Reggio Calabria, 19 giugno 2014 - Diciassette arresti in provincia Milano e Reggio : Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardé 28). Ai domiciliari: Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti (26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67).Un «sistema creditizio parallelo» attraverso il quale le cosche della 'ndrangheta erogavano prestiti, a tassi usurari, a imprenditori calabresi e lombardi in difficoltà. È quello che hanno scoperto i Carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia). Diciassette gli arresti in corso di esecuzione nelle province di Reggio Calabria e Milano. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria, Cinzia Barillàcoordinata dal procuratore capo della Repubblica di Reggio calabria Federico Cafiero De Raho, si contestano agli indagati le accuse di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività creditizia e intestazione fittizia di beni: tutti reati aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente, agli arresti sono stati sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro. Al centro delle indagini condotte dal Ros, le «sinergie criminali» che si sono instaurate tra le cosche 'ndranghetiste di Reggio e Rosarno per la gestione delle risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite. I particolari dell'operazione, denominata «Ndrangheta banking', saranno resi noti in una conferenza stampa che si terrà presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria alle 11:30. Diciassette gli arresti (7 ai domiciliari), 12 dei quali effettuati nella provincia di Reggio Calabria e 5 a Milano nell'ambito dell'operazione denominata "Ndrangheta banking". 17 arresti (sette ai domiciliari), 12 dei quali eseguiti in Calabria e 5 a Milano, sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro.
Uscita arrestati e intercettazioni
Le interviste a fine conferenza stampaMA L'IMPRENDITORIA CALABRESE E LOMBARDA ERA NELLE MANI DELLA…"BANCA DELLA GRAMIGNA" ALIAS 'NDRANGHETA, SE NON DEGLI USURARI? IL FIORENTE MERCATO DELLE SLOT MACHINE E DELLE IMPRESE EDILI
Domenico Salvatore
Galeotta fu l'operazione 'Meta' e chi la scrisse. Quel giorno, più non vi leggemmo avante. Il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria del tempo, Giuseppe Pignatone, disse che certe operazioni, siano come le scatole cinesi. Una, apre l'altra. Così, anche per l'operazione "Crimine-Infinito, che ha svelato la natura unitaria della 'ndrangheta (13 luglio 2010; oltre trecento arrestati; in appello, gl'imputati, hanno rimediato oltre mezzo millennio di anni di galera), che diede vita a tante altre successive. Il sincronismo, l'interazione all'interno dei clan di mafia è perfetto. 'Ndrangheta Banking, per esempio, sembra un'indagine scaturita dall'operazione 'Meta' (23 giugno 2010; tutti condannati nel successivo omonimo processo gli imputati, con pene che oscillano dai 3 ai 27 anni per complessivi 262 anni di carcere. Giuseppe De Stefano, dovrà scontare 27 anni. Pasquale Bertucca, 23. Domenico Condello, 23 anni; Antonino Imerti, 21 anni; Pasquale Condello, 20 anni; Giovanni Tegano e Pasquale Libri 20 anni; Cosimo Alvaro di Sinopoli 19 anni e 7 mesi; Domenico Passalacqua,16 anni; Stefano Vitale,10 anni; Natale Buda,13 anni; Umberto Creazzo16 anni; Giovanni Rugolino18 anni e 4 mesi; Antonio Crisalli 6 anni; Rocco Palermo, 4 anni e 6 mesi. Antonio Giustra, 3 anni e 6 mesi; Carmelo Barbieri, 3 anni). Il servizio informazioni della 'ndrangheta anti-statale, funziona quanto e più di quello statale. In passato per la verità non troppo remoto, le talpe dell'Onorata Società, riuscivano a sapere tutto della vittima predestinata. I killers, arrivavano (spesso da fuori zona), a colpo sicuro; eseguivano la loro macabra missione di morte, sangue, distruzione e rovina; gettavano paura, terrore, panico, angoscia e spavento , brodo di coltura del potere mafioso e poi sparivano insalutati ospiti. Protetti anche dall'omertà, che cuce le bocche a doppia mandata, altra colonna portante della potenza di Scarcagnosso. Secoli di società segrete, ne hanno affinato il sistema. La 'Gramigna' cresce ed infesta a velocità super-fantastica. Conoscevano tutto del 'morto che cammina'…luogo e data di nascita, residenza, stato civile, amicizia, statura, occhi, capelli, segni particolari, hobbies, mestiere, frequentazioni, appartenenze, parentele vicine e lontane, abitudini e fotografia. Margini di errori, prossimi allo zero. Non può sorprendere che la 'Gramigna' conosca tutto quel che ci sia da sapere sulla banca dati dell'imprenditoria; e non solo. La Piovra calabrese, conosce pure quanti e quali siano le difficoltà non solo di natura economica. In qualche caso, leinventa essa/lei/ella, artatamente. Per creare terra bruciata, spolpare, lucrare ed in ultima analisi rilevare, armi e bagagli, le ditte, le imprese, le società…o la borsa o la vita!. Sono stati gli stessi pentiti, a chiarire le dinamiche criminali ed a mettere nero su bianco su certe verità che altrimenti non sarebbero mai affiorate. Se non i così detti collaboratori di giustizia. E perfino gl'impresari-coraggio, i sindaci-coraggio, i preti-coraggio. Oramai non ci sono più segreti di pulcinella.
Ci sono però i tassi ad usura stratosferici del 20% mensile, abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio. Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività creditizia e intestazione fittizia di beni; beni aziendali e quote societarie poste sotto sequestro per un valore di otto milioni di euro. Banche parallele, ma la cronaca e le sentenze hanno detto pure, quante banche o funzionari fossero finiti nel mirino e sotto il controllo della mafia. C'è da gridare allo scandalo ed alla vergogna? L'antistato, vuole sostituirsi allo Stato, rimanendo dentro lo Stato. La trattativa Mafia-Stato è solo uno degli aspetti di questa torbida manovra; peraltro nemmeno nuova od originale. Un sistema creditizio, ben oliato in ogni ingranaggio, gestito dalle 'ndrine Condello, De Stefano, Tegano, Imerti e Buda di Reggio Calabria e Pesce e Bellocco di Rosarno, le più potenti della Calabria, secondo l'accusa. A guidare materialmente il credito a usura a imprenditori e commercianti calabresi e milanesi, sarebbe stato Gianluca Favara, 47 anni, imprenditore nel settore della distribuzione per alberghi e titolare di una lavanderia, già coinvolto nell'inchiesta 'Meta' condotta contro le principali cosche di Reggio Calabria ed in quella' Mentore' condotta dalla Dia di Milano nel 2012. L'inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, titolare dell'indagine Meta, e dal pm dello stesso ufficio co-delegato Alessandra Cerreti che coordina tutte le principali inchieste sui Pesce-Bellocco di Rosarno. Figura centrale, c.d. era quella di Favara, indicato come il collettore degli interessi anche delle cosche reggine ed a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell'individuazione degli imprenditori in difficoltà. Tra coloro che erano incaricati di individuare le vittime, c'era l'imprenditore Rappoccio, già arrestato insieme a Favara nell'operazione Reggio Nord, indagine che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, arrestato nell'ottobre 2012 dopo 20 anni di latitanza.Cugino del boss Pasquale Condello inteso "Il supremo", catturato dal GOC, dal ROS e dal Comando Provinciale dei Carabinieri, diretti dal colonnello Antonio Fiano in località 'Occhio' di Pellaro, il 18 febbraio 2008. In questa storia c'azzecca pure l'operazione"Mentore" del 28 giugno 2012· cordinata dalla Dia di Milano, che ha portato in carcere quattro persone. Vittima un giro di strozzo che valeva 3 milioni di euro, ha chiarito i meccanismi criminali. Per le richieste estorsive il gruppo avrebbe fatto ricorso anche a brutali pestaggi, causando gravi lesioni all'imprenditore usurato, nonchè minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari di cui gli arrestati conoscevano luoghi di residenza e abitudini. Tante, le operazioni della DDA milanese, da sola od in collegamento con quella reggina… Isola Parco Sud, Bad Boys, il Crimine-Infinito, Valle 1, Valle 2, Redux Caposaldo, Bagliore, Black Hawks, Ulisse, Mentore. Anche in quest'operazione emerge il sistema delle cosche…Quando le vittime non riuscivano a fare fronte ai debiti venivano intimiditi allo scopo di ottenere beni quali automobili o la sottoscrizione di preliminari di vendita di immobili. In un paio di casi, i componenti dell'organizzazione hanno anche aggredito le loro vittime.
Le ordinanze di cu.ca.ca. relative all'operazione Ndrangheta Banking, sono indirizzate verso: Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardé 28). Sono stati posti ai domiciliari Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti (26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67).
L'operazione Ndrangheta Banking è collegata appunto ad altre operazioni lombarde. Chiarisce il Corriere.it con un servizio a firma di Cesare Giuzzi, 28 giugno 2012… dichiarazioni di un imprenditore milanese oggi collaboratore di giustizia. "Le mani della 'Ndrangheta sulla sanità".Il blitz della Dia. Usura, quattro arresti. L'antimafia: "I clan volevano gestire cinque case di degenza". Lo hanno "strozzato" per più di due anni. Gli hanno estorto quasi tre milioni di euro, lo hanno aggredito, nel suo ufficio in via Santa Sofia 27, fino a costringere gli uomini della Direzione investigativa antimafia a intervenire con un blitz e a farlo sparire. Lui e la sua famiglia nel programma di protezione dei collaboratori di giustizia. Ma gli uomini che lo tenevano sotto scacco - una banda composta da quattro bergamaschi arrestati ieri dalla Dia, da uomini del locale di 'Ndrangheta di Lonate Pozzolo e da calabresi legati alla potentissima famiglia Condello - puntavano ad altro. Non solo impossessarsi delle aziende e del patrimonio di Agostino Augusto, ingegnere milanese di 52 anni, titolare dell'impresa Makeall, ma anche mettere le mani sulle sue cinque case di cura, alcune in costruzione, per fare il grande salto nel mondo della sanità regionale. L'uomo incaricato dalla 'Ndrangheta di agganciare e infiltrare le aziende dell'ingegner Augusto era Gianluca Favara, 42enne di Reggio Calabria, faccendiere del clan Condello, già in carcere per l'operazione Meta. Della partita anche l'imprenditore-padrone della sanità calabrese Pasquale Rappoccio, in carcere per l'operazione Reggio Nord, e sospettato di essere la faccia «pulita» dei clan. In mezzo, tra gli altri affari gestiti dall'imprenditore Augusto, la vicenda di una casa di degenza per bambini legata al Policlinico San Matteo di Pavia in costruzione a Costa de' Nobili nel Pavese. Per questo affare, la banda, avrebbe anche creato una falsa convenzione con la firma - altrettanto falsa - del presidente del San Matteo Alberto Guglielmo. Un affare, quello dell'accreditamento della Rsa presso il servizio sanitario regionale, che ha visto in prima linea l'allora sindaco di Pinerolo Po (Pv) Giuseppe Villani, oggi consigliere regionale del Pd (non indagato). La vicenda, insieme a quella di altre 4 case di cura - Orta San Giulio (Novara), Silvano d'Orba (Alessandria) Monticelli pavese e Pinerolo Po (Pavia) - è emersa dall'operazione «Mentore» condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Milano e coordinata dal pm della Dda Mario Venditti. L'indagine è nata dalle dichiarazioni dell'imprenditore (arrestato e poi assolto) che hanno chiarito i rapporti «non di riciclaggio ma di usura» che lo avevano fatto emergere nell'inchiesta Bad boys del 2009. Pagine di verbali che hanno permesso agli uomini guidati dal colonnello Alfonso Di Vitodi ricostruire le vicissitudini finanziarie dell'imprenditore.
«Tutto è partito dalla costruzione di una Rsa a Vigolo sul Lago d'Iseo e all'intervento di Nicodemo Filippelli e Fabio Zocchi per un recupero di crediti in mio favore», ha raccontato l'ingegnere milanese. Poi i debiti, gli assegni scoperti, i prestiti richiesti ai due 'ndranghetisti per evitare il fallimento delle sue imprese e l'arrivo sulla scenda del faccendiere Favara. È proprio Favara, poi, a tessere le fila della «scalata» delle cosche calabresi alle imprese di Augusto. Il tutto grazie ad una sorta di «accerchiamento» di usurai che ha visto l'intervento dei quattro bergamaschi Giovanni Forti (50 anni), Vito Moro (47), Elio Nestola (57) e Dario Pandolfi (60), tutti arrestati martedì con l'accusa di usura (tassi del 40% mensili) su mandato del gip Giuseppe Gennari. Una parte dell'inchiesta, quella sul tentativo di infiltrazione nella sanità lombarda, è invece finita per competenza alla Procura di Reggio Calabria. Nelle carte dell'indagine anche il racconto di due viaggi a Reggio Calabria dell'imprenditore milanese a ottobre '08 e gennaio '09. Nella prima trasferta l'incontro con Rappoccio e la trattativa (che non si chiude) per la cessione della Rsa di Costa de' Nobili (7 milioni). Nel secondo viaggio, il drammatico racconto di un pranzo a casa Favara durante il quale ad Augusto vengono richiesti i soldi dati in prestito: «Al termine del pranzo, per evidenziare il suo spessore criminale Favara mi chiese di indicare il nome di una qualsiasi arma, dicendomi che avrebbe potuto mostrarmela. Chiesi una 44 Magnum. Fece una telefonata. Arrivò un giovane con una scatola e la pistola". L'operazione 'Ndrangheta Banking, è stata coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Milano (diretta dal procuratore capo della Repubblica Edmondo Bruti Liberati) e di Reggio Calabria, (diretta dal procuratore capo della Repubblica Federico Cafiero De Raho-sostituti procuratori di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti e Giuseppe Lombardo.) con misure cautelari eseguite dagli uomini del Ros (il Raggruppamento operativo speciale della Benemerita), della Dia (la Direzione investigativa antimafia) milanese e del Comando provinciale dei Carabinieri della città dello Stretto. Una costola dell'operazione "Mentore" incardinata a Milano alla fine degli anni Duemila e, sul versante reggino, delle operazioni "Reggio Nord" e "Meta". Il procuratore Giuseppe Pignatone a Palermo, a Reggio ed a Roma ha sempre detto che l'a 'ndrangheta sia unita e compatta e parli un solo linguaggio. Come pure le sentenze, le interviste, i libri, le dichiarazioni alla stampa. Non può sorprendere che Favara, affiliato con la cosca Pesce di Rosarno, sia sorretto e supportato da un cartello di clan, dai Pesce-Bellocco ai Condello-Imerti. Il nuovo procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, non perde occasione per ribadire quanto sia importante l'istituto della denuncia, baluardo della libertà e della democrazia. La via larga al finanziamento parallelo ed occulto, conduce alla perdizione.
Dice Gesù…"Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!" (Matteo 7,13-14)" . Nemmeno sorprende più di tanto, che, come riferito dal Generale Pasquale Angelosanto, vicecomandante del Ros Centrale; dal Capo Centro della DIA di Reggio Calabria, il Colonnello Gaetano Scillia, e dal Maggiore Gianluca Piasentin, comandante del Ros di Reggio Calabria, Favara sarebbe sia stato in grado di interfacciarsi anche con la potente cosca Mancuso di Limbadi, che a parere dell'ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Giuseppe Lumia è la più ricca di tutte; nonché con il locale di 'ndrangheta di Lonate Pozzolo (in provincia di Varese) ed addirittura con la mafia (Rinzivillo) di Gela 'Stiddha'. Ci sono pure gli Arena di Isola Capo Rizzuto ed i Farao Marincola di Cirò Marina? I rapporti fra Cosa Nostra e Ndrangheta, come abbiamo più volte detto, affondano nel tempo. E sebbene ogni tanto vi sia uno scontro fisiologico, l'intesa di fondo è sedimentata.Il comunicato stampa ufficiale recita così:"Nella mattinata odierna, i Carabinieri del R.O.S., coadiuvati da personale della D.I.A., hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 17 indagati per associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.In particolare il G.I.P. di Reggio Calabria ha emesso l'ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di :
1. BUDA Francesco cl. 73;
2. CODISPOTI Giuseppe classe '65;
3. CONDELLO Domenico classe '72;
4. CONDELLO Francesco cl. '82;
5. FAVARA Gianluca Ciro Domenico cl.67;
6. FOTI Francesco cl. '58;
7. PAONESSA Fortunato Danilo cl.'74;
8. PESCE Vincenzo cl. 52;
9. RAPPOCCIO Pasquale cl. '56;
10. VARDE' Carmelo cl. '86;
a)per il delitto di cui all'art. 416 bis c.p., il 1°, il 2°, il 6°, il 7°, il 10°;
b)per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 2° e il 5°;
c)per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all'art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 2°, il 5° ed il 10°;
d)per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 1°, il 2° e il 5°, il 7°;
e)per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all'art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 1°, il 5° ed il 7°;
f)per il delitto di cui agli artt. 100, 582, 585comma1, in relazione all'art. 576 n. 1 c.p. e 7 legge 203/91, il 1°, il 5°, il 7°;
h)per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, l'8°;
i) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 5°e il 6°;
l) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 5°e il 9°;
m) per il delitto di cui all'art. 132 D. Lvo n. 385 del 1993 (esercizio abusivo di attività finanziaria) e 7 legge 203/91, il 1°, il 5°, il 6°, il 9°;
0) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 3° e il 4°;
e degli arresti domiciliari nei confronti di:
11. AVALLONE Carlo cl. '55;
12. COTRONEO Antonino cl. '43;
13. MADULI Biagio Francesco cl. 63;
14. PIZZIMENTI Paolo cl. '88;
15. POLIMENI Maria Grazia cl. '77;
16. POLIMENI Giacinto cl. '52;
17. RIA Mario Donato cl. '47;
a)per il delitto di cui all'art. 416 bis c.p., il 12°;
b)per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, l' 11°;
c)per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all'art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7
l. 203/91, l' 11°,
d)per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 17°;
e)per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all'art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 17°;
f)per il delitto di cui agli artt. 100, 582, 585comma1, in relazione all'art. 576 n. 1 c.p. e 7 legge 203/91, il 17°;
g)per il delitto di cui agli artt. 81, comma2, 56, 610, comma 2,in relazione all'art. 339 , 61 n. 7 c.p., e 7 legge 203/91, il 17°;
h)per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 13°;
n) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 12
o) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 14°, la 15° e il 16°.
I provvedimenti scaturiscono da un'attività investigativa, avviata dal Raggruppamento in prosecuzione dell'indagine "META" del 2010, nei confronti delle più qualificate articolazioni 'ndranghetiste del capoluogo reggino.In particolare le investigazioni, condotte sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno evidenziato le sinergie criminali instauratesi tra le cosche "CONDELLO" e "IMERTI" del capoluogo reggino e quelle rosarnesi dei "PESCE" e dei "BELLOCCO", per la gestione delle risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite, attraverso la realizzazione di un sistema creditizio parallelo, anche a tassi usurari, a favore di imprenditori del territorio calabrese e lombardo.In tale contesto, è stata documentata la centralità dell'indagato rosarnese FAVARA Gianluca Domenico Ciro, emerso quale collettore degli interessi anche delle cosche reggine, cui faceva capo un gruppo di soggetti dediti all'individuazione di imprenditori in contingenti difficoltà finanziarie, ai quali concedere crediti, applicando interessi usurari pari al 20% mensile, abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio.In caso di inadempienza, le vittime venivano sistematicamente sottoposte a ritorsioni, anche mediante il ricorso alla violenza fisica.Tra gli indagati incaricati di individuare le vittime dell'attività usuraria emergeva, altresì, la figura dell'imprenditore RAPPOCCIO Pasquale, già tratto in arresto, unitamente al FAVARA, nell'ambito dell'operazione "REGGIO NORD", conclusa dal R.O.S. nell'ottobre 2011 con l'esecuzione di un provvedimento cautelare nei confronti di 18 indagati per associazione di tipo mafioso, procurata inosservanza della pena, favoreggiamento personale ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.Tale indagine aveva consentito, in particolare, di individuare il circuito criminale di riferimento di CONDELLO Domenico, costituito da soggetti preposti a favorirne la latitanza ed alla gestione degli interessi economici dell'omonima cosca. Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni di un diverso procedimento penale, avviato dalla Procura Distrettuale milanese nei confronti di 3 dei destinatari del provvedimento restrittivo[2]. In tale ambito, il R.O.S. e la D.I.A. hanno accertato come un'articolazione territoriale della cosche Pesce e Bellocco di Rosarno sia stata in grado di attuare un lento e graduale processo di "aggressione" del patrimonio mobiliare ed immobiliare di soggetti appartenenti all'imprenditoria milanese, agendo con condotte estorsive ed usurarie, e come l'indagato FAVARA Gianluca Ciro Domenico ed i suoi sodali abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate nel territorio lombardo, sia 'ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia gruppi appartenenti alla criminalità c.d. "comune".L'intervento conferma, sul piano associativo, l'esistenza di consolidate dinamiche di interazione in chiave unitaria tra le articolazioni territoriali della 'ndrangheta reggina e quella lombarda per il perseguimento di obiettivi illeciti condivisi. Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo, funzionale alla confisca, di beni aziendali e quote societarie, per un valore complessivo – secondo una stima prudenziale - di otto milioni di euro. Gli interventi hanno interessato le province di Reggio Calabria e Milano. Reggio Calabria, 19 giugno 2014. Ma la 'ndrangheta, ha il problema di riciclare il denaro sporco. I sistemi di controllo si fanno sempre più stringenti ed asfissianti. Prima si potevano riciclare centinaia di miliardi con relativa facilità e dopo la conversione della lira anche centinaia di milioni di euri. Lo Stato è passato al contrattacco e sequestra e pignora con cadenza regolare e straordinaria, montagne di soldi in contante. A parte gli arresti, i processi e le condanne a migliaia di anni di reclusione per i mafiosi e non; 41 bis per i capimafia. Le cosche vengono annichilite dalla confisca dei beni mobili ed immobili, nell'ordine di miliardi di euri. Ma l'opera dello Stato non si limita a questo. Il legislatore, sta studiando altre forme di lotta alla mafia, ancora più aspre e dure. Domenico Salvatore
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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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