Pierfranco Bruni è scrittore e Vice presidente del Sindacato Libero Scrittore oltre ad essere esponente di spicco dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari ed è tra esperti di Cesare Pavese.

 “Abbiamo voluto ricordare l’opera di D’Annunzio, sottolineano Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, constatando che non sempre la critica ufficiale, accademica ed universitaria, ha dato seguito a percorsi innovativi, a tutto campo, sull’attività letteraria del Vate all’interno dei processi letterari moderni. Il nostro studio cerca nelle pieghe della sterminata opera dannunziana, zone ancora poco esplorate o lette in maniera distorta, ideologicamente preconcetta”.

La serata di Taranto è parte integrante di un Progetto che Bruni e De Giovanni hanno dedicato a Gabriele D’Annunzio e alla letteratura italiana del Novecento.

 




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Dichiarazioni Presidente Scopelliti a La7 "L'aria che tira"

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Di seguito quanto dichiarato dal Presidente Scopelliti questa mattina a La7 durante la trasmissione "L'aria che tira":

“In questo momento il Paese bisogno di concretezza, capacità di agire e soprattutto di ascolto. Per formare un governo servono forze in grado di garantire governabilità”. Lo ha detto il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti durante la trasmissione “L’aria che tira” in onda su La7. “Noi del Nuovo Centrodestra – ha affermato Scopelliti - non facciamo questioni di poltrone ma di obiettivi e ci interessano i contenuti del programma di azione di governo. Siamo pronti a sostenere un esecutivo che potremmo definire ‘di necessità’ per dare risposte agli italiani e la politica, per questo, deve trovare la giusta sintesi. Lo abbiamo ribadito anche al Presidente Napolitano durante le consultazioni: vogliamo certezze scritte su alcuni punti, in particolare su lavoro, imprese, politiche per le famiglie e sul fisco”.
“La scelta di costituire il Nuovo Centrodestra – ha aggiunto Scopelliti – si è resa necessaria per la difficoltà di comunicare con il gruppo che sta attualmente al fianco di Berlusconi, ma a lui abbiamo sempre manifestato massima stima, rispetto e amicizia. Circa 10 giorni fa, quando l’ufficio di Presidenza del Senato si è riunito per decidere se costituirsi parte civile nel processo che lo riguarda, il Senatore Gentile, nostro rappresentante, si è precipitato a Roma per esprimere voto contrario”.
“La politica deve stare in campo – ha concluso Scopelliti - perché conosce le esigenze del territorio rispetto a chi non ha il polso della situazione e non comprende quanto sia grave la crisi che attanaglia le famiglie italiane. Mi auguro che Renzi, avendo ricoperto la carica di Sindaco, conosca bene la situazione e inviti il Governo e tutti i rappresentanti politici a riflettere su quelle che sono le vere difficoltà dell’Italia”.
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Gioco d'azzardo. Aperto un punto di orientamento all'ospedale Policlinico

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Assessore Majorino: “Strumento utile non solo per la cura ma anche per la prevenzione delle dipendenze”

Milano, 18 febbraio 2014 – L’assessore alle Politiche sociali e Cultura della Salute Pierfrancesco Majorino e la presidente dell’associazione Per il Policlinico onlus Claudia Buccellati, hanno inaugurato oggi all’ospedale Policlinico il Punto di orientamento contro il gioco patologico. La postazione orienterà i cittadini verso i vari servizi presenti sul territorio che si occupano di cura e prevenzione delle dipendenze da gioco.

Il Punto di orientamento si trova al piano terra del padiglione Sacco ed è operativo dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 13. La postazione è gestita dai volontari dell’associazione Per il Policlinico onlus, che offriranno un primo ascolto, privo di indicazioni mediche, ma sviluppato sul contatto umano in cui il dialogo assume un ruolo fondamentale. Perché spesso i malati da gioco patologico non sanno a chi rivolgersi e un primo orientamento può essere utile per guidarli presso le strutture specializzate in questo settore.

“Grazie all’impegno dell’associazione Per il Policlinico onlus – ha dichiarato l'assessore Majorino – tutta la città ha a disposizione uno strumento utile a chi è entrato, o rischia di entrare, nella spirale della dipendenza da gioco. Ma inauguriamo il Punto di orientamento con l’auspicio che possa essere d’aiuto ai cittadini non solo quando i problemi si sono già manifestati. Pensiamo infatti che possa essere molto utile anche a fare prevenzione. In modo particolare, faccio appello a genitori ed educatori affinché invitino i più giovani a informarsi sulle conseguenze del gioco d’azzardo e indichino il Punto di orientamento come un valido riferimento per farlo”.

“L’associazione Per il Policlinico onlus – ha detto il presidente Claudia Buccellati – è da sempre impegnata nella promozione della cultura della salute. Con l’assessore Majorino e il Comitato Jenner Farini abbiamo premiato nelle scorse settimane un bar del centro storico di Milano che ha scelto di non posizionare slot machine al suo interno: un buon esempio di business etico e attento alla salute dei cittadini. Ma con tale iniziativa la nostra onlus ha scelto di contribuire ad accendere i riflettori su una piaga che ormai ha assunto i contorni di una vera e propria patologia. L’impegno in questo senso continua con l’inaugurazione del 'Punto orientamento contro il gioco patologico' grazie al quale i nostri volontari daranno le prime informazioni e indirizzeranno gli interessati presso i Servizi Accreditati che offrono cura ed assistenza in relazione a problemi di 'gioco patologico' nel territorio della ASL di Milano”.


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Senatori Caridi e D'Ascola su proroga commissariamento Reggio Calabria

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Caridi e D’Ascola (NCD): “Su proroga commissariamento Reggio Calabria pressioni dalla sinistra”
“I cittadini sappiano chiaramente che la proroga del commissariamento del Comune di Reggio Calabria arriva oggi dopo forti pressioni da parte della sinistra, in particolare di alcuni esponenti del Pd”. Lo dichiarano i Senatori del Nuovo Centrodestra Antonio Caridi e Nico D’Ascola. “E’ chiaro – continuano gli esponenti di NCD - che i democratici avevano un forte timore di andare adesso alle urne per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria, in quanto politicamente impreparati ed incapaci di esprimere un candidato serio e credibile. Basti pensare a quanto sta accadendo per le elezioni del Segretario regionale del Pd: per i presunti brogli delle primarie la Calabria è tornata sulle prime pagine della stampa nazionale, il tutto a causa delle storiche divisioni interne a quel partito. E le dichiarazioni delle scorse settimane degli onorevoli Bindi e Bruno Bossio in Commissione Antimafia, avevano ampiamente dimostrato che il Pd non voleva ridare ai reggini la possibilità di scegliere democraticamente i propri rappresentanti comunali per occultare la loro bagarre interna. Noi, invece, da sempre al fianco dei cittadini,  vogliamo che Reggio Calabria torni alla normalità per cui comunque rinnoviamo la nostra totale disponibilità alla terna commissariale che guida l’amministrazione, affinché nei prossimi sei mesi possa affrontare con maggiore serenità le tante problematiche che attanagliano la città, a cominciare dalla tutela dei lavoratori delle società miste. Chi ha messo in campo pressioni politiche per la proroga del commissariamento, però, ha cercato di tutelare solo i propri interessi personali, infischiandosene di una città che ha voglia di ripartire. Adesso è fondamentale programmare il futuro di Reggio e dei reggini per dare vita alla Città Metropolitana e noi del Nuovo Centrodestra già da tempo lavoriamo in questa direzione. Auspichiamo, quindi, che il Pd chiuda una volta per tutte questa stagione di veleni, risolva le lotte intestine e, se ne ha le capacità, pensi a confrontarsi sulle reali esigenze del territorio. Perché i cittadini – concludono i Senatori  Caridi e D’Ascola - sono stanchi ed hanno ormai ben compreso cosa sta alla base di ciò che è accaduto a Reggio Calabria negli ultimi anni". 


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La politica come interpretazione della cultura in un Novecento della sintesi - di Pierfranco Bruni

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La politica come interpretazione della cultura

in un Novecento della sintesi

di Pierfranco Bruni

 

 

C’è un legame, in politica come nella vita, tra vendetta e necessità di tollerare che tocca il “bisogno” di agire, come manifestazione di sopravvivenza, e la capacità della saggezza a farsi virtù. Un rapporto, quello tra saggezza e virtù, ben definito da una visione che si focalizza nel concetto di metafisica. Ovvero tra il valore di una filosofia (in politica in questo caso), che è altro rispetto ai cortocircuiti della teologia, e l’impostazione storico – spiritualista dei fatti e dei valori.

È chiaro che la politica si muove intorno ai “Fatti” e ai “Valori”. I quali, a volte, sono ben definiti e altre volte sono da ricreare e da ricontestualizzare rispetto al tempo in cui si esercita la manifestazione dell’agire. Il Novecento non è un secolo definito o definitivo rispetto ad altre epoche. È piuttosto un secolo che raccoglie le sintesi della modernità, dell’attualità e della contemporaneità.

Spesso si giunge ad un Novecento, tra sintesi e prospettiva, portando come testimone a – priori la figura e l’opera di Dante Alighieri. È una chiave di lettura che ha campeggiato nelle diversità del pensiero e continua a percorrere sia il cosiddetto pensiero “debole” che il pensiero “forte”.

Nel Novecento Dante ha, certamente, una sua estremizzazione, ma anche un suo epilogo, perché c’è una teologia che ha permeato sia la cultura che la politica. Ma Dante, il destino ha sempre una sua doppiezza, si interrompe nel momento in cui entra sulla scena un Manzoni che cerca di applicare la “morale” ad ogni atteggiamento della vita.

Si passa da una tesi di teologia della politica e della cultura, con Dante, ad una dimensione della morale. Ma al centro c’è sempre una questione che riguarda l’impatto con la religione. Da questo punto di vista è molto più moderno Dante che Manzoni. Il conflitto tra Guelfi e Ghibellini è l’inizio di Machiavelli, che si apre non ad una politica nuova, ma ad un’età nuova della politica. Con Dante e l’investitura della cultura, come esercizio della teologia, si giunge sino alla stagione illuminista.

Il Settecento si arrovella, ideologicamente, intorno al concetto di rivoluzione perché ancora porta dentro il proprio tessuto filosofico la conservazione ereditata dal Barocco che recupera le radici di Federico e di Poliziano, archiviando immediatamente il Rinascimento che cercherà di intagliarsi tra gli spigoli del Novecento. Non si tratta di una questione di forme o di culture acquisite e non elaborate. Ma di idee.

Il Novecento è realmente il secolo delle idee della sintesi. Dante, dunque, interrompe la sua cavalcata davanti a Manzoni, perché è Manzoni che applica, rovesciandola, la tesi di Dante tra teologia e cultura e tra teologia e politica attraverso uno specchio capovolto che è quello tra don Rodrigo, quindi i Bravi, e l’ubbidienza ipocrita di don Abbondio. L’Ottocento non è il secolo del coraggio, ma nell’Ottocento si creano le idee della restaurazione che vengono, comunque, sconfitte e mandate in soffitta dalle motivazioni politiche rivoluzionarie che arriveranno con la Prima Guerra Mondiale.

Dante non è stato soltanto un poeta, ma un portatore di idee. Manzoni non è stato soltanto uno scrittore dedito alle lettere. Sono due riferimenti nella contrapposizione di un pensiero politico che ha filtrato dei modelli culturali. Ma entrambi muoiono proprio nel momento in cui una classe di intellettuali percepisce il valore della cultura come valenza politica. Penso a Pascoli, a D’Annunzio, a Marinetti, ma anche all’equivoco Carducci. Nel momento in cui la cultura diventa cultura interventista, oltre la teologia e oltre la morale, si supera anche il concetto di vendetta, in quanto nella necessità della tolleranza subentra il bisogno di comprendere i tempi nella storia, che si vive grazie alla virtù che si apre alla ragione e alla saggezza che contratta con la consapevolezza – comprensione.

Gli Stati si realizzano legando la vendetta alla tolleranza e una Nazione si definisce superando sia l’una che l’altra. Il Novecento ha ben depositato, oltre il pensiero della ragione, sia la teologia che la morale ed ha posto in essere la virtù e la saggezza.

Il Novecento è, forse, il secolo più vicino a Machiavelli di tutti i precedenti. Ha posto in un intreccio la filosofia con la politica. Anche durante il Fascismo filosofia e politica sono stati alla base di una visione culturale ed esistenziale della persona nella centralità di un umanesimo nuovo.

In fondo il Novecento non ha fatto altro che rincorrere la necessità e il bisogno di recuperare un umanesimo sia della persona sia della Nazione. La vendetta come concetto a – priori non può instillarsi né nella virtù né nella saggezza e tanto meno può fare da apripista alla ragione. È naturale che la sconfitta della virtù è anche la caduta di una politica con dei radicamenti culturali.

Il Novecento, essendo il secolo della sintesi (quindi non andrebbe definito né un secolo breve né lungo e tanto meno di transizione), resta, in parte, tuttora aperto a Dante, nel dialogo tra politica e cultura, ma lascia completamente nel dormitorio Manzoni. È possibile una triangolarizzazione tra Dante, D’Annunzio e la modernità. È impossibile chiarire, anche nei luoghi dell’esistenza metafisica, un rapporto tra Manzoni D’Annunzio e l’attualità.

Il Novecento, che inizia con l’antefatto della guerra di Libia e si focalizza nell’interventismo collaborante tra politica e cultura, pur nella sua sintesi, recupera la morte di Dante ma abbandona Manzoni. Qui entra in gioco Machiavelli.

Credo che Machiavelli resta la chiave interpretativa in una pagina  che ha posto, in modo dialogante, l’uomo come soggetto politico, nella sua esistenzialità, e la filosofia come principio di un umanesimo anche della storia oltre la sfida della vendetta. Ma tra politica e cultura la voce accordante è nella giusta causa della comprensione della virtù.




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L'Italia è uno Stato vittima nel declino della politica e nella confusione del diritto alla democrazia - di Micol Bruni

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L’Italia è uno Stato vittima nel declino della politica

e nella confusione del diritto alla democrazia

 

di Micol Bruni

 

Una Nazione vittima crea uno Stato vittima. Ormai sarebbe opportuno anche in filosofia del diritto e nei diritto costituzionale, e non solo nella filosofia della politica, poter parlare di una filosofia del vittimismo applicata alla democrazie delle Nazioni. Ogni qual volta uno Stato ha difficoltà di definirsi in una strategia  di economia politica assume, soprattutto in Europa, una chiusura sia orizzontale che verticale nei processi che delineano le geografie politiche e soprattutto quelle dei flussi economici e le attrazioni di sviluppo.

Uno Stato vittima è una Nazione che ha avuto una sua identità, una sua realtà storica ben definita, una sua centralità nell’intreccio delle Europe. Si pensi al ruolo che ha rivestito la Prussia. La decadenza della Prussia, tra le cause politiche, militari e geo-economiche, è stata definita nella scomparsa di una eredità e nell’aver trasformato la sua identità primaria in una caduta che ha reso quella sua cittadinanza vittimismo.

Tutta la geografia Austo-Ungarica è da considerarsi, oggi, il risvolto di una democrazia e di una autorevolezza vittima. Ma questo elemento del vittimismo nasce dalla rassegnazione della sconfitta. Una Nazione vittima, in sostanza, è interprete di uno Stato che non ha smarrito ciò che aveva di primario: la filosofia della virtù.

Machiavelli ritorna spesso nei processi del Novecento perché “Il Principe” non è soltanto la struttura di una visione della politica tout court, ma è l’intreccio tra la forza del potere e il dialogare di una democrazia all’interno di uno Stato che deve essere autorevole ma rischia di diventare autoritario.

Perché Mussolini nel 1924, ne abbiamo già discusso, assume come valenza formativa la lezione di Machiavelli? Perché sin dal 1919, con il nascere dei Fasci di combattimento, la posizione di Mussolini, uscito vittorioso dalla Guerra Mondiale, pone all’attenzione la presenza di una necessità che era quella di uno Stato autorevole all’interno dello Stato italiano. Anzi l’obiettivo era quello di rendere una Nazione autorevole nei confronti dell’Europa occidentale e delle economie supponenti.

Machiavelli è il riferimento centrale perché per rendere uno Stato Nazione, e viceversa, nell’autorevolezza della politica e dei processi economici ha bisogno, la stessa idea di Stato – Nazione, di crearsi un “Principe”. Il rischio è che venendo meno il Principe viene meno l’idea dello Stato – Nazione, la quale subisce una caduta che è decadenza vera e propria. In questa decadenza subentra la visione di una cultura del vittimismo.

Pochi sono stati gli Stati che nel momento della loro caduta non sono stati investiti dalla “norma della Vittima”. Ciò si è verificato sia nei Regimi sia nelle democrazie. L’Italia dagli anni Novanta in poi è uno Stato vittima. Sembra vivere del proprio esilio. Ma la domanda più centrale, nelle fasi di difficoltà, è di natura prettamente politica e non soltanto istituzionale. La caduta si avverte proprio nel momento in cui si mischiano i ruoli tra la politica e le istituzioni.

Uno Stato in difficoltà, o in una sofferenza politica, non può permettersi di interrogarsi nella maniera più semplice che è quella di rapportarsi con le misure della democrazia. Ovvero con l’elettorato.

Uno Stato autorevole si affida con facilità al confronto con l’elettorato. Uno Stato vittima ha invece timore di confrontarsi con un elettorato, se per nella sua articolata funzione fluttuante.

Bisognerebbe recuperare il Machiavelli non solo de “Il Principe”, ma anche il Machiavelli del suo segretariato fiorentino. Uno Stato che riesce ad esercitare, in democrazia, un convincente potere ha la naturale forza di confrontarsi, senza paure intrinseche, con la democrazia dell’elettorato. In una società in transizione anche la politica assume i suoi processi transitori, ma bisogna fare attenzione perché se entra nel gioco del vittimismo ogni storia si lacera e ogni identità si perde.

Le democrazie, sia occidentali e ora orientali, sanno anche ricattare per favorire un gattopardismo che sembra strutturato nell’intreccio tra politica e processi istituzionali. Bisogna cercare di sconfiggere il pensiero debole e la leggerezza di una Nazione che si affida ad uno Stato vittima.

C’è la filosofia della politica che deve venire in soccorso da una parte. C’è l’economia della politica, o l’economia politica, che deve poter domare il precipitato di una crisi finanziaria, che non si giustifica affermando che l’intero pianeta è in sofferenza, dall’altra parte.

Uno Stato che non è vittima non è soltanto uno Stato libero. È piuttosto uno Stato in un pre coma e vive il tremore di una debilitante decadenza. Bisognerebbe ridare un senso sia all’idea di Stato sia a quello di Nazione, scavando tra le ore di quella storia che ha reso l’Italia uno dei Paesi più economicamente avanzati in una politica in cui la filosofia del diritto aveva un senso.

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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Lettera alla città

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Carissimi,

con questo scritto voglio rendere un servizio alla Città, che si prepara alle prossime elezioni amministrative. Esso non è nato all’interno di alcuna scelta partitica, perché non sono schierato da nessuna parte e non voglio influenzare il vostro voto, indirizzandolo verso una delle parti politiche in competizione. Quanto vi scrivo è il frutto di una riflessione fatta con alcuni amici1, con i quali mi sono confrontato, sul servizio che avrei potuto offrire alla Città come Vescovo, che vuole la sua Chiesa radicata sul territorio. Sono nate queste pagine, che vi offro per spingervi a votare ed esprimere un voto veramente libero, maturo e costruttivo per il bene comune e per la crescita della Città. Nessuno vi deve ingannare con facili promesse e programmi impossibili da realizzare.

Il mio intento è quello di risvegliare in voi la coscienza civica, la passione politica, la voglia di coinvolgersi e di partecipare. Se ci riuscirò, ringrazio Dio.

 

1. Scommettere sulla speranza

 

All’inizio del mio ministero di Vescovo a Reggio vi ho invitati a scommettere sulla speranza affermando che il mio servizio pastorale sarebbe partito proprio da questa virtù, confidando anche sulla voce critica e costruttiva dei giovani, che invitavo a non lasciarsi andare in un pessimismo sterile e demolitore di ogni bene.

Riparto da questa virtù, chiarendo che essa non è l’attesa passiva di un bene che qualcuno dovrà darci. La speranza cristiana è attesa orante del dono di Dio, ma è anche impegno preciso a fare ciascuno la sua parte per la costruzione del bene comune. Con questo intento è partita la preparazione del Sinodo dei giovani, ai quali ho consegnato un decalogo per coltivare la speranza.

Vi invito, perciò, a vedere i numerosi germi di bene presenti sul territorio: dalla coscienza di reagire al male e al contagio criminale alle numerose iniziative tese all’affermazione della giustizia e della legalità; dalla nascita delle piccole imprese alla consapevolezza di vigilare sull’uso dei beni della collettività; dal moltiplicarsi del volontariato e di iniziative assistenziali ai numerosi suggerimenti e proposte per una pianificazione del bene comune. Dinanzi a questi germi occorre il coraggio della partecipazione e del sacrificio, per rendere concreto quanto aspettiamo, che già va prendendo forma, stimolati dal rinnovamento in atto delle coscienze.

Il primo segnale di speranza deve partire da ciascuno di noi, esercitando il nostro diritto di voto con discernimento, senza lasciarci illudere da promesse illusorie o impaurire da poteri occulti o criminali. Votiamo con libertà e responsabilità.

L’altro segnale di speranza lo potrebbero dare gli eletti nella prossima competizione, se saranno capaci di concordare, al di là di ogni interesse di parte, un’amministrazione di salute cittadina, che affronti veramente i problemi, senza inutili litigi, mettendo fine una volta per sempre alla fase in atto di colpevolizzazione reciproca.

 

2. Reggio, la nostra Città

 

Reggio è la nostra Città e ci appartiene, perché qui abbiamo le nostre radici e qui viviamo una storia comune. Perciò noi amiamo questa Città e vogliamo vivere il prossimo appuntamento elettorale con impegno e responsabilità, perché essa possa avere un presente dignitoso, progettando un futuro credibile e possibile. Vogliamo essere cittadini responsabili, che trovano nella fede cristiana un’ulteriore spinta alla partecipazione, senza delegare ad altri la cura del bene comune. Oltre che cittadini responsabili, vogliamo essere anche cristiani generosi e coraggiosi, che trovano l’equilibrio tra fede e vita anche nell’impegno politico.  Generosi perché amiamo la Città; coraggiosi, perché vogliamo fare scelte libere e trasparenti, reagendo contro la delusione diffusa tra la gente, che spesso si limita solo alla critica sterile.

Noi vogliamo coniugare al presente la speranza per la nostra Città, per progettare un futuro diverso conoscendo, dialogando e condividendo con quanti hanno la nostra stessa passione politica.

Auspico che questi tre verbi  siano l’orizzonte di riferimento per i cattolici, che vogliono vivere il tempo elettorale da cristiani, ma li offro anche a tutte le persone di buona volontà. 

* Conoscere i bisogni reali del territorio e le possibili strade da percorrere per risolverli.

* Dialogare con la gente e con le Istituzioni  perché ciò che si realizza o viene trascurato ci riguarda.

* Condividere la passione per la Città, per quello che potrebbe essere e non è ancora.

Invito i cattolici ad aprirsi ad un confronto serrato con tutti, senza rimanere bloccati in uno scontro sterile sul passato. Non è il passato in gioco, ma il futuro.

 

3. Partecipazione alla vita della Città

 

La mancata o carente attivazione di adeguati strumenti di democrazia partecipativa, previsti dai nostri ordinamenti, ha contribuito all’accelerazione di una diffusa insofferenza, o peggio ancora rassegnazione, della cittadinanza rispetto alla politica e alle istituzioni. La logica del benessere individuale ha finito per soppiantare quella del bene comune, ed ha foraggiato, suo malgrado, un sistema di tipo fortemente clientelare. La continua incapacità di chi di dovere, poi, di fornire risposte credibili ha finito per consolidare e cronicizzare la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la politica, sino al  non adempimento dei propri doveri. E’ nata, perciò, una grande diffidenza rispetto alla classe politica, salvo poi, al momento del voto, orientarsi secondo il calcolo dei vantaggi particolari o personali.  In questa situazione è stato più facile per la ‘ndrangheta, e per gruppi affaristici, infiltrare i propri uomini ed i propri interessi in un tessuto sociale ed istituzionale, reso sempre più friabile dalla crisi economica e dalla sterile radicalizzazione dello scontro politico.

Se vogliamo, pertanto, che i cittadini ritornino a partecipare alla vita della Città è necessaria la stabilizzazione di un processo comunitario, pubblico e privato, in grado di garantire la salvaguardia dell’ente locale dalle infiltrazioni delle organizzazioni criminali a tutela della più naturale esigenza di libertà dell’intera collettività. E’ un impegno di tutti, la cui prima espressione è la denuncia del male. Invito ad avere questo coraggio, decisivo per la vittoria sulla criminalità.

In quest’ottica di democrazia decentrata va rimessa al centro la dignità della persona umana, l’affermazione dei suoi diritti-doveri, una rinnovata etica dei valori ed  una profonda e diffusa coscientizzazione del bene comune.

La crisi in atto, sia economica che politica, ha provocato in tanti una presa di coscienza ed ha fatto rinascere la voglia di partecipare con strumenti idonei di democrazia partecipativa: assemblee pubbliche, bilancio partecipativo, rendicontazione sociale, processi di coinvolgimento dei quartieri, reale ed effettivo funzionamento delle consulte previste dallo Statuto comunale, sostegno a forme di associazionismo di quartiere per compartecipare alla cura di aree abbandonate della Città, nuove progettualità sul decentramento amministrativo.

Mi permetto di rivolgere l’invito a quanti si candideranno affinché si impegnino a garantire una prospettiva di democrazia partecipativa, fondata sulla trasparenza amministrativa ed economica e sul coinvolgimento sociale dei cittadini nei processi decisionali, soprattutto per le questioni di interesse collettivo. Ecco allora l’importanza del nostro voto, che non può essere barattato a discapito dei nostri ideali.

 

4. Senso dello Stato

 

L’educazione al senso dello Stato è molto carente tra di noi. Spesso appare un fatto retorico richiamarsi ad esso; e ciò per responsabilità sia di chi ci governa che di noi cittadini. Più volte in questi mesi ho ricordato che questa educazione fa parte della moralità, che la Chiesa propone e che, perciò, deve passare nell’azione formativa delle parrocchie. Va, però, chiarito il rapporto tra legalità e giustizia. La primarichiama al leale rispetto delle  leggi che regolano la vita comune basata su norme generali uguali per tutti, non su ingiustificabili privilegi o sulle raccomandazioni. La giustizia riguarda il riconoscimento della dignità di ogni donna e di ogni uomo, in quanto persone;  e la ragionevole eguaglianza con cui tutti  devono essere considerati e trattati, mai come mezzi e sempre come fini, non come oggetti ma come soggetti.

In questa lettera non posso fare a meno di denunciare come anticristiana una certa assuefazione all’illegalità. Ciò accade per tornaconto, per quieto vivere, per familismo, per calcolo, per sfiducia nello Stato e nei suoi organi. Ne scaturiscono comportamenti  che, di fatto, diffondono modelli anti sociali, anti statali e contro il bene comune: abusivismi di vario genere, mancanza di rispetto delle regole della convivenza, evasione  contributiva e fiscale, accesso a benefici non spettanti,  corruzione,  favoritismi, raccomandazioni, prevaricazioni, truffe finanziarie, omertà, indifferenza, ecc.

Tali comportamenti in persone che si dicono credenti sono una vergogna. Tutto ciò ripropone in maniera drammatica il rapporto tra fede e vita, che è il dramma delle nostre comunità cristiane e che non fa percepire più come peccato tali modi di agire, creando così anche quell’humus di sostegno culturale a fenomeni più gravi.

E che dire poi della logica assistenzialistica, della quale dobbiamo sentirci responsabili, perché forse tutti ne abbiamo usufruito? Il potere pubblico si è adeguato alle richieste della gente e, invece di promuovere una politica autopropulsiva, ha elargito con potere discrezionale risorse in modo clientelare, alimentando sfiducia, scarsa spinta all’impegno sociale, alle attività produttive, ad ogni iniziativa creatrice di novità, consolidando la fatalistica  certezza che la realtà non possa cambiare.

Chi si è avvantaggiato di più di questa politica? I gruppi di potere locale, spesso di matrice criminale. Essi si sono presentati al centro come collettori di voti e garanti di consenso; e, dinanzi al popolo, come trasmettitori di risorse, per lo più in modo clientelare e spesso anche illegale. 

Carissimi, alle prossime elezioni saremo capaci di cambiare mentalità ed esprimere il voto in  modo non clientelare? Se lo faremo, sarà un grande servizio alla Città, un vero segnale di speranza.

Invito tutti, soprattutto i cattolici, a riconquistare il senso civico, anche in forza della fede religiosa, educando le coscienze. Ognuno trovi la forza per liberarsi dalle dipendenze, per denunciare  la corruzione, per votare non per chi elargisce  o promette favori,  ma nella consapevolezza  che anche il singolo voto ha valore, perché è un atto di collaborazione alla ricostruzione continua, anche morale, della società. A nulla servirebbero nuove provvidenze economiche, se riversate nell’ambiente sopra descritto.

 

5. Futuro amministrativo e scelte impopolari

 

In questo momento a nessuno sfugge che chiunque amministrerà nei prossimi anni la nostra Città, e anche molti centri della Provincia attualmente sciolti o in dissesto, si troverà a dover saldare impegni già presi dalle amministrazioni commissariate per far fronte ai pesanti debiti accumulati negli anni. E’ drammatico dirlo, ma va affermato con coraggio, per non ingannare i cittadini.           L’aumento delle tasse locali peserà ancora per molto tempo sulla cittadinanza chiamata inevitabilmente a sanare i debiti accumulati. Nel momento in cui scrivo, aleggia sulla Città lo spettro, ormai sempre più concreto, della dichiarazione di dissesto: un fallimento economico che rischia di avere ricadute pesantissime su tutti i cittadini, ed in particolare sui più deboli e fragili.

                Carissimi, nel prossimo dibattito elettorale non credete a chi vi promette grandi opere e ripartenze senza spiegarvi da dove prenderà i soldi senza provocare altre falle; la situazione, infatti, sarà ancora dura per i prossimi anni. La recente relazione, con cui la Corte dei Conti ha sostanzialmente bocciato il piano di rientro del nostro Comune, fa emergere un passivo ben più pesante di quanto già certificato dalla terna commissariale, anche a motivo di elementi ancora non sufficientemente quantificati (si pensi ad esempio all’incertezza sui debiti fuori bilancio e sulle entrate vincolate, ai contenziosi pendenti con i creditori, alla diminuzione della percentuale di entrate tributarie riscosse). In un modo o nell’altro, la comunità cittadina pagherà ancora a lungo un conto salato in termini di riduzione dei servizi, di contrazione di investimenti e manutenzioni, di interessi da pagare per coprire con le casse comunali il rientro di prestiti contratti per venire incontro al pagamento dei debiti accertati.

Anche per questo motivo è indispensabile che chi si candiderà a governare Reggio si impegni a condividere al massimo con la cittadinanza non solo le scelte impopolari, ma anche i criteri che attengono alle scelte e alle soluzioni prospettate nei documenti contabili, in un’ottica di crescita della partecipazione dei cittadini, che devono essere consapevoli anche nella fase di determinazione di tali scelte. A queste logiche risponde l’adozione non più procrastinabile del bilancio partecipativo.

 

6. Rilancio dell’economia

 

L’economia calabrese e reggina, centrata sui servizi pubblici e sul commercio, è in ginocchio per i tagli, per la crisi e la pervasività dell’economia mafiosa all’interno di interi comparti produttivi e commerciali. Il crescente numero di attività sequestrate e confiscate è solo uno dei segnali in questa direzione. Seppure nel 2013 in Città e in Provincia si registrano più imprese nate che cessate, in controtendenza con il calo degli ultimi anni, analizzando il dato qualitativamente, si rileva il peso delle aziende chiuse nei comparti delle costruzioni edili e del commercio, settori maggiormente in crisi, e solo in minima parte rimpiazzate da nuove iscrizioni. In questi settori la ripresa sarà difficile con il rischio che il rilancio delle costruzioni edili venga fatto a scapito di un territorio già troppo aggredito dal cemento; mentre invece molto spazio può essere creato per le ristrutturazioni e le attività di recupero dello stesso territorio.

Un segnale di speranza è dato dal fatto che buona parte delle nuove imprese è costituita da giovani e da donne: speriamo sia un segno della voglia di impresa da parte delle giovani generazioni. Sarebbe una delusione invece se ripetesse il fenomeno legato alla possibilità di sfruttare contributi finanziari a tempo.

Un altro dato negativo è il calo delle c.d. unità locali, vale a dire uffici, stabilimenti, depositi ecc., costituiti da imprese locali o nazionali o estere. Questo dato conferma che le imprese non sono interessate al nostro territorio. Perciò chi si candida dovrà indicare nel programma come creare le condizioni economicamente appetibili per imprese che vogliano investire in Città, sfruttando anche normative esistenti (es. le agevolazioni fiscali delle Zone Franche Urbane).

Il sistema economico calabrese è caratterizzato da uno stretto legame tra attività imprenditoriali, redditi e patrimoni delle famiglie: non a caso nella provincia reggina la quota più consistente dei depositi bancari ha origine dal reddito delle famiglie. Anche per questo motivo è auspicabile che il sistema bancario faccia di più per imprese e famiglie. Il dato attuale non è incoraggiante, con una diminuzione sia nei mutui che nei prestiti aziendali. Mi permetto di chiedere alle banche di essere anche loro protagoniste della rinascita del nostro territorio evitando  il suo definitivo affossamento. La futura amministrazione dovrà avere cura di creare un rapporto nuovo con il sistema bancario, senza cedere ad atti di vassallaggio. Un rapporto capace di definire una collaborazione concreta, immaginando anche possibili strumenti innovativi da utilizzare ed offrire ad imprese e cittadini.

Anche sul turismo il discorso non è rassicurante. Dai dati che abbiamo sembra emergere che il flusso turistico è ancora concentrato nei mesi di luglio ed agosto; in questo settore, dove tra l’altro i tassi di occupazione delle strutture ricettive sono ancora nel 2013 più bassi della media regionale2, e si registra un calo dei turisti stranieri (14% nel terzo trimestre 2013). Indubbie potenzialità può rivestire il turismo culturale legato anche al Museo nazionale parzialmente riaperto . Ma ciò da solo non basta, se non si pensa ad un progetto capace di rendere realmente la Città e la Provincia attrattori turistici.

E che dire delle infrastrutture calabresi? La loro inadeguatezza è una delle cause della bassa capacità di esportazione delle nostre imprese, dalla quale, invece, può venire altra possibilità di rilancio economico. Chiedo agli Enti locali di fare molto di più per creare le condizioni affinché le imprese locali si aggreghino e facciano massa critica per conquistare i mercati internazionali. Venga sostenuta, pertanto, la locale debole vocazione manifatturiera, che nell’agroalimentare sta registrando un timido segnale positivo.

 

 

7. Lavoro

 

Le difficoltà economiche ed imprenditoriali sopra indicate si riflettono naturalmente sui dati legati al lavoro. L’occupazione nelle imprese mostra nel secondo trimestre 2013 una gravissima diminuzione rispetto allo stesso trimestre del 2012, arrivando a 4,1%, quasi due volte e mezzo la riduzione osservata a livello nazionale (pari a 1,7%). Nella sola Reggio Calabria la quota di occupati sulla popolazione residente si mantiene al 27,3%, un valore di oltre 10 punti inferiore al dato italiano, ed in assenza di interventi seri il tasso di disoccupazione aumenterà tra il 2014 e il 2015. Già oggi 1 giovane su 3 risulta disoccupato, senza tener conto del triste fenomeno del lavoro nero.3

Le agevolazioni all’occupazione concesse a livello regionale e nazionale sono spesso bloccate in un miscuglio letale di annunci e ostacoli nella concreta attuazione dei provvedimenti.

Chi vorrà governare la Città dovrà fare proposte per l’economia e l’occupazione; e dovrà essere chiaro e vero, senza ingannare con facili e illusorie promesse, che aumenterebbero la tragedia dei disoccupati. Egli dovrà offrire alla cittadinanza un progetto chiaro e qualitativamente selettivo, che incoraggi i settori compatibili con la vocazione del nostro territorio, nei quali la libera iniziativa imprenditoriale, con i necessari controlli pubblici, possa sviluppare e creare così occupazione. Il Comune deve favorire il terreno buono attraverso la creazione di distretti, marchi, rivalutazione dell’artigianato locale, sostegno alla buona imprenditoria che pure è presente in Città ed alle imprese sociali del terzo settore, che da solo registra i tassi di crescita maggiore su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo, fuori da ogni logica di incentivi a pioggia, occorrerà investire sulla Città come spazio bello e vitale, capace di creare quelle condizioni per un vero marketing territoriale che faccia di Reggio una realtà economicamente interessante.

Come Vescovo, debbo ancora richiamare il principio della centralità della persona, cardine della dottrina sociale della Chiesa; esso deve guidare ogni scelta, anche quelle economiche e di bilancio. Su questo principio la politica deve dar prova di voler dettare la speranza, cosa ben diversa dagli inconsistenti impegni clientelari che hanno caratterizzato un’epoca intera in Calabria. Dettare la speranza significa offrire certezza, attraverso concreti segnali di ripresa, che è possibile produrre cambiamento, produrre benessere, lavoro reale, dignitoso, senza nascondere i relativi costi in termini di sforzi comuni, di sacrifici, di giustizia, di equità, di coerenza.

Non si dovrà creare lavoro fasullo, sganciato dallo sviluppo economico e gravante solo sulle finanze  dello Stato o della Regione; bisogna pensare ad un lavoro compatibile con le risorse del territorio. Sappiamo quanto sia tragico il contrario: situazione di stallo per tanti giovani, che si illudono di lavorare, ma ai quali viene solo procrastinata la tragedia della disoccupazione. In tal senso si auspica un utilizzo adeguato delle risorse derivanti dalla programmazione dei Fondi Europei 2014-2020. E’ evidente come tali fondi dovranno consentire di sviluppare politiche decisive in Calabria ed a Reggio per la crescita, per il rilancio del sistema produttivo e quindi per l’incremento dell’occupazione ed il miglioramento della coesione sociale. Con tali risorse si potranno incentivare e sviluppare i modelli alternativi e cooperativi di economia solidale, con particolare riguardo al dramma della disoccupazione giovanile.

Mi rivolgo ora soprattutto ai giovani e ai loro genitori per esortarli

* a superare l’attesa di un lavoro fisso sotto casa, sognando una “scrivania”, o addirittura di rincorrere l’idea che si possa avere uno stipendio senza fatica e lavoro;

* a guardare con occhio positivo anche al lavoro manuale, artigianale ed agricolo;

* ad accettare di iniziare lentamente: fare la gavetta, perché le grandi mete si raggiungono poco per volta;

* ad imparare ad associarsi ed a cooperare.

L’educazione al lavoro e alla cooperazione inizi già dalla scuola, avvicinando concretamente gli alunni alle realtà produttive.

 

8. Vivibilità e mobilità

 

L’analisi del contesto urbano della Città evidenzia enormi problematiche relative allo stato di abbandono e degrado dei beni architettonici e culturali della nostra Città, alle opere incompiute o mai iniziate o periodicamente annunciate o peggio ancora completamente abbandonate e sottratte alla fruibilità dei suoi abitanti. A ciò si aggiunga l’inaccessibilità della Città per i disabili e gli anziani, la mancata eliminazione delle barriere architettoniche, l’inadeguatezza del sistema di trasporti, su gommato, ferroviario ed aereo, sostanzialmente arretrati e poco funzionali.

Oggi purtroppo le barriere architettoniche caratterizzano quasi tutti i luoghi della Città (a partire dal Palazzo Comunale), e rendono estremamente difficoltosa la mobilità di anziani, disabili, famiglie con bambini in carrozzina, ai quali bisogna garantire un dignitosa vivibilità in Città.

Una particolare attenzione va anche prestata ai sistemi di mobilità urbana, recuperando, perché assolutamente ineludibile per una Città come Reggio, l'idea della metropolitana di superficie interconnessa con un sistema efficiente di attraversamento verticale della Città.

Va recuperata l'efficienza dell'ATAM, eliminando gli sprechi e curando una gestione oculata ed efficiente delle risorse, valorizzando competenze interne e prevenendo i casi di utilizzazione dei mezzi senza pagamento dei biglietti. E’ necessario ipotizzare un sistema di mobilità degli studenti e dei disabili verso i luoghi di cura o di riabilitazione. Tali servizi dovrebbero essere svolti dal pubblico ed avere dei costi inversamente proporzionali al reddito dei fruitori.

Inoltre, va evidenziato il serissimo problema del dissesto idrogeologico del territorio, l’aumento di rischi ambientali, il perdurante abusivismo edilizio, il degrado e l’erosione delle coste, l’inquina-mento ambientale: sono fenomeni  in stretta correlazione fra di loro che non hanno ottenuto ancora risposte adeguate.

Ciò si ricollega anche, e non marginalmente, alla necessità per i cittadini di riscoprire la piazza e i luoghi di aggregazione che, unitamente alla nuova pavimentazione ed al nuovo arredo urbano del centro storico, in particolare Corso Garibaldi, renderebbero più armonica ed a misura d’uomo la mobilità urbana, con evidenti positive ricadute sulla vivibilità della Città e suoi luoghi di aggregazione. Ciò comporta, ancora una volta, un forte richiamo al senso civico di ciascuno di noi. Il concetto del vivere la Città va di pari passo con il rinnovamento di una cultura civica, protesa al rispetto delle regole minime del vivere civile e alla custodia del bello e del creato che ci circonda.

 

9. Dalle politiche di welfare alle politiche di  comunità

 

In Calabria una famiglia su quattro vive in povertà4; e ciò è la conseguenza di una politica di elargizione dei sussidi e non di investimento per risolvere alla radice la povertà. Gli esigui contributi economici sono solo palliativi, perché crescono la disoccupazione e l’emarginazione soprattutto giovanile all’interno di famiglie spesso disgregate. Nella nostra Città esiste una povertà in qualche modo strutturale, che si manifesta agli angoli delle strade e che si consuma  nel perimetro delle case in un drammatico silenzio. I diritti fondamentali della gente rischiano di essere considerati privilegi. Assistiamo ad un antagonismo fra poveri e fra portatori di interessi, che priva tutti del senso di umanità e solidarietà.

Negli ultimi anni, poi, c’è stato un progressivo taglio di risorse nel settore delle povertà e delle politiche sociali, dovuto senza dubbio ad una consistente riduzione dei fondi nazionali e regionali, ma al quale ha contribuito anche la difficile situazione economica del Comune di Reggio. Di fatto, dal 2010 ad oggi, i servizi offerti dal comune nei confronti delle fasce deboli della nostra Città, si sono ridotti di oltre il 50%. Troppo spesso il mondo del volontariato e del Terzo settore, le famiglie e le stesse persone in difficoltà, sono state costrette a lottare per le risorse, ritenendo, con buona ragione, che gli investimenti dello stato, delle regioni, dei comuni, nel campo del contrasto alle povertà, dell’assistenza per le fragilità, siano assolutamente insufficienti.

Purtroppo queste lotte sono sintomi di un sistema che divide le persone in categorie, in ragione di una sorta di catalogo delle povertà, distinguendo minori, anziani, persone con disabilità, persone con patologie psichiatriche, tossicodipendenti, migranti, ed intruppandole in voci specifiche di bilancio. E’ un sistema che non pone al centro la persona, ma la fragilità di cui è portatrice! E ciò è inaccettabile. Un sistema siffatto non solo non riesce ad essere efficace nei servizi di aiuto, ma non può neanche garantire risorse adeguate, fondandosi su un meccanismo concorrenziale tra categorie, frammentando e polverizzando le risorse. E’ un modello vecchio che ha portato le stesse realtà del volontariato e del Terzo settore della nostra Città a soffrire crisi strutturali, non solo finanziarie, ma soprattutto identitarie.

Occorre oggi superare tale logica, ribadendo con forza che le categorie non possono essere accettate, che non si possono condividere politiche al ribasso, né rassegnarsi a logiche residuali. Nella scia di grandi uomini del passato, come don Italo Calabrò, e di una tradizione di volontariato, consolidata qui a Reggio, auspico un modello nuovo di stato sociale, un passaggio epocale dalle politiche di welfare alle politiche di comunità.  Su di esse ognuno di noi deve fare la propria parte. Siamo consapevoli che si tratta di processi lenti, che devono incidere sulla cultura non solo dei servizi, ma anche dei cittadini; ma siamo altrettanto certi che solo una mutazione reale di modello potrà condurre alla definizione di una società davvero a misura d’uomo.

Sento il dovere di ringraziare quanti nel volontariato e nel Terzo Settore, sia laico che religioso, sono oggi per la Città un segnale di speranza. Una variegata moltitudine di uomini e donne che si spendono quotidianamente, nonostante le difficoltà, al fianco dei più deboli e dei più fragili; essi hanno deciso di superare le barriere ideologiche e culturali erette nel corso degli anni, avviandosi verso un percorso unitario, costituendo il Forum Provinciale del Terzo Settore e divenendo così, a tutti gli effetti, parte sociale.

Chi si candiderà a governare Reggio dovrà necessariamente avere a cuore il benessere dei cittadini, a partire dai deboli e fragili; e realizzare percorsi innovativi e partecipati verso un modello di welfare generativo di comunità, capace di offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini nonostante l’esiguità delle risorse, trovando nella Chiesa e nel mondo del Terzo Settore collaboratori affidabili.

 

10. Cultura, istruzione, cura del territorio

 

Se la Città vive questo momento, è anche perché tutte le agenzie educative, a partire dalla scuola, non sempre sono state adeguate e attrezzate all’emergenza culturale che viviamo, in termini di capacità e risorse per investire nell’educazione al bello, al giusto, al vero. Gli attentati degli ultimi mesi verso istituzioni culturali sono il sintomo di uno scacco che si vuole dare anche a quanto di bello la Città sta creando e può creare per risollevarsi. Cura dello spirito e cura dell’ambiente sono poi intimamente legati.

In ambito culturale, Reggio ha un patrimonio invidiabile e una vivacità di istituti, università, circoli, gruppi, associazioni, compagnie, cori, che devono però saper programmare e lavorare insieme per poter essere meglio protagonisti del risveglio culturale cittadino. In questo l’amministrazione deve farsi compagna di viaggio, superando una promozione inefficace, o peggio ancora clientelare. Occorre mettere in rete il sistema teatrale e museale cittadino, e inserirlo nella più generale promozione culturale e turistica della nostra Città.

Sotto il profilo del territorio la Città è abbruttita, oltre che dalle opere incomplete e dalle mancate manutenzioni, dall’incuria e dal degrado di cui purtroppo anche i cittadini sono corresponsabili. Troppi cantieri sospesi che sfigurano ormai in modo permanente il volto della Città. E’ necessario che si faccia ogni sforzo, anche puntando sull’associazionismo cittadino, perché si realizzi un censimento dei beni comuni e degradati della nostra Città, perché tornino in possesso della comunità cittadina con progetti e iniziative che non siano solo asfalto e cemento.

In pochi altri posti come a Reggio e in Calabria questione ambientale e comunitaria si intrecciano, rendendo per il nostro territorio necessaria un'ecologia dell'uomointesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio. Come le virtù umane sono tra loro comunicanti, tanto che l'indebolimento di una espone a rischio anche le altre, così il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura.4

Negli ultimi anni, inoltre, si stanno affermando in Città e in provincia, anche grazie all’impegno di realtà del terzo settore, modelli alternativi di utilizzo e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali che scommettono sulla possibilità di creare veri e propri circuiti culturali di economia solidale. Tali esperienze possono  far crescere una cultura del bello e del rispetto della creazione come dono di Dio che diventano concrete possibilità occupazionali e di creazione di impresa.

Concludendo questo aspetto, voglio ancora ricordare la dottrina sociale della Chiesa quando unisce valore della persona e rinascita culturale: La formazione di una cultura capace di arricchire l'uomo richiede il coinvolgimento di tutta la persona, la quale vi esplica la sua creatività, la sua intelligenza, la sua conoscenza del mondo e degli uomini e vi investe, inoltre, la sua capacità di autodominio, di sacrificio personale, di solidarietà e di disponibilità a promuovere il bene comune.5

 

11. Giovani protagonisti del cambiamento

 

Dagli anni ottanta, la nostra cultura è chiamata post-moderna per le sue caratteristiche di frammentarietà delle conoscenze e delle convinzioni. Valori e tradizioni di un tempo sembrano non far più presa; i modi di vivere e di pensare sono diventati così numerosi, che ognuno ritiene di doverne elaborare di nuovi, a propria misura.

Troppi modelli di riferimento fuorvianti e/o pseudoeducativi  producono una grave confusione, a causa della loro scarsa testimonianza e pregiudicano inevitabilmente ogni percorso di formazione. Passa inesorabilmente una mentalità che presenta l’assenza di valori sicuri e ideali condivisi, anche a motivo di un’esasperata preoccupazione dell’apparire, piuttosto che dell’essere, figlia di un crescente relativismo etico, che produce spesso indifferenza e solitudine. E’ richiesto agli adulti di esercitare nei confronti dei minori una forma di autorevolezza prima che di autorità; ma sembra stia venendo meno in essi la capacità di educare. Vi è inoltre  nelle istituzioni la difficoltà di essere credibili nei valori e nelle proposte concrete.

Anche la società calabrese vive un periodo caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti in tutti i campi della vita sociale. Moltissimi sono gli stimoli ai quali essi possono accedere, in modo autonomo e auto diretto, con la conseguente difficoltà non tanto di conoscere, quanto piuttosto di integrare le conoscenze in un quadro unitario, coerente con la propria personalità in divenire. Gli adulti si trovano a fare i conti tra le mille esigenze di un mondo globalizzato, sempre più esigente e competitivo e i compiti classici dell’educazione, la necessità di trasmettere valori e creare legami significativi e duraturi con ragazzi sempre più abituati al virtuale che al reale. I figli, sono considerati un peso, un lusso, un incomodo, un problema perché condizionano la libertà dei genitori e degli adulti.

A ciò si aggiunge nella nostra Città il problema del fenomeno mafioso, che ha un alto livello persuasivo e si propone  ai giovani come suggestivo modello di riferimento. Di fronte ad  un basso indice di scolarità e ad un alto tasso di disoccupazione molti giovani passano attraverso la scorciatoia della scelta criminale. Al giovane che sceglie, o vi si trova coinvolto, la ’ndrangheta offre una serie di benefici, che indubbiamente, in quel contesto, conferiscono status, oltre che fonte di guadagno. Un indicatore significativo ed allarmante, che connota tuttavia tutta la provincia di Reggio Calabria, è rappresentato dall’entità dei consumi, di gran lunga superiori ai guadagni dichiarati. Tale circostanza evidenzia inequivocabilmente l’esistenza di sacche di reddito  sommerso  di dubbia provenienza.

La pressione sociale spinge a fare dei ragazzi, dei personaggi di spicco, uomini e donne di successo. Ci si dimentica di accompagnare i ragazzi a coltivare le virtù e le qualità umane: la lealtà, l’onestà,  la giustizia, la fede, la solidarietà, la fortezza, la bontà. Bisogna, invece, far sì che i giovani non siano considerati come oggetto ma come soggetti della loro crescita, dando loro centralità nella vita della Città. I giovani non sono solo la speranza del domani, ma anche la certezza dell’oggi. Devono disporre, pertanto, oggi di spazi di bene, per costruirsi efficacemente e prepararsi al futuro.

Si tratta di una questione che interroga fortemente il mondo adulto, il quale deve comprendere quali opportunità offrire ai giovani. In questo senso si rivela fondamentale l’associazionismo. L’impegno educativo, che ha un valore primario per tanta parte del mondo aggregativo ecclesiale, tende infatti a costruire il futuro, ma attraverso il presente. In tale ottica, si rivelano preziose le tante esperienze di gruppo che a Reggio si sforzano di coltivare il protagonismo dei ragazzi. Queste, infatti, sono fondamentali per dare voce ai giovani, poiché costituiscono occasioni di incontro e condivisione in cui ci si abitua a compiere scelte e a divenire positivamente autonomi, formano le coscienze per superare quella mentalità individualistica e particolaristica che rischia di segnare il Sud. Sono luoghi, quelli dell’associazionismo, in cui risuona la bellezza della vita della Chiesa e dove si potrebbe costruire una nuova possibilità per la Città. Dove si deve delineare il volto della speranza per questa Città. La programmazione futura della Città ne tenga conto.

Cari giovani, soprattutto a voi mi rivolgo: risvegliate in voi la passione e il fascino delle mete alte, il desiderio di ricercare il Bene per sé e per gli altri, senza rincorrere interessi particolari, attraverso la condivisione e l’unione delle identità culturali e delle competenze professionali presenti sul nostro territorio. Promuovete una nuova cultura del lavoro, testimoniate il valore della partecipazione e del discernimento comunitario a fronte di una cultura che fa percepire come inutile o come fatica in più l’esercizio della democrazia.

Siate cittadini degni del Vangelo, consapevoli dei propri diritti e doveri, favorendo un impegno politico che porti soprattutto i cristiani ad interessarsi e a proporre soluzioni per il territorio in cui vivono,  creando così un terreno fertile anche per la nascita di vocazioni politiche.

Sappiate approfittare del Sinodo dei giovani, che stiamo preparando. E’ un’occasione anche per chi è lontano dalla Chiesa di disegnare il vostro futuro e indicare a noi adulti quali sono le vostre speranze.

 

12. Conclusione

 

Carissimi, ho aperto questa lettera con un richiamo alla speranza. La voglio chiudere, richiamandomi di nuovo ad essa. Abbiamo bisogno di un’eccedenza di speranza, che non è vuoto ottimismo ma testimonianza della nostra fede. C’è bisogno di credere che si può spendere la propria vita per la costruzione del Bene Comune, ricercando la giustizia e la pace.

Incoraggio i cattolici ad impegnarsi ancora di più in politica, coniugando coraggiosamente, con tenacia e coerenza, la fede e la vita. Fate in modo che questa stagione lunga e faticosa della Città contribuisca a far sorgere una generazione nuova di cattolici reggini che sentano la cosa pubblica come importante e alta, capace di segnare il destino di tutti; e per essa siano disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro sogni, dei loro giorni.

A quanti non si riconoscono nella fede cattolica l’invito a metterci assieme su quei punti che costituiscono la ricerca del bene comune. Potremo fare insieme un lungo cammino.

Auguro alla nostra Città un futuro migliore per la fattiva collaborazione di tutti i suoi figli.

Come Vescovo di questa Città prego e benedico di cuore.

 

                                                                                                                                                                                                  + p. Giuseppe

 

 

 

 

Reggio Calabria, 14 febbraio 2014, Anniversario della nascita di San Gaetano Catanoso

 

 

 

1 Sono Maria Angela Ambrogio, Carmine Gelonese,Ornella Occhiuto, Agostino Siviglia, Luciano Squillaci,  Ettore Triolo, AldoVelonà, che ringrazio di cuore.

 2Fonte: CCIAA RC/ISNART

 3 Fonte: Osservatorio economia 2013 CCIAA RC
4Piano degli Interventi a sostegno della situazioni di povertà della Regione Calabria
 4 Caritas in Veritate,51.
5 Compendio… n. 556

 

 

 

 


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Luigi Palamara
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SCUOLA - Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: i docenti non si scelgono per chiamata diretta

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Marcello Pacifico (Anief): invece di trovare la collocazione professionale che merita ai docenti già selezionati e abilitati, si propone una soluzione ideologica e irrealizzabile. Quel che serve alla nostra scuola è piuttosto un nuovo Testo Unico della scuola, che possa contare su risorse vere per migliorare sistema e stipendi. Come avviene in Germania e Stati Uniti.

SCUOLA – Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: gli insegnanti non si scelgono per chiamata diretta

 

Marcello Pacifico (Anief): invece di trovare la collocazione professionale che merita ai docenti già selezionati e abilitati, si propone una soluzione ideologica e irrealizzabile. Quel che serve alla nostra scuola è piuttosto un nuovo Testo Unico della scuola, che possa contare su risorse vere per migliorare sistema e stipendi. Come avviene in Germania e Stati Uniti.

 

È irricevibile la proposta formulata oggi a Roma dalla Fondazione Agnelli attraverso il Rapporto ‘La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria’, attraverso cui si vorrebbero giudicare la qualità delle scuole e dei docenti attraverso dei giudizi soggettivi che andrebbero ad incidere non solo sull’autonomia e sui fondi da destinare agli istituti, ma, avvalendosi dei pareri di dirigenti scolastici, anche sulla scelta dei docenti e sulle progressioni di carriera. Il sindacato Anief reputa questo sistema di valutazione scolastico a tre “gambe” – Invalsi, Indire e corpo ispettivo –, con le modifiche proposte oggi, incompatibile con le esigenze della scuola italiana: in questo modo non si migliora il livello di efficienza dell’istruzione, ma si realizza solo un sistema punitivo e mortificante delle professionalità di chi opera nel settore, spesso in condizioni disagiate e al limite della sopportabilità.

 

“Dopo anni di investimento sulla formazione iniziale degli insegnanti – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir –, ora la Fondazione Agnelli vorrebbe farci credere che il problema della scuola italiana è nella loro selezione. E nella necessità di delegare i dirigenti a decidere chi è meritevole o no di andare dietro la cattedra. Ma perché questi esperti di scuola non parlano mai dei 200 mila posti dileguati nel nulla negli ultimi sei anni? Perché non fanno cenno alla riduzione del monte orario delle lezioni di un sesto di quello antecedente alle riforme Gelmini, che ci ha portato in fondo alla classifica Ocde sul tempo scuola? Perché non dicono che oltre il 15% del corpo docente italiano è fatto da supplenti che operano su posti vacanti anche da più di 10 anni?”.

 

Il sindacato non comprende, inoltre, come si possa pensare di introdurre un modello organizzativo di reclutamento che bypassi le selezioni pubbliche di tante decine di migliaia di docenti, tra concorsi e Tfa ordinario. Per non parlare dei Pas, ai nastri di partenza. Invece di trovare una collocazione a questi insegnanti, come meritano, all’interno delle graduatorie ad esaurimento, propongono una soluzione irrealizzabile e di stampo tipicamente ideologico.

 

“Esporre il futuro professionale di un docente – continua Pacifico – al parere opinabile di un dirigente scolastico produrrebbe non solo una seria minaccia alla libertà di insegnamento, ma anche una violazione del buon andamento e dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Quel che serve alla nostra scuola è, piuttosto, un sistema complessivo di valutazione, che metta in discussione anche le capacità e l’efficienza degli stessi dirigenti. Mentre l’impressione è che si vuole andare a mettere ancora una volta in discussione le capacità dei docenti, i quali forse si dimentica che sono già in possesso adeguati titoli di studio, specifica abilitazione, corsi specializzanti e idoneità all’insegnamento”.

 

“La verità è che prima di parlare di riforme – dice ancora il sindacalista Anief-Confedir – occorre adeguare gli stipendi dei docenti italiani agli standard dei Paesi avanzati, allineandoli almeno all’inflazione e cancellando il gap di 8mila euro annuali in meno in media a fine carriera. Non dimentichiamo, poi, che questi docenti operano in scuole autonome collocate spesso in territori particolarmente difficili. E lasciati al loro destino, perché i dirigenti scolastici passano le giornate a rincorrere le 6-7 sedi in reggenza, frutto della scellerata decisione di cancellare 4mila dei 12mila istituti autonomi nell’ultimo triennio ma sempre mantenendo in vita, per ovvie ragioni di servizio pubblico, oltre 50mila plessi. Per tutti questi motivi l’Anief dice no all’introduzione di certi modelli di scuola. Quel che serve è, piuttosto, un nuovo Testo Unico della scuola, che attraverso norme condivise da tutte le parti – conclude Pacifico – rilanci l’istruzione pubblica contando, come avviene in Germania e negli Stati Uniti, su risorse finalmente adeguate”.

 

19 febbraio 2014

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Nota Odg su vicenda Ora Calabria

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Editori non "puri" e libertà di stampa. Il caso de "L'Ora della Calabria"

La vicenda che ha coinvolto L'Ora della Calabria, e le pressioni che il direttore responsabile del giornale, Luciano Regolo, afferma di avere subito dal suo editore e, attraverso lo stesso editore, anche dallo stampatore, rappresentano plasticamente la situazione di difficoltà, di debolezza e, in qualche caso, di degrado, in cui si muove l'editoria calabrese. Nell'occasione Regolo ha denunciato il fatto ed ha resistito alle pressioni, e non possiamo che essere felici di questo. Il fatto conferma però, purtroppo, che quando la proprietà di un giornale è legata ad interessi non solo editoriali ma anche in qualche misura direttamente dipendenti da scelte politiche, è facile immaginare a quali e quante pressioni un direttore o una redazione siano quotidianamente sottoposti e quanto sia difficile difendere lo spazio di libertà che la stampa deve avere. Nel riaffermare il diritto dei giornalisti di non essere sottoposti a pressioni o censure di alcun genere da parte di chicchessia ed il diritto dei direttori dei giornali di esseri interpreti della linea editoriale concordata con gli editori e non certo gli "insabbiatori" di questa o quella notizia, l'Ordine dei Giornalisti della Calabria ribadisce la necessità che i giornalisti abbiano sempre e soltanto la propria coscienza, il proprio senso di responsabilità, la propria deontologia professionale, come punti di riferimento nello svolgimento del loro difficile lavoro. La libertà di stampa passa attraverso questi punti fermi e non può tollerare intrusioni o pressioni di alcun genere.

Giuseppe Soluri
Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria



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Il padrino della "Gramigna" don Saro Mammoliti

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Il boss pentito della 'ndrangheta Saro Mammoliti si è costituito ai carabinieri della frazione Castellace di Oppido Mamertina. Mammoliti, insieme al figlio Antonino ed al figlio illegittimo Danilo Carpinelli, fu arrestato dai carabinieri nell’ambito di un’operazione contro la cosca Mammoliti-Rugolo. Al pezzo da novanta dela ‘ndramgheta, veniva contestata una tentata estorsione alla cooperativa di Libera Terra Valle del Marro. Il boss, avrebbe cercato di imporre ai giovani di ’ Libera’ di rinunciare ad acquisire dei terreni confiscati al suo clan. Mammoliti era evaso il 29 gennaio dalla località protetta, dove si trovava ai domiciliari. “Don Saro”, deve scontare una condanna a 13 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. I carabinieri di Tivoli, si presentarono per eseguire il provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria ma non lo trovarono.
C’ERA UNA VOLTA IL PLAY BOY DI CASTELLACE, PUPILLO E PLENIPOTENZIARIO DEI FRATELLI PIROMALLI DI GIOIA TAURO, DEI CREA, DEI MOLE, DEI PESCE, DEI RUGOLO, DEGLI ALVARO, DEI BELLOCCO & COMPANY
Domenico Salvatore

Non è esagerato affermare che ‘don Saro’ Mammoliti, sul finire degli Anni Sessanta e negli Anni Settanta, fosse l’uomo più potente della sterminata Piana di Gioia Tauro. Un mammasantissima della “Gramigna”, investito delle doti più alte, per consentirgli di muoversi in tutte le direzioni…”Nel paese, il vero Maresciallo ero io e le denunce venivano fatte a me".  Quando venne arrestato, in tasca aveva un'agendina coi numeri della presidenza del Consiglio dei Ministri e di uffici della Corte di Cassazione. Don Saro, era ai vertici della ‘ndrangheta un autorevole membro della Commissione Provinciale (la futura “Provincia”) con diritto di ‘veto’. Un gingillo nelle mani dei Rugolo di Castellace, ma anche dei Crea di Rizziconi, dei Piromalli-Molè-Alvaro, dei Pesce-Bellocco. Re della movida romana,  sempre pieno di soldi; c’è chi giura di averlo visto gironzolare per la Capitale in  Jaguar, Lamborghini, Ferrari e Porsche, circondato da belle donne. Invischiato nel sequestro di Paul Getty III, nipote di un ricchissimo petroliere inglese. Viveva nella Capitale, dove il padre, John Paul II, dirigeva le operazioni italiane di Getty Oil. Il 10 luglio 1973 è rapito a Roma a piazza Farnese dalla 'ndrangheta calabrese, facente capo alle 'ndrine dei Mammoliti, Piromalli e Femia, con la richiesta di un riscatto di diciassette milioni di dollari. La madre del ragazzo, che ha una boutique a piazza di Spagna,  accoglie le prime pretese di  soldi. La donna improvvisa anche una conferenza stampa, nella sua casa ai Parioli, e  riferisce delle comunicazioni che riceve dai rapitori,  asserendo apertamente che la famiglia è disposta a trattare. Diversamente dal nonno che oppone un secco rifiuto.Nel novembre dello stesso anno, fonte Wikipedia, è inviato un suo orecchio per sollecitare ulteriori pagamenti e alcune fotografie sono fatte pervenire dai rapitori ai giornali per convincere l'inflessibile e ricchissimo nonno a pagare il riscatto.Paul Getty III è liberato sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria e ritrovato da un camionista all'altezza di Lauria in Basilicata, dopo cinque mesi di segregazione e il pagamento di un miliardo e settecento milioni di lire. È il 17 dicembre del 1973. Paralizzato e semicieco da trent'anni, a causa di un'overdose, muore a 54 anni; nella tenuta di famiglia del Buckinghamshire, in Gran Bretagna. Saverio Mammoliti (Oppido Mamertina, 13 gennaio 1942) è un criminale italiano capobastone della 'Ndrangheta calabrese. Conosciuto come Saro, e soprannominato il Playboy di Castellace è un capobastone dell'omonima famiglia.Gli inizi - La faida con i Barbaro e la latitanza. Saverio è figlio di Francesco Mammoliti, potente capobastone ucciso ad ottobre del 1954 durante la faida, poi vinta con i Barbaro, che sbarcheranno a Platì. Alla morte prese il comando della 'ndrina il fratello Vincenzo Mammoliti. Quando muore nell'agosto 1988 Saverio diventa il nuovo capo. Già nel 1972 scappo dalla custodia cautelare per fuggire dalla faida con i Barbaro e visse per i successivi 20 anni senza la paura di essere ripreso.Nel 1976, quando era ufficialmente un latitante, si sposò con la quindicenne Maria Caterina Nava alla chiesa di Castellace, alla vicina stazione di polizia, e fece visita in ospedale alla nascita di suo figlio. Sequestro e affari nella Piana di Gioia Tauro. Saro Mammoliti il 10 luglio 1973 prese parte al sequestro di John Paul Getty III insieme a esponenti dei Piromalli, ma nel processo verrà assolto.Nel 1974 investì il ricavo del sequestro in camion con i quali la 'Ndrangheta vince l'appalto per i trasporti per i container del porto di Gioia Tauro. Persuasero infine i proprietari terrieri locali a vendergli i terreni.Traffico di droga. Saverio fu coinvolto anche nel traffico di cocaina e eroina. Sempre nel 1973 è stato incriminato di traffico di eroina quando in un'operazione sotto copertura della FBN statunitense stava fornendo eroina e cocaina. Mammoliti spiegò anche che prima di un accordo venisse stipulato c'era il bisogno del consenso di 3 persone, Antonio Macrì, Girolamo Piromalli in Calabria e Paolo Violi in Canada. Fu visto anche a Tangeri in Marocco e ad Amsterdam in Olanda, nodi internazionali per il traffico di droga e presumibilmente reinvestì il capitale nella costruzione di Hotel sulla costa calabrese. Basilischi. L'organizzazione criminale della Basilicata dei Basilischi venne formata da Don Saru che nominò come capo-società Renato Martorano. Condanne e arresti. Nel 1982 fu condannato a 33 anni di carcere nel maxiprocesso contro la 'Ndrangheta . Fu arrestato il 9 giugno 1984, accusato di omicidio, ma presto rilasciato. Il 1º giugno 1992, insieme a sua moglie e ad altre 3 persone viene nuovamente arrestato. Allora veniva considerato la seconda persona più importante dopo Giuseppe Piromalli Junior in seno alla mafia calabrese. Fu rilasciato per insufficienza di prove. Viene arrestato nuovamente il 31 agosto 1992. A casa sua furono trovati numerosi volantini del politico Riccardo Misasi. L'accusa include anche il presunto omicidio del barone Antonio Cordopatri, le cui terre furono espropriate dai Mammoliti, sei attacchi-bomba, 19 incendi dolosi, la distruzione di 1100 uliveti, limonare e alberi di kiwi in 15 differenti incursioni, e furto di materiale agricolo . Fu condannato a 22 anni per estorsione e per associazione mafiosa. Nel 1995 viene condannato anche all'ergastolo nel processo Mafia delle 3 province. Dissociazione. Nel 2003, si dissocia dalla ndrangheta. Nonostante ciò, ricevette un'altra condanna a 20 anni per il suo ruolo nella faida di Oppido Mamertina scoppiata nel 1992.Fuga. Il 30 gennaio 2013 fugge dagli arresti domiciliari che stava scontando a Tivoli. il Tribunale di Reggio Calabria lo aveva appena condannato a 13 anni e dieci mesi di reclusione per tentata estorsione e diversi danneggiamenti. Stessa sorte per i suoi due figli Antonino e Danilo, coinvolti nella stessa inchiesta, per i quali erano stati decisi sette anni e due mesi. Sempre a caccia di uliveti e poderi da accaparrasi e da intestare a prestanome. Prima li costringevano a svendere i raccolti delle olive e degli agrumi, poi prendevano loro anche le terre costringendoli a vendere per pochi spicci.
 

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ROMEO (NCD): "Proroga del commissariamento caldeggiata dal Pd, noi sempre al fianco della gente"

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“Come è stata politica la scelta di commissariare il Comune di Reggio Calabria, così è la decisione di prorogarne il commissariamento perché è chiaro che il pressing del Pd, in questo caos nazionale, è stato determinante per privare i cittadini del diritto di tornare alle urne ed eleggere un Sindaco”. Lo dichiara il membro del comitato provvisorio di coordinamento regionale del Nuovo Centrodestra Daniele Romeo. “Ancora una volta, insomma – afferma Romeo - i democratici hanno dimostrato il loro odio per la città, al fine di appagare gli interessi personali di pochi. Questa gente è abituata solo a frequentare le proprie sedi politiche (pensando che i reggini debbano andare a ossequiarli per esporre i problemi) e le aule della procura della Repubblica e, forse, è proprio per questi motivi che non hanno proprio idea di ciò che accade a Reggio, delle reali difficoltà della gente. Noi, invece, viviamo quotidianamente il territorio e conosciamo bene lo stato di crisi in cui versa la città. Noi siamo quelli che affiancano in piazza i lavoratori mentre rivendicano il loro diritto a mantenere un posto di lavoro, noi siamo quelli che dialogano con i Commissari su tutti i fronti, raccogliendo le istanze della gente e portandole all’attenzione dell’Amministrazione. Oggi, come ieri, saremo al fianco dei Commissari a supportarli nella loro azione, nell’affrontare le criticità e nel far ripartire la città anche attraverso le risorse già da tempo disponibili, trasferite dalla Regione al Comune ma lasciate ancora ferme dalla burocrazia. Nel contempo, però, progettiamo la Reggio del futuro, quella che da qualche anno ha interrotto la propria crescita e che vuole ripartire. L’auspicio è che, risolte le proprie beghe interne, il Pd pensi a fare politica e torni sul terreno del confronto, perché al momento ha dimostrato soltanto incapacità totale e mancanza di idee. E non è pensabile occultare tutto ciò attraverso azioni che nulla hanno a che vedere con la politica – conclude Daniele Romeo - perché è vergognoso che qualcuno porti avanti le proprie personali aspirazioni sulla pelle dei cittadini”.

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Il Trofeo Tartaruga. Anche il Cosenza Calcio sul Treno Verde

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Cosenza, 19 febbraio 2014                                                         

Al via il Trofeo Tartaruga di Legambiente

A confronto autobus, bici, moto, auto e pedoni

 

Oggi 20 febbraio 2014, alle ore 11.30, la partenza da via Panebianco (Città dei Ragazzi) e arrivo alla binario 1 della stazione centrale di Vaglio Lise dov’è in sosta il convoglio ambientalista

Alle 12.30 ad attendere i partecipanti anche il Cosenza Calcio che salirà a bordo del Treno Verde per parlare di sport e benessere fisico

 

Alle 16 dibattito sul tema: “Mobilità sostenibile nell’area urbana: un modo diverso è possibile”

 

 

Qual è il modo più veloce, economico e soprattutto meno inquinante per muoversi in città? La mobilità urbana di Cosenza sarà messa alla prova quando, alle 11.30, prenderà il via il Trofeo Tartaruga del Treno Verde, la storica campagna di Legambiente e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che ha lo scopo di monitorare lo stato dell’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane.

Il Trofeo Tartaruga è una particolare gara tra diversi mezzi di trasporto dedicata al tema della mobilità urbana. La partenza prevista è alle 11.30 dalla “Città dei Ragazzi”, in via Panebianco, con arrivo al binario 1 della stazione Centrale dov’è in sosta in convoglio ambientalista.

                Competeranno per aggiudicarsi il premio: Marcello Carbone, del Cai Cosenza e Giuseppe Faraca che si sposteranno con la bicicletta; i volontari di Legambiente che si muoveranno a piedi, in bus e con una vettura a benzina. È stato invitato il sindaco Mario Occhiuto, a partecipare a bordo di un’automobile elettrica.

Ad attendere i partecipanti, alle 12:45 alla stazione centrale, anche il Cosenza Calcio. I protagonisti e tutta la squadra del Cosenza Calcio visiteranno il Treno Verde e parleranno del tema del benessere fisico, della qualità e stili di vita, insieme all’assessore provinciale allo Sport Pietro Lecce. All’evento prenderà parte l’assessore regionale al Bilancio Giacomo Mancini.

Alle ore 16, invece, a bordo del Treno Verde incontro sul tema: Mobilità sostenibile nell’area urbana: un modo diverso è possibile. Ne discutono: Francesco Falcone, Presidente Legambiente Calabria, Domenico Passarelli, docente Università Mediterranea di Reggio Calabria, Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza, Mario Capalbo, Presidente AMACO, Claudio Carravetta, Mobility Manager Provincia di Cosenza, Giovanni Forciniti, assessore Provinciale ai Trasporti, Luigi Fedele, assessore Regionale ai Trasporti, Alberto Fiorillo, responsabile Legambiente Nazionale Mobilità Urbana.

 

 

Il Treno Verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane,

con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Partner:Ecolamp, Renovo, Weber - Saint Gobain

Media Partner: La Nuova Ecologia, MiniMega Pubblicità, Rinnovabili.it

Si ringraziano il Museo A come Ambiente di Torino per le installazioni interattive e l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma (Corso di Interior and Industrial Design / AAntFactory) per aver progettato la mostra del Treno Verde 2014.

 


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Trofeo Tartaruga, la bici trionfa mentre auto e bus restano bloccati nel traffico

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Cosenza, 20 febbraio 2014                           

Trofeo Tartaruga, la bici trionfa mentre auto e bus restano bloccati nel traffico

 

Dalla “Città dei ragazzi” l’appello al sindaco: si riapra al più presto una struttura strategica per questo territorio

Legambiente presenta i dati sul trasporto pubblico locale. Bus insufficienti, treni tagliati e soppressi: la dura vita dei pendolari cosentini

Alle 16 dibattito sul tema: “Mobilità sostenibile nell’area urbana: un modo diverso è possibile”

 

Anche a Cosenza è stata la bicicletta a tagliare per prima il traguardo del “Trofeo Tartaruga” aggiudicandosi così la medaglia d’oro del premio ideato da Legambiente, che mette in competizione i vari mezzi di trasporto per scoprire il modo più veloce, economico e meno inquinante per muoversi in città.

Un trofeo che è in realtà l’occasione per rinnovare l’appello di Legambiente agli amministratori locali affinché venga data piena attuazione al nuovo piano della mobilità. Una mobilità urbana che per essere  davvero integrata, efficiente e sostenibile, necessita inevitabilmente di forti investimenti anche da parte della Regione. Questo anche alla luce delle criticità ancora riscontrate dall’associazione ambientalista a Cosenza: una condizione di congestione di autovetture generalizzata in particolare in alcune fasce orarie, con il conseguente innalzamento dei livelli di inquinamento acustico e atmosferico che si ripercuotono sulla vivibilità stessa degli spazi urbani; una carenza e frammentazione dell’offerta del trasporto pubblico su gomma, sia pubblico che privato, e una persistente condizione di isolamento e di arretratezza del trasporto su rotaie.

 

Il Trofeo Tartaruga si è tenuto questa mattina in occasione della tappa a Cosenza del Treno Verde, la campagna itinerante di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e acustico delle maggiori città italiane. Il percorso prevedeva la partenza (avvenuta alle ore 12)  dalla “Città dei Ragazzi”, in via Panebianco, con arrivo al binario 1 della stazione Centrale dov’è in sosta in convoglio ambientalista. I due concorrenti in bici, Marcello Carbone, del Cai Cosenza e Giuseppe Faraca, hanno impiegato 4 minuti per percorrere i 2,8 chilometri di percorso; a seguire la moto (5 minuti), l’automobile (11 minuti). Poi ben distaccato l’autobus sul quale viaggiava un volontario di Legambiente che ha impiegato 27 minuti, vista anche l’assenza durante il tragitto di corsie riservate. Ultimo il pedone che ha impiegato 31 minuti.

Ad attendere i partecipanti alla stazione centrale, anche il Cosenza Calcio. I protagonisti e tutta la squadra del Cosenza Calcio hanno visitato il Treno Verde, insieme all’assessore provinciale allo Sport Pietro Lecce e all’assessore regionale al Bilancio Giacomo Mancini e al consigliere comunale di Cosenza Francesco Caruso.

 

                “Il trofeo Tartaruga è partito non a caso dalla "Città dei ragazzi", perché rappresenta l'emblema della discrasia tra gli annunci delle amministrazioni locali e la realtà - dice Maria Francesca IanniPalarchio di Legambiente Cosenza –. La “Città dei Ragazzi” rappresenta una grande occasione mancata, una struttura all’avanguardia ora inutilizzata che dovrebbe invece rappresentare il fiore all’occhiello di questa città. Al Sindaco chiediamo che vengano subito messe in campo tutte le azioni necessarie per ridare alla città questa importante struttura. Così come chiediamo all’Amministrazione  di attivare molti più servizi per migliorare la mobilità urbana: più corsie preferenziali e percorsi in sede protetta per i mezzi pubblici, visto che sulla stessa sede viaria si muovono circa 700 autobus con circa 1500 corse al giorno e istituire zone 30 e zone a ciclopedonalità diffusa. Alcuni strumenti che si sono già affacciati con successo nelle nostre città (il car-sharing, il car pooling, il bike sharing) vanno migliorati e valorizzati. E, sempre senza spendere un euro, si possono ottimizzare gli orari della città, evitando così che tutti si spostino nello stesso momento. Su questo ci aspettiamo dal Sindaco di Cosenza un impegno serio e immediato”.

               

C’è comunque tanto altro su cui lavorare. Per la conurbazione Cosenza-Rende (area di circa 107.000 abitanti, interessata giornalmente da 197.000 spostamenti di cui 87.887 con i comuni a nord, 6.255 con i comuni a sud, 74.127 con i comuni a ovest e 29.287 con quelli a est) la mobilità prevalente, in linea con il dato nazionale, è di circa l’89,7% con autovetture, 2,7% con motocicli e solo l’1,2% con mezzi pubblici. La soluzione non si risolve certo con la metro leggera Cosenza-Rende, assolutamente sovradimensionata, pensata più di vent’anni fa e oggi non più sostenibile in quei termini, né in termini ambientali né economici.  Manca ancora oggi, inoltre, un collegamento veloce e immediato tra la città di Cosenza e il Polo universitario, area che è interessata da 16.000 utenti/giorno e da 14.300 spostamenti/giorno con un carico medio di 3.140 veicoli. Senza dimenticare che lo spostamento dello scalo ferroviario dal centro della città alla periferia ha causato un'elevata e progressiva contrazione della domanda di servizio, rendendo sostanzialmente sottoutilizzato il complesso ferroviario di Vaglio Lise.

Qualche passo avanti va indubbiamente riconosciuto alla città sul tema della mobilità sostenibile. Nella classifica prodotta nel XX rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente, sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, Cosenza si piazza a metà classifica tra le città italiane con meno di 80mila abitanti, sostanzialmente proprio per alcune buone performance ottenute sul tema della mobilità. Buono il rapporto 55 passeggeri trasportati dal trasporto pubblico annualmente per numero di abitanti (la media italiana è 38); 32 km la percorrenza annua per abitante del trasporto pubblico (la media nelle altre città piccole è 21km). Resta alto, ma sotto la media, il tasso di motorizzazione di auto circolanti ogni cento abitanti (62 auto/100ab rispetto alle 68 di media); mentre i 6 motocicli circolanti ogni 100 abitanti fanno di Cosenza la prima in Italia nella classifica relativa al tasso di motorizzazione moto per le piccole città. Sufficienti anche l’indice relativo alle isole pedonali (0,40 mq per abitante, contro una media nazionale di 0,32); e delle piste ciclabili che seppur sotto la media nazionale si attesta a 4,70 metri equivalenti ogni 100 abitanti (la media è 6,44). Decisamente bocciata la città per quanto riguarda l’indice relativo alle zone a traffico limitato (appena 0,86 metri quadrati per abitanti, rispetto ai 3,55 di media) e della mobilità sostenibile. Quest’ultimo indice fermo a zero al momento per l’assenza di indicatori quali: mobilità  a chiamata, presenza di mobility manager, car sharing, pedibus, bicibus, piano spostamenti casa-lavoro.

 

Il tema della mobilità va affrontato seriamente e con urgenza, però, non solo a Cosenza ma in tutta la Calabria. E da questo punto di vista, se l’amministrazione comunale cosentina si muove con lentezza, l’ente Regione non fa certo meglio, come testimoniano i dati del dossier “Pendolaria 2013” di Legambiente. Gli ultimi tre anni sono stati il periodo più nero della storia dei trasporti ferroviari locali e per la vita dei circa 26mila viaggiatori al giorno (di cui 15.636 abbonati) che si spostano sulla rete regionale. Un servizio che “viaggia” ad una media di 230 soppressioni di treni al mese. Anche nel 2013 la Calabria è tra le regioni che hanno deciso di tagliare i servizi (meno corse e meno treni) e di aumentare il costo di biglietti ed abbonamenti: i tagli hanno raggiunto il 7% dei treni, che si aggiunge a quello del 15% già decretato lo scorso anno. La logica è sempre la stessa, la Regione piuttosto che investire per cercare di offrire servizi migliori al crescente numero di pendolari, stanzia sempre meno per il trasporto su ferro. Nel 2013 la Calabria ha stanziato appena lo 0,29% del bilancio regionale, riuscendo a finanziare con 30 milioni di euro l’investimento, con la compartecipazione statale e di Trenitalia, per l’acquisto di 7 mezzi a trazione elettrica a quattro vagoni. In pratica si investe in Calabria 3,4 euro per abitante ogni anno: tra le cifre più basse in Italia che rispecchia in pieno le condizioni negative che tutti i giorni i pendolari sono costretti ad affrontare.

 

“Il caos nella mobilità e la crisi del trasporto pubblico locale richiedono una forte alleanza tra amministrazioni locali, associazioni e cittadini affinché anche a livello nazionale la priorità negli investimenti venga finalmente dirottata su questo fronte -  commenta Alberto Fiorillo, responsabile Mobilità Urbana di Legambiente. Più fondi non per costruire nuove tangenziali, ma per la flotta del trasporto pubblico locale e per la mobilità dei pendolari, affinché diventi meno inquinante e più adeguata all’estensione del centro urbano e al numero di abitanti. Per far camminare, in maniera sostenibile, una città serve coraggio e questo è un compito che i sindaci devono assumersi fin da subito, al di là degli annunci dei programmi elettorali. Molto spesso, invece, i Comuni hanno messo in campo una serie disorganica di provvedimenti che hanno creato solo confusione tra i cittadini, senza valutare l’effettiva riduzione degli inquinanti, del miglioramento dell’efficienza del trasporto pubblico o della maggiore fluidità del traffico. Continuando così, automobilisti, passeggeri del trasporto pubblico e gli altri utenti della strada saranno sempre più penalizzati”.    

Proprio di mobilità si parlerà questo pomeriggio, alle ore 16, a bordo del Treno Verde. All’incontro sul tema “Mobilità sostenibile nell’area urbana: un modo diverso è possibile”, prenderanno parte: Francesco Falcone, Presidente Legambiente Calabria, Domenico Passarelli, docente Università Mediterranea di Reggio Calabria, Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza, Mario Capalbo, Presidente AMACO, Claudio Carravetta, Mobility Manager Provincia di Cosenza, Giovanni Forciniti, assessore Provinciale ai Trasporti, Luigi Fedele, assessore Regionale ai Trasporti, Alberto Fiorillo, responsabile Legambiente Nazionale Mobilità Urbana.

 

 

 

 

Il Treno Verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane,

con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

 

Partner: Ecolamp, Renovo, Weber - Saint Gobain

Media Partner: La Nuova Ecologia, MiniMega Pubblicità, Rinnovabili.it

 

Si ringraziano il Museo A come Ambiente di Torino per le installazioni interattive e l’ Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma (Corso di Interior and Industrial Design / AAnt Factory) per aver progettato la mostra del Treno Verde 2014.

 

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Luigi Palamara
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Qualità Aria: individuata Mammola eccellenza regionale

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QUALITA’ DELL’ARIA: IL TERRITORIO DI MAMMOLA INDIVIDUATO COME ECCELLENZA DI RIFERIMENTO IN CALABRIA

 

Continua secondo il cronoprogramma stabilito l’attività dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (ARPACAL) per la Rete Regionale di Monitoraggio della Qualità dell’Aria. Il progetto, finanziato dall’Europa per mezzo del POR FESR Calabria 2007-2013 ed affidato dalla Regione Calabria ad Arpacal, prevede  la strutturazione di una Rete Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria che, in stretta conformità a quanto previsto dal D.lgs. 155/2010 e dalle Linee Guida Tecniche emanate dal Ministero dell’Ambiente, non interessa solo i più grandi centri urbani regionali (Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Cosenza e Rende, Vibo Valentia) o zone a specifica pressione di impianti con significative ricadute ambientali, ma anche a tutela di zone del territorio senza, in linea di principio, grandi pressioni.

Il Comune di Mammola, in provincia di Reggio Calabria, centro aspromontano altamente turistico e con un’economia legata in buona parte alle eccellenze gastronomiche del cosiddetto “pesce stocco”, è stato riconosciuto dall’Arpacal idoneo, per la rispondenza al maggior numero di criteri imposti dalla normativa ed in virtù della splendida e particolare posizione geografica in cui è collocato, a poter misurare la qualità dell’aria di fondo regionale. Tale misura di qualità sarà certificata oggettivamente mediante un monitoraggio in continuo atto a costituire il riferimento di qualità dell’intera Regione Calabria.

Sempre dal punto di vista scientifico, la stazione di Mammola è inoltre il polo regionale più accreditato per lo studio dei fenomeni di trasporto sahariano e di altra tipologia (trasporti di polvere vulcanica dell’Etna, etc.), come ben rappresentato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) durante l’ultimo convegno scientifico a carattere nazionale tenutosi a Reggio Calabria il 10 giugno 2013 ed in cui hanno relazionato esperti del Ministero dell’Ambiente, di ENEA e di altre Agenzie Regionale Ambientali. Tali dati scientifici saranno utilizzabili anche dalle altre Regioni Italiane in particolare quelle dell’intero Meridione.

L’accordo, già avviato e autorizzato nel corso del 2013, è stato formalmente ratificato nei giorni scorsi presso il Comune di Mammola, con la sottoscrizione della convenzione da parte del Sindaco, Dott. Arch. Antonio Longo, e dal Direttore scientifico dell’Arpacal, Dott. Oscar Ielacqua.

Alla realizzazione dell’accordo hanno contribuito per il Comune di Mammola il Responsabile dei Servizi Tecnici Geom. Agostino Nicodemo e per l’Arpacal il Dirigente Tecnico Ing. Domenico Vottari, RUP e Referente di convenzione dello specifico progetto a valere sul POR FESR 2007-2013. Alla firma hanno preso parte, per Arpacal anche la Dott.ssa Claudia Tuoto, in qualità di Direttore dell’Esecuzione del Contratto e Dirigente del Servizio Aria del Dipartimento di Cosenza, coadiuvata dalla Dott.ssa Marianna Caravita dello stesso Servizio di Cosenza, nonché il Dott. Mariano Romeo, Dirigente del Servizio Aria del Dipartimento di Reggio Calabria competente per territorio insieme ai propri tecnici  P.I.le Angelo Sartiano, P.I.le Emilio Centorrino e Dott. Pasquale Crea.

Il Sindaco Dott. Longo ed il Dott. Ielacqua hanno espressamente ringraziato “la Regione Calabria ed in particolare il Dipartimento Politiche dell’Ambiente nelle persone del Dirigente Generale Ing. Bruno Gualtieri e del Dirigente di Settore Ing. Salvatore Epifanio per l’attenzione sempre maggiore posta ai problemi ambientali di interesse istituzionale degli Enti firmatari l’accordo e per l’importante delega, nell’ambito della programmazione POR FESR 2007-2013, concessa all’Arpacal come soggetto attuatore della Rete Regionale della Qualità dell’Aria”.

 

Catanzaro, 20 febbraio 2014

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Educazione. Comune, a scuola "Io mangio giusto" e sostenibile.

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Cappelli: “I bambini imparino fin da subito la cultura della sostenibilità e del diritto al cibo”

Milano, 20 febbraio 2014 - “Io Mangio Giusto”: la campagna per un’alimentazione corretta e sostenibile nelle mense scolastiche e il principio del cibo come diritto universale prende il via oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, nella scuola primaria Giusti. L'iniziativa è promossa dal Comune e organizzata da ActionAid, in collaborazione con Milano Ristorazione.

"È molto importante che la cultura della sostenibilità entri nelle scuole e che i bambini inizino fin da subito a farla propria. Queste iniziative sono un’occasione fondamentale per apprendere il senso del rispetto per l’ambiente e per diventare, un domani, cittadini più consapevoli, con un più alto senso civico”, ha dichiarato Francesco Cappelli, assessore all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano.

L’appuntamento milanese di “Io Mangio Giusto” è stato strutturato come un vero e proprio laboratorio didattico interattivo. Gli alunni delle classi selezionate, infatti, sono stati coinvolti in un percorso ludico/dialogico a partire dalle esperienze personali con il cibo (piatti preferiti, piatti meno graditi, cosa si spreca più facilmente ecc.), per passare all’acquisizione di elementi sulla diffusione della fame nel mondo, “contestualizzata” attraverso le storie di bambini dal Sud del pianeta con fotografie e video. Aiutati dallo staff, gli alunni hanno poi realizzato cappelli da chef con carta e foto, personalizzandoli con un’immagine di frutta o verdura di stagione.
     
Durante il pranzo, lo chef Sebastiano Rovida e i cuochi di Milano Ristorazione hanno intrattenuto i bambini con domande sui piatti del menù del giorno, fornendo così informazioni e curiosità sulla storia, la stagionalità e le proprietà nutrizionali dei diversi ingredienti.  Al termine del pasto, gli alunni della scuola Giusti, divisi in quattro squadre, hanno preso parte al “Gioco dell’Oca a grandezza umana”, dove a ogni casella è corrisposta una domanda sulla stagionalità degli alimenti. Alla fine del gioco, tutti i partecipanti hanno indossato i loro cappelli da “piccoli chef di Milano”, dividendosi in gruppi a seconda della stagione di appartenenza dei frutti o delle verdure raffigurate sulle loro toque blanche da chef.

“Non possiamo che condividere questa campagna, dal momento che Milano può già essere un riferimento per gli obiettivi che vengono enunciati – dichiara Gabriella Iacono, presidente di Milano Ristorazione -. La nostra Azienda pone una particolare attenzione sia nell'impiego di prodotti del territorio che nella lotta allo spreco. Nelle mense di Milano si mangia italiano e sempre di più è possibile consumare ingredienti da agricoltura biologica o integrata”.

“Siamo grati al Comune di Milano per la sensibilità dimostrata e il contributo fornito alla buona riuscita dell’iniziativa - ha commentato Marco De Ponte, Segretario generale di ActionAid per l’Italia -. L’obiettivo che intendiamo raggiungere con la l’iniziativa ‘Io Mangio Giusto' è che, entro il 2015, almeno 15.000 bambini possano avere accesso a una mensa 'più giusta' e che altri 40.000, insieme alle loro famiglie, possano comprendere l’importanza di una dieta sostenibile”. 

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Incontro .- riflessione su: "La Calabria Ribelle" 21 Febbraio ore 17:15 Venezia Circolo, Via Venezia 14 Reggio Calabria

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Incontro 21 Febbraio ore 17.15 Circolo Venezia, via Venezia 14 Reggio Calabria

Riflessioni su “La Calabria Ribelle”

 

... Donne e Uomini toccati dal dolore prodotto dall'oscura piaga della 'Ndrangheta che, in Memoria dei loro congiunti, attuano forme di Ri-Esistenza "in modo ordinario" ma costante e determinato, nella loro terra, nei luoghi in cui vivono, per una Calabria migliore che sia lontana dai frutti velenosi della "Malapianta". 

Introduce Rossella Fortugno, Trame Solidali 
Intervengono:
-Liliana Esposito Carbone, madre di Massimiliano Carbone
-Deborah Cartisano, figlia di Lollò Cartisano 
-Giuseppe Trimarchi, autore di "Calabria Ribelle. Storie di ordinaria resistenza" Ed. Città del Sole

Letture ad opera di Massimo Barilla, Direttore artistico Mana Chuma Teatro e Teatro Siracusa di Reggio Calabria

 

“Calabria Ribelle – Storie di ordinaria resistenza - È il titolo della pubblicazione  di Giuseppe Trimarchi Edizioni Città del Sole. L’incontro, organizzato da Trame Solidali gruppo nato con l’obiettivo di far conoscere le buone pratiche di economia solidale, arte e impegno civile in Calabria, prende spunto dal libro ma vuole andare oltre la mera presentazione e  vuole offrire a chi è interessato, la testimonianza di due donne  Liliana Esposito Carbone e Deborah Cartisano, che in modo ordinario e senza clamori portano avanti la loro battaglia per una Calabria Civile.


Liliana Esposito Carbone,

Madre di Massimiliano, ucciso sotto casa mentre tornava da una partita di calcetto il 24 settembre del 2004. Una morte, quella del giovane locrese, per la quale non si conoscono ancora i nomi dei mandanti e degli esecutori del delitto. Lei ha ben chiari come sono andati i fatti. Sapeva che il figlio, all'età di 23 anni aveva avviato una relazione con una donna di dieci anni più grande di lui. Una donna già sposata all'epoca. Dalla relazione, a metà del 1999 nacque un bambino. E quel  bambino è figlio di Massimiliano Carbone. ell'aprile del 2005 ha consegnato ai Carabinieri un test di paternità firmato dal direttore del laboratorio Genoma di Roma, sulla scorta dei campioni biologici che lei stessa, con ferrea determinazione, aveva raccolto dopo l'omicidio di Massimiliano. E il risultato di quel test dice che Massimiliano è al 99,999% il padre del bimbo. 

 Le supera tutte. Con la forza di una madre che non vuole cedere ai rilievi intempestivi del Ris, all'archiviazione della denuncia, all'aggressione subita al cimitero, agli sguardi torvi ricevuti e a qualche parola sopra le righe che è costretta a sentire. Va avanti, Liliana. E chi la conosce scopre che dietro l'aspetto apparentemente ruvido di indomita lottatrice per la giustizia e la verità, scopre una donna intelligente, coltissima, acuta, brillante nel suo amaro sarcasmo che utilizza come arma per continuare la sua battaglia…

 

Deborah Cartisano
E’ figlia di Lollò Cartisano. Lollò viene rapito il 22 luglio 1993 davanti alla sua casa al mare a Bovalino. I sequestratori sorprendono Cartisano e la moglie Mimma in macchina. La moglie viene stordita con un colpo in fronte e abbandonata, mentre il marito viene sequestrato. Nonostante il pagamento di un riscatto, il fotografo non viene riconsegnato alla famiglia. La famiglia decide allora di mobilitarsi e di far sentire la propria voce, scendendo più volte in piazza.
Dopo i molteplici appelli della famiglia e le lettere scritte annualmente dalla figlia Deborah, nel 2003 giunge alla famiglia la lettera anonima di un carceriere che si dichiara pentito e implora il perdono della famiglia. Il carceriere indica il punto, fra Bovalino e San Luca, , dove è sepolto il corpo di Lollò e imputa la sua morte ad un incidente di percorso. Deborah decide di rimanere a Bovalino per trasformare le sue lacrime in gocce di rugiada per altri …

 

La Calabria Civile Esiste !




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