MARINA DI SAN LORENZO (RC), LA FURIBONDA SCAZZOTTATA DI IERI A MEZZOGIORNO (DI FUOCO) PER UN PARCHEGGIO CONTESTATO, POTEVA FINIRE IN TRAGEDIA
L’uomo è ricoverato nella dapprima a Melito e poi nel reparto di neurochirurgia del nosocomio reggino, in prognosi riservata, ma i medici non disperano di potergli salvare la vita. In caso contrario si aggraverebbe la posizione dei fratelli, fermati da Polizia e Carabinieri, perché indiziati di delitto e sono stati interrogati alla presenza del loro legale di fiducia
Domenico Salvatore
MARINA DI SAN LORENZO (Reggio Calabria) - Dopo due giorni, sgraffignando qua e là, siamo riusciti ad artigliare i nomi dei protagonisti del mezzogiorno di follia. I fratelli Mario e Maurizio; ed un loro cugino, Giovanni Costarella di 50. Intendiamoci, i loro nomi erano noti a parecchia gente. Compresi alcuni giornalisti, i sanitari del Pronto Soccorso e le forze di polizia. Ma non sono mai entrati nelle nostre orecchie. Figurati se l’avversa parte, ti darebbe mai una notizia. Sbagliata, se potesse, pur di perderti. Il muro di omertà che cuce e serra le bocche a doppia mandata per paura di aggressioni, violenza, ritorsione, vendetta, ripicca e rappresaglia, resiste ancora. Praticamente incrollabile. Ma non è solo questo. C’è ignoranza, presupponenza, arroganza, pregiudizio, superstizione. Nonostante, siamo stati i primi ( o quasi) a sapere la notizia; quasi per caso. La notizia, quando c’è va data dice Luigi. Questa la dice lunga sul modo di fare informazione in Calabria ed in provincia di Reggio. Nonostante abbiamo riferito in tempo reale, ma i nostri lettori sovrani, pretendono di più. Ed è pure giusto. La notizia, dev’essere completa. Meglio, se ci sia anche materiale fotografico e video. Non abbiamo il dono dell’ubiquità, né siamo onnipresenti ed onnipotenti; e non possiamo essere in Cielo, in terra ed in ogni luogo. Bocche chiuse anche per invidia, gelosia e sudditanza psicologica, se non timore riverenziale.
Come siano andati i fatti, riteniamo che possano saperlo solo i protagonisti della lite. Ed in parte, anche Polizia e Carabinieri, che comunque dovranno raccogliere tutte le notizie possibili e poi dovranno relazionare al magistrato di turno. Ricostruire, non è mai facile, né semplice. Le indagini, per acclarare l’esatta dinamica del grave fatto di sangue è affidata alla Polizia di Stato di Condofuri diretta dal vicequestore Enrico Palermo ed ai Carabinieri di Melito, in sinergìa, diretti dal capitano Gennaro Cascone. Lite per un parcheggio come ad Arangea di Reggio Calabria? Purtroppo lì, oltre ai feriti ci è scappato pure il morto. Qui, pare che dietro la colluttazione, vi sia una vecchia ruggine. Un fuoco, che covava sotto la paglia, esploso alla prima occasione utile. Gl’inquirenti dovranno stabilire se il Costarella sia stato colpito con un bastone od altro corpo contundente. I fratelli, noti pasticceri, sono stati già sentiti dal Commissario in stato di fermo; a cui hanno esternato la loro posizione e la loro versione dei fatti; risponderanno a piede libero. Il ferito è ancora in coma. I medici non hanno sciolto la prognosi. Tuttavia non disperano di potergli salvare la vita. Molto dipende dall’evoluzione clinica. Da Melito a Reggio Calabria e ritorno.
Il che significa, che, in teoria le cose si vanno ridimensionando. Il ferito sopravvive alle bastonate; gli aggressori, risponderanno a piede libero per procurate lesioni. Ma hanno rischiato davvero grosso. La cosa comunque è in mano agli avvocati. Spiegheranno bene, in aula, chi abbia cominciato per prima; chi abbia torto e chi ragione. Poi il giudice trarrà le sue conclusioni. Ma ognuno, pagherà per ciò che ha fatto; per ciò che ha detto. Non potranno essere tutti assolti.Un parcheggio conteso, può essere la molla scatenante; la goccia che faccia traboccare il vaso, ma quasi sempre, dietro i”futili motivi” e le “banali ragioni”, ci sono altre storie. Un sottile filo, divide i destini degli uomini. La morte e 30 anni di galera. Il cimitero ed il carcere. Sentenziava un vecchio seduto all’ombra, davanti ad un latte di mandorla:” Tollerare non significa essere “fessi”. Significa, evitare l’ospedale, l’avvocato, il tribunale, la galera, il camposanto; i problemi ai parenti ed alla comunità”. Ma la cultura delle sopportazione è tracollata da un pezzo. Piuttosto, ci sembra il caso di spostare leggermente il discorso sul 118.
Ovvero, sull’ambulanza, che non arrivava mai. Mentre il ferito in un lago di sangue gridava aiuto, sotto la canicola rovente agostana. Un’ora di vana attesa. E si poteva morire anche per il caldo torrido…un'ora fa, /l'avevo qui vicino a me /e mi ha detto domani non so/ se io ci sarò/ Che male al cuore/ Se ha colpirti è davvero l'amore.../ “. Eppure, Marina di San Lorenzo dista da Melito-ospedale, cinque o sei minuti. La polemica sui ritardi delle ambulanze, anzi dell’unica ambulanza attiva, rovente ed interminabile, sta dilaniando più che mai. Funzionavano bene i servizi della Misericordia, tempestivi, completi ed esaurienti, ma l’Asp-Regione, le ha “tagliato i viveri”. Così la gente rischia di morire. Presidente Scopelliti, saldiamo il vecchio conto e ripristiniamo questo vitale servizio. Il “Tavolo Massicci”, non traballerà per queste piccole spese. Il comprensorio Melitese le sarebbe riconoscente. Valorizziamo le risorse locali e risolviamo d’emblèe, un problema vecchio ed indifferibile. Domenico Salvatore