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Lo Stato Economia e lo Stato Politico: un processo in un mondo dei mercati e del Pensiero di Micol Bruni

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Lo Stato Economia e lo Stato Politico: un processo in un mondo

dei mercati e del Pensiero

 

 

di Micol Bruni

 

 

C’è ormai uno Stato Economia e uno Stato che risente degli echi di una tradizione politica ben espressa all’interno dei processi culturali che sono però mancanti nell’attuale società. Non abbiamo mai superato quel familiamo amorale di cui parlava l’antropologia culturale. Ma in quel tempo, in una civiltà contadina e vivibile in un contesto contadino – agrario che ancora mal comprendeva una struttura di Paese avanzato nel posto mondo contadino.

Nel corso degli ultimi decenni del Novecento lo Stato Economia ha preso il chiaro sopravvendo nei confronti dello Stato Politico. La storia contemporanea, dal punto di vista ideologico, è ciò che è stata la filosofia che si è intrecciata intorno al contesto dell’Unità d’Italia. Falsamente il Risorgimento è stato considerato il tempo delle ideologie e dei processi politici. È piuttosto da considerarsi come un’Età in cui l’economia ha dominato il pensiero politico.

L’Unità d’Italia non nasce intorno ad una visione politica o soltanto geo-politica. Ma nasce intorno a una supremazia dell’economia sulla politica. Infatti l’Unità d’Italia è uno scontro tra il Regno di Napoli che ha significato il Banco di Napoli e l’economia sabauda con ciò che è stata l’espressione di una economia dello sviluppo negli Stati Austro – Ungarici. Così successivamente.

I due Presidenti del Consiglio che hanno caratterizzato l’inizio del Novecento sono stati Giolitti che conosceva bene il raccordo tra economia e politica ed ha avuto sempre piena consapevolezza che la politica senza una economia avanzata si ferma al primo binario morto e Antonio Salandra che da meridionale e meridionalista puntava sui ceti agrari ma non aveva mai smarrito l’importanza di ciò che avrebbe significato il mondo operaio, l’impresa e le industrie dal Nord al Sud. Ma il concetto di Stato Economia, nel mondo moderno, ha radici profonde.

La Firenze del Rinascimento e il mondo finanziario rinascimentale trovano la loro funzione prospettica nel passaggio tra una economia del mondo principesco ad un mondo semi rurale ad un mondo di borghesia avanzata. Potrà sembrare anacronismo usare il termine di “borghesia” o di capitalismo o di classi. Ma Marx non ha inventato nulla. Era già tutto in fieri nel raccordo e nel rapporto tra finanza economia, elitaria, economia di sviluppo, economia da attuare all’interno del peso specifico delle realtà geografiche.

È naturale che Firenze aveva la sua civiltà elitaria, ma Napoli aveva la sua nobiltà. In entrambi le realtà il distinguo veniva considerato nello sviluppo tra economia della politica e strati finanziari applicati ad una progettualità politica. C’è da non dimenticare che lo Stato Economia è quello che ha reso l’Italia tra le capitali dell’Occidente sviluppato e in sviluppo, ma questo è nato, comunque, da uno Stato Pensiero che si è intrecciato tra l’idea della politica e la filosofia della politica.

In un Novecento lacerato da guerre e da conflitti ideologici lo Stato Pensiero non ha avuto la capacità di confrontarsi con lo Stato Economia. Questo è un punto nodale che resta in una discussione in cui la crisi ha toccato gli spazi vari delle finanze e delle culture, ma resta, comunque, uno snodo per cercare di comprendere, sul piano del diritto o dei diritti, una società a mosaico all’interno di civiltà frammentate.

Ormai la questione non interessa soltanto l’Italia. Ma è l’Europa che è diventata centrale in uno Stato Vittima. Comunque c’è una Ragione dell’Economia che tocca sia l’Occidente che l’Oriente e l’Europa non è più cerniera, ma  sta per diventare confine sia in una attualità geo – politica sia in una geografie delle nuove turbo-economie.

Lo Stato Economia deve recuperare la centralità delle Europe. I Paesi dell’est restano ancora frontiere in rottura. Il Mediterraneo è una linea costantemente a rischio. L’Occidente americano o i territori occidentalizzati sono in sofferenza. Questo Stato Economia resta, comunque, il piedistallo di una espressione politica che deve recuperare il senso del pensiero e della filosofia.

Lo Stato Economia non può più “risentire” dei processi storici. Deve realizzarsi, nello Stato della Politica, come nuovo processo di sviluppo tra i mercati che dominano la scena di questo nostro mondo contemporaneo.

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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L'azione e la poesia del D'Annunzio che segna il Novecento di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni - di Marilena Cavallo

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L’azione e la poesia del D’Annunzio che segna il Novecento di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni. Un percorrere le vie dell’incanto e della guerra in “Io ho quel che ho donato”

 

 

 

di Marilena Cavallo

 

 

 

Qual è il punto di contatto tra il Gabriele D’Annunzio del “mito” dell’interventismo e il D’Annunzio de “La pioggia nel pineto”? C’è un filo che si stende, si riavvolge e si intreccia tanto da formare una vera e propria ragnatela nella metafora dell’uomo che ha tanto vissuto e troppo amato.

Tra le due stagioni si avverte il panico senso della metafora che da contemplazione diventa azione. L’amore contemplato di Ermione è nel simbolico ed emozionante vissuto di un’esistenza giocata nella capacità del rischio e nel coraggio delle scelte di un amore sempre inseguito, sempre travagliato, sempre tratteggiato da Barbara Leoni al grande amore per Eleonora Duse, che trova il suo dolore ma anche la sua ambiguità nel romanzo chiave che è “Il fuoco” che è proprio del 1900.

L’azione e la guerra che lo vedono protagonista, da Fiume al “testamento” de “La Carta del Carnaro” attraversando la Grande Guerra sino alle soglie del Fascismo, fanno della sua letteratura un poema che è proprio raccontato con una frase che resta un inciso non solo nel marmo ma nella coscienza del Novecento letterario e storico: “Io ho quel che ho donato”.

Recuperando questa frase “sibillina”, ma anche molto precisa conoscendo la vita e l’opera di D’Annunzio, Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni scrivono e pubblicano un libro, chiarificatore sia in termini di proposte tematiche sia sul piano caratterizzante in riferimento a delle scelte e a delle proposte dannunziane, dal titolo, appunto: “Io ho quel che ho donato” (Editrice Nemapress), con il contributo di critici letterari appartenenti all’Associazione Internazionale dei Critici Letterari, il quale sarà presentato il prossimo 3 marzo a Taranto.

Infatti oltre alle due parti centrali dedicate a “Il tragico in D’Annunzio” di Pierfranco Bruni e “D’Annunzio, perché il ‘Verso è tutto’” di Neria De Giovanni, il lavoro si arricchisce di brevi scritti di Arjan Th. Kallço su “Contributi sul poeta Gabriele D’Annunzio in Albania”, di Valentina Piredda su “Corpi dannunziani in Austria. Esempi d’arte”, di Emanuela Forgetta su “D’Annunzio in Catalogna”, di André Ughetto su “Gabriele D’Annunzio, français de coeur” (scritto completamente in lingua francese), di Stefan Damian su “Gabriele D’Annunzio in romeno”, di Andrea Guiati su “Gabriele D’Annunzio in America”.

Si tratta di un libro importante, composito e proiettato verso un dibattito che si apre ad una prospettiva non solo di contestualizzazione storico – letteraria ma anche estetica e critica oltre alcune “forme accademiche” come ribadiscono gli stessi autori. Il lavoro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, il libro porta in copertina un dipinto di Romaine Brooks, che si trova al Museo Nazionale d’arte moderna “Georges Pompidou” di Parigi, dal titolo: “Gabriele D’annunzio le poéte ex exil”, datato 1912, ha una sua modernità “straziante”.

Nel tragico di Bruni c’è l’estetica ma anche il sublime dell’alchimia con una chiave di lettura, come è consona ormai in Bruni, che è quella di raccordare la letteratura al mistero e in questo caso all’alchimia. Tanto che legge D’Annunzio attraverso gli strumenti dei simboli sciamani: soprattutto negli ultimi capitoli.

Nel senso poetico della De Giovanni c’è il recupero tout court del sensibile linguaggio ad una poesia che trova nelle Laudi il principio portante di una poesia tutta nuova ben radicata nella contemporaneità. In Pierfranco Bruni l’interpretazione vitale di un Oriente magico convive con la poesia di D’Annunzio. In  Neria De Giovanni il “colloquiare” tra D’Annunzio e Ungaretti resta centrale, anche per una comprensione di ciò che sarà tutta la poesia italiana a partire dall’Ermetismo in poi.

Comunque, attraversando le pagine di Bruni e della De Giovanni non c’è soltanto un D’Annunzio ripreso e riletto completamente grazie ad una sintesi necessaria propria all’interno della critica letteraria, c’è anche l’essere scrittore e l’essere critico letterario (Bruni e De Giovanni insieme e separati) che si confrontano con il Vate.

Non compiono un’operazione letteraria soltanto. Ma Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni “usano” D’Annunzio, e lo fanno conoscendolo in tutti i particolari, per raccontare stagioni di letteratura e per porre all’attenzione il ruolo dello scrittore nel nostro tempo. Proprio per questo sottolineano la necessità e il bisogno di leggere D’Annunzio con gli strumenti della contemporaneità. Un libro intrigante che fa discutere.

 

Marilena Cavallo, Neria De Giovanni, Gerardo Picardo, Pierfranco Bruni




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Il Comune di Santo Stefano premia l'attore Gabriel Garko

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Il Comune di Santo Stefano d'Aspromote (Reggio calabria) premia l’attore Gabriel Garko. A consegnare ieri sera la targa all’artista torinese, in una gremita aula consiliare del palazzo comunale, il vice sindaco Annunziato Priolo e l’assessore al Turismo Francesco Cannizzaro abile a strappare all’attore la promessa di ritornare a vedere le bellezze Aspromontane e perché no, coinvolgere anche i ragazzi di Santo Stefano nella realizzazione di cortometraggi. Una giornata davvero intensa quella di ieri per l’attore Garbo protagonista del progetto “CinemaLab – La fabbrica dei sogni”, libro edito da Universitalia e scritto a quattro mani con Caterina Cecilia Maesano Monorchio e Luigi Boccia. A firmare la prefazione del libro, pubblicato con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria, è lo stesso Garko docente anche del percorso didattico in atto al Liceo scientifico “Vinci” diretto dalla Dirigente Giuseppina Princi che avvicina il cinema ai ragazzi e, alla fine, si concluderà con la realizzazione di diversi cortometraggi. 
“Più che mettere a disposizione il cinema ai ragazzi mettiamo a disposizione la Calabria al cinema – afferma Garko dopo aver ricevuto la targa dall’assessore Cannizzaro – Questo progetto permette non solo ai giovani di formarsi ma anche tirar fuori la vostra realtà, le bellezze di una terra che davvero non ha nulla da invidiare alle altre Regioni”.
E lo sa bene l’assessore comunale Cannizzaro che nel fare un plauso al vicepresidente della Provincia Gianni Verduci “per aver sposato un progetto che in sei mesi consentirà agli studenti reggini di lavorare e studiare gomito a gomito con esperti del settore”, anticipa “nei prossimi mesi, una serie di attività che coinvolgeranno la montagna e tutto il territorio aspromontano”.
“Il progetto Cinemalab è un percorso sperimentale che apre di sicuro nuove frontiere e vie di comunicazione privilegiate non solo con la città di Roma, ma anche con le principali capitali europee – afferma Cannizzaro – Un ringraziamento va agli ideatori del progetto, Caterina Cecilia Maesano e Luigi Boccia, che facendo un lavoro di ricerca e raccolta dati hanno fornito ai nostri ragazzi una guida sull’universo cinema. Il premio dato a Gabriel Garko è una manifestazione di stima per un uomo che, gratuitamente, ha messo a disposizione le sue competenze al servizio dei nostri studenti avvicinandoli al cinema, un occhio aperto sul mondo che aiuta a sognare e può essere un buon mezzo per tirar fuori i talenti locali e il vero volto della Calabria”.

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Pisapia: "Per Expo Milano sará una palestra a cielo aperto"

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Milano, 21 febbraio 2014 – “La partecipazione di Technogym a Expo Milano sarà un’alleanza vincente. In linea con le politiche di benessere che Milano sta perseguendo nella sua azione di costruzione di una città attenta ai bisogni della persona: dall’alimentazione alla salute e al benessere in generale. L’obiettivo è creare possibilità di sport per tutti, mettere  in movimento chi vive e lavora in città ricorrendo agli strumenti più innovativi che la tecnologia mette a disposizione: fare così di Milano una Palestra a cielo aperto. Innovazione, design, cultura sono le eccellenze che hanno fatto di Milano un portabandiera dello stile di vita italiano. Sono le stesse qualità che hanno fatto di Technogym un leader mondiale del benessere, un settore cui vanno sempre di più le attenzioni delle politiche pubbliche per garantire la salute e rendere più sostenibile la vita delle persone”.

Lo ha dichiarato il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia in occasione della presentazione della partnership tra Technogym ed Expo Milano 2015 svoltasi oggi a Palazzo Lombardia. 
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Rifiuti, presentato esposto alla Procura contro il conferimento alla discarica di Celico

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Cosenza, 21 febbraio 2014                                                        

 

Emergenza rifiuti, in strada c’è l’ennesimo fallimento della classe politica

I volontari del Treno Verde a sostegno del presidio alla discarica di Celico. Presentato un esposto alla Procura della Repubblica contro la decisione di conferire nel sito

 

Legambiente: “Subito un piano straordinario per combattere la dittatura della discarica, per promuovere il riciclaggio da raccolta differenziata e la prevenzione della produzione dei rifiuti”

 

I volontari di Legambiente si sono schierati, questo pomeriggio, a fianco dei manifestanti al presidio alla discarica di Celico per protestare contro l’ennesimo insopportabile atto di arroganza nella gestione calabrese dei rifiuti. L’associazione ambientalista - che in questi giorni sta facendo tappa alla stazione di Cosenza con il Treno Verde (la storica campagna realizzata in collaborazione con Gruppo Ferrovie dello Stato per monitorare la qualità dell’aria e l’inquinamento acustico delle città italiane) - si schiera a fianco dei cittadini e dei movimenti presentando una denuncia alla Procura della Repubblica per evitare l’ennesimo scempio legato alla gestione dell’emergenza rifiuti in Calabria.

 

“Un’emergenza rifiuti che ci trasciniamo dagli anni ’90 senza alcun percepibile miglioramento – accusa Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria - Prima un lunghissimo commissariamento fallimentare nelle sue azioni così come la fase ordinaria susseguita in questi mesi che ha solo pensato a gestire l’emergenza e nulla proponendo tranne una corsa sfrenata alle discariche. La Regione Calabria ancora una volta si contraddistingue per una totale assenza di politiche per la prevenzione dei rifiuti e per contrastare le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: una situazione che i calabresi vogliono lasciarsi alle spalle, ma servono decisioni coraggiose e politiche adeguate che ad oggi non si intravedono”.

                 

Legambiente propone un piano  straordinario che incentivi la raccolta porta a porta soprattutto dell’organico, porti alla realizzazione di tanti impianti di digestione anaerobica e compostaggio e di centri comunali di raccolta, preveda il divieto di conferimento in discarica dei rifiuti non pretrattati, partendo da un accordo efficace, efficiente e trasparente con i Consorzi di filiera per il riciciclaggio dei materiali differenziati.

 

Quello messo in atto in questi anni - secondo Legambiente - è un sistema inefficiente che basa tutto sulle discariche con quelle pubbliche ormai prossime alla saturazione e con le aree private non in grado di assicurare allo stato lo smaltimento degli scarti di lavorazione e del rifiuto tal quale eccedente la capacità di trattamento impiantistico. E’ sbagliato che la maggioranza del Consiglio Regionale abbia apportato una modifica legislativa che permette di utilizzare le volumetrie autorizzate ai privati; la gestione dei rifiuti deve essere in mano pubblica per combattere le illegalità diffuse e gli appetiti delle ecomafie.

Le ordinanze del Presidente Scopelliti di conferire il tal quale non fanno che aggravare una situazione di grande emergenza che è sotto gli occhi di tutti. Quest’ennesima decisione sembra favorire gli interessi dei privati e impedisce l’avvio della gestione virtuosa del ciclo integrato dei rifiuti. “Abbiamo proposto soluzioni e alternative alle linee guida approvate dalla Giunta Regionale ben un anno fa – accusa ancora Falcone - Abbiamo necessità di avere impianti di compostaggio e declinare risorse e azioni per addivenire alla raccolta differenziata porta a porta spinta, la sola che può farci uscire dalla perenne e continua emergenza. Per ridurre i conferimenti in discarica la Regione utilizzi la leva economica, rendendo più costosa questa modalità di smaltimento, come fatto con successo negli ultimi anni in altre regioni, a partire dalla Sardegna e dalle Marche. I Comuni invece devono domiciliarizzare la raccolta differenziata in tutto il territorio urbano. Solo così, e con una rete di impianti di riciclaggio ancora tutta da costruire, potremo lasciarci alle spalle la lunga stagione delle mega discariche. Attendiamo su questo fronte un segnale di forte discontinuità rispetto al passato dalla politica locale.”

 

In questo scenario i pochi sono i comuni virtuosi vedono svanirsi e soffocarsi l’impegno e i risultati raggiunti.  “L’aumento della produzione di rifiuti e la discarica come principale opzione di gestione sono due emergenze che l’Italia non ha mai affrontato con determinazione – dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente. Per risolverle serve il coraggio della politica, sia a livello nazionale che a livello locale. Il sistema impiantistico pubblico in Calabria è assolutamente inadeguato e deve voltare pagina. Serve un programma straordinario di ammodernamento impiantistico finalizzato al nuovo scenario fondato sul riciclaggio e sulle auspicate politiche di prevenzione che ad oggi sono ancora un miraggio. In questo nuovo scenario non capiamo assolutamente la necessità di realizzare nuovi impianti di trattamento dei soli rifiuti indifferenziati e nuove discariche, quando sarebbe invece fondamentale avviare nuove soluzioni impiantistiche finalizzate al riciclaggio a servizio della raccolta differenziata. Così perseverando non si vede la fine. Occorre una forte inversione di tendenza ed una assunzione di responsabilità di tutta la classe politica e dirigente della Regione”.

 

L’emergenza rifiuti rischia ora di distruggere anche ciò che di buono era stato fatto fino ad ora da parte di alcuni Comuni. La Calabria (secondo il report Rifiuti, riferito all’anno 2012, pubblicato dall’ArpaCal) nel suo complesso passa dall’11,61% del 2011 al 16,34% del 2012 di raccolta differenziata. I rifiuti ci sommergono nonostante il calo di rifiuti urbani complessivamente prodotti (730mila tonnellate del 2012 rispetto alle 886 mila tonnellate del 2011). Si segnalano molti esempi virtuosi: provincia di Catanzaro (Pianopoli 62,77% - Sellia 46,94% - Albi 42,75%), provincia di Crotone (Melissa 22,20% - Rocca di Neto 19,23% - Crotone 18,34%), provincia di Cosenza (San Fili 72,66% - Vaccarizzo Albanese 63,46% - Bocchigliero 61,92%), provincia di Reggio Calabria (Roccella Jonica 72,61% - Cittanova 44,13% - Taurianova 30,97%), provincia di Vibo Valentia (Rombiolo 43,89% - Limbadi 36,31% - Puzzoni 36,21%).

Proprio per dare un impulso ai comuni virtuosi, per generare una competitività positiva per eccellere, per far meglio e di più nella raccolta differenziata, per dire che anche in Calabria nel tema dei rifiuti un’altra gestione è possibile”, il Treno Verde ha promosso oggi presso la Sala Coni di piazza Matteotti a Cosenza, il confronto pubblico sul tema: “Buone pratiche di raccolta differenziata per superare l’emergenza rifiuti: esperienze campane e calabresi a confronto”. Un incontro, in corso nel pomeriggio, alla presenza di Stefano Ciafani, vice Presidente nazionale Legambiente; Francesco Falcone, Presidente Legambiente Calabria, Valerio Calabrese, segreteria regionale Legambiente Campania; Fabio Costarella, Responsabile CONAI centro Sud; Gianluca Bertazzoli, Responsabile Comunicazione e relazioni esterne COREPLA; Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza; Mario Albino Gagliardi, Sindaco di Saracena; Rachele Scalise, Direttore Ecologia Oggi; Francesco Pugliano, Assessore Regionale all’Ambiente.

 

 

 

 

Il Treno Verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane,

con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

 

Partner:Ecolamp, Renovo, Weber - Saint Gobain

Media Partner: La Nuova Ecologia, MiniMega Pubblicità, Rinnovabili.it

 

Si ringraziano il Museo A come Ambiente di Torino per le installazioni interattive e l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma (Corso di Interior and Industrial Design / AAntFactory) per aver progettato la mostra del Treno Verde 2014.

 

 

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FURTO A CASA CICCIOLINA: NOMINATO PER LE INVESTIGAZIONI IL LEGGENDARIO AVVOCATO LUCA DI CARLO

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Roma 21 febbraio 2014. L’altro ieri in Roma zona Cassia hanno rubato da un locale box di Ilona Staller in arte Cicciolina tutta la sua collezione privata ed unica relativa al materiale storico dall’anno 1974 ad oggi riguardante supporti musicali contenenti canzoni cantate da Ilona Staller, supporti audio – video  tra cui quello contenente il film dal titolo “il giorno di Ilona”, stampe, fotografie, negativi, diapositive inedite che espongono l’immagine di Ilona  Staller e del personaggio Cicciolina anche con Koons, Moana Pozzi, e tanti altri personaggi. Il materiale storico rubato ha un valore inestimabile e comunque oggi potrebbe avere una quotazione di circa venti milioni di euro. Ilona Staller ha immediatamente denunciato il fatto alle autorità competenti. È stato dato incarico investigativo suppletivo al leggendario avvocato Luca Di Carlo, celebre avvocato delle star internazionali, al fine di reperire elementi utili idonei a fare chiarezza sull’evento. La ricerca della refurtiva è iniziata. Il furto è stato probabilmente commissionato allo scopo di lucrare in Italia o all’estero sul prezioso ed unico materiale storico di proprietà della diva Ilona Staller.        


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Milano. Pisapia, manifestare e' un diritto, ma no violenze e danneggiamenti

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Il Sindaco, isolare i violenti, danni dovranno essere risarciti


Milano, 22 febbraio 2014. “l diritto a manifestare il dissenso deve essere difeso e garantito, si tratta di un diritto fondamentale per il quale mi sono sempre battuto. Nessuno però può permettersi di considerare una manifestazione, che è legittima in quanto pacifica, come l’occasione per deturpare e danneggiare la città o, peggio, come avvenuto la scorsa notte, per azioni violente. Tutti, compreso chi ha manifestato con la sola intenzione di esprimere le proprie opinioni, devono prendere le distanze da chi ha compiuto gesti inaccettabili. Chi non rispetta la città, che è un bene di tutti, dovrà risarcire i danni che ha causato a tutta la collettività”.

Lo afferma il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia.


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Piazza Fontana. Inaugurata la fontana restaurata del Verziere la piu' antica di Milano

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Rozza: “Restituito alla città un monumento storico grazie a un approfondito intervento conservativo” 

Milano, 22 febbraio 2014 – È stata inaugurata stamattina la fontana restaurata del Verziere, la più antica della città, collocata al centro di piazza Fontana. I lavori, iniziati lo scorso ottobre, hanno riguardato la pulitura del monumento e della pavimentazione, per un importo di circa 50 mila euro. 

“Questo intervento, che fa parte di un piano di valorizzazione di 25 piazze e fontane della città, restituisce ai milanesi una fontana storica nella sua forma originale. Il restauro conservativo consente di ammirare un monumento la cui bellezza era rimasta oscurata dal progressivo deposito di smog e incrostazioni”, ha detto l’assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza. 
  
L'intervento conservativo ha consentito la rimozione delle patine biologiche depositate sulle superfici. Sono stati attentamente rimossi anche i depositi e le incrostazioni che si erano formati sulle componenti architettoniche e le superfici decorate che compongono la fontana. Si è proceduto con interventi di carattere non invasivo realizzati da personale qualificato, in considerazione del fatto che il monumento è vincolato dalla Soprintendenza ai beni Culturali e Architettonici. L'intervento conservativo è stato completato con il rifacimento generale di tutte le sigillature in corrispondenza dei giunti delle componenti architettoniche e con l'intervento di pulizia e protezione con specifiche cere microcristalline delle quattro maschere leonine in bronzo collocate sulla parte esterna della vasca più grande. 

La Fontana del Verziere, nota anche come la Fontana del Piermarini, fu la prima fontana di Milano: comparsa verso la fine del ‘700, fu voluta da Maria Teresa d'Austria nel luogo dal quale fu allontanato il "Verzee" - il mercato ortofrutticolo cittadino - dell'Arcivescovo. La realizzazione della fontana fu affidata dal Conte Carlo di Firmian, plenipotenziario dell'Imperatrice, all’architetto Giuseppe Piermarini che dal 1770 era stato nominato "Imperial Regio Architetto".  Nell'elaborazione del progetto della nuova fontana, Piermarini fu affiancato da un altro artista dell'Accademia di Brera, lo Scultore Giuseppe Franchi, autore delle sirene e dei delfini che ornano il manufatto nella parte centrale decorata. 

Il manufatto architettonico fu posto in opera tra il 1781 e il 1782 nell'ambito di un progetto più ampio di risistemazione della piazza. Nell'ultimo secolo la Fontana del Verziere è stata interessata da tre interventi di restauro conservativo, effettuati nel 1951, nel 1997 e nel 2003. 

Le 3   foto della fontana restaurata. 
Per la pubblicazione i credits sono: Ufficio Fotografico Comune di Milano. 
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Dedicato a Massimiliano Girone e Salvatore La Torre

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Reggio Calabria 22 febbraio 2014 - Dopo due anni di vigile sonnolenza, all’indomani dall’avvento dell’era della “rottamazione”, le Istituzioni tutte  hanno preso coscienza che due Servitori della Patria, vivono innocenti lontani dai loro affetti, sequestrati dall’unica nazione al mondo ad avere problemi ben più gravi di quelli che affliggono la nostra  nell’amministrare la “giustizia”. 
Il brusco risveglio, ha coinvolto tutti e la scossa registrata è stata di una tale intensità da raggiungere i luoghi più lontani dal centro del potere e pervenire fino alla punta più estrema dello stivale risvegliando anche ciò che di più immobile può esistere!!!
Con piacevole “sbigottimento” registriamo, pertanto, la sorprendente presa di posizione in favore di Salvatore Girone e Massimiliano La Torre di alcuni nostrani padri della Patria: all’alba del 22 febbraio 2014, infatti, il più volte Ministro Giuseppe De Nava, il fratello muratore già consigliere comunale e assessore della città della fata Morgana Biagio Camagna ed infine, le bronzee figure di eroi che offrirono il petto al piombo austriaco, dopo decenni di “immobilismo” al centro delle piazze reggine, animate da indomabile spirito patriottico, hanno deciso di indossare la COCCARDA GIALLA, dimostrando tangibilmente la vicinanza e tutta la solidarietà delle istituzioni nazionali, locali, delle forze armate, delle associazioni tutte (segrete e semi-segrete) ai due fucilieri di marina. 
Alla luce di tali straordinari avvenimenti, celebriamo oggi la giornata dell’orgoglio e del riscatto e ci uniamo con una sola voce al coro: SALVATORE E MASSIMILIANO LIBERI SUBITO!!!!

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Smog a Cosenza gli inquinanti sfiorano i limiti di legge. Rumore "fuorilegge". Ai cittadini nessuna informazione aggiornata sulla qualità dell'aria

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Cosenza, 22 febbraio 2014                                                              

Smog, gli inquinanti sfiorano i limiti di legge. Rumore "fuorilegge"

Ai cittadini nessuna informazione aggiornata sulla qualità dell'aria

 

Alte concentrazioni benzene: sotto accusa il parco vetture: il 56,7% delle auto ha un'età superiore agli otto anni

  

Legambiente: "Nelle ore di punta inquinanti alle stelle. Tutelare la salute dei cittadini partendo da una nuova visione della mobilità urbana fino alla gestione dei rifiuti. Il Comune approvi subito il piano di zonizzazione acustica che la legge impone da oltre quindici anni"

 

Inquinanti alle stelle nelle ore di punta e decibel "fuorilegge" anche e soprattutto in zone che dovrebbero essere dichiarate sensibili. Proprio sul "rumore" nessuna azione viene intrapresa dall'ente comunale, visto che – così come in quasi tutta la Calabria – manca il piano di classificazione acustica che la legge impone agli enti da almeno quindici anni. Ma ai cittadini viene negata anche la possibilità di essere informati sulla qualità dell'aria che respirano: impossibile dai siti internet istituzionali conoscere le concentrazioni di inquinanti presenti in atmosfera (gli ultimi dati pubblici sono del 2012) violando palesemente l'attuale normativa che impone un report quotidiano e di pubblico accesso. Da Legambiente l'appello a Comune, Regione e ArpaCal di avviare le necessarie azioni per meglio monitorare l'inquinamento nelle città calabresi a avviare azioni immediate a tutela della salute dei cittadini partendo da una nuova visione della mobilità urbana fino alla gestione dei rifiuti.

 

E' questa l'istantanea scattata dal Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane, la campagna itinerante realizzata con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Mare. Il bilancio finale della seconda tappa del tour 2014 del convoglio ambientalista è stato presentato questa mattina in conferenza stampa da Serena Carpentieri, responsabile Treno Verde di Legambiente; Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria e Luca Ricciardi, responsabile laboratorio qualità dell'Aria di Italcertifer.

Il monitoraggio è stato effettuato dal Laboratorio Mobile Qualità dell'aria di Italcertifer, per 72 ore consecutive, in via Panebianco, all'altezza del civico 182, nelle vicinanze dell'incrocio con la sopraelevata via Padre Giglio. Oltre ai valori del PM10 e benzene, sono state raccolte informazioni sulle concentrazioni nell'aria di biossido di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo e ozono.

Un ulteriore impianto fisso è stato allestito al civico 51 di via Cesare Gabrile, nei pressi dell'Asilo Nido Piccoli Spassi, per monitorare l'inquinamento acustico. Da quest'anno il Treno Verde tiene sotto osservazione anche il PM 2,5 con l'obiettivo di tenere alta l'attenzione anche sulla frazione di polveri più dannose per la salute e di pretendere che a livello europeo e nazionale siano adottati valori limite più stringenti e maggiormente, idonei a tutelare la salute dei cittadini, fissando valori giornalieri o più a breve termine oltre il valore obiettivo come media annua attualmente vigente.

Anche se durante i tre giorni di rilevamento non sono stati superati i limiti di legge si è registrato nei pressi del laboratorio un aumento del traffico stradale nelle ore di punta durante le quali si sono verificati aumenti significativi dei valori di concentrazione di polveri sottili, benzene e biossido di azoto. I primi due valori hanno raggiunto  valori massimi rispettivamente di 79 μg/m3 e 9,9 μg/m3, risultando quindi superiori ai limiti di legge (Decreto Legislativo 155/2010), anche se quest'ultimi riferiti rispettivamente ad una media giornaliera ed ad una media annuale. Il PM2.5 ha fatto registrare la massima media giornaliera pari a 37 μg/m3 superando il limite di legge di 25 μg/m3, quest'ultimo però riferito a una media annua. Sotto attenzione va mantenuto anche il benzene che ha fatto registrare la massima media giornaliera pari a 5 μg/m3 eguagliando il limite di legge, anche questo riferito a una media annua. Il PM10, infine, non ha superato, come media giornaliera, il limite di 50 mg/m3, raggiungendo però la massima media giornaliera di 49 mg/m3.

 

Da segnalare che, durante le notti tra martedì 18, mercoledì 19 e giovedì 20, si sono registrati aumenti considerevoli di tutti i principali inquinanti monitorati derivanti da processi di combustione, plausibilmente attribuibili agli atti vandalici verificatisi in vari punti della città che hanno causato incendi dolosi dei rifiuti solidi urbani ammassati per le strade cittadine. Tali eventi hanno sicuramente influito innalzando le medie giornaliere delle concentrazioni degli inquinanti monitorati, soprattutto benzene e polveri sottili. Una ulteriore dimostrazione della pericolosità dell'emergenza rifiuti che vive la città.

I volontari del Treno Verde hanno condotto anche un monitoraggio itinerante, passeggiando per le vie della città grazie a uno strumento, messo a disposizione da Italcertifer, in grado di rilevare in tempo reale le concentrazioni nell'aria delle polveri sottili, simulando, quindi, i livelli di inquinamento che si "respirano" muovendosi. L'esperimento è stato condotto nel pomeriggio del 19 febbraio dalle ore 12 alle ore 14 (partendo da via Padre Giglio, passando per viale Mancini, piazza Loreto, piazza Bilotti, piazza Europa fino ad arrivare in via Panebianco) e facendo registrare due medie orarie di PM10 pari a 13 µg/m3.

 

"La qualità dell'aria delle città italiane rappresenta ancora oggi una sfida tutta da giocare dagli amministratori per tutelare ambiente e salute dei cittadini. La Comunità europea aveva sancito il 2013 come "anno dell'aria" e purtroppo gli obiettivi che si erano immaginati dovranno ancora una volta essere spostati in avanti nel tempo - sottolinea Serena Carpentieri, responsabile del Treno Verde di Legambiente - Nell'ultimo rapporto dell'Agenzia Europea per l'ambiente si evidenzia come circa il 90% delle persone che vivono nei centri urbani dei paesi dell'Ue sia costantemente esposto ad una concentrazione di inquinanti superiore ai limiti oltre i quali, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è ritenuta a rischio la salute delle persone. Anche a Cosenza, così come in tutta la Calabria, restano problemi di criticità. I valori di PM10 e PM2,5 non hanno superato la soglia limite nei nostri tre giorni di monitoraggio, ma ci sono stati picchi molto elevati che impongono di mantenere alta l'attenzione. Picchi che si sono raggiunti soprattutto durante le ore di punta, a testimonianza di ciò che diciamo da tempo: la mobilità urbana va assolutamente rivoluzionata se si vuole salvaguardare la qualità dell'aria e di conseguenza la salute dei cittadini".

 

Tra gli inquinanti più pericolosi riscontrati vi è, oltre il PM10, soprattutto il benzene. Gli alti livelli registrati nella città di Cosenza potrebbero essere ricondotti anche alla scarsa "qualità" del parco auto. Il 56,7% delle auto circolanti - secondo un'elaborazione di Legambiente su dati Aci del 2011 – ha, infatti, un'età superiore agli otto anni, rispetto alla media italiana del 49,7%. Auto più vecchie che sono indubbiamente più inquinanti rispetto ai modelli in commercio nell'ultimo periodo. Analizzando il parco veicoli secondo l'anno di prima immatricolazione, addirittura il 31,7 per cento degli autobus, il 38,4 per cento degli autocarri merci, il 17,5 delle autovetture e il 19,5 per cento dei motocicli circolanti nella città di Cosenza superano i venti anni di vita. Numeri che non si discostano dalle altre realtà calabresi. Il vetusto parco veicoli (dati 2011) dell'intera Calabria – dove superano i venti anni il 28,4% dei bus, il 39% degli autocarri, il 17,8 delle vetture, il 18,7 dei motocicli e il 19 dei trattori stradali – non fa che peggiorare la già critica qualità dell'aria.

Che la "mal'aria" si ripercuota direttamente sulla salute dei cittadini lo testimonia anche un recente studio dell'Iarc, l'agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms (l'organizzazione mondiale della Sanità) che ha confermato che l'inquinamento dell'aria, oltre alla serie di danni per la salute, è anche un potente cancerogeno. Rispetto agli anni passati, oggi le istituzioni pubbliche hanno l'obbligo di informare quotidianamente i cittadini sui livelli di inquinanti nell'aria. Tranne in Calabria, dove non sembra possibile ricevere un'informazione dettagliata e immediata.

"In molti dei 409 comuni della Calabria manca un sistema di monitoraggio degli inquinanti atmosferici e dove presenti, invece, i cittadini hanno difficoltà ad accedere ai dati raccolti dalla centraline,  visto che non è possibile consultare quotidianamente sui siti internet di Comuni, Regione e ArpaCal i livelli di PM10 dei principali centri urbani – accusa Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – Anche a Cosenza accade la stessa cosa. L'ArpaCal ci mette a disposizione i dati fino al 2012. Il Comune nel maggio 2012 pubblicizzò ampiamente il progetto di una stazione di monitoraggio mobile per la rilevazione degli agenti inquinanti nell'area, ma da allora più nulla si è saputo. I cittadini hanno il diritto di essere informati sull'aria che respirano, lo impone la legge, prima ancora che il buon senso degli amministratori locali. Solo attraverso un monitoraggio costante e attento della qualità dell'aria è possibile intraprendere azioni mirate per ridurre la problematica, a partire dal confronto tra enti, associazioni e cittadini. In questi tre giorni di presenza del Treno Verde  - conclude Falcone - abbiamo lanciato le nostre idee per migliorare la qualità della vita in questa città: da una nuova visione della mobilità urbana, alla gestione dei rifiuti. Auspichiamo che il Sindaco e l'Amministrazione comunale sappiano cogliere quanto di propositivo è arrivato dalle nostre tre giornate di approfondimento".

 

Al momento gli unici dati disponibili sono i trend elaborati dall'ArpaCal nel periodo dal 2009 al 2012 rispetto alle due stazioni monitorate. All'ingresso "Sud A3 SA-RC" le medie annuali di Pm10 sono passate dai 30,76μg/m3 del 2009 ai 35,22μg/m3 del 2012. Alla "Città dei ragazzi" le concentrazioni medie sono state di 23,34 μg/m3 (2009), 32,49μg/m3 (2010), 25μg/m3 (2011), 23,8μg/m3 (2012). Valori che seppur sotto il limite richiedono una costante attenzione. L'inquinante biossido d'azoto (NO2), secondo l'ArpaCal, conferma invece una situazione critica soprattutto all'ingresso Sud A3 SA-RC.

 

"I rilevamenti del laboratorio mobile hanno purtroppo registrato una situazione di forte criticità per quanto riguarda l'inquinamento acustico, con decibel "fuorilegge" anche in zone che dovrebbero essere considerate "particolarmente protette – commenta Luca Ricciardi, responsabile laboratorio qualità dell'Aria di Italcertifer -.  Dall'esame dei dati raccolti nei tre giorni di registrazione in continuo, emerge un superamento dei limiti di legge di circa 3 e 6 dB(A) rispettivamente nei periodi diurno e notturno. In sintesi, durante il periodo diurno, i livelli orari rimangono costantemente oltre i 65 dB(A), con punte di circa 70 dB(A). Nei periodi notturni, si riscontra una variazione di valori dei Leq orari da 52 a 64 dB(A), in relazione alla diminuzione del traffico che si raggiunge a notte inoltrata. Più critica la situazione all'asilo nido Piccoli Spassi, dove nel periodo diurno lo sforamento dei limiti è di circa 10 dB(A)". L'ulteriore centralina per il rilevamento del rumore è  stata posta sul balcone dell'asilo nido privato proprio per dimostrare l'urgenza di tutelare i punti più sensibili dell'area urbana, dove dovrebbero essere messi in atto dei piani che tutelino la salute e il benessere degli studenti.

Contravvenendo a quanto da anni impone la legge, il Comune di Cosenza invece non si è mai dotato di un piano di zonizzazione acustica. Una situazione che si riscontra in tutta la regione, visto che non risulta nessun comune dotato di questo importante strumento. Questo, nonostante, sempre un maggior numero di studi stanno dimostrando che il rumore non è solamente un disturbo ambientale ma rappresenta anche una minaccia per la salute pubblica. Non provoca (o contribuisce) solamente fastidio e disturbi del sonno ma causa anche infarti, difficoltà di apprendimento e acufene.

Dopo la tappa cosentina – che ha fatto registrare a bordo del convoglio ambientalista la presenza, oltre che di tantissimi visitatori, di cittadini dell'intherland, ma soprattutto di studenti di ogni ordine e grado con anche più di 400 studenti delle scuole della provincia di Cosenza – il viaggio del Treno Verde proseguirà ora verso Potenza.

LE ANALISI DEL LABORATORIO MOBILE QUALITÀ DELL'ARIA DI ITALCERTIFER
Via Panebianco, 182, nelle giornate del 19, 20 e 21 febbraio 2014

Inquinanti monitorati

19/02

20/02

21/02

Limiti di legge

Pm10****

46

49

33

Limite giornaliero: 50
Superamenti annui consentiti: 35

Pm 2,5****

/

37

20

Limite medio annuo consentito: 25

Benzene **

5,0

4,7

4

Limite medio annuo consentito: 5

Biossido di Zolfo****

5,7

7,3

6,1

Limite sulle 24 ore: 125

Biossido di Azoto**

104

104

99

Limite orario: 200

Monossido di Carbonio***

1,1

1,1

0,8

Limite giornaliero su otto ore: 10

Ozono**

42

41

25

Livello di attenzione: 180
Livello di allarme: 240


LEGENDA
** microgrammi su metrocubo (µg/m3)  *** milligrammi su metrocubo (mg/m3)  **** microgrammi su metrocubo (µg/m3) — media su 24h
La normativa: i limiti di legge degli inquinanti sono fissati dal DL n. 155 del 13/08/2010 e s.m.i.

 

 

L'INQUINAMENTO ACUSTICO

Via Panebianco, 182*

19/02

20/02

21/02

Livello equivalente continuo diurno (6-22) dB(A)

68,0

67,6

68,3

Livello equivalente continuo notturno (22— 6) dB(A)

60,9

61,0

61,7


*Il Comune di Cosenza non ha un piano di zonizzazione acustica. E' stato presa come riferimento la classe IV - aree di intensa attività umana" con limiti acustici di immissione in Leq pari a 65 dB(A) in fascia diurna e 55 dB(A) in fascia notturna

Via Cesare Gabriele, 51 c/o asilo Nido Piccoli Spassi**

Dalle ore 15 del 19 alle 15 del 20/02

Livello equivalente continuo diurno (6-22) dB(A)

60,5

Livello equivalente continuo notturno (22— 6) dB(A)

50,2


**Il Comune di Cosenza non ha un piano di zonizzazione acustica. E' stato presa come riferimento la classe "I - Aree particolarmente protette" con limiti acustici di immissione in Leq pari a 50 dB(A) in fascia diurna e la classe IV - aree di intensa attività umana" con limiti acustici di immissione in Leq pari a 55 dB(A) in fascia notturna

 

 

 

 

 

Il Treno Verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane,

con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

 

Partner: Ecolamp, Renovo, Weber - Saint Gobain

Media Partner: La Nuova Ecologia, MiniMega Pubblicità, Rinnovabili.it

 

Si ringraziano il Museo A come Ambiente di Torino per le installazioni interattive e l'Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma (Corso di Interior and Industrial Design / AAnt Factory) per aver progettato la mostra del Treno Verde 2014.



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Luigi Palamara
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TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA - PROCLAMAZIONE STATO DI AGITAZIONE E RICHIESTA DI VERIFICA.

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SEGRETERIE TERRITORIALI

 

Reggio Calabria, 21/02/2014

 

AL PREFETTO

DI REGGIO CALABRIA

 

AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA

 

AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

 

AL MINISTRO DEGLI INTERNI

 

AL MINISTRO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

E LA SEMPLIFICAZIONE

 

ALL’ISPETTORATO GENERALE

DEL MINISTERO DEL GIUSTIZIA

VIA SILVESTRI, 243 – 00164 – ROMA

 

AL CAPO DIPARTIMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA

DOTT. LUIGI BIRRITTERI

C/O  MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

VIA ARENULA –ROMA-

 

AL DIRETTORE GENERALE

DOTT.SSA EMILIA FARGNOLI

C/O  MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

DIPARTIMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA

VIA ARENULA –ROMA-

 

AL DIRETTORE DELL’AGENZIA NAZIONALE PER I BENI CONFISCATI                                                                                                                           PREFETTO DR. CARUSO

 

E p.c.          AL PRESIDENTE DELLA CORTE

D’APPELLO DI REGGIO CALABRIA

AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI

REGGIO CALABRIA

 

 AL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO

DEL TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA

 

 AI SEGRETARI NAZIONALI

DELLE OO.SS. 

 

 

OGGETTO: TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA – PROCLAMAZIONE STATO DI AGITAZIONE E RICHIESTA DI VERIFICA.   

 

     Da alcuni anni, il Tribunale di Reggio Calabria, si trova in uno stato di emergenza, ed oggi, in particolare,  per ciò che concerne la gestione del settore civile.

     Dall’inizio del 2013, il settore civile, ha perso nove unità di personale (2 direttori amministrativi, 4 funzionari giudiziari, 2 cancellieri, 1 assistente giudiziario), passando da 54 unità di cui al provv.to dirigenziale del 28.4.09, a 35 unità. Per quanto riguarda il personale ausiliario si è passati da 5 a 3 unità.

        Ad aggravare una situazione già precaria, si è aggiunta la rideterminazione dell’area geografica  del Tribunale, con la soppressione della sezione distaccata di Melito Porto Salvo, senza adeguato riscontro di risorse umane, nonché il distacco presso l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati di Reggio Calabria di n. 4 unità di personale (tra cui tre cancellieri dell’Ufficio G.I.P. – G.U.P.)     

     Si è già provveduto ad invitare il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati di Reggio Calabria (senza ricevere alcuna risposta), affinché il personale del Suo Ufficio, venga reperito tra quello delle Amministrazioni in esubero,  in quanto, sebbene la normativa gli consenta il prelievo di tale personale,  occorre tener conto della situazione sopradescritta, che crea “un cattivo andamento nell’Amministrazione del Tribunale di Reggio Calabria”, in contrapposizione a quanto previsto dall’art. 97 della Costituzione.

 

     Dalla relazione del 24/12/2012, prot. int. n. 362/12,  inviata dal Dirigente Amministrativo al Sig. Presidente del Tribunale, si evince quanto segue: “Il Settore Civile richiede un cospicuo incremento di unità lavorative, e ciò per due motivi in particolare:

·         è il Settore cui, per le priorità riconosciute al Settore Penale ed alla Sezione GIP – GUP in particolare, sono state sottratte nel tempo diverse unità;

·         il numero dei magistrati è stato incrementato, così come vi è stato un utilizzo maggiore dei GOT per la gestione dei ruoli giurisdizionali e delle udienze.

     Occorrono  3 Funz. Giud. per sostituire 2 ex Canc. C1 che hanno lasciato l’Ufficio per pensionamento e per attività  di trascrizione atti e liquidazione spese di giustizia, 3 Canc. (I Sez. Civ., Lavoro e Vol. Giurisd.); e 2 tra Oper. Giud. e Ass. Giud. (dei quali uno all’ufficio Ruolo Generale), 2 Ausil. (Sez. Lavoro e Vol. Giurisd.).”

     Dalla relazione si evince altresì, che le pendenze complessive per il settore civile erano passate da 19.177 al 31.12.2008 a 22.590 al 31.12.2011.

  

     A fronte della situazione sopra evidenziata, il Presidente del Tribunale si è rivolto sia ai competenti Uffici Ministeriali, sia alla locale Corte d’Appello, per richiedere l’assegnazione di personale.

    

     La Corte d’Appello ha provveduto ad applicare qualche unità di personale, che di certo non ha risolto i problemi della Sezione. Attualmente risultano applicati e assegnati alla sezione civile quattro funzionari giudiziari, di cui due a tempo pieno e due per due giorni a settimana, per la durata di sei mesi (ad eccezione di una unità, applicata per due mesi).

 

     Il Presidente del Tribunale, a seguito di tale situazione e per consentire il miglior avvio del Processo Civile Telematico, con provvedimento del 29/11/2013, ha sospeso le udienze del contenzioso dal 02/12/2013 al 22/12/2013, dando atto, che malgrado l’applicazione a tempo parziale al settore civile di tutti i funzionari del settore amministrativo, si stanno verificando seri problemi, con accumulo di adempimenti arretrati ed impossibilità di far tempestivamente fronte alle esigenze dell’utenza.    

 

     Le scriventi OO.SS. hanno comunque richiesto al Presidente del Tribunale una riduzione dell’attività giurisdizionale, in quanto l’affiancamento dei G.O.T. ai Giudici Togati, ha comportato un surplus di lavoro, che ha gravato sul personale in maniera esponenziale, minando a parere delle scriventi, la salute dei lavoratori, ad oggi non sottoposti a sorveglianza sanitaria, per ritardi dovuti al  rinnovo della convenzione con il medico competente.    

 

     Il Presidente del Tribunale ha risposto che ciò non è possibile, in quanto un aumento delle pendenze comporterebbe un aumento delle attività delle cancellerie, che bisogna dare una risposta di giustizia ai cittadini e che l’attività posta in essere dal Tribunale di Reggio Calabria, fa parte delle best practices, citate ad esempio per gli altri Tribunali del territorio italiano.

     Lo stesso ha ringraziato il personale per l’attività svolta e per l’abnegazione nel lavoro,  ma i carichi di lavoro del personale, continuano a  rimanere eccessivi.

    

      In data 17/12/2013, una delegazione sindacale, si recava dal Dirigente Amministrativo del Tribunale di Reggio Calabria, per evidenziare la situazione insostenibile del settore civile, il cui personale è sempre piu’ gravato di carichi di lavoro e per chiedere l’emissione di provvedimenti di carattere strutturale, che dessero una continuità al lavoro, atteso che le applicazioni di personale esterno, che le applicazioni di personale provenienti dal settore amministrativo per due giorni a settimana (5 funzionari e un assistente), non avrebbero risolto i problemi. La soluzione proposta è stata quella di accorpare servizi anche di altri settori, per recuperare qualche unità di personale da utilizzare a tempo pieno. Solo così le applicazioni esterne, avrebbero potuto essere di sostegno al personale già assegnato stabilmente, per sopperire agli eccessivi carichi di lavoro.  

     Il Dirigente rispondeva che non aveva intenzione di emettere alcun altro provvedimento (nonostante le disposizioni di servizio adottate,  avrebbero dovuto essere temporanee). Solo di recente ha tolto qualche unità dalla turnazione. 

 

     Si evidenzia altresì che gli innumerevoli e continui ordini di servizio stanno creando una situazione di incertezza e di disagio nel personale (che è stato evidenziato con note a firma dei dipendenti) e nell’utenza.Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria ha espresso più volte il proprio disagio circa le problematiche in cui opera la classe forense.

 

     Premesso quanto sopra, le scriventi OO.SS. chiedono che:

1)      le Autorità competenti, assegnino al Tribunale di Reggio Calabria, il personale necessario per lavorare senza che possa essere intaccata la salute dei lavoratori, anche attivando le norme di legge già esistenti (vedi ad esempio l’art. 3 del D.L. 101/2013, convertito in L. 125/2013);

2)      che il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati di Reggio Calabria, non gravi sull’organico del Tribunale di Reggio Calabria, per garantire la funzionalità del proprio Ufficio, riportandosi a quanto detto in premessa;

3)      che la Procura della Repubblica accerti di chi siano le responsabilità in ordine al ritardo ormai datato nel tempo, per il rinnovo della convenzione con il medico competente, la cui nomina è obbligatoria ai sensi del d.lgs. 81/08, a pena di responsabilità penale;

4)      che si aggiorni il documento di valutazione dei rischi, con riferimento alla valutazione dello stress da lavoro correlato (art. 28 d.lgs. 81/08), datato 21/12/2011;

5)      che al fine di porre rimedio alla situazione sopradescritta e per tutelare l’integrità psico – fisica dei lavoratori, il Presidente del Tribunale, dia disposizioni, sino all’arrivo di nuovo personale, di limitare l’attività giurisdizionale, che non può essere più supportata dal personale in servizio, il quale può incorrere in errori od omissioni, passibili  di rischio di procedimenti penali, civili e amministrativo-contabili, nonché di stato di stress, pregiudizievole dello stato di salute dei dipendenti, oberati di lavoro;

6)      che il Dirigente Amministrativo riequilibri la distribuzione del personale tra i vari settori del Tribunale, in relazione ai carichi di lavoro;  

7)      che il Servizio Ispettivo valuti se l’operato dell’Ufficio,  sia adeguato (nonostante le difficoltà derivanti dalla mancanza di personale), ai fini di una corretta gestione amministrativa dello stesso,  nell’interesse dell’utenza e degli stessi dipendenti del Tribunale.

  

Per i motivi di cui sopra, le scriventi OO.SS. proclamano lo stato di agitazione del personale del Tribunale di Reggio Calabria e chiedono che il Prefetto esperisca il tentativo di conciliazione previsto dalla normativa vigente, al fine di evitare il ricorso ad eventuali legittime forme di lotta, tra cui lo sciopero. A tal fine chiedono che tra le parti interessate sia invitata la parte pubblica (Presidente del Tribunale e Dirigente Amministrativo), nonché il Direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati, S.E. Prefetto dott. Caruso.

 

Eventuali comunicazioni potranno essere inviate presso la sede della Federazione Conf.s.a.l. Unsa, via Paolo Pellicano, 30, 89128 Reggio Calabria – tel. e fax 0965/923521 – e mail unsaconfsal.rc@libero.it 

    

             CGIL FP                      CONF.S.A.L. UNSA                   FLP                        CISAL   

f.to  Cardullo Grazia               f.to Iannò Antonino         f.to Antonino Sergi   f.to Pugliese Santo


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LA SMENTITA - Maradona: "Nessun contratto per giocare a 53 anni nel Deportivo Riestra, ecco la verità"

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NAPOLI - Ci pensa Diego Armando Maradona in persona a smentire la "trovata pubblicitaria" del suo ritorno in campo da calciatore ripartendo da una serie "D", proprio mentre continua ad allenarsi insieme al suo assistente Stefano Ceci, che comunica all'avvocato Angelo Pisani le parole del campione del mondo oramai in gran forma fisica, in merito alla notizia del giorno che lo rilancia come un pulcino su un campo di calcio. Mi ha detto Diego - riferisce l'avv. Pisani in una nota diffusa da "NapoliMagazine.Com" -, "Ho sentito eccome, non si parla d'altro, mi hanno telefonato da tutto il mondo per la gioia e ringrazio tutti quelli che ancora mi dimostrano affetto e passione, ma io da Dubai non posso sapere quello che dice qualcuno in Argentina e non so perché fanno girare queste notizie. Io ho compiuto 53 anni: che mi metto a giocare adesso in serie D, e' una cosa che possono dire altri, io non penso questo e non ho fatto alcun contratto con il Deportivo Riestra. Presto comunicherò io i veri progetti in campo e la verità di Maradona". L'avv. Pisani saluta Diego con una battuta: "Per il mondo del calcio ancora oggi sei il capitano, esiste un solo capitano, parlano tutti di te per sentirsi anche loro giovani".




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Napolitano ci spieghi dove sta la differenza tra il Governo Letta e quello Renzi? Si abbia il coraggio di chiedere le dimissioni del Presidente della Repubblica - di Pierfranco Bruni

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Napolitano ci spieghi dove sta la differenza tra il Governo Letta e quello Renzi? Si abbia il coraggio di chiedere le dimissioni del Presidente della Repubblica, non ha più la maggioranza che lo ha eletto: se c’è democrazia in un Paese è un atto dovuto

 

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 

 

Perché la democrazia non è rappresentativa? Perché il Presidente della Repubblica Italiana è stato incoronato Imperatore per volontà di un popolo di eletti, in parlamento, che non ha la stessa maggioranza che ha permesso, a furor di parlamentari, non tutti meno male, di rinominare a Presidente lo stesso che aveva governato il precedente settennato. Caso unico in Italia.

Grosse responsabilità di Berlusconi. Perché non è mai stato comunista, non lo è, non è di sinistra. Eppure ha fatto votare per Napolitano Imperatore pensando che…

Sarebbe stato molto meglio non impallinare Prodi. Magari sapevamo con chi avevamo a che fare. Ci saremmo attrezzati come ai tempi di Aldo Moro, anche se Moro, nonostante le sedute spiritiche, ne è uscito mortoammazzato.

Qui, ormai, il fatto presenta una gravità inaudita sia dal punto di vista politico che istituzionale.

Napolitano ci ha tolto la speranza di credere nelle Istituzioni e il Pd ci ha fatto capire (anzi ci ha imposto la sua posizione a noi italiani tutti) che si governa con la dittatura delle sole primarie abolendo le libere elezioni. È la dimostrazione che il popolo deve essere un popolo bue. Ma non lo è.

Ci fanno credere che il Governatore dell’Italia disunita ha manifestato un Governo dalle larghe intese. Ma quale intese? E perchè mai larghe? Intese tra chi? Cosa rappresenta e chi rappresenta il Nuovo Centro Destra?

Guardiamoci intorno per chiarire la questione e sondiamo con o senza la individuazione delle percentuali. E poi perché  usare il termine Destra? Alfano non è mai stato di destra, Lupi è espressione di Cl., la Lorenzin non so se ha mai avuto contatti con la Destra. Ma tutti e tre cosa hanno di politica di destra? Nulla. Completamente alcuna storia. Usare la Destra nella loro sigla – logo è illegittimo.

Ma come nasce il Governo Renzi?

Da una violazione della legittimità della politica. Perché in politica quando viene colpita la democrazia si tocca l’etica anche del concetto di libertà del cittadino. È stata defraudata la libertà della cittadinanza al voto del cittadino. E poi mi sembra proprio il Governo dei vinti nella strategia elettorale uscita dalle urne.

Sapete perché? Renzi non è espressione di un elettorato popolare attivo, l’ho già ribadito in altre occasioni, i montani che hanno indicato ministri sono stati sconfitti, i casiniani idem, il Pd non ha vinto la partita che pensava di avere in mano, gli alfaniani si trovano in Parlamento grazie alla volontà di Berlusconi. Questa è la pura verità.

Napolitano, ribadisco, si ritrova a dirigere un Impero in decadenza grazie al “pregiudicato” Berlusconi. Insomma siamo al tragico, ma anche alla farsa. E il cittadino resta  a guardare. Cosa? Le stelle di Cronin?  

Ho visto i personaggi ministri sfilare ad uno ad uno. Sfilano. Magnifica  sfilata.

Quali sono i meriti di questi signori?

Quali le qualità?

Quali le specializzazioni?

Quali i titoli?

Leggiamo i loro curriculum come si fa prima di essere assunti in qualsiasi Azienda?

Sfilano e mi auguro per poco.

Non voglio un Governo di tecnici della Bocconi, dopo Monti, mi raccomando agli sciamani. Ma non accetto neppure un Governo fatto da una politica di piccoli passi.

Forse Renzi era convinto di rinnovare la Giunta del Comune di Firenze o di essere ritornato a Presidente della Provincia.

Siamo mal ridotti. Chi ci toglierà da questo impaccio?

Grillo, ti faccio una supplica da laico e una proposta semplice semplice: smettila con l’antipolitica. Comincia a fare politica in modo armonico e forte.

Berlusconi non avere tremori e timori: vai avanti con un’opposizione dura.

Fratellini italiani battete un colpo serio senza l’ironia di consegnare la tessera elettorale.

Si ricominci con la politica pesante e non con la leggerezza del pressappochismo e della debolezza del pensiero.

Occorre subito un atto di sfiducia nei confronti del Presidente Napolitano. Mettiamo alla prova lo Stato democratico con serena scelta liberale.

Resto della convinzione che dopo le dimissioni di Letta si sarebbe dovuto dimettere  anche il Presidente della Repubblica. Dovrebbe, comunque, spiegarci, egli che è garante dello Stato Italiano e Unitario, qual è la differenza tra il Governo Letta e quello Renzi.

Non ci sono giustificazioni e dopo la caduta della maggioranza bulgara che lo ha eletto avrebbe dovuto parlare al popolo sovrano con chiarezza.

Non siamo in una democrazia reale. Ma siamo ancora popolo bue?

 

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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Matteo Renzi, il rottamatore, nuovo premier si presenta, sindaco di Firenze, sposato, tre figli, segretario nazionale del PD

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Ci siamo battuti da anni affinchè, nella nomina dei ministri si tenesse conto della classe politica calabrese, ma nessuno ci prese mai in considerazione. Ma figurati se Matteo Renzi abbia il tempo materiale per leggere i nostri strafalcioni!Non pretendiamo tanto. Facciamoci il film e diamo per scontato, che ciò sia avvenuto veramente! Tanto, sono anni che ci battiamo affinchè un Papa, nomini un cardinale calabrese. Ma figurati se il pontefice Francesco, se ne curi di Mnews.it. Ma quando mai!?!?!?
MARIA CARMELA LANZETTA, EX SINDACO DI MONASTERACE (RC), UN MINISTRO CALABRESE, TANTO TUONÓ CHE PIOVVE! MA ADDIRITTURA DUE CON MARIANNA MADIA DI PETILIA POLICASTRO…TROPPA GRAZIA SANT’ANTONIO
Domenico Salvatore
Sogno o son desto, direbbe Massimo Ranieri. Assolutamente  r  i  v  o  l  u  z  i  o  n  a  r  i  o. Ci verrebbe  voglia di dire…incredibile ma vero! Niente più parrucconi, sgobboni, occhialoni. Questa è l’ora dei ventenni, trentenni, quarantenni. C’è sempre una prima volta in tutte le cose.Sottosegretari e viceministri calabresi, a iosa. Ministri col contagocce, se vada bene. Il più delle volte in bianco. Grazie signor Presidente del Consiglio. Grazie signor sindaco di Firenze. Grazie Matteo Renzi. Grazie dottoressa Maria Carmela Lanzetta. Siamo stati facili profeti, quando sotto gli alberi di Piazza Italia, in occasione dell’intervista che rilasciò al nostro giornalista Luigi Palamara, a margine della serata di “Tabula Rasa”, nel pièd à terre, “sibilammo” distrattamente, un lapsus freudiano …”Buona sera signor Ministro e lei ci corresse garbatamente…”Signor sindaco o signora sindaco casomai”. Ma non abbiamo né rivendichiamo alcun merito o pronostico, per carità. Siamo contenti e soddisfatti o rimborsati. Per noi, per lei, per i Calabresi, per gl’Italiani. Otto donne in tutto. Una è calabrese. Basta e ne avanza. Sarà contento anche il direttore di Strill.it, Giusva Branca che riuscì a portare in riva allo Stretto, tre donne sindaco. Felice intuizione la sua. Gli ri-porgiamo i nostri complimenti. Coincidenza, casualità, combinazione. Vorremmo che accadesse di nuovo con un cardinale calabrese, nominato da papa Francesco Bergoglio. Lo merita la Chiesa reggina, dove duemila anni fa, sbarcò l’apostolo Paolo, appena folgorato sulla via di Damasco e proveniente da Oriente. 

Le rese omaggio, a dire il vero, Karol Wojtyla, appena uscito dal conclave. Maria Carmela Lanzetta, la farmacista più perseguitata d’Italia. Presa di mira dalla ‘ndrangheta, che le procurò ingentissimi danni morali e materiali. Ma al tempo stesso involontariamente, anche una tale pubblicità funzionale, a livello nazionale, da smuovere la Nomenklatura di via delle Botteghe Oscure; giunta in pellegrinaggio sulla rive dell’antica Kaulon; nel tempio greco (dorico); a Punta Stilo. Da sindaco-coraggio a Ministro della Repubblica. Troppa grazia Sant’Antonio. Un desiderio, espresso al Genio della Lampada di Aladino.La squadra di Renzi, premier più giovane della storia d'Italia
Età media 47 anni, Boschi la più giovane, Padoan il più anziano:Delrio, il primo sindaco Reggio senza tessera Pci
    Pinotti, la prima donna ministro della Difesa
    Franceschini, alla cultura il politico romanziere
    Lorenzin, sesta volta donna alla Salute
    Maria Elena Boschi, dal camper 2012 a ministero
    Alfano II al Viminale, ora leader e non delfino
    Padoan,l'economista che piace in Ue
    Orlando, torna un politico alla Giustizia
    Federica Guidi, una industriale allo Sviluppo
    Ai Trasporti resta Lupi, Alitalia primo dossier
All'Agricoltura arriva Martina, ministro dell'Expo
    Stefania Giannini, ancora un rettore all'Istruzione
    Lanzetta, l'ex sindaco antindrangheta alle Regioni
    Galletti, dall'istruzione a titolare dell'ambiente
    Giuliano Poletti,da coop a sfide lavoro e welfare
La squadra di Renzi, premier più giovane della storia d'Italia. Il governo Renzi, premier più giovane della storia d'Italia, e' composto da 16 ministri di cui la metà sono donne. Sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio. 

L'età media del neonato governo Renzi, fonte Ansa, è di 47 anni e mezzo. L'esecutivo guidato dal segretario del Pd batte sia il governo di Enrico Letta, che aveva un'età media di 53 anni, sia il governo di Mario Monti, i cui componenti avevano in media 64 anni. E' Maria Elena Boschi il ministro più giovane del governo Renzi, Pier Carlo Padoan il più anziano. Boschi ha compiuto 33 anni il 24 gennaio e batte di poco la collega Marianna Madia, che ha compiuto 33 anni il 5 settembre dello scorso anno. In consiglio dei ministri siederanno anche altri due trentenni: Maurizio Martina (35 anni) e il premier Matteo Renzi (39 anni). Il ministro più anziano è il titolare dell'Economia, Pier Carlo Padoan, classe 1949. Nell'esecutivo c'è un solo altro over sessanta: Giuliano Poletti, classe 1951.Ecco la lista dei ministri del nuovo Esecutivo:Economia: Pier Carlo Padoan; Interno: Angelino Alfano (Ncd); Affari esteri: Federica Mogherini (Pd); Giustizia - Andrea Orlando (Pd); Difesa - Roberta Pinotti (Pd); Sviluppo economico - Federica Guidi; Infrastrutture e trasporti - Maurizio Lupi (Ncd); Salute: Beatrice Lorenzin (Ncd);  Politiche agricole:  Maurizio Martina (Pd); Ambiente:  Gianluca Galletti (Udc); Lavoro e politiche sociali: Giuliano Poletti; Istruzione, università e ricerca: Stefania Giannini (Sc); Beni e attività culturali: Dario Franceschini (Pd); Riforme e rapporti col Parlamento: Maria Elena Boschi (Pd); Semplificazione e P.a. - Marianna Madia (Pd); Affari regionali - Maria Carmela Lanzetta (Pd). Dopo l’espletamento delle formalità previste dal protocollo, compreso il giuramento, Matteo Renzi & company, dovranno rimboccarsi le maniche e tuffarsi nell’agone. 

Gl’Italiani sono in trepidante attesa. Tanti i nodi da sciogliere. Primus inter pares, il lavoro. L’ex sindaco di Firenze ha assunto delle responsabilità di fronte all’opinione pubblica. Anche gli altri Governo avevano promesso mari e monti, ma la disoccupazione, non solo non è diminuita…Il secondo ministro calabrese si chiama Marianna Madia, originaria di Petilia Policastro. Melius abundare quam deficere. Si vede che il premier Renzi, abbia capito i bisogni e le necessità della Calabria. In vista della festa delle mimose, se non delle donne, l’8 marzo è dietro l’angolo, i movimenti femministi della Calabria e non solo, non potevano avere migliore sponsor. Fine dei sogni maschilisti di avere una donna sguattera, da spupazzare a piacimento? La donna, non più soprammobile, juke box, schiavizzata, asservita, appiattita, spiaccicata, annichilita; buona solo per fare i figli; per pulire la casa; rammendare, cucinare, rifare il letto, lavare i panni, il pavimento, i vetri, i piatti; crescere i bambini, assisterli al capezzale quando sono malati, portarli all’asilo ed alle elementari; piangere i morti, pagare una Santa Messa e portare i fiori sulla tomba, pulirla almeno una volta il mese ecc. Cosa fatta, capo ha. Ma non vi aspettate amici lettori che tutti si scappellino di fronte al nuovo Primo Ministro & soci. Dapprima gli daranno lo zuccherino, oppure lo guarderanno con diffidenza e sospetto, ma poi passeranno dall’osanna al crucifige e gli daranno la croce addosso, colpevolizzandolo e trasferendo sul suo groppone i mali, i danni ed i guasti, se non la causa principale del Paese; che già furono caricati sui precedenti premiers. Già lo definiscono il “Letta bis o “2, la vendetta”. 

Dopo l’estate lo metteranno nel tritacarne e si trascinerà verso la primavera, quando si tornerà alle urne per scadenza naturale del mandato. Altro giro, altra corsa. Nuove elezioni e nuovo Governo. I bisogni e le necessità del popolo che soffre, della gente che non ha di che campare e tira a sopravvivere, se non a campare.  Una cosa ha convinto, che gli abbia spianato la strada verso Palazzo Chigi. Ha detto, in tutte le salse, proprio sotto i nostri occhi ed orecchi, se non sotto le nostre telecamere, anche a Reggio Calabria, che avrebbe rottamato i matusalemme ed i dinosauri della politica e della Nomeklatura di Via della Botteghe Oscure. Ancora è troppo presto per sapere con certezza, se abbia smantellato o meno i giganti della conservazione reazionaria. L’apparato organizzativo, politico ed amministrativo, come tutti sanno è ben radicato nel costume e nella mentalità. Servono intere generazioni, per scalfirlo. Matteo Renzi, sussurra l’Ansa, scioglie la riserva e, con una certa irritualità rispetto al protocollo, annuncia via Twitter l'imminente nascita del suo governo: "Arrivo, arrivo, la volta buona", "cinguetta" poco prima del termine del colloquio di due ore e mezzo con Giorgio Napolitano al Quirinale. Il Renzi One - sedici ministri, otto donne - giurerà oggi alle 11,30 e il premier si premura di spiegare che il suo è un governo per le riforme e di legislatura, con l'obiettivo di "fare cose fin da domani" e "fino al 2018".Dunque, "dovendo fare un governo di 4 anni, l'aver impegnato due ore e mezzo e' un tempo di messa a punto ben investito". 

Napolitano non può che "condividere profondamente" l'idea di "tempi brevi" per le riforme e di un esecutivo di legislatura. ("la mano sul fuoco in Italia non la possiamo mettere, speriamo che tutto vada per il meglio", si cautela però). E il Capo dello Stato frena gli autori di retroscena a tinte forti: "il mio braccio non e' stato sottoposto ne' l'altro ieri ne' oggi a nessuna prova di ferro". Dunque oggi per Renzi il giuramento ed il primo consiglio dei ministri (con il passaggio delle consegne con Enrico Letta, al quale sia Renzi che Napolitano esprimono gratitudine e stima), lunedì il discorso programmatico del nuovo governo al Senato e la fiducia, Martedi la fiducia alla Camera. ''Nessun braccio di ferro'', ha spiegato Giorgio Napolitano al termine della maratona prendendo un pò in giro i ''retroscenisti a tinte forti''. I suoi collaboratori lo descrivono sereno dei consigli dati e soddisfatto della squadra formata dal sindaco di Firenze al quale ieri il Quirinale ha dato un ''endorsment'' pieno e senza riserve. Ciò non toglie che la quadratura del cerchio sia stata complessa e frutto della mediazione tra l'esperienza del Colle e l'intuito del premier incaricato. Un mix che sembra funzionare, almeno a sentire le dichiarazioni concilianti sia di Renzi che di Napolitano dopo l'ufficializzazione dei 16 nuovi ministri di quello che è il governo più giovane della storia della repubblica. Il siluramento di Emma Bonino agli Esteri è stato il nodo di queste ultime ore: Napolitano, si è appreso, non ha mancato di rappresentare a Renzi tutte le sue perplessità su questa scelta. 

Non per l'ottimo profilo della Mogherini, ma il capo dello Stato riteneva che in un momento non semplice nelle relazioni internazionali si potesse mantenere la vecchia architettura. Ma Renzi ha spiegato che aveva bisogno di mandare un messaggio di forte novità anche all'estero e che sarebbe bastata la ''consistenza'' di Padoan a rassicurare le cancelliere europee della voglia dell'Italia di tenere a bada i conti pubblici. Tiene banco il duello fra Renzi e Grillo ed appassiona come una telenovela…Giusto il tempo per 'annusarsi' un po', col presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi, che sveste i panni del rottamatore per indossare quelli dell'ospite dall'aplomb incrollabile, e poi scatta il finimondo. Beppe Grillo, infatti, non ci pensa nemmeno a far parlare il premier in pectore e lo mette alle corde con una mitragliata di dichiarazioni sprezzanti: "Sono venuto a dimostrarti nostra totale indignazione per quello che rappresenti: noi siamo coerenti tu non sei credibile", attacca il leader pentastellato in apertura d'incontro. Poi l'affondo."Sono qui per esprimere la nostra totale indignazione a quello che tu rappresenti, non ci interessi, rappresenti De Benedetti e gli industriali, fai il giovane ma non lo sei". 

Matteo Renzi, dal canto suo, ha cercato di resistere al fiume in piena dell'ex comico - "Ti do tre minuti, non abbiamo tempo per te, non abbiamo tempo da perdere" - e quando ha potuto gli ha risposto a tono: "Questo non è il trailer del tuo show, non so se sei in difficoltà sulla prevendita, se vuoi ti aiuto, ma il tuo popolo ti ha chiesto di incontrarmi... Ma tu non sei mai stato democratico". Una provocazione alla quale Grillo ha abbozzato con una risata ma che deve aver colto il segno, visto che da lì in poi l'ormai ex sindaco di Firenze non è più riuscito a spiccicare parola. Quindi, a un certo punto, Renzi ha un perso le staffe e ha interrotto il monologo del leader del Movimento"Qui dobbiamo occuparci dei problemi della gente. Beppe, esci da questo blog!"Grillo a questo punto si è alzato e ha chiuso le "consultazioni". Poi, davanti ai giornalisti, ha ripreso il filo delle invettive. Renzi, poco dopo, ha affidato a Twitter le sue impressioni:Mi spiace tanto per chi ha votato 5 Stelle. Meritate di più, amici. Ma vi prometto che cambieremo l'Italia, anche per voi. 

Domenico Salvatore

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Naccari su taglio del rating per la Calabria: "Avevamo fatto una proposta seria sulla spesa ma la maggioranza non ascolta"

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Arriva un altro importante segnale che certifica la critica situazione finanziaria della Regione Calabria. L’agenzia Fitch taglia il rating della Calabria portandolo da BBB+ a BBB, due gradini sopra il livello di rischio considerato “sostanziale”. La notizia riportata da il Fatto Quotidiano ci mette ancora una volta in allarme e da' purtroppo sostanza a tutte le analisi  e a tutti gli avvertimenti che lanciamo da tempo, inascoltati. Non si tratta di fare le Cassandre ma di guardare in faccia la realtà. I nostri appelli, le interrogazioni, i solleciti a intraprendere la strada delle giuste soluzioni sono sempre stati finalizzati al bene della Calabria, ma non sono mai stati presi in considerazione. Le prospettive finanziarie della Regione si avvicinano al livello di rischio "sostanziale" e un'economia debole, perfino più di quanto già lo fosse, significa il baratro per questa regione.  Fitch parla di una  flessibilità finanziaria che sostanzialmente scompare. Non si può continuare a negare la grave situazione. Bisogna passare all’azione anche con il confronto al quale non ci siamo mai sottratti.  Avevamo proposto un percorso ed un metodo per qualificare la spesa regionale e velocizzare la spesa comunitaria e dei fondi vincolati. La maggioranza ha preferito rifiutare ogni apporto e si nutre solo di annunci che non aiutano la Calabria. Attendiamo di sapere se qualcuno è interessato al futuro della nostra regione.


Demetrio Naccari Carlizzi
Consigliere Regionale del PD



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Luigi Palamara
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Io amo il mio Paese.

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Una visione di insieme ... si può ma non sempre si deve.
Che l'Italia sia un grande Paese è noto ad urbi et orbi. Talmente è la bellezza paesaggistica-culturale da lasciarti senza respiro. Invece viviamo solo le brutture. Le brutture di una Nazione allo sbando. nessun riferimento. Nessuna certezza. Sogni spezzati sul nascere.
Non esiste più la "ruga", il muretto, la scuola, la collettività. Progetti per il futuro solo sul singolo. Autoreferenzialità.

Visione per il futuro, nessuna. Come se la collettività fosse "schiacciata" da una individualità sempre più ossessiva. Renzi l'uomo solo al comando. la squadra solo un tentativo di riempire un vuoto Istituzionale, Sociale, Culturale, strapieno di Economia e di interessi di potere.
Non esiste presente senza sogni. Non esiste passato senza riferimenti. Non esiste futuro senza collettività.

Il treno nella sua corsa viaggia verso paesaggi vivi, ricchi di colori, di memoria, ma senza persone. I volti sono senza faccia. Solo i ricordi di un passato vivo e vero ci danno lo spunto per riflettere, per emozionarci. Il rumore del viaggio sul binario della vita ci porta a sensazioni piacevoli. Viaggi verso il Nord, tanti gli scatoloni pieni. Dalle patate, allo zucchero, il pane fatto in casa. Un trasferimento di profumi, di sapori dal Sud al Nord per non dimenticarci mai da dove veniamo. Chi siamo.

Umiltà, e generosità. L'Italia che era non esiste più. Il vicino di casa a portata di mano è lontano, assente. Preso da mille pensieri. il vuoto riempie l'esistenza di ognuno. Si legge senza riflettere, si scrive per farsi leggere. Si guarda e non si osserva. Tutto è sfumato, non definito. La velocità di un  treno che porta verso una destinazione sbagliata ci impedisce di percepire i dettagli della vita vera. Quell'orto di zucchine, di pomodori. L'albero di fico, il ciliegio, l'erba alta. L'omino seduto sulla pietra della vita sembra aver smarrito l'orizzonte.

Ognuno per sè e tutti per nessuno. Un viaggio senza ritorno. una deriva annunciata. Eppure nessuno fiata. Tutti ad aspettare che altri facciano quello che noi vorremmo e potremmo fare. Deleghiamo senza fiducia.
C'è chi cerca di sfruttare la nostra ovvietà per imporsi, per il potere. e ancora peggio, c'è chi pensa di cambiare le cose protestando ad oltranza. Una sorta di deviazione mentale senza costrutto. Questo passa il convento e ne approfitto, vedi Grillo (il comico senza sorriso) ed i suoi seguaci che più che ridere fanno piangere.

Odio chi cavalca i sentimenti, le debolezze degli altri. Chi strumentalizza. Chi non rispetta i sogni degli altri. Chi pretende senza dare. Chi dona solo per avere. Disprezzo chi chiede partecipazione per essere protagonista.

Insieme senza una visione si rimane da soli senza sogni, e ...senza sogni si muore.

Luigi Palamara

Polistena, la fiera della Candelora come riscoperta sociale, storica e culturale del territorio

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Polistena (Reggio Calabria) – Anche quest’anno si è celebrata la fiera della “Candelora” appuntamento invernale immancabile con una ricorrenza che affonda le sue cinquecentesche radici nel passato delle tradizioni polistenesi e che è stata quest’anno oggetto anche di studio e di convegno. Organizzata dall’amministrazione comunale con la partecipazione del Circolo Ricreativo Pensionati e dell’Associazione ILCP, a margine della stessa manifestazione si è tenuto un meeting di studiosi - coordinato dal Centro Studi Polistenesi - per illustrare storicamente l’importanza delle fiere che si tenevano, come suggerito dal tema “…al di là ed al di qua del fiume Vacale”, ed a cui hanno preso parte i professori Francesco Musicò, Giosofatto Pangallo, Giovanni Russo con l’intervento nei saluti iniziali della dottoressa Mirella Marra, Presidente l’Archivio di Stato di Reggio Calabria. A fare gli onori di casa il sindaco Tripodi, il quale esprimendo la sua soddisfazione  per aver riattivato un evento dalla portata storica come la tradizionale fiera un «po’ messa da parte negli anni precedenti», ha voluto porre l’accento sulla necessità, oramai divenuta ineludibile, di costruire al più presto un polo museale importante - individuato nei siti di Palazzo Sigillò e dalla casa natale dei Jerace - per poter dare una degna sede all’imponente patrimonio d’opere d’arte e di materiale letterario stivato nella inidonea biblioteca comunale «perché – ha detto il sindaco – dobbiamo riappropriarci delle conoscenze se vogliamo fare cultura, ed a Polistena c’è il segno forte d’un fermento culturale che non dobbiamo assolutamente disperdere». Il prof. Musicò ha ripercorso le tappe della  tradizione fieristica polistenese a partire dal 1464, illustrando ampiamente come i commercianti polistenesi fossero già da quel tempo abilissimi contrattatori e capaci operatori che ebbero modo di apportare lustro, sviluppo ed economia pur non essendo presenti in città industrie o grandi botteghe artigiane ma tanto da essere la stessa Polistena centro conteso di primaria importanza della baronia di San Giorgio nel feudo di Terranova, mentre Giovanni Russo ha chiarito la valenza delle fiere nel territorio polistenese e del circondario, enumerandole, iniziando da quella più antica di Sant’Antonio già attiva appunto dal 1464 e fino al 1807, per poi passare a quella della Candelora (o della Purificazione) istituita nel 1498 e tutt’ora vigente come pure quelle di Ognissanti (o della Pronesta), quella della Concezione (oggi fiera dell’Immacolata) che ebbe inizio nel 1771 fino a giungere a quelle di più recente istituzione come quella dell’Itria (1866) e quella della Catena (1901). Ma anche i comuni viciniori, ha aggiunto il Russo, godevano del beneficio mercatale delle fiere come Melicucco con la fiera di S.Nicola o San Giorgio Morgeto con le fiere dell’Annunziata e di San Giacomo tutte concesse con beneficio per la liberalità di Marino Correale, feudatario del luogo. Le conclusioni, affidate al prof. Pangallo, non sono state da meno. Lo studioso ha voluto rimarcare l’estrema valenza socio-politica delle fiere a partire dall’età aragonese come momento di sviluppo per il territorio ma anche come momento di circolazione monetaria e per l’esazione doganale e tributaria (attraverso l’imposizione della baglìva). E se dapprima le fiere venivano prevalentemente incentrate sul commercio del bestiame, nel corso del tempo esse si sono evolute in una vera e propria forma mercantile per lo scambio di beni di diversa manifattura: da quella tessile a quella alimentare passando per quella artigiana e della produzione agricola. Ed il territorio della Piana di Gioia - o per dirla con l’espressione del Pangallo “della Valle” - era scenario attivo di numerose manifestazioni fieristiche che grazie all’autorizzazione dei nobili possidenti del tempo permettevano scambi e commercio. Egli ha voluto ricordare infatti quella più prestigiosa di Sant’Orsola - tenuta per concessione del gran capitano Consalvo Fernandez de Cordova signore del feudo-principe di Terranova – ma anche quelle di Santa Lucia, San Marco, della Madonna della Montagna, di Santa Caterina, di Sant’Andrea, della Maddalena e del Crocifisso nel corso di alcune delle quali addirittura si teneva il c.d. “banco della giustizia” civile, penale e di diversa altra natura, per permettere lo svolgimento delle cause pendenti o l’applicazione delle c.d. “voci”, un vero e proprio fixing del prezzo dell’olio valevole per tutta la provincia. Dunque la tradizione fieristica come riscoperta di una storia antica da custodire e come veicolo di trasmissione della cultura di un popolo e di un territorio da pubblicizzare grazie alla quale rivive la sua stessa palingenesi sociale che altrimenti sarebbe destinata a divenire «una civiltà che scompare - secondo le parole di Corrado Alvaro – e su di essa non c’è da piangere ma bisogna trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie».

 

Giuseppe Campisi                    


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28 febbraio SIK SIK di Eduardo De Filippo Teatro Menotti

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La prima di 

SIK SIK -  L'ARTEFICE MAGICO
di Eduardo De Filippo
TEATRO MENOTTI  - 28 febbraio  -  ore 21.00

Protagonista un comico e stralunato Benedetto Casillo. La regia di Pierpaolo Sepe fa rivivere il testo di Sik Sik mai più andato in scena dal 1979.

"Il personaggio che più mi sta a cuore, che più amo è Sik Sik, l'artefice magico"
Eduardo De Filippo

“Emozionante, divertente e commovente”
La Repubblica







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Matteo Renzi ed il pugnale dei dorotei

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Tutti quelli che si sono occupati con animo contrito delle defenestrazione di Enrico Letta, immemori della valanga di accuse che fino al giorno prima gli avevano dedicato, hanno ricordato il costume della Democrazia Cristiana di tenere per poco tempo i suoi uomini migliori alla Presidenza del Consiglio. Io stesso, quando pensavo che Casini avrebbe fatto bene all’Italia, se avesse interrotto il dominio berlusconiano, ho scritto di lui: “Dove hai nascosto, onorevole Casini, il pugnale dei dorotei?”.

Credo necessario mettere in ordine la verità storica su questo costume repubblicano della DC che aveva molto in comune con la brevità delle cariche della Repubblica romana, quando era governata, per non più di un anno, da due consoli, in una con il Senato. O molto in comune con la regola dei ricchi mercanti della Repubblica di Venezia per la quale nessuno poteva sopravanzare gli altri e il Doge non aveva alcun potere.

Quando l’Italia fu liberata e la democrazia ricostituita, il dominio della generazione dei “popolari” era indiscusso. De Gasperi era stato l’ultimo segretario del Partito Popolare; Spataro che lo aveva sostenuto e protetto era autorevolissimo, come il dimenticato Coccia, che era stato il suo avvocato; e poi Scelba, segretario di Sturzo; Iacini, il primo a scrivere sulla storia del PPI; Iervolino, che aveva rappresentato la DC quando il governo di Badoglio si muoveva da Brindisi a Salerno. Alessi che combatteva la sua battaglia contro il separatismo siciliano, con il suo ideale di autonomia, Scelba che era stato il segretario di Sturzo. Piccioni che era stato pilota con Baracca, Gronchi che era stato incolpevole Sottosegretario con il primo Mussolini.

Quando fu liberata Milano una nuova generazione venne alla ribalta con il vento del nord. La DC ne prese atto ed integrò il Consiglio Nazionale con due nomi: uno in rappresentanza del sud, Andreotti; uno in rappresenta del nord, Dossetti. Ambedue avanguardia della seconda generazione. Non potevano essere più diversi tra di loro, come di fatto erano e rimasero, uno a rappresentare il mondo cattolico prudente e potente e l’altro, quello volenteroso e sognante.

La seconda generazione era fatta da uomini tosti, che venivano dalla Resistenza. Taviani aveva raccolto la resa delle truppe tedesche quando Genova fu liberata dai partigiani. Zaccagnini era stato capo partigiano, come Enrico Mattei, come Gui, come Ferrari Aggradi. Lazzati tornava dai campi di concentramento e Fanfani dall’internamento in Svizzera. Durante la Costituente mentre De Gasperi si occupava della difficile navigazione di un governo di larghissime intese e di profonde contraddizioni, la seconda generazione si faceva le ossa nella commissione dei 75, che doveva fare la Costituzione.

Ma dopo la scelta del ’48 che dava alla DC non solo la maggioranza assoluta, ma il difficile compito di gestire una democrazia assediata, si pose subito il confronto fra le generazione dei popolari e la generazione uscita dalla Resistenza, gli uni più preoccupati del mantenimento dell’ordine democratico, gli altri più portati a considerare necessario l’abbattimento dello Stato, che era stato già fascista e già liberale, attraverso un profondo rinnovamento democratico.

Lo scontro fu fra Dossetti e De Gasperi al Congresso di Venezia del 49, con un Rumor chiamato a fare una relazione sulla politica sociale, da contrapporre a Dossetti ed un Taviani chiamato alle prime responsabilità di partito per contrastare Dossetti.

La manovra non riuscì ai “popolari”, che invece provocarono, con il loro atteggiamento, il consolidarsi della unità generazionale. Fu Dossetti nel momento di lasciare la politica ad affidare a Rumor il progetto di riunire quella generazione, con il compito saggio di trattare con De Gasperi ed il compito più ardito dare la leadership a Fanfani.

Al Congresso di Napoli del ’54, dopo la sconfitta (relativa) del ’53, la generazione della Resistenza prese in mano il partito, affidandone la Presidenza a De Gasperi e la Segreteria a Fanfani. De Gasperi ottenne che del vecchio gruppo dirigente fosse salvato solo Andreotti.

Ma non fu una strage. Mentre Fanfani creava il partito moderno, che somigliava al Partito Comunista, con le tessere, con le sezioni, con i gruppi specializzati e coni “collaterali”, al governo andavano i notabili popolari che avevano la loro forza nel gruppo parlamentare. I Presidenti del Consiglio furono Pella, Scelba, Segni, Zoli. Tutti “popolari” e tutti precari, assunti per breve tempo a seconda delle necessità del momento.

Non c’era più la maggioranza assoluta della DC ed il governo cominciò ad avere maggioranze variabili, caratteristica che durerà fino alla fine del secolo.

Anche il “popolare” Gronchi, praticamente scomparso nel Congresso di Napoli che cambiò la classe dirigente della DC, fu eletto Presidente della Repubblica da una coalizione antifanfaniana.     

Fanfani vince le elezioni del ’58 ed ha un Partito con dirigenti giovani e con un gruppo parlamentare che è in gran parte formato dalla generazione della Resistenza e tenta di ricostituire la leadership degasperiana.

Assume la Presidenza del Consiglio e l’incarico di Ministro degli Esteri. Per di più mantiene la carica di Segretario del Partito. La sua linea politica prevede l’apertura ai socialisti.  Il partito nuovo che egli ha creato è ormai in mano alla terza generazione, i giovani segretari provinciali venuti dal movimento giovanile.

È a questo punto che nasce l’anima doroteo-repubblicana della Democrazia Cristiana.

Fanfani è attivo, è un intelligente pianificatore, è un decisionista ed ha persino un caratteraccio. La sua politica di centro-sinistra trova forti opposizioni nel mondo cattolico. Il gruppo generazionale che ha conquistato il Partito è molto solidale e compatto, ma lo ha solo adottato come leader e rifiuta una direzione monarchica della DC, rimproverandogli il cumulo delle cariche.

Nasce così una regola non scritta, ma decisiva e repubblicana che i consoli sono due, uno fa il Presidente del Consiglio e l’altro fa il Segretario del Partito.

L’autore di questo reggimento è Aldo Moro, uomo di alte qualità intellettuali, molto riservato, molto ascoltato. Era sempre presente senza partecipare. L’ho conosciuto alla redazione di “Cronache Sociali”: non parlava mai, alla fine Dossetti gli dava la parola, Moro rispondeva con calma e con grandi pause, e poi si faceva quello che diceva lui.

Tenne un affettuoso distacco con Iniziativa democratica, non parlava mai male di Fanfani, ma neppure lo nominava. Era naturale che il gruppo della seconda generazione scegliesse lui come l’uomo di transizione, come aveva profetizzato Zolla, che già fin da allora era il fedele collaboratore di Scalfaro.

La spaccatura nel Partito fu grave e drammatica. Alla Domus Mariae, alcuni personaggi piangevano quando votavano contro Fanfani. La corrente di sinistra, la Base, che pure era nata contro Fanfani, si schierò con lui e non poteva non farlo, a causa della sua linea politica. E con lui si schierò la sinistra sociale delle Acli e della CISL, guidata da Pastore, che allora aveva un grande peso nella DC.

Al Congresso di Firenze del ’59, i dorotei (che si chiamavano così perchè si riunivano nel Convento di Santa Dorotea, come i giacobini che si riunivano nel Convento di San Giacomo) avevano la maggioranza del Congresso, ma alla conta dei voti Aimme, l’autista di Rumor, che bazzicava i delegati conosciuti durante le infinite peregrinazioni del vicesegretario in periferia, si accorse che non c’era la maggioranza. Nella notte Franco Salvi, della squadra di Moro, ricontò i voti con Rumor e Colombo, e scoprirono che avevano perso. Andarono a svegliare Segni, il quale in vestaglia andò a svegliare Andreotti e gli chiese di non votare per la sua lista, ma di votare per Moro. E Moro andò a svegliare Scelba. Andreotti e Scelba si sacrificarono. E Moro vinse.

Nel lungo periodo della transizione andò alla Presidenza del Consiglio Segni che divenne il capo riconosciuto dei dorotei e per una improvvida iniziativa di Gronchi,  si pensò ad un esperimento di sinistra di Ferdinando Tambroni, esperimento che drammaticamente prese una strana colorazione di destra. Furono Pastore e Sullo, uomini delle minoranze di sinistra, a far cadere Tambroni.

Ma ecco dove era la grande qualità della Democrazia Cristiana: Moro che aveva vinto con i voti della destra che si opponeva al centro-sinistra fece un governo che preparava il centro-sinistra. E a chi lo fecero fare quel Governo? A Fanfani. Questo era il costume repubblicano della DC!

Le elezioni sarebbero state molto difficili. Si prevedeva che la DC avrebbe perso tutti i voti di destra. L’equilibrio fra Moro segretario del partito e Fanfani Presidente del Consiglio era delicatissimo. Io avevo lavorato alla propaganda di Fanfani del 1958 (Progresso senza avventure che ricordava il “Keine Adventure” di Adenauer), nel’63 feci preparare un bozzetto con le facce di Moro e Fanfani dipinte in stile cinematografico. Quando Franco Salvi ed io lo portammo a Moro, Moro lo guardò inorridito e disse: “Questo poi, mai!”. La DC non perse le elezioni e si fece il centro-sinistra.

Il periodo del centro-sinistra fu importantissimo nella storia italiana, per il suo significato di allargamento dell’area democratica e per le sue realizzazioni.

Ma non ebbe vita tranquilla. Perché fu combattutissimo dal Partito Comunista, ed odiatissimo dalla destra italiana che per merito della Dc non aveva una sufficiente rappresentanza nel Parlamento. Durante quel periodo fallì una riunificazione socialista, cominciarono i primi attentati, iniziò un grande e confuso sommovimento giovanile che avrebbe portato agli anni di piombo, ci fu il referendum del divorzio, e grandi agitazioni sociali dovute alla rapida industrializzazione degli anni ’60. 

In questo periodo nasce la DC delle correnti. Fu certamente Moro a pensarla  per utilizzare al meglio la sue vere qualità politica, che erano quelle del presentimento e della mediazione. Mentre Rumor aveva sempre avuto, dai primi incontri con De Gasperi alla fine del suo ultimo governo, una unica e determinata linea, quella del centro-sinistra, Moro seguiva un altro metodo, che lui chiamava “dell’attenzione”: pensava al centro-sinistra ma voleva arrivarci con tutta la destra moderata della DC. E quando realizzava il governo di centro-sinistra aveva già in mente che esso non potesse servire ad isolare il PCI ma piuttosto a risvegliarlo alle sue responsabilità. Per fare questo Moro non voleva essere a capo di una grande corrente di maggioranza. Anzi fu proprio lui a spezzare l’unità dei dorotei per costituire una piccola corrente che fosse, più che l’ago della bilancia, l’asse di equilibrio che utilizzava, mediava e componeva le spinte delle altre correnti.

Era una concezione che ricorda il volo del gabbiano o la tecnica aeronautica, che muove questo o quello degli alettoni per dirigere l’aeroplano nella direzione voluta.

In questo disegno il sacrificio dei Presidenti del Consiglio era ripetuto e continuo, ma amichevole e solidale. Si realizzò un centro sinistra, già preparato da Fanfani, dopo un governo Leone, durato una sola estate per studiare la temperatura. Dopo di lui Moro fa finalmente il Presidente del Consiglio e cede la Segreteria a Rumor. Rumor sarebbe stato già da anni il Segretario del partito se Fanfani non avesse commesso l’errore di tenere le due cariche di Presidente del Consiglio e di Segretario. Quando Rumor si era astenuto nel voto contro Fanfani,  essendogli stato l’uomo più vicino, si era esiliato al Governo per non apparire come Bruto che aveva pugnalato Cesare. Ma ora diventava necessario al Partito per la sua vellutata, ma precisa, scelta di centro-sinistra.

Moro durò un tempo straordinario come Presidente del Consiglio, addirittura dal dicembre del ’63 al giugno del ’68, ma con ben tre rimpasti. Poi inizia la grande crisi del ’68. Torna Leone, con la sua autoambulanza,  Rumor fa il Governo più difficile di quegli anni per la scissione dei socialisti, per le esplosioni della contestazione. Ci fu una scissione del Partito Comunista, impensabile prima di allora: quella de “il Manifesto”, ed una scissione della Democrazia Cristiana con Labor, impensabile prima di allora. Si annunciavano i tempestosi anni ’70.

Il sistema di compensazione tra nomine e correnti risultò utile, ma non evitò la tragedia.

Rumor tenne la Presidenza del Consiglio per poco più di due anni con ben tre Governi. Nel frattempo non aveva commesso l’errore di tenere la segreteria del Partito e l’aveva affidata a Piccoli. Una riunione a San Ginesio degli uomini della terza generazione facilitò l’ascesa di Arnaldo Forlani alla Segreteria. Forlani era l’espressione di esigenze nuove, ma era anche sostenitore di Rumor. Rumor fu il bersaglio del primo attentato della lunga serie degli anni ’70. Quando la sua energia si esaurì per le difficoltà di quel momento e per la freddezza di Moro che già pensava alla necessità di coinvolgere i comunisti, fu scelto Colombo, come il naturale successore di Rumor.

In quel momento il ciclone del divorzio investì la Democrazia Cristiana e tutti sentirono il bisogno di una guida più ferma di quella di Forlani al Partito e di Colombo alla Presidenza del Consiglio. Il “ Senato doroteo” si riunì a Palazzo Giustiniani e dall’accordo che prese appunto il nome di “Accordo di Palazzo Giustiniani” fu decisa una nuove segreteria di Fanfani con il compito di rinserrare le file e di pagare, con il referendum del divorzio, il nostro debito contratto con il mondo cattolico. (Montanelli scrisse su Fanfani il famoso articolo: “Rieccolo!”).

Questo mare tempestoso costringe la nave della DC a navigare di bolina cambiando spesso di bordo. Dopo Colombo che deve superare la prima crisi economica che sopravviene dopo il decennio favoloso degli anni ’60, viene Andreotti con un governo appoggiato a destra per la indisponibilità dei socialisti. Poi ancora Rumor che inciampa di nuovo sul problema del divorzio dal quale Moro si era saggiamente defilato, per essere di riserva nel governo successivo. 

La funzione di traghettatore di Fanfani è finita e la sua segreteria viene investita da temi nuovi: Moro punta a ricucire con la sinistra e lo stesso Partito Comunista si rende conto che non può seguire la sinistra movimentista ormai sfociata nel terrorismo. Si crea di fatto una intesa fra i due grandi partiti contrapposti, chiamata impropriamente “compromesso storico”, ispirata da Moro.

L’assestamento all’interno della DC è difficile e questa volta l’equilibrio ed il metodo repubblicano-senatoriale vacilla. Viene sacrificato Fanfani e Moro pensa a Rumor come la persona adatta a guidare il partito nella perigliosa strada dell’intesa con i comunisti.

Anche qui spunta come elemento di disturbo la terza generazione. Bisaglia, erede della corrente di Rumor, pone il suo veto contro Rumor, veto che sarà fatale sia a Rumor rimasto solo, sia a Bisaglia che non gli potrà succedere, sia allo stesso Moro, che non fu difeso come Rumor lo avrebbe invece difeso. E per la prima volta in maniera incontrollata si sceglie un uomo non previsto, ma che si rivelerà importantissimo: Zaccagnini.

Andreotti che nella DC aveva una posizione di destra e di garanzia del mondo cattolico più conservatore, si assume il compito di fare il Governo sostenuto dall’astensione dei comunisti. Si va ad un Congresso tempestoso, dove vince la mozione che propone l’elezione diretta del Segretario del partito. Lo scontro è finalmente frontale e fatto in una grande assemblea e non negli accordi fra i “senatori”. La scelta è fra Forlani e Zaccagnini. Zaccagnini vince, la linea Moro si afferma, il governo Andreotti comincia a navigare, la DC di Zaccagnini scende in piazza con le Feste dell’Amicizia. Nel settembre del ’77 i treni che portavano l’anima popolare della DC alla prima festa dell’Amicizia di Palmanova si incrociavano con i treni degli extra-parlamentari che andavano a Bologna a scontrarsi con la solidissima fortezza del partito Comunista. Sull’orlo della guerra civile.

L’anno dopo Moro viene ucciso dalle Brigate Rosse. Dopo la morte di Moro si conferma per una necessità storica il secondo Governo Andreotti (IV). Si dimette Leone, che non aveva trovato la giusta misura per gestire la sorte di Moro. Pertini viene eletto Presidente della Repubblica: nel suo discorso dirà: “Un altro avrebbe dovuto essere qui al mio posto”, alludendo a Moro.

L’equilibrio senatoriale della grande DC finisce con la morte di Moro. I governi che vengono dopo appartengono già alla terza generazione, quella che gestirà il grande tramonto.

Per favore, non paragonate mai più qualsiasi cosa dell’attuale politica con il grande metodo repubblicano dei dorotei. Compreso il loro gentile pugnale.

Bartolo Ciccardini


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Diversità e intercultura a Villa Bruno sulle note di Mozart

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Diversità e intercultura a Villa Bruno sulle note di Mozart
Gli alunni di «Ascoltando i bambini» portano in scena la fiaba di Taddeo e la «Piccola musica notturna»
SAN GIORGIO A CREMANO- Spiegare la diversità, fisica, intellettuale, culturale,  e l’integrazione ai più piccoli attraverso l’arte, la musica e la recitazione. È questo l’obiettivo che da circa vent’anni si pone la scuola elementare «Ascoltando i bambini» di Pollena Trocchia. Il percorso verso questi temi comincia già dalla prime classi con la fiaba di Taddeo, cicala bianca, e della lucciola senza il lumino: in un tempo lontano, gli insetti diversi erano costretti a lasciare la comunità; l’esempio delle fate e le parole delle stelle indicheranno che la via della felice convivenza. 
Martedì 25 febbraio alle 18.30 i piccoli musicisti della classe prima, su un coloratissimo palcoscenico, nelle fonderie di Villa Bruno, portano in scena questa favole con le musiche di Mozart. Favola e note sono tratte dal libro «Piccola musica notturna» edito da Mursia. Infine l'orchestra «Bollicine di musica», composta dai talenti delle cinque classi, suonerà brani scelti dalle grandi opere della musica classica. 
«Il tema della diversità e dell'intercultura è centrale nel percorso di studi e di crescita offerto dalla nostra scuola - spiega il dirigente scolastico, Sasy Furfaro - Spesso preferiamo mettere in scena più di un Taddeo. Infatti dopo questa favola è previsto un lavoro sulle diversità religiose. Tutti insieme abbiamo scritto una favola musicale per spiegare ai nostri ragazzi che la molteplicità religiosa nelle sue diversità è una ricchezza che amplia la nostra visuale sull’universo. Le reazioni dei bambini ci fanno capire che un mondo migliore è
possibile ».

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