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Facebook: Attenzione alle truffe! In vendita anche fantomatiche sigarette alla cannabis che possono essere consegnate comodamente a casa
Gli annunci a pagamento sul social network più importante sono diventati la normalità, ma alcuni sono delle truffe vere e proprie.
La pubblicità è per Facebook la principale fonte di reddito, tanto da farne il secondo operatore nel mercato globale della pubblicità su Internet, dietro a Google .
Vittima del suo successo, la rete con 1,2 miliardi di utenti attira un’infinità di malfattori, come più volte abbiamo segnalato noi dello “Sportello dei Diritti”, per mettere in guardia i cittadini dai rischi connessi.
È noto, infatti, che ogni individuo può fare pubblicità a pagamento. Ma normalmente, questi "annunci" sono verificati da Facebook per evitare che possano essere violate le regole della rete, ma anche la legge vigente.
Tra le tante bufale che si leggono, è possibile incappare su pubblicità sponsorizzate come questa: Offriamo sigarette di cannabis!
La società in questione, sostiene di essere in grado di consegnare questo prodotto e aggiunge una promozione del 15%. Un'offerta "attraente", anche se dobbiamo ricordare che la cannabis è vietata dalle leggi vigenti in quasi tutti i paesi europei.
Ed allora sorgono due problemi. Il primo è semplice: questo prodotto non esiste. Questo falso annuncio è stato pubblicato dal giornale satirico francese Abril Uno che aveva inventato dal nulla questa bufala. Una bella trovata pubblicitaria per il giornale, questa "informazione" è stato condiviso 1,2 milioni di volte su Facebook. Il secondo è ovviamente il carattere illegale del prodotto in molti paesi.
In Francia alcuni giornalisti hanno provato ad “acquistare” queste sigarette. Almeno in astratto la risposta è stata “sì”, il sito è piuttosto ben fatto e si presenta come un sito commerciale classico. Ma il vostro ordine non arriverà mai... Perché proprio da ieri, il sito è in "manutenzione", strano ... A Ancora una volta, quindi, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda alcuni consigli per evitare di essere truffati.
In primo luogo, la regola più banale: verificare se il prodotto esiste! Questo sembra ovvio, ma non dobbiamo sottovalutare la fantasia dei truffatori ... Quindi non esitate a chiedere informazioni sul sito e sul bene che si è intenzionati ad acquistare. Niente di più semplice: cercando pareri sul sito (o il prodotto) su Internet. Il logo è anche un buon indicatore, molti usano falsi loghi o marchi di qualità (visibilmente) scarsi.
Infine, prestate attenzione alle garanzie per i pagamenti perché le truffe e frodi su Internet crescono vertiginosamente nella rete e rappresentare il 50% delle frodi bancarie. Quindi, siate sempre vigili.
Gli esperti di sicurezza di G Data hanno scoperto un nuovo programma spia molto sofisticato che avrebbe consentito un attacco di spionaggio su larga scala.
L'obiettivo, secondo il portavoce di G Data, Thorsten Urbanski, sono installazioni militari, agenzie governative e grandi imprese.
Il software dannoso opera in autonomia e si diffonde ad altri computer reti infetti. Questo permette che vengano colpiti anche i dispositivi che non sono collegati a Internet, al fine di essere spiati. Secondo gli esperti di sicurezza, il software è inosservato ed attivo da circa tre anni: "Partiamo dal presupposto che il software ha avuto tempo sufficiente per acquisire i dati nella misura desiderata e di infliggere danni", spiega Thorsten Urbanski.
Chi ci sia esattamente dietro l'attacco, anche gli esperti non sono in grado di saperlo, ma pare che il codice è stato scritto da sviluppatori di lingua russa.
A causa della complessità del programma, gli esperti suggeriscono che dietro il software in questione vi sia una grande capacità di persone e mezzi.
Secondo G Data, è molto probabile che il “viurs” sia utilizzato da un segreto: "Per le specifiche tecniche, per esempio nel campo della crittografia, suggeriscono che dietro l'assalto vi sia lo stesso gruppo che nel 2008 ha portato l'attacco informatico contro gli Stati Uniti. A quel tempo, l'esercito americano è stato spiato dal malware "Agent.BTZ".
Quali paesi siano interessati da esattamente l'attacco non è ancora noto, "ma appare scontato che si tratti di un problema globale", spiega Thorsten Urbanski.
Una notizia, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che dopo quelle annunciate nei mesi e nei giorni scorsi circa i numerosi attacchi informatici che riguardano anche la privacy dei cittadini, fa emergere l’inquietante clima da nuova guerra fredda che non si combatte più con una strategia basata sul braccio di ferro “nucleare”, ma sulle capacità informatiche dei vari servizi d’intelligence degli stati.
In tutto ciò, come al solito, ne va della riservatezza dei cittadini che rischiano di essere costantemente spiati in tutte le loro attività quotidiane.
Non smetti di essere figlio e sai di essere padre e continui ad essere figlio senza più la presenza del padre…
Con i versi di Zarit Akbata cerco di cercarmi
di Pierfranco Bruni
I ricordi di luoghi, di uomini che ho incontrato, di scrittori, di paesaggi che hanno attraversato la mia vita… I ricordi sono tutti racchiusi in un cassetto del mio tempo che non è un tempo bloccato nella memoria. Ma filtra i sogni e le attese. In questi intagli di vita ho ritrovato fogli sparsi tra pagine di libri e cartelle ormai impolverate. Sono custoditi nella mia grande casa di paese. In Calabria.
In quella terra che è terribile ma è bella. Forse non smetto di leggere Alvaro e Grisi proprio per questa appartenenza al luogo. Io che non abito più la mia Calabria non smetto di portarmela dentro. Questo non è cadere in una nostalgia che ha appeso i fili sulle grondaie di vicoli abbandonati. La mia casa dove ho vissuto gli anni indimenticabili.
Mio padre mi raccontava le storie diventati irraccontabili e mia madre nella sua lucida attenzione teneva tutto sotto controllo. Da quando mio padre non c’è più tutto è diventato distanza. Cerco di rileggere quadri di memorie ma sento soltanto la voce di mia madre che vive di dolori e di lancianti ironie.
Tutto passa e passa tutto anche se quei ricordi diventano macerie e rovine. Cumuli di macerie. Non avrei mai pensato che mio padre potesse mancarmi tanto. Semplicemente per il fatto che non avevo mai pensato alla sua morte. Alla sua distanza. Non è vero che i morti ci restano accanto. Ci vivono dentro. Ed è difficile poter costruire o ricostruire avventure che possano disegnare un destino.
Cercando foto ingiallite che non trovo più ho, invece, ritrovato, sparse tra cartelle, alcune poesie di un poeta che nell’età della mia giovinezza ho letto tanto ed ho cercato anche di copiarlo.
Si chiama Zarit Akbata. Un poeta turco. Morto nel 1955 a Malta. O meglio lo videro l’ultima volta a Malta. Dopo non si seppe più nulla. Dei poeti che mi hanno accompagnato ho sempre perso le tracce. Non so perché. Li ho letti. A volte li ho anche conosciuti. Ma poi sono spariti tra vento e nuvole. So che era nato a Smirne nel 1885. Di lui mi restano soltanto pochi versi. Forse cercando potrei trovare un poemetto di cui ricordo il titolo: “Amandoti tra i mari”.
Ho riletto i suoi versi. Scriveva direttamente in lingua italiana. Francesco Grisi mi aveva raccontato che Zarit Akbata conosceva dieci lingue ma preferiva sempre scrivere sia in italiano che in lingua francese. Mi ritrovo questi versi proprio perché mi sono stati regalati da Francesco Grsi in una sua vacanza nella mia casa in Calabria. Ricordo. Li portava dentro il suo romanzo “Maria e il vecchio”.
Chiusi in una busta gialla. Consegnandomeli mi disse: “Custodiscili tu. Io li ho trovati in un mio viaggio ad Istanbul. Mi sembrano belli. Importanti. Sono solo pochi fogli. È un poeta che nessuno conosce. Voleva restare poeta solo per se stesso e per le donne che ha amato. Tra queste donne che ha amato c’è Ishabel. I versi che ti consegno, pochi, sono dedicati a Ishabel. È un uomo che ha tanto viaggiato. Dalle ricerche che ho fatto sono venuto a conoscenza che la sua vita si è svolta per gran parte in mare. Tra una nave e una piccola imbarcazione. Sempre senza alcuna generalità. Un poeta e un uomo nella clandestinità. Non ho saputo altro. Credo che possano interessare il tuo viaggio di poeta”.
Ci sono state stagioni durante le quali non ho più pensato a Zarit Akbata. Ora questi versi sono giunti così. Nel sogno e nel destino. Li ho riletti. Qui lascio qualche verso. Se non avessi messo le mani tra cassetti e carte nella mia casa in Calabria non avrei trovato queste poesie. È tutto assurdo ma è tutto vero nella vita.
Dal giorno che ho preso consapevolezza che mio padre non c’è più, è inutile negarlo, la mia vita è cambiata. Sono invecchiato anch’io. Come le tartarughe che si rincorrono ma sono stanche e vivono la solitudine. Come la palma che è stata tagliata proprio nei giorni in cui mio padre dialogava già con la morte.
Tutto ha un senso. La pazienza e la perseveranza mi accompagnano. So di dover guardare negli occhi la storia e il tempo, ma so anche che non potrò mai dimenticare le mani di mio padre quando, nell’ultima sera, stringevano a stento le mie.
Passano epoche. Lo so. Gli amori ti raccolgono in un gesto. Non smetti di essere figlio e sai di essere padre e continui ad essere figlio senza più la presenza del padre e ad essere padre perché devi guidare i passi dei tuoi figli.
Continuo a non interessarmi della punteggiatura: se dovessi farlo sarei finito come scrittore.
Ci saranno altri giorni recitava Pavese. È vero. Ci saranno altri giorni e altre notti. Ma tutto non sarà come è già stato.
Ed è qui che fanno eco i versi di Zarit Akbata.
Leggo un passaggio:
“Amore che hai volto lo sguardo
all’unica stella
raccogli le sue ombre
perché le ombre
faranno luce.
Mia Ishabel
ti porterò
sulla risacca
per amarti.
Non aver mai paura.
Ti difenderò
dai fiumi violenti del mare
semplicemente
per amarti”.
D’ora in poi mi prometto di rileggere Zarit Akbata e di raccogliere i suoi versi. Mi impegnerò a cercare il poemetto che avrò custodito in un spazio segreto. Non so perché quando si nascondono le “cose” in posti segreti non si riescono più a trovare. I segreti.
Il tempo mi scorre tra le dita. Mi trovo tra le onde del Mediterraneo. A volte osservo il mare da una vetrata e cerco di leggere gli orizzonti per catturare le terre e le distanze.
All’imbrunire scoccano i fari.
Blu. Arancione. Vola. Ma i miei occhi sono puntati sul sole che tramonta in un batter di ciglia lungo la linea perduta degli orizzonti.
È vero. La pazienza mi aiuta a non chiedere. La perseveranza ad ascoltare l’attesa. A chi racconterò del mio amore.
Zarit Akbata mi recita:
“Non cercare
se cercando
ti troverai
a lacerare l’impossibile.
L’impossibile
lascialo vivere
nella tua anima”.
“Ci sono onde che toccano il molo
con le corde del vento.
Non preoccuparti del vento
e neppure del molo.
E se ti aspetto
è perché
lo so
che non verrai”.
So di essere figlio e di avere un padre che viaggia tra le distanze dei giardini senza più peperoncini e abbandonati tra i venti delle assenze ma so anche di essere padre tra le tomaie del tempo e gli occhi dei miei figli…
Cerco di cercarmi tra le parole di Zarit Akbata e tutto ciò che ho scritto qui lo devo anche a lui. Oltre che a mio padre.
Giuseppe Berto. Uno scrittore di rottura in una ideologia tra neorealismo e strutturalismo storico.
Berto e la necessità di raccontare.
Pierfranco Bruni coordina uno studio sul centenario della nascita di Giuseppe Berto
Con delle annotazioni che vanno dalla sua militanza politica alla sua posizione sulla religione in un paesaggio tra Venezia, Roma e la Calabria
“Giuseppe Berto, sottolinea Pierfranco Bruni, resta uno scrittore che ha attraversato precisi generi letterari. Dalla ‘forma’ neorealista, che tale non è alla luce di una rilettura estetica, ad uno scavo che è chiaramente psicologico. Ma in tutto questo attraversamento ci sono tre aspetti rilevanti: il linguaggio, la struttura dei testi, il suo confrontarsi con una visione metafisica della vita. Nonostante la storia sia presente viene completamente attraversata e superata perché alla fine restano i personaggi a raccontare il tutto. Da ‘Anonimo veneziano’ a ‘La Gloria’. Uno scrittore importante in un Novecento che si appresta a rileggere la sua temperie e la sua letteratura”.
Un Centenario per riaprire un dibattito sulla figura di uno scrittore che attraversato generazioni ed epoche. Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita. Su questo autore il Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, diretto da Pierfranco Bruni e il Sindacato Libero Scrittori Italiani, di cui Bruni è il Vicepresidente nazionale, in occasione del centenario della nascita, pubblicherà un saggio dedicato allo scrittore nato Mogliano Veneto il 1914 e morto a Roma il 1978 dal titolo: “Giuseppe Berto. La necessità di raccontare”.
Il saggio, curato e con scritti di Pierfranco Bruni, apre un dibattito sul ruolo dello scrittore e l’importanza della metafora tra linguaggio e forme narranti.
Pierfranco Bruni si occupa del rapporto tra Berto e il Novecento letterario e le sue eredità con Albert Camus, Gerardo Picardo si sofferma sugli aspetti “teologici” ed eretici del Giuda in Berto, Gennaro Malgieri affronta gli elementi storico – politici e letterari intorno a “Guerra in camicia nera”, Neria De Giovanni si occupa del letterato e del suo rapporto con la critica, Marilena Cavallo traccia un profilo tra “La cosa buffa”, “Il male oscuro” e i “Racconti” e Micol Bruni raccorda la dimensione calabra in Berto oltre a coordinare una bibliografia ragionata.
“Riproporre Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita, sottolinea Pierfranco Bruni, curatore dello studio, significa anche contestualizzare un profilo del Novecento letterario e culturale tout court attraverso libri che hanno segnato generazioni. È necessario rileggere romanzi che hanno fatto discutere in anni di transizione come: Anonimo veneziano e La gloria. Due libri che ancora oggi propongono una chiave di lettura anticonformista”.
“In Giuseppe Berto, dichiara ancora Bruni, si vive un intreccio non solo letterario, ma anche esistenziale e psicologico tutto giocato tra amore e morte. Ovvero tra la capacità dell’amore di farsi definizione ancestrale di un modello di vita, che ha in sé il senso del destino, e la realtà della morte che diventa, nei suoi scritti, sempre più consapevolezza di un andare nel di dentro della vita stessa senza la paura della perdita.
“Uno scrittore, sostiene sempre Pierfranco Bruni, che ha amato il mare e soprattutto la Calabria. Ho avuto modo di raccontare ciò in due trasmissioni per la Rai, una di queste realizzata con Marilena Cavallo”.
Nel 1947 esce Il cielo rosso. Una storia il cui segno politico è preciso. Ma ci sono altri libri che sottolineano il rapporto sempre più profondo, appunto, tra la morte come consapevolezza di definito e la vita come attesa del definire.
Il male oscuro del 1964 segna, comunque, il suo punto di riferimento non solo letterario, ma anche esistenziale. È Il male oscuro che rende Berto scrittore “nuovo” in un contesto in cui il legame letteratura e psicanalisi costituiva un dialogo sempre aperto e discutibile. Ci sono i libri di memoria come quello già citato del 1947 e poi Guerra in camicia nera del 1955. Altri come Il brigante del 1951. Al 1978 appartiene La gloria in cui c’è un rapporto costante tra Gesù e Giuda. Un libro tutto da rileggere e da rimeditare. La figura di Giuda è centrale.
Del 1966 è La cosa buffa. Un romanzo d’amore che, comunque, non raggiunge quella tensione lirica alla quale lo stesso Berto tendeva. È con Anonimo veneziano, negli anni Settanta, che l’incontro tra amore e morte trova la sua più inquieta profondità.
“Riproporre oggi Giuseppe Berto, cesella Pierfranco Bruni, significa, tra l’altro, percorrere intere stagioni del Novecento letterario italiano. Di quel Novecento mai conformista e mai allineato con le ideologie dominanti. Un Berto che va necessariamente riproposto e restituito alla letteratura del nostro Novecento che necessita di essere riconsiderato oltre i moduli ideologici e gli schemi realistici o strutturalisti”.
Perché rileggere Gabriele D’Annunzio?
Ne parleranno Taranto il 3 marzo Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni con il loro saggio “Io ho quel che ho donato”
Perché rileggere e riproporre Gabriele D’Annunzio? È questo l’interrogativo che Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni si pongono nel pubblicare il loro originale saggio dedicato allo scrittore che ha dominato il Novecento e continua ad essere presente nel contesto letterario moderno. Infatti di Gabriele D’Annunzio si parlerà a Taranto lunedì 3 marzo grazie proprio al libro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, (esperti di letteratura europea del Novecento), dedicato, appunto, a Gabriele D’Annunzio, dal titolo “Io ho quel che ho donato”, edito, in una elegante veste, dalla Casa editrice Nemapress.
La manifestazione, organizzata dall’Associazione culturale “Oriana Fallaci”, si svolgerà alle 17,30 al Grand Hotel Mercure – Delfino di Taranto, Viale Virgilio 66. Introdurrà i lavori la presidente dell’Associazione Giusy De Marco. Dialogherà con Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni la saggista e critico letterario Marilena Cavallo. Interverrà la giornalista e scrittrice Tiziana Grassi.
Lo studio, che è stato pubblicato in occasione dei 150 anni della nascita di D’Annunzio, (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), ha aperto una vasta dialettica anche sulla funzione che il dannunzianesimo ha avuto all’interno della cultura europea e internazionale. Infatti il lavoro di Bruni e De Giovanni è arricchito con contributi di: Emanuela Forgetta che parla del rapporto di D’Annunzio con la Catalogna, Stefan Damian con la Romania, Arjan Kallco con l’Albania, Andrea Guiati con gli Stati Uniti d’America, André Ughetto con la Francia, Valentina Piredda con l’Austria.
Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni hanno indagato tra le pagine e nella vita di D’annunzio, con un approfondimento sull’interventismo dannunziano alla Prima Guerra Mondiale, tracciando delle linee originali e portando sullo scenario letterario una lettura innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. E’ considerato un saggio che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro tutto il Novecento tra letteratura, estetica e antropologia e scava nel “nascosto” letterario e umano di Gabriele.
Neria De Giovanni è Presidente dell’AICL, critica letteraria e saggista ed è tra i massimi esperti di Grazia Deledda. Pierfranco Bruni è scrittore e Vice presidente del Sindacato Libero Scrittore oltre ad essere esponente di spicco dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari ed è tra esperti di Cesare Pavese.
“Abbiamo voluto ricordare l’opera di D’Annunzio, sottolineano Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, constatando che non sempre la critica ufficiale, accademica ed universitaria, ha dato seguito a percorsi innovativi, a tutto campo, sull’attività letteraria del Vate all’interno dei processi letterari moderni. Il nostro studio cerca nelle pieghe della sterminata opera dannunziana, zone ancora poco esplorate o lette in maniera distorta, ideologicamente preconcetta”.
Su D’Annunzio sia Bruni che la De Giovanni hanno scritto un articolato percorso che va oltre le “vie” ufficiali della lettura dannunziana ed oggi questo loro lavoro diventa centrale all’interno di un processo culturale ricco di stimoli e di buone provocazioni letterarie.
Granelli: "Coloriamo la Milano accogliente e solidale dove c’è posto per tutti"
Milano, 2 marzo 2014 - Studenti e street artist hanno dipinto la facciata della Casa del Volontariato (Voce) di via Melchiorre Gioia 2. In poche ore la parete ovest dell’edificio storico è stata trasformata, in modo temporaneo, per segnare la nuova vita di un palazzo abbandonato da oltre 10 anni e con più di due secoli di vita. Questo primo intervento dà il via al cantiere per la ristrutturazione di quella che, entro l’estate 2015, sarà la sede della solidarietà a Milano.
“Con l’intervento degli street artist sulla facciata di Voce vogliamo mostrare alla città che ci siamo – dichiara Marco Granelli, assessore alla Sicurezza, Coesione sociale e Volontariato. – Invece della prima pietra posiamo il primo barattolo di vernice per colorare la Milano accogliente e solidale dove c’è posto per tutti. Lo sforzo è mettere insieme tutta la 'Milano possibile', a cominciare dal volontariato''.
“Il volontariato milanese ha bisogno di un punto di riferimento nel quale e con il quale ‘infrastrutturarsi’ – sottolinea Lino Lacagnina, presidente di Ciessevi. - Perché in tempo di crisi le organizzazioni hanno bisogno di migliorare il proprio impatto sociale, le progettualità, le collaborazioni, la gestione organizzativa, le competenze interne, la capacità di comunicare. Voce vuole essere e diventare questo.”
La sede di Voce, acronimo di “volontari al centro”, in viale Monte Grappa 6 all’angolo con via Melchiorre Gioia, ospiterà l'ufficio per il Volontariato del Comune di Milano, accoglierà associazioni e sarà anche sede di un ostello per giovani volontari europei. Sarà già operativa per Expo 2015, in quanto sede dell’attività di preparazione e formazione dei volontari impegnati nell’evento globale.
Voce è stata data in comodato d’uso gratuito dal Comune di Milano a Ciessevi che, anche con il contributo della Fondazione Cariplo, si farà carico di tutti i lavori di ristrutturazione.
L’evento è realizzato con il Comune di Milano dall’Associazione Ciessevi, in collaborazione con l’Associazione Nuova Acropoli e l’Associazione I Cani da Reporter.
Parte della bellezza della street art è la sua precarietà, un’opera può durare un'ora o un paio di anni ma ogni artista accetta che non durerà per sempre. Per questo, in contemporanea all’evento, ci sarà un contest video, pensato per dare libera espressione alla creatività dei giovani che, attraverso l’uso di cellulari, fotocamere o videocamere, cattureranno le immagini della giornata. I filmati saranno poi caricati sul sito Voce per essere votati e i più votati si aggiudicheranno magnifici premi pensati apposta per un target giovane.
Per saperne di più basterà visitare il sito www.voce.milano.it/street-artists o la pagina facebook dell’eventowww.facebook.com/voce.milano/events. Su Twitter Street Artists per VOCE #VOCEStreetArtists
È possibile scaricare alcune immagini al link:
https://www.dropbox.com/sh/5pwls56cmgvoi9z/cA1-IeMpQa#/
VOCE – Casa del Volontariato di Milano
A Milano sta nascendo la Casa del Volontariato: uno spazio partecipato e improntato alla crescita della solidarietà. Un luogo dove possa concretizzarsi l’idea di cittadinanza attiva capace di restituire alle persone, alle famiglie e alle organizzazioni un senso di appartenenza e di coesione. VOCE (www.voce.milano.it ) si ispira alla Milano operosa che “non ha paura di rimboccarsi le maniche”, rappresentando in maniera innovativa la dimensione comunitaria della vita della città di Milano e della sua provincia. VOCE è un progetto di Comune di Milano e Ciessevi, che ha già visto il sostegno di Fondazione Cariplo e di molte aziende del settore dell’edilizia, e che nei prossimi mesi avvierà la propria campagna di raccolta fondi per la ristrutturazione dello stabile.
I PARTNER
ASSOCIAZIONE CIESSEVI
Ciessevi è il Centro servizi per il volontariato nella provincia di Milano e fa parte del sistema nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Il Centro milanese è “a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestito, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività” (legge quadro sul volontariato 266/91). Il ruolo di supporto alle organizzazioni di volontariato si realizza con attività di: consulenza su problematiche organizzative, normative, amministrative, contabili, fiscali e ricerca fondi, formative, progettuali, di comunicazione e promozione; formazione, con corsi diretti e in partnership con diversi soggetti, rivolti prevalentemente ai volontari; informazione, tramite il sito www.ciessevi.org, pubblicazioni cartacee e on line; documentazione (raccolta specializzata di documenti, testi e riviste); supporto logistico e organizzazione di eventi.
Ciessevi fornisce i suoi servizi svolgendo un ruolo di accompagnatore, fondato sull’ascolto e sulla lettura integrale dei bisogni, andando oltre la risposta standardizzata.
Per saperne di più, visita il sito: www.ciessevi.org
ASSOCIAZIONE NUOVA ACROPOLI
Nuova Acropoli è una associazione di cultura e volontariato, presente a Milano dal 2009.
Opera in vari settori e promuove, soprattutto tra i giovani, un impegno civico che porti a migliorare se stessi e l'ambiente che ci circonda, nella convinzione che l’esempio ed il coinvolgimento attivo siano metodi efficaci per essere cittadini responsabili.
A Milano ha realizzato, tra le altre iniziative, il recupero ambientale del sottopasso della Stazione Garibaldi con uscita sul quartiere Isola, in collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana e Centostazioni, trasformando un luogo degradato ed inospitale in una galleria d’arte colorata ed allegra con 52 murales, dove ora si esibiscono giovani band, attori, gruppi di danza in un nuovo inaspettato ed inusuale teatro urbano.
Per saperne di più, visita i siti www.nuovaacropoli.it e www.cosimipiace.it
ASSOCIAZIONE I CANI DA REPORTER
Nata dalla passione per il giornalismo e l’informazione critica, l’associazione culturale “I Cani da Reporter” è composta da giovani professionisti del mondo della comunicazione e del giornalismo on-line.
L’incontro delle diverse esperienze maturate nel corso delle singole attività lavorative e formative ha dato vita a un progetto culturale condiviso di sviluppo e diffusione di contenuti giornalistici di approfondimento, realizzati attraverso la forma del videoreportage.
Usata con dovizia, la parola scritta è capace di tradurre con estrema vividezza la realtà e aprire nuovi percorsi di riflessione. Unita con l’immediatezza e la forza delle immagini, l’impatto è ancora più dirompente.
La telecamera è il nostro occhio, la curiosità la nostra energia propulsiva, fare informazione e documentare le trasformazioni socio-culturali in atto nella società la nostra mission, in collaborazione anche con enti e associazioni sul territorio. Per saperne di più, visita il sito:www.icanidareporter.it
L’Assessore regionale Demetrio Arena replica all’Onorevole Rosi Bindi
“L’Onorevole Bindi non ha fatto mancare il suo apporto di ‘fango’ nel violento ed ingiusto attacco al Sottosegretario Gentile”. Lo afferma l’Assessore regionale della Calabria Demetrio Arena, del Nuovo Centrodestra. “Allo stesso modo – continua Arena - non ha perso l’occasione per fare riferimento alla situazione di Reggio Calabria dando atto al Ministro Alfano di aver anteposto il suo ruolo istituzionale a quello di leader politico. Purtroppo non possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda lei ed altri esponenti del Pd. Da Presidente della Commissione Antimafia, organismo sbilanciato per la assenza dei parlamentari di centrodestra, l’on. Bindi ha cercato di fare pressioni, nel corso di una vera e propria imboscata, sul Ministro Alfano affinché decidesse di prorogare il commissariamento del Comune di Reggio Calabria che, dopo un anno e mezzo di gestione commissariale, ha messo in ginocchio la città sfiancando i reggini. La proroga – aggiunge l’Assessore Arena - non è discrezionale ma si basa, purtroppo, esclusivamente su una legge che ormai da molti anni magistrati, prefetti e parlamentari bipartisan hanno più volte giudicato iniqua e inefficace a contrastare le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella pubblica amministrazione e che genera una preoccupante frattura tra lo Stato e le comunità interessate dal provvedimento. Auspichiamo che presto possa essere riequilibrata la rappresentanza in seno alla Commissione Antimafia, per evitare che un così importante organismo possa continuare ad essere utilizzato come strumento di contrapposizione politica. Confidiamo, infine, in un impegno serio attraverso azioni incisive da parte dei parlamentari meridionali, e calabresi in particolare – conclude l’Assessore regionale Arena – per apportare le necessarie modifiche legislative , ripristinare la democrazia e creare le basi per determinare quel rapporto collaborativo tra Stato e comunità territoriali, connubio indispensabile per il contrasto alla criminalità organizzata”.
Una serie di video di propaganda nazista quali "Ebreo Suss", "Gioventù hitleriana Quex" o "Io accuso", ancora oggi in Germania sono facilmente accessibili sulla rete. Questi cosiddetti “film” riservati sono per lo più razzisti, antisemiti, ed incitanti all'odio o riportano contenuti di glorificazione della guerra.
In Germania, queste pellicole naziste possono essere visualizzate solo sotto la guida di uno storico e quindi solo in pubblico, in occasione di una lezione scientifica che veda un’introduzione e un dibattito dopo il film. I diritti per i film sono detenuti dalla fondazione Wiesbaden Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung.
Per il portale video più famoso al mondo, YouTube, il problema è già noto. Tanto che la portavoce di YouTube, Mounira Latrache ha dichiarato "Siamo in contatto, da lungo tempo con la Fondazione Murnau ".
Ed è alla ricerca di una soluzione al problema con la Fondazione. La questione principale, come già in passato è stata sollevata per altri tipi di contenuti postati è che YouTube non può filtrare in anticipo tali film. "Ogni minuto, in questo momento sono caricati in tutto il mondo 100 ore di video", dice Latrache. Ed è praticamente impossibile, quindi, un filtro preventivo. Fondamentalmente, per YouTube la libertà di espressione è importante. Tuttavia, gli utenti registrati possono segnalare i film che presentano problemi, dopodiché saranno esaminato nel merito ed eventualmente cancellati.
Questo è esattamente ciò che la Fondazione Murnau regolarmente sostiene come dice Ernst Szebedits il capo esecutivo.
La "Gioventù hitleriana Quex" è visto più e più volte su YouTube. Questa volta è stato pubblicato da un utente con l'alias "PropagandaleiterBG" e cliccato più di 2000 volte. Anche il famoso film "Jud Suess" di Veit Harlan può essere visto integralmente ed ha ottenuto finora quasi 35 000 visualizzazioni.
La possibilità di accedere online, e quindi in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo della terra, purché si abbia una connessione alla rete, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, pone seri problemi quando si tratta della diffusione di momenti della storia così delicati che necessitano di una conoscenza approfondita degli eventi.
Non si può permettere di lasciare alla mercè e senza alcun filtro di chiunque, e quindi di giovani e giovanissimi, un passato così tragico che in momenti della storia quale quello di crisi che stiamo vivendo potrebbe portare a comportamenti emulativi anche nel Nostro Paese dove l’antisemitismo ed il nazifascismo continuano a trovare ancora adepti. Ecco perché chiediamo la massima attenzione ai gestori di YouTube affinchè provvedano alla rimozione immediata di questo tipo di contenuti.