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Giuseppe Campisi
da Dante al giurista Alfredo Rocco
di Micol Bruni
La lingua è un bene culturale di una Nazione chiamata Patria? Siamo in punto di diritto, ma il diritto di uno Stato ad identificarsi come Nazione passa inevitabilmente attraverso la difesa, la valorizzazione e la conoscenza, nei “tempi di un vocabolario sommerso” che attraversa le diverse età delle società, di una eredità, che oltre gli elementi antropologici e storici, che è data dalla lingua.
La lingua ha sempre avuto la funzione di focalizzarsi come identità. Le lingue, sommerse o meno, formano la lingua che ha una comunicazione valoriale e una partecipazione nei processi che sono stati storici, sono modelli contemporanei, sono realtà che si formano in un linguaggio che diventerà linguaggio comune.
Ma il rapporto tra Storia e Nazione, oltre ad una visione, ripeto strettamente antropologica e storica, crea un legame che si centralizza nella “istituzione” di una lingua che viene definita ufficiale.
In tal senso è da considerarsi un bene culturale, in quanto è patrimonio identitario, ma è un bene culturale come principio fondante in un articolato intrecciarsi di atti e di fatti che conducono, appunto, ad un impatto comunicativo.
La lingua è, dunque, un processo valorizzante anche in una chiave di lettura che pone come ragione di un principio di appartenenza un territorio. La lingua, infatti, è un territorio. Ed essendo tale è una realtà politica in cui il senso geografico assomma le voci diversificanti per definirle in una comune attrazione.
Da Dante a Manzoni l’identità italiana si è sottoposta a costanti verifiche della ragione. La lingua di Dante non è quella di Manzoni, per il semplice fatto che si è consumata una visione geo-politica dei tessuti storici e antropologici, che si sono incastrati nel comunicare del popoli. Un tale comunicare è diventato un mosaico di civiltà.
Se Dante resta un punto di riferimento, riferimento mutevole nei fatti e nelle geografie, Manzoni ha ceduto, quotidianamente, ai processi cangianti della parola come essenzialità di diritto. Il “De Monarchia”, scritto e letto in latino, trova la sua chiave interpretativa, anche in una dialettica politica, ne “Il Principe” di Machiavelli.
La ragione della storia diventa l’assimilabile processo tra lingua e storia in una dimensione in cui la ragione dell’affermazione di una identità è ragione dell’identità in progress.
Il bene culturale, applicato come patrimonio identitario della lingua, diventa ragione del diritto identitario. Il limite tra la lingua come espressione di un vocabolario e la lingua come ragione di diritto di una Nazione non può viversi se non dentro la vera giurisprudenza di una “proprietà”, mai contesa ma sempre condivisa, tra il concetto di popolo e il concetto di Patria nella fusione di una idea di Nazione.
Mi sembra che occorre ritornare su tali questioni che non riguardano più la mera analisi testuale, in letteratura, che va da un mal letto Dante e un cattivo digestivo alla Calvino (la cui leggerezza e il suo sentiero dei ragni leggeri ha portato macerie linguistiche), e in giurisprudenza da Cicerone al giurista Alfredo Rocco e in filosofia da Seneca a Gentile.
La lingua non è solo uno strumento. È l’azione con la quale si identifica una Patria. Si continua a leggere male Dante e a proporlo peggio con l’obsoleta analisi del testo. Cosa è l’analisi del testo in una società multilinguistica come la nostra? Come è possibile applicare il “codice” del “De Monarchia” se non si passa attraverso il Machiavelli della realtà linguistica anche attraverso moduli politici? E allora è giusto considerare la lingua un bene culturale, ma il bene culturale è un patrimonio e il patrimonio è il pater che si lega costantemente al figlio.
La lingua va salvata ma non vanno temuti le “anarchie” linguistiche della cultura contemporanea. Soltanto non avendo timore, Dante potrà parlare del suo tempo con il suo linguaggio da profeta veggente. Tutto ciò è necessario soprattutto se si considera la lingua come la vera ragione del diritto di una Nazione. Ma tra diritto della ragione e ragione del diritto la lingua è la vera e unica Istituzione di una sovranità nazionale.
BARLETTA: DUE FERMI DEI CARABINIERI PER L’OMICIDIO DEL ROMENO TROVATO IN UNA FOGNA IL 6 MARZO SCORSO.
I Carabinieri della Compagnia di Barletta e del Nucleo Investigativo di Bari hanno eseguito due fermi d’indiziato di delitto a carico di due tunisini, di 55 e 37 anni, senza fissa dimora, individuati come possibili autori dell’omicidio del 27enne romeno Popa Petru Marinel, il cui corpo è stato trovato lo scorso 6 marzo nella rete fognaria adiacente alla SS 170 Barletta-Andria.
I primi riscontri medico legali hanno permesso di ricostruire la probabile dinamica della morte del ragazzo, il cui corpo, reso quasi irriconoscibile dai diversi giorni di permanenza nella fogna, risulterebbe colpito da più coltellate.
I sospetti si sono da subito addensati su due conoscenti della vittima, tunisini senza fissa dimora che vivevano in una baracca non lontana da luogo del ritrovamento del corpo. Sentiti dai carabinieri e dal Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta, hanno fornito dichiarazioni contrastanti. Determinanti anche le dichiarazioni dell’ex ragazza della vittima che ha ricostruito gli ultimi momenti di vita del giovane romeno, il quale avrebbe avuto una violenta discussione con i due tunisini, forse per contendersi una baracca dove passare la notte.
PALERMO: SORPRESO A SPACCIARE A “CRUILLAS”, ADDOSSO AVEVA UN APPUNTO CON NOMI E ALIAS DI PRESUNTI ACQUIRENTI E DEBITORI. PUSHER ARRESTATO DAI CARABINIERI.
Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione Resuttana Colli nel corso di un servizio antidroga organizzato tra i quartieri della periferia cittadina, traevano in arresto LOMBARDO Carmelo, 24enne palermitano, disoccupato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
La pattuglia stava transitando in via Brunelleschi, quando notava nei pressi di un esercizio commerciale, due giovani intenti a parlare tra loro. I due alla vista dell’auto dei Carabinieri si davano a precipitosa fuga in direzioni opposte. Nell’immediatezza, un militare scendeva dall’autovettura di servizio, inseguendo uno dei due giovani e bloccandolo in prossimità della vicina via Barisano da Trani, mentre, l’altro riusciva a far perdere le proprie tracce dirigendosi verso in Viale Michelangelo.
Il fermato veniva identificato in LOMBARDO Carmelo, 24enne palermitano, che a seguito di perquisizione personale veniva trovato in possesso, di un cofanetto in ferro con all’interno sei dosi di sostanza stupefacente del tipo “hashish” e la somma contante di € 65. Inoltre, in una delle tasche del giubbotto, i militari dell’Arma, rinvenivano un foglio di carta, con scritto a mano una serie di nomi di persone e un numero accanto. Tra questi, alcuni erano cancellati, altri invece ancora ben visibili, una sorta di “foglio mastro”. Si desume che, verosimilmente, questi nominativi e alias, siano i presunti “clienti e/o debitori” del LOMBARDO.
Nello specifico:
ü40 Carlo.-----------//
ü20 Vicè.-----------//
ü5 Maurizio.-----------//
ü5 Fiore.-----------//
üToni 5.-----------//
üGennaro 10.-----------//
üBalatone 5.-----------//
üAndrea 5.-----------//
üManuele 5.-----------//
L’interessato, pertanto accompagnato in Caserma per le procedure di rito, sulla scorta delle indagini dei Carabinieri svolta nella flagranza del reato di spaccio, LOMBARDO Carmelo su disposizione della competente Autorità Giudiziaria, veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, in attesa di processo.
La sostanza stupefacente sequestrata, sarà inviata al L.A.S.S. del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, al fine di stabilire l’esatto principio attivo della stessa.
Palermo, 11 marzo 2014
ISTRUZIONE – Scuole tagliate, illegittimo per Tar e CdS il dimensionamento operato dalle Regioni negli ultimi due anni
Queste le motivazioni dei giudici che bocciano i tagli attuati per il 66,5% al Sud e nelle Isole, dove è più alto il tasso di dispersione scolastica (solo nel 2012 cancellate in maniera illegittima 1.567 sedi autonome): attuazione di una norma incostituzionale (Legge 111/2011) e contro il parere contrario delle consulte provinciali. Dovevano invece essere rispettati i criteri del D.P.R. 233/98. Annullati anche a fine primo quadrimestre i decreti d’individuazione dei dirigenti scolastici-dsga e del personale sovrannumerario, nonché l’assegnazione dei codici meccanografici.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario organizzativo Confedir) lo aveva denunciato nel settembre 2012 e nel gennaio 2013, scrivendo anche di suo pugno ai Governatori. Ma invano. Poi, nell’ottobre 2013 aveva chiesto modifiche al decreto legge sulla scuola. Ora l’ultima parola passa sempre più ai tribunali.
ISTRUZIONE – Scuole tagliate, illegittimo per Tar e CdS il dimensionamento operato dalle Regioni negli ultimi due anni
Queste le motivazioni dei giudici che bocciano i tagli attuati per il 66,5% al Sud e nelle Isole, dove è più alto il tasso di dispersione scolastica (solo nel 2012 cancellate in maniera illegittima 1.567 sedi autonome): attuazione di una norma incostituzionale (Legge 111/2011) e contro il parere contrario delle consulte provinciali. Dovevano invece essere rispettati i criteri del D.P.R. 233/98. Annullati anche a fine primo quadrimestre i decreti d’individuazione dei dirigenti scolastici-dsga e del personale sovrannumerario, nonché l’assegnazione dei codici meccanografici.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario organizzativo Confedir) lo aveva denunciato nel settembre 2012 e nel gennaio 2013, scrivendo anche di suo pugno ai Governatori. Ma invano. Poi, nell’ottobre 2013 aveva chiesto modifiche al decreto legge sulla scuola. Ora l’ultima parola passa sempre più ai tribunali.
I tagli alle scuole avviati a partire dal 2000 e culminati con la Legge Tremonti-Gelmini 111/2011 hanno ridotto drasticamente la qualità dell’offerta formativa italiana, penalizzando in particolare le sedi del Sud e delle Isole dove il fenomeno della dispersione scolastica rimane a livello di emergenza massima. Secondo uno studio dell’Anief, in tredici anni si è passati dal rapporto 1 a 5 al rapporto 1 a 7 tra sedi direzionali e plessi decentrati o istituti accorpati. Con il 66,5% dei tagli delle scuole autonome che è avvenuto al Sud-Isole, dove è proprio più alto il tasso di abbandono dei banchi.
La ‘mazzata’ finale al progetto di cancellazione di plessi e scuole autonome è arrivata nell’ultimo biennio. Solo nel 2012 sono stati cancellati in maniera illegittima 1.567 sedi amministrative (scuole autonome) di circoli didattici, istituti comprensivi e medie, mentre per l’ultimo anno dovrebbero rimanere scoperte 595 scuole, specie tra le superiori, affidate in reggenza (legge 128/13). Scomparso un posto su quattro tra dirigenti scolastici e dsga. E ora i tribunali cominciano a dare regione sempre più ai ricorrenti, famiglie e personale docente e Ata, in assenza di risposte coerenti e legittime dei Governatori. Sono già diverse le sentenze del Tar Sardegna, del Consiglio di Stato, del Tar Lazio e ora potrebbe arrivare anche quella del Tar Molise.
Nell’a.s. 2013/2014 con il D.M. 573/2013 sono stati assegnati 8.047 dirigenti e Dsga per dirigere e amministrare 57.216 plessi scolastici, ma la rete delle scuole autonome è stata decisa ancora una volta dalle Regioni sulla base di una legge (111/11) che è stata dichiarata in parte incostituzionale nel dimensionamento delle scuole elementari e medie (art. 19, c.4) e in parte rimane valida soltanto per l’a.s. corrente per le reggenze delle scuole superiori (art. 19, c. 5).
Per sapere a quante scuole è stata tolta l’autonomia (ma non alle RSU che sono rimaste in deroga nei luoghi di lavoro) basta confrontare i dati del D.M. 51/2011 quando furono assegnati 10.211 dirigenti e Dsga, nonostante la riduzione di 610 unità rispetto alla quota assegnata con il D.M. 285/2000. Così si è elevato il numero delle scuole da gestire da parte dei dirigenti, con evidenti ricadute sulla gestione del personale e dell’utenza. E l’area che ha pagato più di tutti nel Paese, è stata ancora una volta quella del Sud e delle due Isole maggiori, Sicilia e Sardegna, dove si sono tagliate due scuole autonome su tre nonostante gli alti e allarmanti numeri sulla dispersione scolastica.
Secondo il Servizio Statistico del Miur, che nel 2013 ha attuato un focus sulla dispersione, “dal punto di vista geografico (Graf.6), il “rischio di abbandono” è prevalentemente diffuso nelle aree del Mezzogiorno, in cui sono maggiormente diffuse situazioni di disagio economico e sociale. La distribuzione regionale individua, per la scuola secondaria di I grado, nella Sicilia (con lo 0,47% degli iscritti), nella Sardegna (con lo 0,41%) e nella Campania (con lo 0,36%) le regioni dove il fenomeno dell’abbandono scolastico è più evidente, seguite dalla Puglia (0,29%) e dalla Calabria (0,19%). Analogamente nella scuola secondaria di II grado elevate percentuali di alunni “a rischio di abbandono” sono presenti nelle regioni meridionali, prime fra tutte la Sardegna (con il 2,64% degli iscritti a inizio anno), seguita dalla Sicilia (con l’1,6%) e dalla Campania (con l’1,36%).”
Per l’Anief, a questo punto è doveroso ricorrere qualora si ritengano violati i criteri per l’assegnazione dell’autonomia disposti dal D.P.R. 233/98 (scuole da 500 a 900 alunni, con deroghe a 400 su territorio per un terzo montano, 300 per territorio montano e piccole isole). Per info, scrivere a dimensionamento@anief.net. È possibile aderire al ricorso, anche se a seguito della mobilità si viene dichiarati sovrannumerari su scuola che non dovrebbe essere dimensionata. In questo caso bisogna scrivere a titoli.mobilita@anief.net.
Per approfondimenti:
Servizio statistico MIUR: Focus sulla dispersione scolastica (2013)
Scarica la tabella sulle scuole tagliate negli ultimi due anni
11 marzo 2014
Reggio Calabria 11 marzo 2014 - Apprendiamo dalla stampa che è stato notificato l'avviso di chiusura delle indagini al consigliere regionale del PD Demetrio Naccari Carlizzi in merito l'inchiesta scaturita a seguito della vicenda inerente il concorso da dirigente medico che ha visto vincitrice proprio la moglie dello stesso nel periodo in cui Naccari ricopriva l'incarico di assessore regionale, durante la Giunta Loiero.
Sulle circostanze, sul modus operandi dell'esponente di Palazzo Campanella, su tutti gli sviluppi del caso, non è assolutamente nostra intenzione soffermarci, né tantomeno giudicare, dal momento che questo è compito primario della Magistratura ed è nostra consuetudine mantenere saldi i principi di garantismo cui ci siamo da sempre appellati e che, quindi, devono essere legittimamente applicati anche in quest'occasione.
L'unico, ma certo non meno importante aspetto che però sarebbe opportuno mettere in risalto, riguarda prettamente l'atteggiamento che il consigliere ha mantenuto durante gli ultimi anni.
Comportamenti attraverso i quali ha assunto pubblicamente, e praticamente in ogni occasione propizia, il ruolo di "moralizzatore", intervenendo con enfasi su qualsivoglia azione intrapresa dai suoi antagonisti politici, quasi fosse stato l'unico depositario di moralità ed etica e quindi in grado, in virtù di queste sue indiscutibili qualità, di poter accusare e screditare da un pulpito "privilegiato": polemiche e dichiarazioni esternate anche in maniera strumentale e, a volte, persino con una condotta poco consona al confronto ed alla dialettica politico - istituzionale. In virtù di quanto accaduto, quindi, riteniamo sarebbe opportuno, per il consigliere Naccari, dismettere la maschera di pubblico censore dal momento che, come abbiamo appurato, chiunque (e lui per primo visto che la questione oggi lo riguarda personalmente) potrebbe incappare in errori e ritrovarsi coinvolto in vicende giudiziarie.
Tilde Minasi
Consigliere Regionale NCD
Clotilde Minasi
In memoria di Domenico e Chiara
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro, lo siamo ancora
(La morte non è niente di Henry Scott Holland)
Consegnate le borse di studio “Amici di Domenico e Chiara”
alla reggina Ilenia Adore, alla famiglia di una giovane scomparsa prematuramente,
ai bresciani Elisa Bandiera e Simone Belleri
Ancora gremita, a distanza di un anno, la sala conferenza della Provincia di Reggio Calabria in occasione della cerimonia delle borse di studio “Amici di Domenico e Chiara”. L’appuntamento con la memoria dei due giovani reggini, Domenico Tortorici e Chiara Matalone, uccisi a Brescia nella notte tra il 3 ed il 4 marzo di due anni fa, insieme alla madre di lei, Francesca Alleruzzo, e a Vito Macadino, torna a due anni da quella maledetta notte e ad uno dalla presentazione del libro “Domenico e Chiara, amore e dolore di padre. Brescia, 4/3/2012 (Città del Sole Edizioni), a firma del padre di Domenico, Benedetto Tortorici detto Nuccio, con la partecipazione anche del papà di Chiara, Dino Matalone. Il libro si chiude con il racconto a fumetti della storia di amore tra Domenico e Chiara a cura di Umberto Giampà, presente all’incontro. Un progetto cui ha aderito anche il circolo culturale Rhegium Julii di Reggio Calabria, e cui hanno contribuito l’Associazione “Nuova Solidarietà” e l’Avis, sezioni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni.
I sorrisi gioiosi e dell’amore tra Domenico e Chiara hanno rivissuto nel segno della commozione ma anche dell’impegno con la mostra dei lavori realizzati dagli studenti degli istituti ITIS “Panella Vallauri” e ITE “Piria” di Reggio Calabria, in cui si sono diplomati rispettivamente diplomati Domenico e Chiara, e dell’Istituto Comprensivo Est 2 di Brescia che calorosamente, presso la Casa delle Associazioni, ha accolto Nuccio Tortorici ed i curatori del libro, Domenico Malara e Anna Foti, in occasione della presentazione in Lombardia lo scorso maggio. Quel calore e quel coinvolgimento, manifestati da Elena Palladino della Casa delle Associazioni, dal vicario della scuola Beatrice Spallinger, dalle docenti Erminia Caruso, Antonella Calabrò, Chiara Calabrò, Emanuela Mariani e Patrizia Panada, sono rimasti intatti ed i docenti tutti, in particolare ancora Erminia Caruso e Sergio Corbelli, hanno fatto sentire la loro vicinanza, contribuendo a tessere una relazione tra i loro alunni e l’associazione “Amici di Domenico e Chiara”, anche in questa occasione.
Accorati gli interventi di Eduardo Lamberti Castronuovo, assessore provinciale alla Cultura ed alla Legalità, socio onorario dell’associazione “Amici di Domenico e Chiara”, del dirigente scolastico dell’ITIS “Panella Vallauri” Anna Nucera, di Patrizia Praticò, in rappresentanza del dirigente dell’Ite “Raffaele Piria” Ugo Neri. L’incontro è stato impreziosito dalle letture dell’attore Gigi Miseferi e dai brani eseguiti da Francesco Bruzzese, voce e chitarra della Veleno Ligabue Tribute Band, cantautore caro ai due giovani.
Nuccio Tortorici, padre di Domenico, e Dino Matalone, padre di Chiara, hanno riservato parole di ringraziamento per le tante persone che hanno reso possibile la consegna di queste borse di studio, realizzate con i contributi di quanti hanno acquistato il libro e aderito alle iniziative di raccolta fondi promossi dall’associazione, come il concerto di Brunori Sas la scorsa estate. “Per noi è importante ricordare anche se i nostri figli non torneranno più”, dice Nuccio Tortorici e Dino Matalone si unisce affermando che “è necessario che voi giovani comprendiate e pratichiate il rispetto dell’altro, denunciando chi vi opprime con un amore malato”.
Poesie, temi, disegni, fotografie e video per denunciare il femminicidio. Una riflessione articolata è stata sollecitata dagli studenti che hanno partecipato ai laboratori, tra i quali hanno ricevuto una segnalazione di merito per l’ITIS “Panella Vallauri” Gianluca Calabrò (tema), Marco Ventura (video), Martina Ramiro (tema) e per l’ITE “Piria” di Reggio Calabria Sabrina Foti e Isabella Puntorieri (cortometraggio), Denise Oneatà (foto) e Faouk Chouaib (disegno) e la classe III L della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Est 2 di Brescia.
Un ringraziamento speciale anche a tutti gli altri studenti che hanno partecipato con un lavoro esposto o proiettato: per l’Ite “Piria di Reggio Calabria Claudio Asciutto, Alessia Caridi, Angela Casile, Davide Crea, Laura D’Ascola, Jeysel Jhaika Kalalo, Riccardo Mammì, Vanessa Morabito, Orazio Siclari, Alessandro Toscano, Margherita Toscano, Paolo Vadalà, Mssad Wissal, le classi IV H e III E; per l’Itis “Panella – Vallauri” Silvana Barreca, Alessio Calarco, Antonino Nato.
Le quattro borse di studio, piccoli contributi per progetti futuri, sono stati assegnati all’ITIS “Panella Vallauri”, impegnato nel pregevole sostegno alla famiglia in forte difficoltà di una studentessa quindicenne, morta recentemente per un attacco di asma. Grande gioia nel volto di Ilenia Adore che per l’ITE “Piria” di Reggio Calabria ha ricevuto la borsa di studio destinata all’istituto in cui si è diplomata Chiara. Le borse di studio sono arrivate anche a Brescia, attraversando questo ponte di solidarietà e memoria. I destinatari sono stati i meritevoli e volenterosi studenti Simone Belleri ed Elisa Bandera della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Est 2 di Brescia.
Reggio Calabria, 11 marzo 2014
Reggio Calabria, 10 marzo 2014
Il prossimo venerdì 14 marzo 2014 presso l’Auditorium “Luigi Orione” della Parrocchia di Sant’Antonio in Reggio Calabria, si svolgerà il Convegno “Maschio o femmina: una realtà o una scelta? Le teorie gender e l’attacco alla famiglia…quale futuro?”.
Relatore d’Eccellenza sarà il professore Massimo Gandolfini, ordinario di Neurologia e Neurochirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, perito della Consulta Medica della Congregazione Vaticana per le cause dei Santi, Vicepresidente di “Scienza & Vita” e presidente dell’Associazione Lombarda dei Medici Cattolici.
Il Convegno, fortemente voluto da S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini che presenzierà all’evento, è promosso dall’Ufficio Diocesano Famiglia in collaborazione con l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose.
La teoria del genere è il nuovo pensiero al quale fanno chiaramente riferimento l’ONU e le sue varie agenzie, in particolare l’OMS, l’UNESCO e la Commissione su Popolazione e Sviluppo. Essa è inoltre diventata il quadro di pensiero della Commissione di Bruxelles, del Parlamento Europeo e dei vari paesi membri dell’Unione Europea, ispirando i legislatori di quei paesi che creano numerosissime leggi concernenti la ridefinizione della coppia, del matrimonio, della filiazione e dei rapporti tra uomini e donne segnatamente in nome del concetto di parità e degli orientamenti sessuali.
Che cosa dice la teoria del genere? Essa presuppone che il sesso biologico vada dissociato dalla sua dimensione culturale, ossia dall’identità di genere, che si declina al maschile o al femminile e persino in un genere neutro nel quale si fa rientrare ogni orientamento sessuale, al fine di meglio affermare l’uguaglianza tra gli uomini e le donne e di promuovere le diverse “identità” sessuali. Dunque il genere maschile o femminile non si iscriverebbe più nella continuità del sesso biologico poiché essa non gli è propria, ma sarebbe semplicemente la conseguenza di una costruzione culturale e sociale.
Don Simone Gatto, che insieme ai coniugi Giumbo dirige l’Ufficio Diocesano Famiglia, afferma: “la promozione di questo Convegno può diventare l’occasione per riflettere, assieme alle realtà giovanili diocesane, sull’importanza di una chiara identità sessuale che corrisponda ad una visione naturale dell’uomo e della donna ed alla dimensione genitoriale che appartiene propriamente alle coppie etero”. Chiaramente il mondo della famiglia è chiamato, in prima battuta, ad approfondire tematiche di questo tipo: in gioco c’è l’educazione e il futuro dei propri figli, oggi fortemente influenzati da mentalità figlie della teoria del Gender.
“In un momento in cui la missione educativa della famiglia è fortemente discussa e ridimensionata”, continua don Simone, “riflettere su tematiche di questo tipo aiuta a maturare la consapevolezza che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità. Per questo la Chiesa sente il bisogno di far giungere la sua voce ed offrire il suo aiuto a quanti, già conoscendo il valore del matrimonio e della famiglia, cercano di viverlo fedelmente, crescendo nella ricerca della Verità a volte ingiustamente impedita in nome di una falsa idea di libertà e di progetto familiare”.
Il Convegno del prossimo 14 marzo sarà dunque una occasione propizia, e decisamente rara nel contesto della città di Reggio, in cui soffermarsi a riflettere sul proprio modo di intendere e vivere la realtà familiare e genitoriale.
“Vado Ligure, disposto il sequestro della centrale a carbone”, questa la notizia diffusa nella giornata di ieri, dai tutti gli organi d’informazione e tra i titoli di apertura dei principali telegiornali nazionali.
l gip del tribunale di Savona, Fiorenza Giorgi, ha accolto dunque la richiesta della Procura di sequestrare la centrale elettrica alimentata a carbone di Tirreno Power, imponendo lo spegnimento delle unità alimentate con il combustibile fossile.
L'ordinanza, con cui è stato deciso lo stop, parla di nesso di causalità tra le emissioni, le morti premature e l’aumento delle patologie. La prova del disastro ambientale doloso, con conseguenza sulla salute dei cittadini, starebbe nella rarefazione dei licheni e nell'aumento delle malattie riscontrate nell’area in cui sorge la centrale.
La Procura di Savona aveva da tempo aperto due filoni d’inchiesta, uno per disastro ambientale e uno per omicidio colposo. Per il procuratore Granero, le emissioni della centrale hanno causato 442 morti tra il 2000 e il 2007, "tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini sarebbero stati ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012"
Si legge sul giornale La Stampa: “…A gravare sulla responsabilità della centrale riguardo al disastro ambientale e al danno sulla salute dei cittadini ci sarebbe la posizione in cui è stata collocata una centralina, quella per il Sistema di Monitoraggio delle Emissioni, la cosiddetta `Sme´ che doveva controllare i limiti di inquinamento imposti dall’Aia, che la voleva collocata in un `camino´. L’azienda aveva proposto una diversa collocazione su cui ha trovato il consenso del Ministero dell’Ambiente…”
Consensi e garanzie, rassicurazioni e promesse. Basta tornare indietro nel tempo, fino al momento in cui la centrale a carbone Tirreno Power era solo un progetto che veniva proposto al territorio, per trovare a Vado Ligure la stessa campagna di disinformazione che in questi anni la SEI-Repower ha messo in piedi nel basso ionio reggino. Opportunità lavorative e nuovi scenari di sviluppo, rifacimenti di infrastrutture e nuove opere per il benessere della collettività, tra rassicurazioni e garanzie sul fatto che il carbone non avrebbe mai fatto male a nessuno perché gli impianti erano all’avanguardia, gioielli della tecnologia. Forse a Vado Ligure era ancora prematuro spingersi ad affermare (come ha fatto la SEI-Repower a Saline Joniche) che la centrale avrebbe addirittura migliorato la qualità dell’ambiente.
Quello che è certo, è che la centrale Tirreno Power aveva ricevuto l’ok da tutti i Ministeri competenti, compreso quello dell’Ambiente. Ciò che è agghiacciante è che SEI-Repower ha sempre sponsorizzando la centrale di Saline portando, tra le altre, quale esempio di convivenza pacifica, senza danni alla salute e all’ambiente, proprio la centrale di Vado Ligure.
Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti.
E intanto:
A Saline Joniche, SEI-Repower vuole ancora costruire una centrale a carbone, come ha fatto Tirreno Power.
A Saline Joniche, SEI-Repower continua ad acquisire autorizzazioni per completare il suo iter, come ha fatto Tirreno Power.
A Saline Joniche, SEI-Repower ha fatto tutti i test per garantire la salute dei cittadini, come ha fatto Tirreno Power.
A Vado Ligure la centrale a carbone ha causato, secondo la Procura di Savona, 442 morti nel giro di 7 anni, a Saline Joniche cosa succederà?
Il Coordinamento Associazioni Area Grecanica, gioiendo insieme ai comitati liguri che in tutti questi anni hanno lottato per questo primo grande risultato, continuerà a difendere il proprio territorio affinché quanto successo non si ripeta. Troppo alto il prezzo pagato dalla popolazione di Vado e Quiliano, a cui va tutta la nostra vicinanza.
Coordinamento Associazioni Area Grecanica