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Reggio Calabria. Furto, Spaccio di Droga ed Detenzione Esplosivi: 3 arresti in flagranza

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Prosegue senza soluzione di continuità l'azione del nucleo Volanti:

Furto, Spaccio di Droga ed Detenzione Esplosivi: 3 arresti in flagranza


Con l'approssimarsi delle festività Pasquali l'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico ha proceduto all'intensificazione dei servizi di vigilanza volti a proteggere i cittadini da ogni eventuale episodio di illegalità, sotto la direzione strategica del Questore della Provincia di Reggio Calabria Dott. Guido Nicolò Longo.

Particolare attenzione viene dedicata agli esercizi commerciali che potrebbero registrare un incremento delle attività e rappresentare potenziale oggetto di interesse per attività criminose, mentre persiste di concerto con il locale Ufficio Immigrazione, una intensa attività di monitoraggio del fenomeno della prostituzione su strada con numerose straniere già destinatarie di provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale.


Proprio sul frequentatissimo Corso Garibaldi è stata tratta in arresto R.L. classe '95 la quale noncurante dei sistemi antitaccheggio di un affollato negozio, non ha resistito dal rubare circa 350 euro di merce fuggendo via senza pagare. L'allarme del sistema antitaccheggio richiamava l'attenzione del "Poliziotto di Quartiere" che, in servizio a pochi metri dal teatro del crimine, l'ha rincorsa e tratta in arresto in flagranza di reato con la restituzione della merce ai legittimi proprietari.


Mirati sono stati invece i servizi di controllo diretti a prevenire lo spaccio di sostanze stupefacenti: lo scorso sabato un servizio pianificato sotto la Direzione della Locale Procura della Repubblica, con l'impegno di oltre 15 uomini, ha consentito di trarre in arresto B.M. classe '86 per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L'attività che trova origine in una serie di mirati controlli notturni si è sviluppata in località Ciccarello e in Via Esperia: il giovane alla vista degli Agenti ha cercato di disfarsi di una modesta quantità di droga tentandone il lancio dal balcone di casa ma notati gli agenti di sotto, ha preferito buttarla nel W.C. della sua abitazione; anche li gli agenti che conoscono ormai i piccoli espedienti usati per neutralizzare l'azione repressiva, non hanno esitato a ricostruire il percorso della droga ed una volta aperti i tombini a rinvenirla ancora custodita in carta stagnola.

L'uomo veniva tratto in arresto ed all'esito del giudizio di convalida ristretto ai domiciliari.


Più complesso invece, un intervento in Località Catona: dove è stato tratto in arresto in flagranza di reato T.F. classe '85 resosi responsabile del reato di detenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente.

Alle ore 03.00 circa del 16 aprile, una "volante" nel transitare per la via Scopelliti in loc. Arghillà, veniva superato da un' autovettura con tre individui a bordo il cui conducente una volta effettuata tale manovra, con il chiaro intento di eludere un eventuale controllo di polizia, svoltava immediatamente a destra imboccando una strada secondaria stretta e dissestata, riuscendo in breve a far perdere le proprie tracce. Tale condotta di guida anomala spingeva gli operatori a porsi alla ricerca della suddetta autovettura, e sfruttando un ormai capillare conoscenza del territorio l'auto veniva intercettata dopo pochi minuti in via Nazionale Catona mentre viaggiava con direzione di marcia opposta a quella degli agenti, i quali notavano ancora la presenza di tre individui a bordo. In questo frangente, il conducente avvedutosi nuovamente della presenza della Volante, accelerava bruscamente, dileguandosi per le vie limitrofe.

Gli operatori, effettuata una rapida inversione di marcia imboccavano la via Risorgimento, ove notavano la presenza dell'autovettura in questione, in sosta a fari spenti e con il motore spento, in un tratto in cui la predetta via era completamente buia, notando al contempo la presenza a bordo del solo conducente: l'uomo alla vista dell'autovettura con i colori d' istituto, si abbassava cercando di non farsi notare, sfruttando il buio fitto.

T.F. a specifica richiesta rivoltagli dagli agenti circa la propria presenza in loco, adduceva ad inverosimili motivazioni, riferendo di doversi incontrare con una ragazza della quale però sconosceva il cognome, il numero telefonico e l' indirizzo ove abitava, non sapendo altresì indicare ove si erano recati gli altri due occupanti notati pochi istanti prima a bordo dell' autovettura.

In considerazione delle circostanze di tempo e luogo, dell' atteggiamento elusivo, dalla condotta di guida anomala posta in essere dall'uomo sin da quando si era avveduto della presenza in zona di un equipaggio della Polizia di Stato, gli Agenti procedevano alla perquisizione sul posto estesa anche all' autovettura condotta da questi.

La perquisizione personale dava esito negativo, mentre la perquisizione del mezzo di trasporto dava esito positivo poiché all'interno dell' abitacolo, si rinvenivano nr. 2 (due) involucri rigidi di forma cilindrica, rivestiti con carta di colore marrone, muniti di miccia ad una estremità, della lunghezza di cm 12 (dodici), diametro cm 2 (due) e peso lordo gr. 17 (diciassette) circa cadauno,contenenti polvere che dai successivi accertamenti esperiti anche con il contributo del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, risultava pirica, che venivano sequestrati.

I due involucri e la miccia posta ad una delle estremità si presentavano integri, lasciando desumere che i manufatti erano stati recentemente confezionati.


Veniva richiesto l'ausilio dell' Artificiere Antisabotaggio della Polizia di Stato, il quale da un controllo visivo, riferiva che trattavasi di artifizi pirotecnici di costruzione artigianale, in quanto privi di qualsiasi etichettatura, del tutto idonei al danneggiamento. L'uomo asseriva trattarsi di due "bombe carta", minimizzando sul loro potenziale e rifiutandosi di fornire informazioni su chi gliele avesse fornite.

T.F. classe '85 veniva tratto in arresto e messo a disposizione dell'Autorità Giudiziaria, non prima di aver rinvenuto presso la sua abitazione, nel corso di un ulteriore perquisizione un terzo artifizio pirotecnico illegalmente detenuto.


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Luigi Palamara
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Protocollo Intesa tra ENEA e Ministero degli Affari Esteri - D.G. per la Cooperazione allo Sviluppo per uno sviluppo economico sostenibile

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Protocollo d'Intesa tra ENEA e la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri  per uno sviluppo economico sostenibile

 

Il ministro plenipotenziario Giampaolo Cantini, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, e l'Ing. Giovanni Lelli, Commissario dell'ENEA, hanno sottoscritto oggi a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri, un Protocollo d'Intesa per rafforzare e strutturare la collaborazione già avviata per attività di cooperazione allo sviluppo nel campo dell'efficienza energetica, fonti rinnovabili, ambiente e clima, sviluppo sostenibile, innovazione del sistema agro-industriale e formazione tecnico-scientifica .

 

Il Protocollo d'Intesa contribuirà al sostegno delle politiche dei Paesi partner della Cooperazione Italiana nell'ambito dello sviluppo economico sostenibile e della green economy, attraverso la definizione ed esecuzione di programmi e progetti, incluso il trasferimento tecnologico e la formazione specialistica. Inoltre ENEA collaborerà con la DGCS nella definizione delle posizioni e proposte della Cooperazione Italiana nel campo dell'energia e dello sviluppo economico sostenibile nel quadro dell'agenda internazionale post-2015 e nell'ottica della partecipazione della Cooperazione Italiana a EXPO 2015.

 

Roma, 17 Aprile 2014

 


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Reggio Calabria - omelia messa del Crisma

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I testo dell'omelia tenuta da Mons. Morosini in occasione della Messa del Crisma:

OMELIA

Ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre.
Carissimi sacerdoti,
Con questa frase del libro dell'Apocalisse, si apre la liturgia della messa del Crisma, con il diretto riferimento al mistero del nostro Sacerdozio ministeriale.
Sin dall'inizio di questa Santa Messa il nostro sacerdozio è proiettato nel suo rapporto con Dio, che ci ha chiamati, ci ha consacrati, ci ha inviati per la missione; così come avvenne in Gesù. Il richiamo a Dio, fonte e radice del nostro sacerdozio, non viene fatto solo per ricordare il fondamento teologico del nostro sacerdozio, ma anche dare un orientamento morale alla nostra vita e anche un senso alla nostra missione pastorale, che deve rivelare anzitutto la nostra comunione con Dio.
Abbiamo letto, perciò, nella prima lettura: Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del Signore sarete detti … Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta del Signore.
Ripensando al dono del nostro Sacerdozio e rinnovando fra poco i nostri impegni sacerdotali, quelli giurati al momento della nostra ordinazione, noi ci interroghiamo se riusciamo a far percepire nella nostra missione il nostro legame con il Signore, la fondazione del nostro essere in lui.
A che servirebbe il nostro sacerdozio se fosse solo una serie di azioni, che definiamo pastorali, senza un profondo colloquio con il Signore, che si alimenta della preghiera perseverante e pura, cioè non disturbata né da cause esterne (silenzio esteriore), né da cause interne (la dissipazione del cuore). Ricordiamo che il primo impegno che rinnoveremo sarà proprio l'unione intima con il Signore. Fra poco, infatti, vi chiederò: Volete unirvi intimamente al Signore Gesù? (sottolineate la forza dell'avverbio). E mentre voi risponderete, anche io mi interrogherò sulla qualità della mia comunione con il Signore. La nostra intimità con Dio in alcuni momenti  della vita dovrà essere necessariamente più intensa; di una intensità del tipo di quella che Gesù richiese  dai suoi discepoli dopo la missione svolta: Venite con me in un luogo appartato e riposate un poco. O come quella più drammatica del Getsemani: Vegliate e pregate … Non avete potuto vegliare un'ora sola con me. Sappiamo che era abitudine per Gesù ritirarsi in luoghi solitari per prepgare e stare in intimità con il Padre.
Il libro dell'Apocalisse, ancora, parla dell'amore di Gesù verso di Dio, della sua azione di liberazione dai nostri peccati, di lui che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre. Ancora una volta l'invito a focalizzare in Dio il senso del nostro sacerdozio, ancor prima dell'orientazione all'azione pastorale.
Miei cari, non perdiamo mai di vista nella nostra vita il rapporto fondante con Dio, che deve essere alimentato con una degna condotta di vita, con la quale dobbiamo far risplendere il fulgore del nostro sacerdozio, tutto rivolto alla liberazione delle persone, che il Signore ci ha affidati. Ma noi non libereremo nessuno, se non siamo a nostra volta liberati. E ciò solo la comunione con Dio potrà renderlo possibile.
Nella rinnovazione delle promesse sacerdotali faremo riferimento ad alcuni elementi di una degna condotta di vita: anzitutto La rinunzia a noi stessi e fedeltà agli impegni assunti;  e poi nel ministero non lasciarsi guidare da interessi umani, ma dall'amore ai fratelli.
Due cose, quindi,  ci vengono chieste per rinnovare i nostro impegno verso il Signore:
* La rinunzia a noi stessi e la riaffermazione del dono della vita, che noi intendiamo offrire agli altri, forti dell'amore oblativo di Dio nei nostri confronti.  Per questa rinunzia, il nostro ministero non può essere una semplice professione di vita, un impiego regolato da leggi sindacali. Siamo a tempo pieno nel ministero perché noi non ci apparteniamo, ma apparteniamo a lui.
* Ci viene chiesto poi il rinnegamento di ogni interesse umano nell'esercizio del ministero.
* Ci viene chiesto ancora l'amore verso i fratelli, e lo dimostreremo servendoli.
Il nostro ministero, quindi, non è un lavoro prezzolato, una scalata verso un potere, o il graduae raggiungimento di una carriera, ma servizio nell'ottica del dono amorevole della vita, per cui non c'è risparmio, ma solo dono, puro dono. Vi chiedo di ricordarcene tutti, soprattutto nei momenti cruciali, quando si prospettano cambiamenti nell'organico diocesano.
Nell'impegno di svolgere un sacerdozio secondo il cuore di Dio, viene posta davanti a noi la figura di Gesù, che vive il suo sacerdozio costantemente rivolto al Padre. Pregheremo fra poco:  tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all'immagine del tuo Figlio e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso.
Miei cari, non deflettiamo mai dalla strada della fedeltà a quanto abbiamo promesso; come Gesù siamo sempre orientati verso il Padre per fare la sua volontà. La missione che ci ha affidato sia la luce che ci guida ed orienta le scelte, che siamo chiamati a fare.
Il crisma che fra poco benediremo è lo stesso olio con il quale siamo stati consacrati presbiteri e siamo stati in un certo senso scelti e separati per il Signore e per la sua missione di salvezza. Facciamo nostre, pertanto, le parole della preghiera di benedizione, che fra poco leggerò: Questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa. Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti. Riguarda tutti i credenti unti del crisma, ma soprattutto noi, a cui è stata riservata da Dio l'unzione per il ministero sacerdotale.
Miei cari sacerdoti la consacrazione esige da noi profonda adesione, nel senso che le esigenze dello spirito devono prevalere su quelle del mondo. Nella preghiera che Gesù eleva al Padre per gli apostoli dopo l'ultima cena, chiede proprio questo: che quanti lui ha scelti siano preservati dal mondo e dal dominio del maligno. Sentiamoci anche noi oggetto di questa preghiera e consentiamo a Dio con la buona volontà di preservarci dalla mondanità. S. Francesco di Paola esortava così: che la temporalità non prevalga sulla spiritualità.
Siate uniti, miei fratelli nel sacerdozio. Siate uniti e vogliamoci bene. Stimatevi a vicenda nella carità. Sostenetevi nella preghiera. Non permettiamo a nessuno di chiudersi nella propria solitudine: sarebbe la fine per noi. Permettiamo a qualche confratello di entrare nel mistero della nostra interiorità quando si accorgono che attraversiamo un periodo difficile.
Amate la Chiesa, la Diocesi, il vostro popolo. Amatelo e servitelo con pazienza e dedizione.
Ringrazio tutti voi per il lavoro che fate. Continuare, soprattutto con i giovani. Il Sinodo è una grande speranza per loro: non deludiamoli.
Grazie, carissimi sacerdoti, diocesani e religiosi; grazie di vero cuore per stare lieti e generosi sulla breccia. Grazie. Dio vene rende merito.
Ringrazio Mons. Mondello per la discrezione, l'affetto e la stima con le quali segue il ministero. Lo ringrazio per avere ereditato da lui una Chiesa vivace e laborioso.
Ringrazio i due Vicari, che mi sono stati accanto in questo avvio del mio ministero: D. Polimeni e  D. Jachino.
Grazie al Capitolo, grazie agli officiali di Curia, a tutti gli impiegati della Diocesi, a tutte le Suore, a tutti i collaboratori parrocchiali, ai sagrestani, ai cori, ai catechisti, a quanti lavorano nel volontariato sociale.
A tutti, nessuno escluso, il mio grazie e il mio plauso: non potrei esercitare il mio ministero senza di voi.
Camminiamo sempre uniti e pieni di entusiasmo. Il mondo non ci farà paura, perché noi confidiamo nel Signore: Io ho vinto il mondo.

+ p. Giuseppe




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Luigi Palamara
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È morto Claudio Quarantotto. Un intellettuale anticonformista nel destino dei valori della tradizione di Pierfranco Bruni

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La scomparsa di Claudio Quarantotto.
Un intellettuale nel solco di Giuseppe Prezzolini --

Di Pierfranco Bruni

Era nato 78 anni fa. Intellettuale dalle radici dalmate, giulio - dalmate, e dalla corazza profondamente radicata in una cultura identitaria nazionale, in cui il concetto di Patria è stato sempre al centro dei sui intrecci tra letteratura storia e politica con un particolare interesse rivolto al cinema, alla musica e ai linguaggi di una lingua tra tradizione e innovazione.
Claudio Quarantotto è scomparso, lasciando un vuoto in quell'estetica dell'eleganza del confronto e dell'anticonformismo di cui oggi si sono perse le tracce. Un giornalista che sapeva dare il giusto peso e la giusta misura alla parola. Un intellettuale a tutto tondo che poneva al centro la dialettica a la critica alla leggerezza.
Potrei, oggi, definire la sua presenza, nella temperie culturale, come una presenza della "ragione" pessima e del pessimismo che combatteva il deflagrante movimento relativista.
Un intellettuale di destra. Di quella destra che aveva come riferimento un maestro qual è stato Giuseppe Prezzolini. Infatti è  Claudio Quarantotto che cura l'intervista a Prezzolini, in cui la destra resta il punto nevralgico di un dialogare tra cultura Patria e identità nazionale. Prezzolini nell'articolato mosaico dei processi culturali che hanno visto il contrapporsi di due modelli di vita:    la traduzione e il "relativo" della cultura progressista.
Nello studio dei linguaggi musicali, Quarantotto leggeva il rapporto tra le stesse tecniche musicali, nel paesaggio tra generazioni e modelli culturali, e il dialogo tra modernità (o modernismo) e contemporaneo. Così nei suoi scritti sul cinema. Il cinema come letteratura delle immagini e del "dizionario" della parola che sono le strutture che danno il senso alla impalcatura della comunicazione.
Il cinema come corpo, cime desiderio e come gesto. Ma in questo suo ricercare lo studioso dei linguaggi trovava nella cultura della tradizione la profonda testimonianza spirituale e testamentaria di una cultura mai reazionaria e sempre conservatrice.
Attento alla "rivoluzione" della storia, fu un protagonista, nei primi anni settanta, e già qualche anni prima, nelle scelte di un percorso tra esistenza e cultura nella visione di un valore, in cui la tradizione resta un passaggio fondamentale tra metafisica dell'anima e sentiero della sacralità.
Negli anni settanta, come ho affermato in altre occasioni, fu tra i protagonisti che fondarono il Sindacato Libero Scrittori Italiani. Un sindacato che nasceva dalla rottura politica e culturale del Sindacato Nazionale Scrittori, il quale aveva fatto una precisa scelta di campo sul piano ideologico schierandosi con la sinistra e con il mondo comunista.
Quarantotto, tradizionalista e anticomunista, aderì ad una scuola di pensiero i cui protagonisti, tra gli altri, furono, oltre allo stesso Prezzolini, Diego Fabbri, Antonio Barolini, Ettore Paratore, Fausto Gianfranceschi, Francesco Grisi, che rivestì la carica di segretario generale, sino all'attuale presidente nazionale, riferimento del tradizionalismo cattolico, Francesco Mercadante, con il quale ha avuto un importante legame culturale. Così come ha avuto ottimi rapporti con il nostro viaggio di intellettuali distanti dalla leggerezza culturale e fortemente oppositori dei relativismi.
Letteratura come chiave di lettura dei valori della storia delle civiltà. Una sottolineatura attraverso la quale lo spazio dei fenomeni musicali e il tempo del cinema costruiscono, in Quarantotto, un attraversamento nei linguaggi e nel vocabolario stesso delle idee.
Le idee e la dialettica. Un modo di essere nel contemporaneo senza mai cedere ai conformismi e agli schieramenti. Senza una motivazione ideale la politica non ha senso. La cultura non ha una ragione. Ha sempre un senso.
Dentro il contemporaneo ha portato, senza mai arrendersi, la tradizione come valore significato e orizzonte metafisico. Un intellettuale profeta.



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La morte di Marquez

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Marquez ha segnato anche la mia generazione con le passioni e le solitudini degli amori
Di Pierfranco Bruni


Cosa è  stato Gabriel García Marquez per una generazione che più volte, negli anni Settanta, ha letto e riletto "Cent'anni di solitudine"? Marquez è morto!
E poi l'amore negli anni del colera e poi la tristezza delle puttane... E poi i racconti che raccontavano le donne nella America del Sud tra il mondo boliviano e i balli cubani...
Marquez, non maschero nulla, è stato lo scrittore che non ho tanto amato negli anni irregolari della mia inquieta e rivoluzionaria stagione universitaria. Poi ho riletto quelle pagine in cui la solitudine era un precipitato dell'esistenza e ho ritrovato la dispersione di un tempo tra amore e disamore e il tremore di un popolo, oltre il fascino di quelle donne che si portano sulla pelle e negli occhi la rabbia la passione e il mare. Ora è un romanzo al quale resto legato. E poi è tra i libri che mi è stato regalato da mio padre e sono libri intoccabili e segnati dalla vita.
Possono anche esserci cent'anni di solitudine e non si supera perché la solitudine resta senza la conta degli anni. Lo scenario è quello che poi ho tanto amato in Jorge Amado con il personaggio di Gabriella anzi Gabriela, con i profumi di cannella o il mare morto con la morte di un amore.
La musicalità è quella che mi ha attraversato con i romanzi e la poesia di Alvaro Mutis che attracca ai porti columbiani i destini dei marinai e delle donne che non smettono di essere puttane. Perché le puttane hanno il gioco e la tristezza e nella tristezza hanno lo sguardo delle notti insonne.
Come quell'amore al tempo del colera che è una pagina di agonizzante fine e di una implacabile poesia.
Così come il personaggio del patriarca che raccoglie, in uno spazio che non conosce n'è tempo n'è storia, passaggi di generazioni e destini di uomini dal pensiero inciso nella tradizione e dalle mani callose che hanno stretto furono di terra e corde di acque salate.
Marquez ha segnato anche un "genere" al di là del Nobel che ormai si nega a pochi.
Proprio in "Cent'anni di solitudine" la scrittura diventa devastazione della sintassi. Ma questo è un bene. È stato un bene in una letteratura o falsamente sperimentale o marcatamente marxista e accademica. Rompe le strutture e il romanzo assume il viaggio di un respiro. Può piacere o memo, può essere nella volontà dei  desideri o delle scelte ma Marquez resta uno scrittore con le palle. Il suo incontro con Fidel? Mi riguarda,oggi,poco. Ci credo a ciò che ha dichiarato, ovvero di non essere mai stato un comunista. Ma anche se fosse...
La sua scrittura non conosce i limiti ischemici degli "ismi". Ma tanto si muore ugualmente. Si è ironici e tristi. La vita si misura osservando gli occhi delle puttane tristi come in uno delle sue ultime pagine del romanzare l'inquieto del vivere. Era nato nel 1927.

Pierfranco Bruni



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NAPOLITANO: SPERO PRESTO RIFORME PER POTER LASCIARE INCARICO

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SERENO DI FRONTE A INTRIGHI E DISCREDITO Roma, 18 aprile 2014- «Confido che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale». Lo sottolinea il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad un anno dalla sua rielezione, rispondendo ad una lettera del direttore del 'Corriere della Serà, Ferruccio De Bortoli. «Nodi assai importanti -scrive il Capo dello Stato- sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti, innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente, col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali, e con l'apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell'attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali. Da parte mia resta comunque sempre viva l'attenzione e la disponibilità al confronto verso le posizioni critiche, cui lei accenna, di 'alcuni costituzionalistì cui d'altronde sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca e di consuetudine amichevole». Nella lettera Napolitano fa anche riferimento a «fatti, atteggiamenti, intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito -ben al di là di ogni legittima critica e riserva- sulla mia persona e sull'istituzione che rappresento. L'essenziale è che mi sia sempre sforzato di mantenere la serenità indispensabile per fare il mio dovere, per rispondere alle esigenze del Paese e della sua vita democratica». 

NAPOLITANO, PAGATO PREZZO A FAZIOSITÀ MA BILANCIO POSITIVO 'Processo riforme si è rimesso in moto e di recente accelerato - «Ho pagato un prezzo alla faziosità ma il bilancio dell'anno trascorso è positivo». Lo scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera al Corriere della Sera in cui risponde a una missiva del direttore del quotidiano di via Solferino, Ferruccio De Bortoli. «È stato duro procedere nel compito che mi spettava del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell'occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate», scrive Napolitano. «Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato, senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo nè, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell'anno trascorso». «Essermi a tal fine 'esposto personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita», aggiunge il Capo dello Stato. «Rifletto sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all'obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali, e con essa primordiali interessi comuni, anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni, sul piano politico, che s'impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dell'alternanza», scrive Napolitano. «Dal non riconoscimento di quest'obbligo, di questa necessità, sono scaturite nel corso dell'ultimo anno reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi».

NAPOLITANO, MAGGIORANZE AMPIE PER RIFORME E L.ELETTORALE 'Confido che stiano per realizzarsi condizioni per mio distacco  - «Nodi assai importanti sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti, innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente, col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali, e con l'apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell'attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali». Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera al Corriere della Sera. «Confido, in sostanza, che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale», scrive Napolitano. «Finchè continuerò ad assolvere le funzioni di Presidente, e anche dopo, considererò mio impegno irrinunciabile, nelle forme possibili, quello per l'unità europea, che resta la causa e la visione - senza alternative - da rimotivare e riaffermare con la necessaria apertura a fondate istanze di rinnovamento e con concreta capacità persuasiva», prosegue Napolitano. In merito alle riforme costituzionali, il Capo dello Stato si dice «disponibile al confronto verso le posizioni critiche di alcuni costituzionalisti cui d'altronde sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca»

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RAPPRESENTAZIONE VIVENTE DELLA VIA CRUCIS PER LE VIE DI SAN MARTINO

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Organizzata dalla locale Parrocchia "Maria Santissima della Colomba", guidata dal sacerdote don Pino De Raco, e dall'Associazione Socio Culturale Castello San Martino, per il decennale della sua fondazione, si terrà oggi, venerdì 18 aprile alle ore 19.00, a San Martino di Taurianova, la via Crucis vivente raffigurante la passione di Nostro Signore. Alla manifestazione prenderanno parte anche un gruppo di figuranti provenienti dalla vicina Polistena, facenti parte dell'Associazione culturale GAMI a cui va un particolare ringraziamento. La rappresentazione partirà da Piazza Principe Umberto e si svolgerà per via Giovanni XXII, via Firenze, largo Kennedy, via Garibaldi e via Alfredo Politi e si concluderà nella medesima piazza dove verrà raffigurata la crocefissione. La Parrocchia e l'Associazione Castello ringraziano le seguenti Associazioni Culturali che hanno partecipato per la buona riuscita dell'evento: GAMI Polistena, San Martino Eventi, Caritas Parrocchiale San Martino, Working For People Taurianova, Gi.Fra San Martino e Associazione Culturale Abbadia San Martino.
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PRO LOCO SOVERIA MANNELLI: RINNOVATE LE CARICHE SOCIALI

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La
Pro Loco di Soveria Mannelli, affiliata UNPLI, nello scorso mese di gennaio si è riunita per il rinnovo delle cariche sociali.


Alla presenza di quasi tutti i soci si è proceduto alla nomina del nuovo Consiglio Direttivo e del Collegio dei Revisori dei Conti.

A far parte del nuovo Consiglio Direttivo sono stati chiamati: Antonio Ferrante, Vincenzo Perri, Roberto Mario Sirianni, Santa Colosimo, Raffaelina Pane, Bruno Giorgio Villella, Salvatore Luigi Colosimo, Antonio Abbruzzese e Domenico Colosimo, l'assemblea inoltre ha eletto il Collegio dei Revisori dei Conti composto da Claudio Sirianni, Emanuel Giovanni Cardamone ed Ottavia Paola.


Antonio Ferrante, classe 1985, è stato eletto all'unanimità nuovo Presidente della Pro Loco di Soveria Mannelli, "Colgo l'occasione per salutare Fulvio Abbruzzese che mi ha preceduto, il suo lavoro è stato prezioso nel momento in cui c'è stato bisogno di far ripartire la Pro Loco di Soveria Mannelli, dando un indirizzoprevalentemente culturale all'Associazione stessa. Accetto con entusiasmo questo incarico con la promessa di impegnarmi perché la Pro Loco rappresenti il punto di riferimento per lo sviluppo locale. Auspico che presto possano aggregarsi nuovi soci volenterosi di sviluppare le attività sul nostro territorio. Stiamo lavorando insieme al nuovo Consiglio Direttivo per un programma di eventi culturali che possa durare per un intero anno. Non nascondo che spero tantissimo che anche le istituzioni ci possano dare una mano non solo con le risorse economiche ma con una attiva collaborazione." Con queste parole il neo Presidente ha voluto salutare i presenti. 


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Luigi Palamara
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Il segretario Romeo sul comitato per le elezioni amministrative di Reggio Calabria appena costituito

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REGGIO CALABRIA - A seguito del mandato ricevuto dall'assemblea cittadina dei segretari di circolo, ho inteso nominare un comitato ristretto che si occuperà della fase pre elettorale e delle elezioni comunali di Reggio Calabria. Ho individuato nelle persone di Giuseppe Mazzotta, Giuseppe Basile, Giulio Tescione, Antonia Lanucara e Massimo Canale le energie giuste per questa delicata fase. L'approvazione delle linee programmatiche e l'individuazione della data delle primarie aperte consentiranno alla coalizione democratica di lavorare alla rinascita della nostra città, ormai da troppo tempo senza una guida politica orientata a mettere al centro della sua azione gli interessi della comunità. Il Partito Democratico è impegnato in direzione di un patto civico, fra tutte le forze sociali, associative e politiche, che in questa condizione di crisi straordinaria sia all'altezza del compito di "ricostruzione". A coordinare questo difficile lavoro sarà l'avvocato Giulio Tescione.

Seby Romeo,
segretario provinciale Partito Democratico



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Reggio Calabria: Premio San Giorgio

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Mercoledì 23 aprile alle ore 10.30 a Palazzo San Giorgio, in occasione della ricorrenza del Santo Patrono cittadino, è previsto il conferimento delle onorificenze civiche "San Giorgio d'oro".

La civica benemerenza viene conferita ogni anno a persone, enti o istituzioni operanti in città e nel resto del Paese per il meritevole impegno profuso nell'interesse del bene comune o per azioni benemerite.


Anche quest'anno- ha dichiarato il coordinatore della Commissione straordinaria, Prefetto Gaetano Chiusolo- vogliamo dare forza alle tradizioni cittadine ringraziando, attraverso questo prestigioso riconoscimento, gli uomini e le donne che hanno contribuito con dedizione e professionalità alla crescita del tessuto sociale, economico e culturale della Città e del Paese.

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Reggio Calabria, apre centro scommesse senza autorizzazione, denunciato

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Nell'ambito dei servizi di controlli straordinari finalizzati al contrasto dei giochi illegali, su impulso del Questore dr. Guido Nicolò Longo, la Polizia di Stato ha denunciato due reggini, titolare e gestore di un'attività di raccolta scommesse per via telematica in questo centro e proceduto alla chiusura del locale in quanto sprovvisto delle necessarie autorizzazioni. Il personale della Squadra Amministrativa della Divisione Amministrativa e Sociale della Questura ha accertato che Z.F. classe 1991, già destinatario di un provvedimento dell'autorità di P.S., che vietava di intraprendere l'attività di raccolta scommesse, aveva ugualmente avviato l'attività commerciale, pur essendo sprovvisto dell'autorizzazione prevista dal Testo Unico di Pubblica Sicurezza e di quella del Ministero dell'Economia e Finanze. Il locale era gestito da R.G. classe 1988, anch'egli denunciato all'Autorità Giudiziaria per i medesimi reati contestati al titolare. 


Reggio Calabria 18 aprile 2014
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Provincia di Reggio Calabria - Per l’antica Kaulonia la Soprintendenza si chiama fuori

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Per l'antica Kaulonia la Soprintendenza si chiama fuori     

 

Ho appreso dai quotidiani che, sabato 12 aprile a Monasterace, si è tenuto un interessante incontro, organizzato dall'ordine dei Geologi della Calabria e dalla Società italiana di geologia ambientale, sul tema "Erosione costiera a Monasterace: Aspetti e problematiche".

Spiace non aver saputo prima di questo incontro perché sarebbe stata la giusta occasione per fare il punto sugli interventi che l'Amministrazione provinciale ha già realizzato e quelli che, da qui a poco, saranno realizzati nel tratto di costa in questione. 

Ancora più interessante sarebbe stato ascoltare gli autorevoli relatori e, in particolare, seguire attentamente quanto detto dal Direttore per i Beni archeologici della Calabria, l'archeologo Maria Teresa Iannelli, in merito agli "interventi di protezione contro l'erosione costiera in aree archeologiche".

Così tanto interesse , infatti, perché numerosi sono stati gli incontro con la Soprintendenza nella prima settimana di febbraio quando, preoccupati dello stato di pericolo causato dalle violente mareggiate al Parco Archeologico dell'antica Kaulonia, la Provincia manifestò la propria disponibilità ad intervenire nuovamente, con propri fondi e propri tecnici, rimandando la responsabilità del procedimento alla Soprintendenza.

Il comunicato stampa, congiunto, trasmesso il 5 febbraio, così riassumeva l'esito dell'ultimo incontro: "Il progetto redatto dai tecnici provinciali prevede l'esecuzione di una barriera radente, per una lunghezza di duecentocinquanta metri, a protezione dell'area del tempio e dell'edificio termale con il mosaico. Ai lavori, per un importo pari a 360 mila euro, si farà fronte con i fondi già assegnati alla Soprintendenza (300mila euro) dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo  e con il contributo di ulteriori 60 mila euro da parte della Provincia. La responsabilità del procedimento è in capo alla Soprintendenza, che curerà anche la fase dell'affidamento dei lavori, mentre la progettazione e la direzione degli stessi sarà affidata ai tecnici provinciali".

Ed invece,  nulla!

Nulla perché, nonostante gli accordi e le successive comunicazioni, nonostante i proclami per i fondi ministeriali, nonostante le interviste, senza alcuna ufficiale comunicazione, la Soprintendenza ha prima preso tempo, per poi decidere di non intervenire, abbandonando, di fatto, Provincia e Regione a metà di quel percorso che era stato  tracciato assieme.

Si scopre poi, in occasione di una riunione gentilmente convocata dall'Assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, che, stante quanto dichiarato dal Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, arch. Francesco Prosperetti, il Soprintendente Bonomi e il Direttore Iannelli non avrebbero dovuto assumere impegni sull'antica Kaulonia, non potendo la Soprintendenza seguire le procedure concordate o impegnare le somme riconosciute dal Ministero.

Ed infatti, con nota del 24 marzo u.s., il Soprintendente, dott.ssa Simonetta Bonomi, comunica ufficialmente alla Provincia e alla Regione Calabria che "con la somma assegnata dal Segretariato Generale (300mila euro), la Soprintendenza procederà al recupero degli elementi architettonici pertinenti al recinto ed all'altare del Tempio Dorico caduti sulla spiaggia, in previsione del futuro rimontaggio degli stessi nella posizione originale. Procederà ad affidare una consulenza propedeutica alla progettazione della risagomatura e del consolidamento del terrazzo, intervento che permetterà poi la risistemazione finale delle strutture archeologiche danneggiate dalle mareggiate".

In poche parole, bollando di fatto come perdite di tempo le precedenti riunioni e i procedimenti già avviati, la Soprintendenza comunica che non utilizzerà, perché non può farlo, neanche un euro per la difesa di quel tratto di litorale che ospita il Parco Archeologico, dedicandosi solo al recupero dei reperti. Intervento certo lodevole, questo, ma ben differente da quanto annunciato in un primo momento.

Ancora più paradossale, quasi inspiegabile per quanto in contrasto con la decisione adottata, il fatto che la Soprintendenza nella stessa nota informi di aver "commissionato uno studio specialistico dal quale si evince l'inderogabile necessità di allungare ed elevare la barriera frangiflutti già realizzata per un breve tratto dall'Amministrazione provinciale".     

Tutto questo ha creato non pochi problemi, allungando i tempi, creando incertezza ed esponendo a serio rischio il Parco Archeologico.

E' passato del tempo, ma non ci siamo arresi.

Gli uffici provinciali, infatti, di concerto con la Regione e l'Autorità di Bacino, sempre sensibile, hanno rivisto quanto già programmato, individuando in fretta nuove forme di finanziamento che consentiranno, auspico in breve tempo, la salvaguardia del patrimonio archeologico di Monasterace.  

 

 

Giovanni Verduci

 Vicepresidente Provincia di Reggio Calabria




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23 aprile Polistena - presentazione libro "Una vil razza dannata" di A. Varano e F. Veltri

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Mercoledì 23 aprile 2014 ore 18.00 – Salone delle Feste - Comune di Polistena

Presentazione del libro

Una vil razza dannata?

Riflessioni sulla Calabria e i calabresi

di Aldo Varano e Filippo Veltri

Città del Sole Edizioni

 

 

Sarà presentato mercoledì 23 aprile 2014 alle ore 18.00 presso il Salone delle Feste del Comune di Polistena il volume Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresidi Aldo Varano e Filippo Veltri, edito daCittà del Sole Edizioni. Prenderanno parte all'incontro, organizzato in collaborazione con la Residenza Etica Teatrale della Piana, il giornalista de il Quotidiano della Calabria Michele Albanese e il referente territoriale di Libera Don Pino Demasi. Andrea Naso, direttore artistico del progetto di Residenza teatrale di Polistena "Alla ricerca del Bello perduto", curerà un breve momento di letture.

Il volume ripropone una selezione di saggi della storica rivista Il Ponte diretta da Piero Calamandrei, che nel 1950 dedicò un numero speciale alla Calabria, pubblicando contributi dei maggiori intellettuali dell'epoca. Ognuno affrontò un aspetto o una problematica legata alla regione; dall'intenso ritratto "L'animo del calabrese" firmato da Corrado Alvaro fino agli interventi di Pietro Mancini, Fausto Gullo, Gaetano Cingari, Leonida Rèpaci e molti altri, emergono analisi di estrema lucidità ed efficacia in grado di raccontare anche la Calabria di oggi.

L'attualità di tali riflessioni ha condotto i due noti giornalisti Filippo Veltri e Aldo Varano a chiedersi se oggi sia possibile una narrazione della Calabria scevra da condizionamenti ideologici, priva di approcci antropologici fuorvianti, com'è stata quella costruita da Il Ponte. Sono molti gli interrogativi che gli autori si pongono nella loro lunga introduzione, che compie un'opera di demistificazione intorno ai concetti di identità e immagine di questa, da troppi definita, "razza maledetta". «Si deve in primo luogo tentare di raccontare la Calabria con racconti di verità. Scontrandosi con la pigrizia e la superficialità. Questa terra ha bisogno di una narrazione non di comodo, ma aggiornata e incisiva».

La presentazione si inserisce nella collaborazione che la casa editrice reggina ha da tempo intrecciato con la Residenza Etica Teatrale della Piana della Compagnia Dracma, condividendone i valori di diffusione della cultura, di difesa della legalità e di crescita sociale del territorio. Il direttore artistico Andrea Naso proporrà delle letture tratte dal libro e un piccolo stralcio del nuovo spettacolo della Compagnia che debutterà il prossimo 25 aprile, all'Auditorium comunale di Polistena. Lo spettacolo di teatro-canzone "La Creatura prediletta. Calabria d'amore e d'abbandono" costituisce un viaggio poetico-musicale attraverso i versi di chi la Calabria l'ha raccontata con toni dolenti e struggenti, Argiroffi, Costabile, Rèpaci e Calogero e le musiche originali di Nino Forestieri.

 


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Melito di Porto Salvo, operazione ADA-Sipario: annullamento in Cassazione per D'Andrea Antonio e Tripodi Giovanni

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Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) 18 aprile 2014 - Doppio annullamento della corte di cassazione in relazione all'operazione A.D.A. - SIPARIO. I giudici di piazza Cavour hanno infatti annullato le ordinanze del tribunale del riesame di Reggio Calabria per quanto riguarda i sig.ri D'andrea Antonio (difeso dagli avv.ti Pietro Modaffari e Marcello Petrelli) e Tripodi Giovanni (cl. 79) (difeso dagli avv.ti Pietro Modaffari e Francesca Tripodi). D'andrea Antonio e Tripodi Giovanni erano stati tratti in arresto nel novembre 2013 in forza di ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito dell'operazione SIPARIO con la contestazione di essere affiliati alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo.
L'ordinanza era stata impugnata di fronte al tribunale del riesame di Reggio Calabria che aveva confermato la gravità indiziaria in ordine all'art. 416 bis C.P.. Avverso questa decisione era stato avanzato dai difensori ricorso per cassazione che ha avuto esito positivo per entrambi atteso che la suprema corte ha annullato entrambe le ordinanze disponendo un nuovo riesame di fronte al tribunale del riesame di Reggio Calabria
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Marquez e Berto di Pierfranco Bruni

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Le solitudini nell'oscuro tra Gabriel García Marquez e Giuseppe Berto. Un incontro tra i fantasmi della parola
di Pierfranco Bruni


C'è un incontro, quasi misterioso, tra solitudine e letteratura. Spesso mi vengono a trovare, di notte o nelle albe appena rigate, i fantasmi delle parole.
Già, perché le parole non sono soltanto un linguaggio nel gioco della fantasia e nelle crespe della realtà. Sono fantasmi e scavano scavano come nelle favole antiche che hanno radici di leggenda e futuro di nostalgia.
Mi sono chiesto, non da oggi e neppure da ieri sera, quale è la stretta tra la solitudine che ha gli intagli esistenziali di cent'anni  come in Gabriel García Marquez e quella solitudine che è un girotondo nell'esistenza tagliata dal dolore e dal ricordare nel Giuseppe Berto che scava nel "male oscuro"?
È un pensare rischioso, ma rischiando si specchia il veto e la finzione.
Marquez e Berto?
L'uccisione della punteggiatura è un attraversare la simbologia della recita che non conosce spazi. Non bisogna avere pause. Si legge senza uno stop.
Marquez ha raccontato gli anni, cento, filtrandoli con la spirale di quella solitudine che non è data dal tempo o dai personaggi. È la solitudine spiegazzata dello scrittore che diventa l'assenza della fragilità leggerezza e vacuità della letteratura. Tutto cammina sulla sabbia della metafora.
Berto si arrovella nella irresistibile impazienza cercandosi nella parola che deve diventare un raccontare. Ma il suo raccontarsi spezza le impazienze soltando quando conquista e si conquista nella solitudine.
Due romanzi tra le solitudini. "Cent'anni di solitudine" e "Il male oscuro". Due scrittori che sono stati coerenti, pur nelle loro diverse formazioni culturali e ideologiche, ad una parola "magica" che non è, come più volte è stato detto, realismo magico. Non esiste una relazione tra il reale e la magia. Sono ambiguità critiche del nulla. Quando il reale c'è non è magico. Quando campeggia la magia il reale è semplicemente distante.
Il mare. Gli occhi. La malinconia. La follia che ha una scintillante sensualità. L'osservare oltre lo specchio. Il fluire del tempo. E poi ancora la solitudine che diventa inevitabilmente una folla. Le solitudini.
Due romanzi in una generazione per due scrittori che mai si sono persi nella cronaca della rappresentazione, ma ogni rappresentazione si è fatta alchimia.
Tutto ciò può essere un rischio. Ma la letteratura è l'immaginario nell'onirico. Ma cosa é la solitudine tra la vita e la letteratura? Cosa è l'oscuro tra la letteratura e la vita? Rispondere non ha senso.
Marquez e Berto sono scrittori camminanti nella solitudine tra i fantasmi delle parole e il sogno impareggiabile.



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DUE EMOZIONANTI NOVITA' PER ALMA MANERA

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DUE EMOZIONANTI NOVITA' PERALMA MANERA: LA DOLCE ATTESA DI UNA BIMBA E IN USCITA IL SUO ULTIMO SINGOLO "GIRAO GIRAO GIRAO" PER L'ESTATE 2014


Per Alma Manera si prospetta un'estate ricca di avvenimenti. Innanzitutto la nascita di una bimba che ha coronato il sogno d'amore con il suo compagno Ludovico Fremont e l'uscita del suo nuovo singolo e del video , "Girao, Girao, Girao, che già impazza sul web. Tantissime visite in soli pochi giorni dalla sua pubblicazione. Una motivo fresco e accattivante, accompagnato da passi di danza semplici e sincronizzati tanto da diventare il nuovo balletto dell'estate 2014. Un ritmo che ti sorprende e ti coinvolge, al quale non si resiste. Ed è proprio questo il filo conduttore del video, un viaggio immaginario in città immaginarie del mondo che parte dalla primavere e arriva all'estate, coinvolgendo nell'intero percorso tutte le persone che la protagonista incontra. Non si resiste al ballo, non si resiste al ritmo ed ecco che tutti vengono travolti da Girao, Girao, Girao.


Un'energia travolgente e un messaggio positivo come la nascita di una nuova vita. Ed ecco che dal sogno si passa alla realtà, realtà che coinvolge, in questa periodo, Alma Manera e Ludovico Fremont che ben presto diventeranno mamma e papà di una bimba.


"Inizialmente quando scopri di aspettare un figlioracconta Alma Manera - l'emozione è grandissima. Ti accorgi subito che qualcosa sta cambiando nella tua vita e avverti una trasformazione anche nel tuo corpo. Forti e straordinarie sensazioni e sin dal primo momento sai che amerai e proteggerai la tua creatura per sempre. Il frutto dell'amore e un dono che destinato a renderti felice per tutta la vita. Un figlio è per sempre. Questo è quello che ho provato e che provo, da quando ho avuto la certezza di essere in dolce attesa".


"Sono molto felicecontinua Ludovico Fremont - perché è qualcosa che ho sempre desiderato fin da piccolo, poter stringere e osservare crescere un figlio lo considero il dono più prezioso la forma d'arte più assoluta. Alma è la donna che avrei sempre voluto avere al mio fianco, in lei ritrovo molto di quello che ho sempre cercato, in lei ho visto fin dal suo primo sorriso la madre di mio figlio".

Link Girao Girao Girao Audio:


- iTunes: https://itunes.apple.com/it/album/girao-girao-girao-single/id860255230

Link Girao Girao Girao Video:

YouTube:https://www.youtube.com/watch?v=sMFVj40q6rI

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IL PRESENTE ED IL FUTURO DI REGGIO SONO RESPONSABILITA’ DI TUTTI: OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE!

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Reggio Calabria 18 aprile 2014 - La situazione della nostra Città, schiacciata dalla ndrangheta e dalla corruzione, azzoppata dal distruttivo modello amministrativo dello scorso decennio e adesso inginocchiata dalla conseguente ed apatica gestione commissariale, non ammette ulteriori appelli o rinvii. Alla straordinarietà di un territorio che ogni giorno, da sempre, offre alle sue genti tutto il necessario per crescere e svilupparsi culturalmente, socialmente ed economicamente, si contrappone, come una diga, l'agire criminale e parassitario di una ben nota oligarchia di ndranghetisti, funzionari e dirigenti pubblici corrotti, massoni deviati e politicanti incompetenti e privi di morale. 


Se, oggi, è possibile sperare che la Magistratura compia fino in fondo il proprio dovere individuando e perseguendo metodi e responsabili dell'assedio a questo nostro territorio, è compito e responsabilità dei cittadini onesti, competenti e di buona volontà ricostruire il presente ed il futuro dei Reggini e di Reggio. 


In quest'ottica, stanchi di aspettare e non volendo più delegare i soliti personaggi ed i soliti partiti, le tre organizzazioni Ethos, Nuova Carboneria Italiana e Movimento Reggini Indignati, lo scorso 16 mattina, dopo diversi incontri con numerosissime altre organizzazioni socio-culturali interessate all'idea, hanno firmato un Patto Etico da cui iniziare a strutturare un'intesa politica che sia la più vasta possibile e che individui, attraverso l'applicazione di un metodo eticamente condiviso ed inderogabile, una serie di interventi programmatici prioritari da realizzare. 


Un programma chiaro, utile, sostenibile, che ruoti intorno all'interesse primo e superiore della Città e che sia inscindibile dalle risorse che naturalmente offre il territorio; un programma aperto al libero contributo di tutte le realtà che, libere da qualunque condizionamento ideologico o ambientale, intenderanno essere non più passivi spettatori, ma concreti protagonisti. Nei prossimi giorni, sarà organizzata una conferenza stampa per meglio illustrare questa semplice idea di aggregazione, che nasce da un sogno straordinario: Reggio.


ETHOS             N.C.I.                M.R.I.

Giuseppe Musarella Nicola Barreca Attilio Minca

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Reggio Calabria - Meditazioni Via Crucis

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Via Crucis

Reggio Calabria Venerdì Santo 2014

Introduzione

Fratelli, iniziamo questa Via Crucis con la convinzione che essa dovrà essere per noi non la riflessione sulle nostre sconfitte, ma un cammino per ritrovare la speranza della rinascita per noi stessi e per la nostra città. Non abbiamo davanti il mistero della morte, ma il seme della vita, perché la morte di Gesù il Padre l'ha gettata come seme nel terreno del cuore umano e della storia, perché ogni persona sia illuminata dalla Speranza che il male può essere sconfitto per sempre.

Il cammino della Croce non finisce nel Sepolcro chiuso, ma nella Pietra ribaltata, nel mistero del Risorto. La via della croce apre la porta alla via della luce.

Ma, se Cristo ha vinto la morte, Egli è il Salvatore del mondo e la sua Risurrezione ci dà la garanzia che anche noi - uniti a Lui – possiamo vincere il male dei nostri peccati, dei nostri problemi, delle difficoltà nostre e della città intera.

Incamminiamoci, allora, in compagnia della Madre, non con la morte nell'animo, ma con la speranza nel cuore. Affidiamoci a Lei, che, seguendo il Figlio sul cammino della Croce, diventa per Lui e per noi, in maniera unica, Madre della Consolazione.

Gesù, Maria, aiutateci a camminare, aiutateci a sperare!


I Stazione: Gesù è condannato a morte

Gesù - con tutta la sua vita, la sua Parola, i suoi "segni" - è stato liquidato con un gesto di viltà: Pilato, pur convinto di aver a che fare con un innocente, se ne lava le mani e lo consegna ai Giudei perché venga crocifisso.

"Lavarsene le mani": è proprio il contrario di chi vuol costruire speranza.

Chi spera e spinge a sperare sa che deve coinvolgersi in prima persona e schierarsi in nome degli ideali, dei valori, delle scelte di vita. Dinanzi ai mali che ci assillano, nessun credente in Cristo può lavarsi le mani e lasciare che le cose vadano secondo un destino deciso da altri.

Fratelli, il presente e il futuro sono nelle nostre mani; la fede esige un'autentica conversione. Che comincia dal coraggio di compiere un esodo nella nostra stessa vita: l'esodo dal peccato alla grazia. Solo così potremo compiere un altro esodo - nelle vicende sociali, economiche, politiche, dove è in gioco il bene comune - quello che porta dall'indifferenza e dall'inerzia all'impegno, al coinvolgimento: quell'esodo che ci fa capire una cosa importante, decisiva: "che le mani non bisogna lavarsele, ma bisogna sporcarsele!".

Quel condannato a morte che vogliamo seguire nel suo viaggio verso il Golgota è il Figlio di Dio, che si è fatto uomo per noi. Si è coinvolto, ha patito con noi, ha sperimentato la condizione umana, ha patito per noi: e così è diventato Egli stesso la speranza dell'uomo. Ci ha insegnato a coinvolgerci, a non rimanere a guardare dalla finestra, come spettatori indifferenti o giudici implacabili degli altri.

Signore aiutaci a convertirci, per poter essere anche protagonisti del nostro futuro.



II Stazione: Gesù prende la croce e si incammina verso il Calvario.

Gesù che sale con la croce verso il Calvario è l'immagine di tutti noi che saliamo i vari calvari della vita: sono tanti, alcune volte nascosti; ma tutti duri e difficili: la solitudine, la malattia, la disoccupazione, le difficoltà economiche, le famiglie disunite, i giovani non compresi, le violenze subite, le ingiustizie perpetrate ad ogni livello, questa nostra città, che sembra condannata alla sua fine. Su queste sofferenze sembra calare alcune volte il silenzio di Dio, e noi ci sentiamo smarriti e sembriamo camminare a vuoto. Allora presentiamo il conto a Dio: il bene operato, le pratiche religiose osservate, il proprio dovere compiuto. Dio: perché ci tratti così?

Ma Dio è qui, nel Figlio, e si accompagna ad ognuno di noi. Anche lui potrebbe presentare il conto al Padre di tutto il bene fatto. Quante volte aveva dovuto controbattere ai suoi persecutori: per quali delle opere fatte mi volete condannare?

Dinanzi al male e alla sofferenza che c'è in noi, ricordiamo - nella fede - che Dio permette il male, ma sa trarre da esso il bene. Dio non ha voluto salvarci togliendoci il peso e la fatica della vita; ci salva camminando con noi, sostenendoci con l'esempio nella nostra fatica.

Fratelli, accettiamo anche noi di prendere con fede la nostra croce e di salire il nostro Calvario. Come ha fatto Gesù, che - pur gridando il suo dolore nella solitudine del Getsemani - non perde mai la fiducia nel Padre.

Quando ci sentiamo particolarmente soli e stanchi, guardiamo a Lui, che sceglie di prendere la croce. Capiremo di non essere soli e che la nostra sofferenza ha sempre un significato e si apre al Bene infinito. A Dio!

O Gesù, sostienici mentre saliamo il calvario della nostra vita!


III Stazione: Gesù cade per la prima volta.

Gesù cade per la pesantezza della croce e perché è un ormai privo di forze dopo lo strazio della flagellazione e della coronazione di spine. La croce è il simbolo del peccato. Gesù cade sotto il peso del nostro peccato. La perdita delle sue forze è segno della perdita della coscienza del peccato. Con troppa leggerezza conviviamo con il peccato! Con l'espressione: che male c'è! noi vogliamo giustificare ogni nostra cattiva suggestione ed inclinazione. Nessuna regola, nessuna legge, nessuna remora… E la nostra vita e la nostra società sono cadute nell'abbrutimento totale, che prende i vari nomi di menzogne ed ipocrisie; di omicidi, stupri, violenze contro le donne e i bambini; di vita licenziosa di ogni genere; di mafiosità e illegalità di ogni tipo. Anche la nostra città è stata deturpata e svilita. In essa la storia sembra tragicamente tornata indietro.

Avremo la forza di rialzarci? Cristiani, che seguite questa via crucis, rialziamoci, perché siamo caduti troppo in basso nella nostra testimonianza pubblica del Vangelo! Coraggio, cristiani di Reggio! Coraggio, popolo di Reggio: rialzati e chiudi con il passato! Basta sperperi, basta litigi, basta accuse. Rialziamoci tutti e diamoci speranza l'uno con l'altro con una testimonianza forte e viva del Vangelo e con impegno sincero per il bene comune.

O Gesù, aiutaci a rialzarci dalla miseria nella quale siamo caduti!


IV Stazione: Gesù incontra la sua santissima Madre.

Maria incontra Gesù e, impotente dinanzi alla furia omicida che lo tormenta, può solo dirgli con gli occhi: coraggio ci sono io vicino a te! In quel volto distrutto dal dolore, dove sono scomparse anche le lacrime, mi sembra di vedere il volto di ogni mamma che piange per i figli sbandati, schiavi della droga. Giovani, volgete il vostro sguardo verso Maria e pensate alle vostre madri! Spacciatori di droghe e di morte, pianificatori di violenza criminale, guardate quel volto e pensate alle vostre madri e al volto di tutte le madri che piangono, per causa vostra, per la vita perduta dei loro figli: quella spirituale e quella materiale! Che non ci siano più madri in lacrime, o Maria! Non ci siano più madri dinanzi alle case di recupero di tossicodipendenti; o davanti alle portinerie delle carceri; non più madri nei viali dei cimiteri a piangere giovani vite spezzate! Sono bastate, o Maria, le tue lacrime di madre. Vergine della consolazione, consola tutte le madri che stanno percorrendo questa via crucis con il cuore spezzato dal dolore. Allarga con il tuo sorriso il loro cuore alla speranza, come hai fatto incontrando Gesù in quella dolorosissima Via Crucis a Gerusalemme.

O Maria, rivelati ancora per la tua Reggio come Madre della Consolazione!


V Stazione:Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce.

Bloccato dai soldati, che lo vedono forte e robusto, Simone di Cirene, deve aiutare Gesù a portare la croce. Non sappiamo se i soldati lo abbiano fatto per pietà nei confronti di Gesù o per timore che morisse e si perdesse parte dello spettacolo. Di fatto, però, il provvedimento fu certamente un gesto di pietà.

Come non ricordare in questo momento tutto il mondo del volontariato, così numeroso ed operante nella nostra Città e Diocesi? In questo mare di disperazione in cui sembra essere piombata la nostra Città, il volontariato è un segno forte di speranza che ci autorizza a guardare con ottimismo il futuro.

Confessiamo che spesso queste persone, che - senza essere costrette come il Cireneo - hanno liberamente scelto di aiutare gli altri a portare le varie croci della, vita sono lasciate sole tra mille problemi e difficoltà: risorse economiche, che non bastano mai, tagli negli aiuti che si susseguono ad ogni manovra economica, ritardi nel ricevere quanto dovuto, a fronte di leggi che diventano sempre più impossibili per la gestione delle strutture di solidarietà. Eppure sono proprio questi volontari, con le loro strutture, che evitano che tante persone diventino "lo scarto dell'umanità"!

Verso di loro si posi lo sguardo dolce e pieno di gratitudine del Signore, che può compiere un tratto di strada verso il Calvario con minore difficoltà. Ma anche noi esprimiamo la nostra gratitudine e cerchiamo, per quanto possiamo, di collaborare con loro e non lasciarli soli.

Gesù, ricompensa quanti operano per il bene degli ultimi e dei sofferenti!


VI Stazione La Veronica asciuga il volto a Gesù.

Una donna, forse una madre, noncurante dei soldati e della legge che vietava di accostarsi ad un condannato, corre per asciugare il volto di Gesù. Il volto esprime l'identità, i lineamenti che ci fanno riconoscere chi siamo e che sono legati al dono della vita. Il volto sfigurato di Gesù, che la Veronica asciuga, ci richiama al dovere di ripulire la nostra identità cristiana, quella ricevuta al momento del santo Battesimo. Noi dovremmo essere sempre "trasparenza" del volto di Cristo; dovremmo essere riconosciuti a volo, a vista d'occhio - dalle nostre parole, dai nostri gesti, dalle nostre opere - di essere i seguaci di Gesù. E dovremmo gloriarci di questo nome.

Dinnanzi alle tentazioni del maligno dovremmo essere decisi nel dire: siamo cristiani! Certe cose non possiamo farle! Sono contro la nostra dignità ed identità!

Eppure, quanti tra noi barattano la propria dignità e identità con altri volti, con altri battesimi. Non possiamo essere cristiani e ricevere poi l'affiliazione alla 'ndrangheta, o ad associazioni massoniche, o a qualsiasi altra associazione che non abbia i lineamenti del volto di Cristo.

Ripuliamo, fratelli miei, il nostro volto cristiano. Buttiamo giù l'eventuale maschera con la quale abbiamo coperto il nostro volto cristiano! Che esso torni a splendere su di noi con una degna condotta di vita: sarà, questo, un passo decisivo per dare speranza alla nostra città.

Gesù, aiutaci a ripulire il nostro volto di cristiani e a gloriarci di questo nome!


VII Stazione: Gesù cade per la seconda volta.

Gesù, nonostante l'aiuto del Cireneo, cade per la seconda volta perché il peso della croce è terribile. Ma, lo spettacolo offerto alla gente di una condanna a morte non ammette alcuna eccezione: il condannato deve portare lui stesso lo strumento di morte.

E Gesù deve rialzarsi e riprendere il cammino come Isacco che sale sul monte Moria portando sulle spalle la legna per l'olocausto.

Il rito! Le parate! Lo spettacolo!

Quanto di cristiano c'è - mi domando - in tante manifestazioni religiose? Quanto di pagano conserviamo ancora in certe nostre tradizioni, che nulla hanno a che fare con la fede, soprattutto quando a questa fede non è per nulla incarnata della vita?

Rialziamoci miei cari fratelli! Il cristianesimo non è "spettacolo" che si ripete ad ogni ricorrenza; ma "vita" giocata nel nome di Gesù Cristo. Via ogni rituale scenario, vissuto per far vedere che siamo osservanti, ma nel cuore e nella mente abbiamo tutt'altro che il Vangelo.

È un invito per tutti, uomini di Chiesa e fedeli. È un impegno per tutti coloro che nella vita associata si fregiano del nome cristiano per ricevere consensi in campo politico ed economico.

Rialziamoci e riprendiamo un cammino di impegno e di fedeltà; sarà la nostra città ad avvalersene. Tornerà in essa la speranza della ripresa.

Gesù, aiutaci ad essere coerenti e fedeli!



VIII Stazione: Gesù incontra le pie donne.

In questa tragedia di dolore e di morte, la pietà è tutta femminile. Alcune donne piangono vedendo Gesù, sfigurato e sfinito, barcollare sotto la croce. Piangono.

Gesù però le invita a piangere su se stesse e sui loro figli. Drammatico e severo questo monito di Gesù!

Quando si intaccano certi valori, è al futuro che bisogna guardare, quando ci si accorgerà dei danni irreparabili arrecati. È quanto ci insegna Gesù con questo monito, severo per noi oggi, che assistiamo ad attacchi continui contro i valori predicati dal Vangelo, soprattutto quelli riguardanti la famiglia. Solo domani ci renderemo conto dei guai che avremo procurato alla società, se questi attacchi riuscissero a mettere in discussione i valori naturali della famiglia riconosciuti tali da che mondo é mondo.

Donne: madri, sorelle, figlie, difendete la famiglia! Proteggetela dagli attacchi che sta subendo in nome di ideologie, che non ci appartengono e sono contro natura. Tenetela salda e unita. Custoditene l'unità! Non permettete che entri in essa il germe della violenza e dell'illegalità.

Guardate lontano e abbiate anche il coraggio, nonostante il momento difficile che attraversiamo, di respingere il denaro e una tranquillità economica, se essi non dovessero provenire dall'onesta fatica del lavoro o da fonti legalmente e moralmente sicure.

Perché, se il denaro dovesse avere il sapore di morte o di illegalità, ve lo grido: rifiutatelo! A lungo andare ogni errore si paga e le lacrime saranno inutili.

Per questo il Figlio di Dio chiede compassione non per Sè, ma per noi stessi e per il nostro futuro.

Gesù, benedici le nostre famiglie, custodiscile salde e unite nell'amore!



IX Stazione: Gesù cade per la terza volta.

In questo tragico cammino verso il Calvario, la pietà cristiana pone una terza caduta di Gesù in prossimità ormai del luogo del supplizio, il Golgota. Gesù è ormai sfinito. In questa caduta le forze sono finite e la stessa sua vita è ormai appesa ad un filo sottile. La morte è incombente.

Il nostro pensiero vola in questo momento alla soppressione della vita e ad ogni violenza perpetrata su di essa, tanto più grave, quanto più essa è indifesa.

Guardando Gesù in queste condizioni e accogliendo gli insegnamenti costanti della nostra fede cattolica, ci accorgiamo come nella nostra società post-cristiana stiamo scivolando sempre più in basso nel mancato rispetto della vita, forse con il tacito consenso di quanti si dicono cristiani.

Quante tradizioni oggi, Venerdì santo, sono tenute in piedi dalla pietà popolare nei nostri paesi. Tutti hanno al centro la Croce, Gesù morto, l'Addolorata.

Ma esse - mi domando - esprimono l'orrore e il pianto della violenza sulla vita, che sembra non aver fine? Quanta falsa pietà in queste croci che innalziamo al centro di cortei folklorici, mentre la vita umana è a terra e calpestata.

Chi ha pietà per le vittime innocenti degli aborti, per gli anziani abbandonati, per le vite fragili soppresse con l'eutanasia, palese o nascosta, per le vittime della prostituzione, per i piccoli sottoposti ad abusi, per gli infelici utenti di pornografia, per le vittime del turismo sessuale, per i minori insidiati con le droghe? Anche la nostra città non è immune da tanti delitti.

Pietà, Signore Gesù, per tanto orrore! Fa rinascere in mezzo a noi la nostalgia del bene!


X Stazione: Gesù è spogliato.

Mettere a nudo un uomo è la vergogna più grande alla quale lo si può consegnare. Gesù subisce questa vergogna fisica: è denudato. Ma vive una vergogna più grande: la derisione e l'insulto: lui che portava dentro la verità di essere il Figlio di Dio fatto uomo, il Re dell'universo, il Messia e Signore della Storia, è umiliato ed insultato per questo durante tutte le fasi del processo e della passione, fin sotto la croce.

Lui è accusato di essere il bestemmiatore perché ha detto a Caifa di essere il figlio di Dio; è trattato crudelmente dai soldati come re da burla, perché ha detto di essere Re; è trattato con sarcasmo dallo scettico e pragmatico Pilato quando dice di essere portatore di verità; é deriso quando afferma che Abramo ha goduto di vedere il suo giorno; è dichiarato uomo fallito quando non accetta di scendere dalla croce per dimostrare di essere Dio.

In Lui, spogliato e denudato, c'è il simbolo di un'altra violenza, oggi fin troppo esercitata: quella della curiosità morbosa dei media, quando violano il sacrario della vita privata degli esseri umani, non per dovere di giusta informazione, ma per il gusto spietato di raccontare le cose più intime, e distruggere moralmente e civilmente il mal capitato di turno. Quante famiglie hanno pianto suicidi dei propri cari messi alla gogna mediatica da gente senza scrupoli! Notizie infondate, approssimative, magari in parte vere, ma sicuramente inutili al fine di una corretta informazione: quanta violenza per una persona messa a nudo da altri.

O Gesù, pietà per tanto orrore. Aiutaci a fare entrare la moralità anche in scenari così delicati.


XI Stazione: Gesù è inchiodato sulla croce.

In quei chiodi che a Gesù trapassano mani e piedi e lo fissano immobile sulla croce credo sia giusto vedere anche le schiavitù, che umiliano la nostra libertà di persone chiamate a costruire con gli altri il bene comune. Lottare per il bene comune è il primo grande segnale di speranza che possiamo dare alla nostra città. La Via Crucis è tutta una scuola ove si impara il significato delle parole di Gesù: "Non c'è amore più grande di colui che dona la vita per gli altri".

Dare la vita per gli altri è la forma più grande di libertà che l'uomo possa esercitare. Bisogna, però, che ci liberiamo dai chiodi che limitano o addirittura distruggono tale libertà: i chiodi dell'egoismo, dell'interesse personale, del successo ad ogni costo, del benessere ottenuto con l'inganno e la violenza.

Il bene comune richiede disponibilità e sacrificio. Ma solo quando avremo cercato il nostro interesse nel contesto del bene comune, allora potremo godere di una felicità condivisa con gli altri, la quale, proprio perché condivisa, sarà più bella e duratura.

La speranza per il futuro della nostra città ha bisogno di una grande scommessa da parte di tutti sul bene comune. Avremo il coraggio di pensare in questa ottica? Chi si prepara a gettarsi nell'agone del confronto politico, quanta dose di "lotta per bene comune" porta con sé? Sapremo tutti fare discernimento in tal senso? Solo così costruiremo speranza per la nostra Reggio.

Signore, educaci all'amore e alla ricerca del bene comune!


XII Stazione: Gesù muore sulla croce.

Dinanzi alla croce noi contempliamo uno scenario, tuttora aperto nella storia, su cui vengono espressi diversi giudizi su Gesù di Nazaret, l'uomo crocifisso, che i credenti annunciano risorto.

C'è l'atteggiamento ironico di chi, come Pilato che scrive sulla croce il motivo della condanna, parla di questo avvenimento come di una esaltazione di un malato di mente, destinata a perdersi nella memoria dell'uomo.

C'è la derisione di chi, sotto la croce, scrolla il capo dicendo: "Ha salvato gli altri, ora non può salvare se stesso!". Un Messaggio, il Suo, tutto parole e niente fatti.

C'è la sfida di chi identifica Dio con la potenza, per cui è impossibile che Dio si sia rivelato in quel Crocifisso, che non ha dato la prova di potenza, scendendo dalla croce e sconvolgendo così i piani di tutti.

C'è la rassegnazione fiduciosa del buon ladrone, che si sente onorato di condividere con Gesù la stessa condanna.

C'è la meraviglia, al limite della fede, di chi vede in lui un giusto votato alla causa della giustizia.

C'è la condivisione dell'offerta al Padre da parte della Madre, Maria, che con il Figlio offre la sua vita per la salvezza del mondo.

E tu, che segui questa Via Crucis, da che parte stai? Chi è quel Crocifisso per te? Riesci a vedere nel Crocifisso colui che ti svela il senso della vita? Sei disposto a lottare - nel segno del sacrificio personale - per convertire la tua vita e ridonare speranza alla nostra Città? Sei capace di essere un dono per gli altri?

Gesù sulla croce non ha bisogno di "compassione emotiva", ma di "compassione fattiva", cioè di imitazione nel segno del dono della propria vita.

Gesù, educaci alla scuola della tua croce!



XIII Stazione: Gesù è deposto dalla Croce

La pietà popolare al Venerdì santo ha voluto mettere al centro della sua attenzione Maria, quasi a vedere il mistero della morte di Gesù attraverso il dolore della madre, perché al culmine di quel mistero c'è Lei ad esprimere il dolore di tutta l'umanità, che raccoglie ai piedi della croce la speranza della vita e della salvezza. Il popolo - nella spontaneità della sua fede - ha definito l'icona di Maria che accoglie in grembo il Figlio morto, come "la Pietà" per eccellenza.

Non possiamo non ricordare in questo momento le tanti madri che hanno accolto nel loro grembo i figli uccisi dalla violenza: le vittime dei delitti di mafia, le vittime della strada, le vittime della droga, le vittime suicide della disperazione. Basta o Maria, con questo dolore, che tu comprendi bene.

Miei cari fratelli, in questa solenne Via Crucis troneggia la statua dell'Addolorata che guarda lacrimante il Cristo morto. Proviamo un attimo, tutti, a fissare questa scena. Imprimiamola nella nostra mente. Che non si ripeta per le strade della nostra città!

Lo chiedo in ginocchio a voi, fratelli che avete fatto un patto scellerato con la violenza. Basta delitti, basta intimidazioni, basta taglieggiamenti, basta con l'infame commercio di sostanze stupefacenti, basta con l'usura! La città vuole vivere in pace e serena. Basta. Basta!

Noi ci affidiamo a te o Madre. Ci sentiamo accolti tra le tue braccia per continuare ad avere speranza che ciò possa accadere. E' possibile, o Madre della consolazione? Chiedilo a Gesù per noi! Noi ci impegneremo a combattere per il bene. Vederti, così, mentre guardi Gesù - nelle Sue fredde spoglie – ci ricorda che sei veramente per noi la Madre della consolazione.

O Gesù, per intercessione di Maria aiutaci a sperare in un futuro migliore!


XIV Stazione: Gesù è sepolto

Quando la pietra rotola sull'ingresso del sepolcro, sembra tutto finito. E' la disfatta totale. Ogni speranza è perduta. Ognuno pensa di ritornare indietro, al punto di partenza, quando la speranza era affiorata nell'animo di tanti spiriti semplici alla notizia delle gesta di quel Nazareno, Gesù.

Le ore trascorse tra il Sabato e il Primo giorno della Settimana, sono ore di decisioni tristi con il buio nell'animo per la perdita della speranza. Veramente non c'era più nulla da fare. Sperare nel bene era illusione.

I discepoli di Emmaus decidono di tornare al loro paese. Le donne pensano solo a ritornare al sepolcro per imbalsamare il Signore. Tommaso non crede nella notizia della risurrezione del Signore. Solo i sommi sacerdoti e i farisei ridono soddisfatti: è finita anche con questo pseudo-messia, uno dei tanti.

Eppure quella tomba non era il buio, che nasconde il dramma del disfacimento umano, ma un nuovo grembo dal quale sarebbe germogliata una nuova vita. Bisognava solo attendere. Solo Maria attende vigile e piena di speranza la risurrezione del suo Gesù.

Non possiamo - per un attimo - non guardare angosciati alle migrazioni dei giovani, degli intelletti migliori, educati con i sacrifici di genitori della nostra terra. È finita veramente per la nostra Calabria, per la nostra Reggio? Ci troviamo veramente dinnanzi ad un sepolcro di corruzione e di morte? Non possiamo, non vogliamo crederci!

O Maria, tienici stretti al tuo seno di madre e insegnaci a sperare, attendendo con pazienza, ma operosi, l' Ora di Dio!


Conclusione

Gesù risorge da morte

Abbiamo concluso questa Via Crucis con l'annuncio della risurrezione. In realtà tra poche ore la liturgia celebrerà la Pasqua del Signore. Noi abbiamo voluto percorrere questa Via Crucis come cammino incontro alla vita, e perciò incontro alla Speranza. E siamo qui a fare un atto di fede nella speranza che scaturisce dal mistero della morte e risurrezione del Signore e che i cristiani sono chiamati a testimoniare. La speranza cristiana non è illusione di un futuro immaginario; non è una droga per non farci pensare; non è attesa passiva di un bene che piova dall'alto; non significa girare la testa dall'altro lato per non vedere. La speranza cristiana è impegno e lotta per un bene la cui realizzazione richiede il sacrificio di tutti.

Credere nella speranza significa per noi accettare che il mistero di morte e di risurrezione del Signore sia il metro che misuri la nostra azione e il nostro impegno.

Se il chicco di grano caduto in terra non muore non porta frutto. Questa è la legge della Pasqua, che il cristiano vive ed annuncia.

Noi vogliamo dire sì a questa legge e vogliamo promettere al Signore di non tirarci indietro per la costruzione della speranza tra noi e nella nostra città. L'augurio di Pasqua sia proprio questo: impegniamoci tutti, ciascuno per la propria parte, ad essere costruttori del futuro della nostra Città!



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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT

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Lo sport come un nuovo diritto di cittadinanza

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La pratica sportiva è elemento fondamentale della salute e dell'educazione, occasione per uscire dall'individualismo, veicolo di comunità ma anche capacità di non rassegnarsi. Lo sport è fattore di bellezza ed elemento di inclusione sociale e di pari opportunità. Lo sport è orgoglio di un'appartenenza. A Reggio per noi lo sport vuol dire molto, molto di più di quello che sono abituati a pensare altrove. È per tutti questi motivi che bisogna guardare allo sport come un nuovo diritto di cittadinanza.

Il Consiglio d'Europa definisce la pratica sportiva come "qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli". Dunque la definizione di sport supera quello che spesso pensiamo. L'Europa ci invita ad una città camminabile, ciclabile, percorribile, calpestabile con impianti accessibili e fruibili da tutti. 

Le città europee che hanno orientato le loro politiche con decisione verso la sostenibilità e vivibilità hanno scelto di mettere l'attività motoria al centro della scena urbana. Ciò significa, altresì, che un intelligente e puntuale sguardo amministrativo deve trasformare i giardini, le piazze, le strade in opportunità per fare sport. 

Lo sport, negli ultimi venti anni, si è "allungato", accogliendo fasce d'età sempre più ampie, e si è "allargato" dal punto di vista delle discipline praticate ma soprattutto dal punto di vista delle persone e dei luoghi. Occorre pertanto tener conto delle esigenze specifiche e della situazione dei gruppi meno rappresentati, nonché del ruolo particolare che lo sport può avere per i giovani, le persone con disabilità e quanti provengono da contesti sfavoriti.

Ma lo sport, come indicato nel Libro Bianco sullo sport del 2007, ha ampliato anche i propri obiettivi: il miglioramento della salute pubblica attraverso l'attività fisica, l'inclusione sociale, l'integrazione, le pari opportunità (declinate dal punto di vista del genere, della condizione sociale, economica, della cultura, dell' etnia), la prevenzione e la lotta contro il razzismo e la violenza, la lotta contro il doping, la promozione di un tifo corretto, la promozione della cultura del limite, il contributo alla promozione dello sviluppo sostenibile, la condivisione dei valori con il resto del mondo e allo stesso tempo la valorizzazione delle tradizioni sportive locali, così rilevanti nel caso di Reggio.
Questa deve essere l'idea di sport che una buona amministrazione deve realizzare, partendo innanzitutto dall'agibilità degli impianti sportivi comunali esistenti e dalla realizzazione di quelli ancora in progetto; promuovendo tariffe calmierate; favorendo il playground in una città che vive di sole per almeno sei mesi l'anno; convocando, regolarmente, gli "Stati Generali dello Sport" nella convinzione che non esistano sport minori e che solo dall'esperienza di chi si confronta quotidianamente con i problemi del mondo sportivo possa concretizzarsi questo nuovo diritto di cittadinanza. Questo è l'unico modo per far si che fare sport a Reggio non sia uno "sport estremo".

Questa è la visione che nasce dal "Forum di buone pratiche amministrative" inerente l'attività sportiva cittadina, nel percorso che intende costruire un'idea di città che parta concretamente dal basso dando ognuno il meglio di noi.

Giuseppe Falcomatà

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BARBARA DE ROSSI CON L’AVVOCATO PLAY BOY LUCA DI CARLO?

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Roma. Fotografati insieme la bellissima Barbara De Rossi attrice e conduttrice di "amore criminale" produzione RAI e l'avvocato Luca Di Carlo (anni 37), diventato alla cronaca leggenda, legale di star internazionali come l'icona sexy Ilona Staller alias Cicciolina (ex love story), Michael Jackson, Road Stwart, e del cinema mondiale hard e definito dalle agenzie d'oltre oceano l'avvocato più pagato del pianeta(legato alla sexy bagnina Pamela Anderson anche da un ultimo accertamento contabile fatto dalle agenzie  americane). Attualmente tra le tante leggendarie battaglie, i media americani lo hanno visto anche nelle vicende della cantante Lady Gaga, e della band REM. Luca Di Carlo, l'"avvocato del diavolo" che vive nella trasgressione ed eccessi, fu assoldato dall'ex deputata al Parlamento italiano Ilona Staller, contro l'esercito degli avvocati dell'ex marito artista americano Jeff Koons ed ha vinto il processo di diritto internazionale penale più annoso e complicato di Ilona Staller, facendola assolvere dalla Corte d'Appello di Roma dalle accuse di avere impedito all'ex coniuge di incontrare il figlio, e vincendo anche sulla richiesta risarcitoria milionaria. Barbara De Rossi con il playboy l'avvocato Luca Di Carlo?


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