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Cosenza 30 marzo 2014 - “La soddisfazione di aver contribuito a dare questa gioia alla città è davvero grande”.
Il sindaco Mario Occhiuto, com’è noto, nell’estate del 2011, ad appena due mesi dalla sua elezione, chiamò a raccolta il mondo dell’imprenditoria e si fece garante per fondare basi fresche affinché il capoluogo di una delle province più vaste d’Italia non rimanesse privo di una squadra di calcio. Nacque da quell’impulso istituzionale la Nuova Cosenza Calcio, società che oggi rientra a testa alta in Prima divisione, proprio laddove i tifosi erano rimasti con l’amaro in bocca a causa dell’ennesimo fallimento finanziario.
“Se alcune variabili non avessero ostacolato il percorso – commenta il Sindaco – questo traguardo sarebbe stato raggiunto anche in precedenza. Ma pazienza, perché adesso possiamo finalmente goderci una promozione che, essendo l’anno del centenario rossoblù, acquista un sapore ancor più speciale. Tengo a ringraziare tutta la tifoseria, con un pensiero particolare agli ultras che hanno sempre seguito la squadra in condizioni spesso non agevoli anche in trasferta. Ringrazio in maniera sentita il presidente Eugenio Guarascio, l’amministratore delegato Domenico Quaglio, il personale di sede, dei botteghini dello stadio San Vito e tutti coloro che non sono più presenti ma che in questo arco di tempo hanno contribuito al successo odierno. E, naturalmente, il mio plauso va in primis all’allenatore Roberto Cappellacci, al suo staff e alla rosa che ha disputato un ottimo campionato e non si è mai persa d’animo nemmeno nei momenti negativi che pure non sono mancati. Mi auguro – conclude Occhiuto – che si tratti di un inizio che a breve restituisca alla Cosenza sportiva e non, le luci di riflettori più importanti e meritati. Dando così, una volta per tutte, un ‘calcio’ decisivo per uscire da quel limbo in cui i colori rossoblù si trovano impantanati da tanti troppi anni”.
Nella lunghissima lista di dichiarazioni seguite alle decisioni di dimissioni del presidente Scopelliti, registriamo ovviamente anche quelle degli esponenti locali e nazionali del PD che non si lasciano sfuggire l'occasione, come al solito, di attaccare la persona e non guardare alla fase delicata che interessa la Calabria, terra che dichiarano di avere a cuore e per la quale richiamano una "liberazione" come se, l'uscita di scena di Giuseppe Scopelliti, fosse la panacea di tutti i mali per la nostra regione. Innanzitutto sarebbe opportuno ricordare a quanti si fanno forti dietro manifestazioni di pensiero nelle quali la parola integrità è la più gettonata, che la decisione assunta dal Governatore, cioè le dimissioni, è un gesto che vale mille parole ed attesta un alto senso delle Istituzioni ed il rispetto per queste ultime. La medesima affermazione non può essere attribuita a chi chiede ad alta voce ed in gran spolvero le elezioni a giugno, quando sul piatto (e i consiglieri del PD dovrebbero saperlo) vi sono delle priorità importantissime tra le qualità spicca naturalmente la legge elettorale e la modifica dello statuto regionale.
Davvero preoccupante, secondo ciò che è stato riportato da alcuni organi di stampa, quanto sottolineato da Magorno il quale, nel corso della conferenza stampa organizzata a Lamezia, avrebbe affermato testualmente: "Io non esulto per la condanna di Scopelliti ma registro il totale fallimento di una stagione. Dunque, è bene che si vada subito alle urne e che non si lasci a questa giunta la possibilità di governare quei processi, come gestione della sanità e programmazione dei fondi comunitari, che generano consenso". Quei processi, sarebbe bene ribadire, non portano consenso ma costituiscono dei passaggi importantissimi per la Calabria intera. Forse sfugge questa non indifferente condizione al segretario dei democrat? Mi auguro si sia trattato solo di una grave svista. Ma ancora più eclatante è, durante la stessa iniziativa, leggere le parole della deputata Picierno, per la quale quanto affermato da Scopelliti al momento dell'annuncio del suo passo indietro potesse essere addirittura il contenuto della trasmissione "Scherzi a parte". Parla di "scarsa moralità" l'esponente nazionale del PD, forse soffrendo di momentanea amnesia rispetto ai sottosegretari del partito cui appartiene che, è bene ricordalo, al contrario del senatore Gentile, mai colpito da procedimenti penali ed ugualmente dimissionario, risultano indagati ed ancora ben ancorati alla loro poltrona governativa.
Ma questo, probabilmente, nella visione dei nuovi moralizzatori, non è motivo di riflessione interna, o forse la felicità per la fine dell'esperienza del centrodestra alla guida della regione, ha un po' annebbiato il senso critico di questi portatori assoluti di rettitudine. Insomma siamo di nuovo di fronte al medesimo, stucchevole e ormai ritrito ritornello: ciò che diviene motivo di accusa per l'avversario politico non è ugualmente pesato in casa propria anzi, ed è peggio, non viene neppure considerato. Sarebbe, a mio avviso, opportuno o quanto meno auspicabile che si evitino indottrinamenti su stili di condotta da tenere in campo etico se questi consigli non provengono da qualcuno che possa vantare, politicamente, una trasparenza assoluta. Si prenda piuttosto l'abitudine ad esercitare il silenzio su determinate argomentazioni, altrimenti si cominci a rendere pratici quei proclami lanciati ai quattro venti per giudicare gli altri senza guardare ai difetti propri.
Tilde Minasi
Consigliere Regionale
Clotilde Minasi
Si è svolta venerdì 28 marzo, presso la Sala Consiliare di Palazzo San Nicola, Comune di Palmi (Reggio Calabria), la presentazione del libro “500 Regole. Un manuale per partecipare alla politica” di Antonio Scuticchio (Disoblio Edizioni), promossa dal Club Unesco di Palmi e dalla Pro Loco di Palmi, con il patrocinio del Comune di Palmi. Alla presentazione, moderata dallo scrittore Oreste Kessel Pace, sono intervenuti: Giovanni Barone (Sindaco di Palmi), Rocco Militano (Presidente Club Unesco di Palmi), Rocco Deodato (Presidente Pro Loco di Palmi), Gianfranco Cordì (Filosofo), Salvatore Bellantone (Editore), Antonio Scuticchio (Autore del Libro).
Dopo il benvenuto di Rocco Deodato, che ha inteso 500 Regole un libro perfettamente in sintonia con l'operato della Pro Loco, perché utile ai cittadini per comprendere cosa è successo in passato e cosa potrebbe accadere nel futuro, il sindaco Giovanni Barone ha chiarito come l'opera di Antonio Scuticchio non vada soltanto letta ma soprattutto studiata, perché ricca di citazioni e commenti con i quali è possibile rispolverare la storia politica occidentale. La scelta stilistica, ha continuato il sindaco, ha il pregio di stimolare nei giovani la conoscenza della politica e delle sue regole, generalmente tramandate oralmente dagli addetti ai lavori, e consente quindi, in un momento di estremo bisogno della politica, di evitare lo scadimento in demagogia, populismo e frasi fatte che nulla aiutano i cittadini. La politica dovrebbe anzi essere studiata a scuola per legge per fornire ai giovani quegli strumenti e quelle esperienze necessarie per diventare buoni cittadini.
Rocco Militano ha considerato 500 Regole un'opera utile per la formazione culturale della cittadinanza, perché nata da un imponente lavoro di ricerca svolto dall'autore per informare e far conoscere la politica non soltanto con i personaggi politici della storia ma anche con altre discipline come la letteratura, il cinema, la musica, le quali consentono di rispolverare le conoscenze acquisite.
Il filosofo Gianfranco Cordì ha apprezzato il tentativo dell'autore di dare regole a un magma che apparentemente non ne ha, in quanto soggetto a trasformazione continua e ha ricordato come la politica non sia altro che l'arte del nocchiero di cui parla Platone. Governare una città è simile al governo di una barca, sulla quale il nocchiero, in balia delle onde, propone le regole della navigazione. Tale arte, ha continuato Gianfranco Cordì, con il crollo degli Stati-nazione e l'avvento della globalizzazione, della rete, del digitale, è diventata sempre più difficile, in quanto accadono fenomeni che, pur provenendo da un territorio ben definito, ne oltrepassano i limiti raggiungendo qualsiasi punto del pianeta. La politica si mostra attualmente come il governo dei bit, cioè come il tentativo di dare forma e regola a quei fenomeni amorfi e fugaci nella/della rete, e quindi anche come il tentativo di governare una serie di stati d'eccezione. Citando celebri massime e sentenze dei pensatori che hanno segnato la storia della filosofia, Gianfranco Cordì ha considerato le 500 Regole come quei cinquecento passi utili per comprendere che se la politica ha delle regole allora può manifestarsi come un rimedio nel governare la città, se invece ne è priva, allora le è nociva, la avvelena.
Dopo la spiegazione della genesi dell'opera da parte dell'editore Salvatore Bellantone, l'autore, Antonio Scuticchio, ha chiarito come 500 Regole sia il tentativo di colmare quel distacco tra i cittadini e la politica che cresce giorno per giorno. La gente non sa come avvicinarsi, come intromettersi nel gioco della politica e non sa come la politica possa davvero cambiare le nostre vite. In questo periodo è di moda l'antipolitica, ma a ben vedere non è altro che una forma altra di politica, un modo per sostituirsi alla classe politica che c'è. Forse quest'ultima merita di essere sostituita forse merita di essere affiancata da una nuova classe politica ma questo accostamento non è possibile se non c'è nessuno che insegna la politica e nessuno che vuole comprenderla e, quindi, partecipare alla politica. Senza la partecipazione, ha continuato Antonio Scuticchio, viene meno la democrazia e si allontana sempre più il problema della redistribuzione delle risorse. Un libro non basta certamente ma è soltanto un modo per sollecitare la partecipazione dei giovani a prendere il proprio futuro tra le mani.
È stata, in definitiva, una serata che ha destato molto interesse e fornito numerosi spunti di riflessione, sull'urgenza della formazione di una nuova classe dirigente con lo studio della storia politica occidentale, che prenda le redini del proprio destino e di quello del nostro paese.
Reggio Calabria 30 marzo 2014 - Restiamo increduli dinanzi alle intercettazioni pubblicate nella giornata odierna da alcuni organi di informazione, relativamente all’inchiesta relativa al concorso per il posto di dirigente medico di primo livello nell'unità di dermatologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Concorso vinto, lo si vuole ricordare, da Valeria Falcomatà, moglie di Demetrio Naccari Carlizzi (all’epoca assessore regionale della Giunta Loiero) e sorella di Giuseppe candidato alle primarie del Pd per la scelta del prossimo candidato Sindaco. La libertà di informazione non è un principio aleatorio o formale, essa deve essere rispettata sempre e comunque e non solo a proprio uso e consumo.
Le parole utilizzate da Naccari Carlizzi nei confronti del giornalista Michele Inserra, al quale non può non andare tutta la nostra sincera solidarietà, lasciano un sentimento di amarezza e di sdegno, per i termini e le modalità. E’ necessario, a nostro avviso, una chiara e netta presa di posizione da parte dell’Ordine dei Giornalisti e del Sindacato.
Ma di più. A nostro avviso, è arrivato il momento che lo stesso consigliere del Partito Democratico lasci il suo ruolo politico così come sarebbe logico attendersi un passo indietro anche della moglie che, nei fatti, gode degli effetti contrattuali scaturiti dal concorso oggi sotto la lente d’ingrandimento della Magistratura.
Non possiamo più tollerare che gli artefici di determinati comportamenti continuino a moralizzare gli altri, magari pontificando inopinatamente. Da giovani non possiamo accettarlo, almeno che non ci si voglia approcciare a vicende di questo tipo con un doppiopesismo isterico che prevede per alcuni censure preconfenzionate e per altri impunità “divine”.
I circoli NCD
“Diana”, "Noi ci dedichiamo" Reggio Nord, "Rinascita Reggio","Ulisse".