Il provvedimento di confisca segue il decreto di sequestro, emesso a carico del PANICOLA nel gennaio 2013. La relativa proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del suddetto indiziato mafioso era stata avanzata dal Procuratore della Repubblica di Palermo, avvalendosi delle indagini patrimoniali delegate alla Sezione Operativa D.I.A. di Trapani.
A termine della relativa udienza camerale, il Tribunale di Trapani-Sezione M.P.- con l’odierno provvedimento ha disposto nei confronti del PANICOLA la misura della sorveglianza speciale di PS, con obbligo di dimora nel luogo di residenza, per la durata di anni tre, e la confisca del patrimonio dello stesso.
Nel quadro delle attività istituzionali tese all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, la D.I.A., con l’odierna confisca, prosegue l’ampia strategia di indebolimento della potenza economica, attraverso la rescissione dei suoi canali di finanziamento, e di isolamento del capo mafia latitante di Castelvetrano.
Vincenzo PANICOLA, imprenditore di Castelvetrano (TP), prima della sua detenzione, ha operato nei settori della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica; delle costruzioni edili e stradali; dei lavori di pulizia in genere. Con la società VIEFFEGI SERVICE SrL, oggetto anch’essa dell’odierna confisca, il Panicola prestava la sua attività di pulizia all’interno del Centro Commerciale “Belicittà” di Castelvetrano (TP), appartenente al gruppo imprenditoriale della holding “Gruppo 6GDO SrL” del noto imprenditore di Castelvetrano (TP) Giuseppe GRIGOLI cl 1949, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa, ritenuto prestanome del boss Matteo MESSINA DENARO.
A GRIGOLI, nell’ambito dell’operazione “MIDA”, quest’Ufficio ha confiscato, su proposta del Direttore della D.I.A., un patrimonio per un valore di oltre 700 milioni di euro.
Vincenzo PANICOLA, figlio del defunto patriarca mafioso Vito PANICOLA, quest’ultimo condannato con sentenza definitiva per omicidio e tentato omicidio, è detenuto perché ritenuto responsabile, unitamente ad altri, tra cui il cognato latitante Matteo MESSINA DENARO, Filippo GUTTADAURO, Leonardo BONAFEDE e Franco LUPPINO, di associazione per delinquere di tipo mafioso e segnatamente, quali componenti il mandamento mafioso di Castelvetrano:
per avere curato e gestito la latitanza dei membri del mandamento, in particolare di Matteo MESSINA DENARO, attraverso il continuo scambio di messaggi, prestandosi a recapitare e ricevere “pizzini” o analoghe “comunicazioni verbali”, svolgendo, in tal modo, funzioni logistiche per l’organizzazione, consentendo al latitante l’esercizio delle sue funzioni “apicali” nell’organizzazione mafiosa;
per avere posto in essere condotte dirette al controllo delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici, nonché al controllo del territorio di pertinenza della consorteria mafiosa, anche attraverso la programmazione di estorsioni, di incendi, di approvvigionamento di fondi e di reinvestimento di capitali.
Anna Patrizia MESSINA DENARO, ritenuta in contatto con il fratello latitante, per conto del quale smistava i suoi ordini, è stata arrestata dalla D.I.A. nel dicembre 2013, nel corso della maxi operazione antimafia interforze denominata “Eden”, con l’accusa di estorsione aggravata dal favoreggiamento di cosa nostra. La stessa, anche per il tramite del marito, Vincenzo PANICOLA, da tempo detenuto, è accusata di avere fatto da raccordo con i mafiosi in carcere.
L’odierna confisca ha compreso beni aziendali ed i capitali sociali delle ditte, operanti nel territorio di Castelvetrano, VIEFFEGI SERVICE SrL, VIEFFEGI IMPIANTI SrL, SO.RO.PA. Costruzioni Srl, nonché il compendio aziendale della ditta individuale MESSINA DENARO Anna Patrizia, esercente l’attività di colture olivicole; un’autovettura, rapporti bancari ed altro, per un valore di centinaia di migliaia di euro.
Palermo, 25 settembre 2014.