Brancaleone-Roccella 0-0 Buona la prestazione degli uomini di Carlo Galletta, quest’anno allenati da mister Pippo Laface, opposta alla formazione del Roccella di mister Francesco Galati, che milita nel superiore campionato di Eccellenza. Nel primo tempo sono apparsi più incisivi i padroni di casa; nella ripresa, gli ospiti. Una full immersione di emozioni e brividi
BRANCALOENE E ROCCELLA, SCALDANO I MOTORI, IN VISTA DELLA COPPA ITALIA, CHE STA PER SCATTARE, POI LA PAROLA PASSERÁ AL CAMPIONATO, CHE SI PREANNUNZIA COPME UNO DEI PIÙ INTERESSANTI DEGLI ULTIMI DECENNILa squadra della Costa del Gelsomino, intanto incassa un gemellaggio con l’Udinese. Un’affiliazione, che ha richiamato sulla Costa Jonica gl’inviati speciali della società friulana(Ciccio Esposito,Massimiliano Ferrigno e Vincenzo Lamenza). Il saluto del sindaco Francesco Moio; la soddisfazione del presidente Carlo Galletta
Domenico Salvatore
BRANCALEONE (Reggio Calabria) 10 agosto 2013 - Un’amichevole…pareggio a reti inviolate. Ma, le squadre, hanno tentato in tutti i modi di superarsi e per niente sparagnine, non si sono risparmiate. Hanno assistito anche allenatori come Nunziatino Borrello, Mimmo Malaspina, Domenico Favasuli ecc. Il pit-stop, non è ancora al top della performance, ma le macchine, dimostrano una buona carburazione. Alla curva parabolica gli avanti del Brancaleone e del Roccella, hanno tentato il sorpasso ma, senza successo; nemmeno ha retto il giochino della chicane, nonostante alcuni alettoni siano stati sbatacchiati. Per non dire che entrambe la squadre abbiano avuto la palla del match-ball. Un paio di smash, hanno pure dato l’illusione ottica del goal; l’arbitro di linea ha giudicato out la sferetta. Nei primi minuti, i giocatori hanno arrancato come Chris Froome sul Mont Ventoux. Nel secondo tempo tuttavia hanno giocato con la stessa scioltezza di Cassius Clay contro Sonny Liston. Le squadre erano schierate con un virtuale modulo di gioco 4-4-2. Molto sulla carta. Non c’erano i Varenne, Ribot, Roquepine, Nearco, Ruffian, Seabiscuit, Eclypse. Poco male al “Pasquale Borrello”, in mancanza dei cavalli, hanno trottato gli asini. Ferraro, Autellitano, Genova, Aronne, Tringali, Foti, hanno eretto le barricate ed a quella porta hanno bussato invano: Minici, Franzè,Trimboli, Carbone, Saffioti. Ma nel primo tempo, Belcastro, Pizzoleo, Sorgiovanni, Saraco, Oliva, Kamprì, avevano eretto una muraglia cinese.
Marino, Luciano, Borrello, Rubertà, Di Leo, hanno tentato di sfondare il bunker, ma con uguale risultato degli ospiti. Come disse il divino Carducci…”Sette paia di scarpe ho consumate/Di tutto ferro per te ritrovare:/Sette verghe di ferro ho logorate/Per appoggiarmi nel fatale andare:/Sette fiasche di lacrime ho colmate,/Sette lunghi anni, di lacrime amare:/Tu dormi a le mie grida disperate,/E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare./…”. C’erano sulla tribunetta alcuni spettatori incalliti ed inguaribili. Tra cui il presidente del Roccella Achille Giannitti. Non sappiamo nemmeno, se chiamarlo “ex”. Non ha voluto dirci niente in proposito, chiudendosi a riccio. E nemmeno, ha voluto darci il suo numero di telefono per poterlo chiamare e conoscere la sua posizione; le sue motivazioni. Il suo numero, Giannitti, lo dà a chi ritenga opportuno per carità. Fin qui ci siamo. Sebbene, rifiutarlo ad un cronista di vecchio stampo, di vecchia data, non sia proprio il massimo dell’eleganza. Un Giannitti irriconoscibile, rispetto al presidente cortese, loquace, aperto, che abbiamo conosciuto tanti anni fa. Dev’essere successo qualcosa, ma non c’è nessuna caccia alle streghe. Di rimbalzo e carambola apprendiamo che Giannitti, si sia ritirato o stia per ritirarsi. A noi sembra più una reazione a qualcosa o contro qualcuno, che altro. Ma non abbiamo la verità in tasca. La partita è stata piacevole. Non si poteva chiedere di più.
Gli dèi del calcio dilettantistico calabrese, hanno sudato le sette camicie di Ercole. Nonostante Ebe e Ganimede continuassero a portare acqua fresca da mezzo litro, un litro e mezzo e due litri, a perdere. Sta facendo un grande lavoro il trainer dei portieri del Brancaleone. L’uomoragno Larizza, si è rivelato più prezioso del tesoro di Montecristo. Nella ripresa, ha calato la saracinesca e se n’è andato a pesca sui monti. Lucà, Coluccio, Scali, Femia, Criniti, Laaribi, Calabrese, avevano un diavolo per capello. Sebbene avessero schiacciato l’acceleratore a tavoletta, nel tentativo di sorprendere il Batman locale, si son dovuti arrendere. Larizza volava sulle liane, meglio di Tarzan. Tuttavia Belcastro ha fatto la sua bella figura con quattro o cinque interventi da campione. Tutto sommato un match gradevole, come detto. Gli hooligans e gli skin-heads, che avevano osato sfidare l’ira di “Caronte, Ulisse, Minosse, Lucifero, Nerone e Caligola” e gli altri mostri sacri della canicola incandescente e del solleone torrido, possono ritenersi soddisfatti o rimborsati. I tifosi, se avessero avuto voglia di andare sulle “Montagne Russe o sul Vascello del Pirata” per non dire sull’otto volante e nel tunnel dell’horror, avrebbero trovato solo l’imbarazzo della scelta. Certo, è mancato il brivido del goal, ma la gente si è divertita lo stesso; è andata in brodo di giuggiole per alcune sgroppate di Funambol Kid-Di Leo ed un paio di zuccate che hanno fatto la barba, alla traversa, shampo, sapone e frizione.
C’è spazio per i giovani, i trainers delle minori, stanno facendo un buon lavoro. A cominciare da quel Peppe Tringali, un mustang del korral, che scalpita e nitrisce come… “Furia” cavallo del west/ che beve solo caffè/…Furia a cavallo del west/che lava i denti col seltz/per poi sorridere bene in fondo e' sul set/viva la Furia del west/cintura di karate'/per sgominare la banda/piu' in gamba che c'e'/io vorrei salire con te/e con te mezz'ora sarei/il capo dei Moicani/prima io son piccolo io/tocca a me giocare con te/sono Davy Crockett io/…L’intenditore appollaiato sul trespolo della tribunetta voleva vedere il 4-4-2 classico o misto con i difensori esterni, se non centrali, il laterale a sostegno, il centromediano metodista, i tornanti di fascia, il centrattacco di sfondamento, ma poi anche le diagonali, le sovrapposizioni, l’incontrista, l’interdittore avanzato, il regista di difesa, il regista di centrocampo, il fluidificatore, l’ala di raccordo ed altre figure, incardinate sulla griglia dei partenza e così via. Dovrà pazientare almeno sino a novembre, quando i giocatori possono esprimere sino al 70-80% del loro potenziale. Per il …”meglio del meglio” bisogna attendere “dopo” il presepio, l’albero di Natale, …e cu’zippuli e curcuci, n’da facimu bona ‘a cruci”, il panettone, lo spumante, la frittolata con “Cirò, Palizzi e Greco”.
Non subito. Bisognerà prima, smaltire trigliceridi e tossine. E “dopo” che i ‘sergenti di ferro’, avranno strizzato i giocatori, come i panni della vispa Teresa; al riparo da contratture, stiramenti e strappi, pubalgia e lombo-sciatalgìa, brachialgia ed altre invenzione del repertorio vasto e variegato del malato immaginario. Salvo i “mercenari” ed i Lanzichenecchi, perennemente col malumore, per… spremere bene il limone. Finchè la barca va, lasciala andare! Finchè la baca va, tu non remare! Mister Pippo Laface, che voleva vincere ed almeno, non perdere, urlava meglio di Luciano Pavarotti nell’aria “E lucevan le stelle” alla Scala di Milano. Faceva il paio con Franco Galati, èmulo di Josè Carreras in “Nessun dorma”. Stiamo parlando di due prestigiosi “direttori d’orchesta” come Claudio Abbado e Riccardo Muti.
Il bomber Gianni Galletta, rara somiglianza con Emilio Butragueño, alias El buitre, attendeva sulla trequarti, la …manna dal cielo; con lo spirito di capitan Achab, in attesa del passaggio di Moby Dick, per poterla arpionare. L’esperto Genova, ha dovuto far ricorso a tutti gli espedienti del mestiere, di cui è un veterano, per spegnere i bollenti spiriti dei castellani.
Il povero Peppe Foti, ha fatto la spola avanti ed indietro, come un globe-trotter, ma ha finito col ciurlare nel manico; come Long John Silver, astuto, malvagio e sobillatore cuoco di bordo dell’Hispaniola, allorquando si trovò asserragliato nel vecchio fortino del pirata capitan Flint, (spietato corsaro, che nasconde il proprio favoloso tesoro, frutto di innumerevoli arrembaggi e scorrerie, su un'isola sperduta; tesoro, ritrovato Ben Gunn) assieme a Jim Hawkins, l’eroe buono, che salva l’Hispaniola e respinge l’assalto di Israel Hands, marmaglia violenta e brutale, al Dottor Livesey, al Cavalier Trelawney, al capitano Smollett, assediati dai pirati dell’isola del tesoro. “Cicciobomba” Marino, ancora con le polveri bagnate, annaspava sul pantano come Calimero…un pulcino piccolo e nero; caduto nel fango, si sporca e diventa nero e non viene più riconosciuto dalla madre; in attesa del detersivo Ava, della Mira Lanza per tornare ad essere bianco, lindo e contento. E “Pasqualino Marajà” Borrello?... “Un certo Pasqualino pescatore/viveva in assoluta poverta' ;/pero' sentiva sempre in fondo al cuore/qualcosa che diceva " un di' verra' " !/e un bel di' giunse a Sorrento/una principessa indiana/sopra un grosso bastimento:/la bellissima Kali'./Pasqualino la guardo'/e kali' s'innamoro'/ed in India lo porto'.../Pasqualino Maraja',/a cavallo all' elefante,/con in testa un gran turbante,/per la jungla se ne va ./
Pasqualino Maraja'/non lavora e non fa niente :/fra i misteri dell 'Oriente/fa il nababbo fra gli Indu' ulla ulla ulla la/cento casse di diamanti/grossi grossi/mentre principi potenti/gli s'inchinano davanti,/lui si fuma il narghille' eh! eh !eh! eh!eh!eh!/Pasqualino Maraja'/ha insegnato a far la pizza/tutta l'India ne va pazza/solo pizza vuol mngiar Pasqualino Maraja'/ha imparato a far l'indiano/ma, da buon Napoletano,/chiama tutti:/"ue', paesan!" ulla ulla ulla la.ulla la la la./"ue', paesan!" ulla ulla ulla la.ulla la la la./”. Ma il Roccella, fresco e sfortunato reduce della lotteria dei play-off , senza vittoria; e senza ripescaggio in serie D, ha tentato di far valere i diritti della squadra di serie superiore. Ma era come parlare al muro. Giustificazione…escusatio non petita accusatio manifesta…mancava Di Maggio…Quanno se dice: "Sí!"/ tiènelo a mente.../ Nun s'ha da fá murí/ nu core amante.../ Tu mme diciste: "Sí!" na sera 'e maggio.../ e mo tiene 'o curaggio 'e mme lassá?!/ St'uocchie tuoje nun só' sincere/ comm'a quanno mme 'ncuntraste,/ comm'a quanno mme diciste:/ "Voglio bene sulo a te..."/ E tremmanno mme giuraste,/ cu na mano 'ncopp''o core:/ "Nun se scorda 'o primmo ammore!..."/ Mo te staje scurdanno 'e me... / Minici, Franzè, Trimboli, Carbone, Saffioti, Lucà, Coluccio, Scali, Femia, Criniti, Laaribi, Calabrese, si sono lanciati nella mischia, a testa bassa come il toro di Malaga.
Ma non parlavano la stessa lingua. Sembravano i soviet bolscevichi (operai e contadini) a San Pietroburgo. Nella ripresa tuttavia, il mago della panchina, li ha messi tutti in fila indiana, meglio del pifferaio magico. Sebbene l’assalto alla santabarbara leoncina, non abbia cavato un ragno dal buco. Anzi, in contropiede, hanno rischiato di andare in barca. Purtroppo Larizza, si scatafasciava in orizzontale diverse volte ed in due frangenti, rosolava i guantoni su due missili terra-aria Cruise e Pershing. Superman, su quel colpo di bazooka, esploso quasi a bruciapelo, che ha riscosso uno spontaneo applauso a scena aperta, anche dagli avversari.
Modugno avrebbe detto…”Ma come hai fattoooo!/ A farmi innamorare cosi' tanto/Mi guardo nello specchio/
E mi domando/Se quello li' sono io/..” . Dicono che Achille Giannitti, riesca a controllare lo stress, l’ansia e le emozioni, senza alcun corso accelerato di training autogeno, né l’aiutino di un personal trainer, ma questa volta si è lasciato sfuggire un gesto di stizza, oh nooo! Gli avanti principeschi, si sono lanciati all’arrembaggio, come don Chisciotte contro i mulini a vento. Il tiro a segno del Luna Park. Finiva tutto, a… tarallucci e vino. Ma non si sentivano mugugni, lamenti o brontolii. Il segno che “tutto sommato va bene così”. Domani a mente serena, davanti ad una pizza fumante e calici di birra il trainer, chiarirà i punti critici e le contromisure da prendere.
Non pretendiamo di dare lezione di calcio, né di tattica (sebbene nella nostra squadra da “scheggia impazzita”, abbiamo fatto il giocatore, capitano, allenatore e presidente), a nessuno; per carità. La nostra modesta opinione, sic et simpliciter, è che in ogni squadra, dovrebbe figurare l’uomo d’esperienza, competenza e professionalità dietro; ed un altro a centrocampo; se non un metronomo in grado di dettare i tempi. Ma non chiamatelo matusalemme o peggio, dinosauro, appena schizzato fuori da Jurassic Park. Merce rara, quanto il bomber ed il portiere; se non il libero. Il Brancaleone, è una società seria, corretta, lungimirante, professionalmente impeccabile, per questo l’Udinese, ha voluto sceglierla per una partnership prestigiosa. Un gemellaggio, che premia l’esperienza; un’affiliazione, che riconosce la competenza.
Del resto da questo prater, sono usciti i Borrello, gli Sculli, i Porpiglia, i Praticò, i Cotroneo e via discorrendo. Tutta gente che ha giocato in serie A e B. Il sindaco Francesco avvocato Moio, non si è limitato ai saluti istituzionali, ma ha gratificato la società di casa, per gl’illustri trascorsi e per la programmazione ambiziosa e sana. Il presidente Carlo Galletta, ha ringraziato l’Udinese per il riconoscimento. Come del resto, anche il trainer Pippo Laface, alias “Pink Panther”. La pantera rosa, che svicolava a dritta ed a manca.
Ed a mano girando gli altri soci e dirigenti. Poi hanno preso la parola gl’illustri ospiti tra cui Paolo Poggi (Venezia, 16 febbraio 1971) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Inizia a giocare nelle giovanili della squadra della sua città, il Venezia, dove rimane per tre stagioni, dal 1989 al 1992 (due in Serie C1 e una in Serie B). Nell'estate del 1992 passa nelle file del Torino per 5 miliardi di lire, con cui esordisce in Serie A il 22 novembre 1992 in Torino-Juventus (1-2). Con i granata disputa, in due stagioni, 43 partite e segna 6 gol. Contribuisce anche alla conquista della Coppa Italia 1992-1993 (per ora ultimo trofeo della squadra granata) segnando due gol, curiosamente entrambi nel derby contro la Juventus.
Nel 1994 passa in comproprietà all'Udinese in Serie B, giocando 36 partite e segnando 11 gol, e contribuisce alla promozione dei friulani in Serie A. Nella stagione 1995-1996 ritrova Alberto Zaccheroni (già suo allenatore nel Venezia) e gioca 31 partite con 9 gol. Nella stagione successiva disputa 32 gare segnando 13 goal formando, con il tedesco Oliver Bierhoff e il brasiliano Marcio Amoroso, il trio d'attacco che porta l'Udinese alla conquista del quinto posto e della prima storica partecipazione alla Coppa UEFA. Nella stagione 1997-1998 segna 10 reti in 31 partite di campionato, mentre in Coppa UEFA gioca 4 partite segnando 2 gol: uno al Widzew Lodz e uno all'Ajax, entrambi in casa. A fine campionato l'Udinese raggiunge il terzo posto in classifica.Durante la stagione 1997-1998, insieme al calciatore Sergio Volpi, divenne particolarmente famoso poiché le figurine dei due giocatori, vendute insieme ad una marca di gomme da masticare, erano a detta di molti collezionisti introvabili. Con i bianconeri Poggi giocherà altri due campionati, fino al gennaio 2000, quando viene acquistato dalla Roma allenata da Fabio Capello; con i capitolini gioca 11 partite, senza realizzare reti.
Nel gennaio 2001, dopo sei mesi senza giocare nella Roma, passa in prestito al Bari, dove disputa 17 partite e realizza 4 gol, non sufficienti ad evitare la retrocessione in Serie B.Nell'estate 2001 rientra in un ampio scambio di giocatori con il Parma, e i ducali lo girano in prestito al Piacenza. Con i biancorossi segna il gol più veloce della Serie A in Fiorentina-Piacenza, realizzandolo dopo 8 secondi dal fischio d'inizio. In coppia con Dario Hubner realizza 3 reti in 29 partite.In seguito torna al Venezia in Serie B, accettando una forte riduzione dell'ingaggio; vi rimane per due stagioni, intervallate da una parentesi in Serie A nell'Ancona. Nel 2004 scende in Serie C1 al Mantova (dove ritrova Hubner, suo partner a Piacenza e Ancona), conquistando la promozione in Serie B e contribuendo al raggiungimento di playoff nella serie cadetta.Conclude la carriera nella stagione 2008-2009, dopo un ulteriore triennio al Venezia. Domenico Salvatore
La Partita e le video-interviste a fine partita
La partita.
Francesco Curtale, Commissario del Roccella
Pippo Laface, allenatore del Brancaleone
Tabellino di DosaBRANCALEONE-ROCCELLA 0-0Brancaleone: Ferraro 6, Autellitano 6, Genova 6, Aronne 6, Tringali 7, Foti 6, Marino 6, Luciano 6, Borrello 7, Rubertà 6, Di Leo 6
In panchina Larizza, Furfaro, Romeo G., Acquaviva, Tuscano, Galletta, Romeo P.
Allenatore, Filippo Laface, 6
Presidente, Carlo Galletta, 6
Roccella: Belcastro 6, Pizzoleo 6, Sorgiovanni 6, Saraco 6, Oliva 6, Kamprì 6, Minici 7, Franzè 6, Trimboli, Carbone 7, Saffioti 6
In panchina Ferrigo, Lucà, Coluccio, Scali, Femia, Criniti, Laaribi, Calabrese
Allenatore Franco Galati 6
Presidente, Achille Giannitti se non 3 Commissari fra cui Curtale Francesco 6