MELITO PORTO SALVO, IL PRESUNTO PADRINO DELLA 'NDRANGHETA, "DON NATALE" IAMONTE, 87 ANNI, IN GALERA CONDANNATO ALL'ERGASTOLO PER OMICIDIO, DOPO GLI ARRESTI OSPEDALIERI, PER MOTIVI DI SALUTE, OTTIENE ANCHE GLI ARRESTI DOMICILIARI
Domenico Salvatore
Agl'inizi della carriera mafiosa, ha dettato legge in tutto il vasto hinterland melitese. Poi, ha avuto voce in capitolo nel Mandamento Jonico, detto anche della Montagna, Collegio, Corona, Locale e Cosca. Infine, anche nella "Provincia", organo supremo di autogestione della 'ndrangheta planetaria. Sul territorio, dopo il suo arresto il 22 novembre del 1993, hanno continuato a dirigere il clan ed il business, le seconde linee; i figli: Giuseppe, Vincenzo, Antonino, Remingo e Carmelo ed il genero Pietro Flachi. Benchè, un capocosca in galera, non rinunci mai alle sue prerogative, connesse con la carica. Salvo, gravi motivi di salute. E siamo arrivati così alla "Sospensione della pena" per il presunto mammasantissima della 'ndrangheta, "don Natale" Iamonte. Lo avevano dipinto 'forte come una quercia'. Ma alle soglie dei novanta anni, comincia a perdere quota. Il suo organismo dopo 21 anni di galera, ultimamente nel reparto ospedaliero dell'istituto penitenziario di Milano-Opera, tanti di 41 bis, si trascina stancamente e perde colpi. I magistrati hanno fatto opposizione; ma stavolta l'avvocato Maurizio Puntorieri (e Maria Caridi), principe del foro di Reggio Calabria, è riuscito a convincere i giudici del Tribunale di Sorveglianza. Natale Iamonte è gravemente ammalato; e non ce la fa più a tirare la carretta. La sua detenzione è assolutamente incompatibile con il regime carcerario. Come hanno stabilito, ovviamente le perizie e controperizie legali, molto severe e rigorose, come tutti sanno. L'altissimo profilo criminale, ha consentito a Natale Iamonte di salire tutti i gradini della scala mafiosa, sino a santista o Stella, vangelista Croce o Crociata, quartino, trequartino, quintino, padrino e mammasantissima o bartolo, infinito e conte Ugolino. Mai: colpe, trascuranze e sbagli. Mai: tragedie, macchie d'onore ed infamità. Dal giorno in cui fu ritenuto "degno e meritevole". I pentiti, lo hanno indicato anche come appartenente alla Massoneria. Ma corre voce, che abbia presieduto almeno un Summit di Polsi con il grado di Capo Crimine. Questo è da verificare. ****************************
"Natale Iamonte (Melito di Porto Salvo, 7 maggio 1927) è un criminale italiano. storico capobastone della cosca Iamonte della 'ndrangheta calabrese. Fu anche membro della Santa, fonte Wikipedia, l'enciclopedia libera. Biografia. Iamonte salì al potere uccidendo il boss locale di Melito Porto Salvo Giuseppe Trimarchi negli Anni Sessanta. In origine come lavoro, faceva il macellaio. Inizia a fare soldi con appalti pubblici destinati allo sviluppo della Calabria. La costruzione della Liquichimica a Saline Joniche, un progetto da 300 miliardi di lire. Ma la struttura non divenne mai operativa perché fu costruito su un terreno non idoneo, soggetto a smottamenti, malgrado le attenzioni dell'ingegnere civile locale che morì in un incidente d'auto. Secondo diversi pentiti, Giacomo mancini, due volte segretario del PSI e 2 volte ministro del governo fu supportato da Iamonte che indirizzò i voti elettorali per eleggerlo in parlamento. Mancini presumibilmente provò a regolare la sentenza del figlio Vincenzo Iamonte e lo aiutò negli appalti della Liquichimica. Mancini negò ogni coinvolgimento con il capobastone calabrese. Fu assolto successivamente dalle accuse. Arresto. Natale Iamonte fu mandato in esilio interno nel 1988 nel nord Italia. La misura, in quel periodo veniva attuata per rimuovere i criminali dal contesto criminale in cui si trovavano. Fu trasferito a Desio con il suo parente Natale Moscato. Anche qua però incominciano attività illegali investendo i profitti illeciti nell'area brianzola. Nel dicembre 1995 la polizia sequestra beni del valore di 50 miliardi di lire nella Brianza. Iamonte fu arrestato nel novembre del 1993 e attualmente è in carcere sotto il regime del 41bis.I suoi figli Vincenzo e Giuseppe Iamonte, gli succedettero alla guida della 'ndrina".
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"Gli Iamonte sono una 'ndrina originaria di Melito Porto Salvo. Le loro attività illecite vanno dal traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro, appalti pubblici fino al traffico di armi e di esplosivi. Sono alleati dei Moscato. In Italia si trovano anche in Toscana, Liguria, Piemonte, Valle D'Aosta e Lombardia (dove sono attivi a Desio, Bovisio Masciago e Cesano Maderno). All'estero hanno cellule nell'est Europa. I Moscato sono una 'ndrina loro alleata. Storia. Inizia ad accrescere la sua influenza e il suo potere quando il suo boss Natale Iamonte si interessa negli anni settanta della costruzione della Liquichimica di Saline Joniche. Egli organizzò la spartizione dei miliardi di lire dati dal governo italiano da dividere tra le 'ndrine del luogo e anche con famiglie canadesi. Sempre negli anni Settanta gli Iamonte, fonte Wikipedia, si inseriscono insieme ai catanesi Santapaola anche per la costruzione delle Officine Grandi Riparazioni per le Ferrovie dello Stato. Negli anni '90 a Roghudi scoppia una faida tra gli Zavettieri e i Pangallo-Maesano-Verno, in cui finiscono coinvolti per il sequestro dell'8 aprile 1992 di Giacomo Falcone, imprenditore amico degli Iamonte. Dopo 14 morti la commissione interprovinciale riesce a far concludere la faida. Nel 2009 viene alla luce da una confessione del pentito Francesco Fonti che Natale Iamonte nel 1987 abbia partecipato all'affondamento della nave Rigel, piena di rifiuti tossici, nel mediterraneo, e di una nave a largo di La Spezia e una a largo di Livorno. Il pentito viene denunciato dall'anziano boss per calunnia. Capibastone Natale Iamonte, capobastone arrestato: Vincenzo Iamonte Giuseppe Iamonte, arrestato, Remingo Iamonte boss arrestato nel 2013. Fatti recenti: Il 27 agosto 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 12kg di tritolo appartenenti agli Iamonte; Il 19 ottobre 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 45kg di tritolo; Il 12 giugno 2008 Giuseppe Iamonte viene condannato a 15 anni di carcere e 50.000 € di multa, vengono dati 3 anni e 7 mesi a Carmelo iamonte, 3 anni ad Antonio Iamonte e a Giuseppe Iachino, 3 anni a Bartolo Iamonte e infine 2 anni e 8 mesi a Domenico Pio. Il 3 febbraio 2010 i carabinieri, durante l'operazione Leone, arrestano 67 persone che gestiva un traffico di immigrati, tra cui esponenti degli Iamonte e dei Cordì insieme a persone di origine indiana. Sono accusati di associazione a delinquere per favoreggiamento di immigrazione clandestina e per i Cordì anche le modalità mafiose. Il 24 febbraio 2012 nell'operazione Affari di famiglia i carabinieri di Reggio Calabria arrestato 5 persone presunte affiliate ai Ficara-Latella e Iamonte e sequestrano 20 milioni di euro di beni, sono accusati di estorsione nei confronti di quelle aziende che stavano eseguendo i lavori di ammodernamento della statale 106 nei tratti dove le ndrine esercitavano il loro potere (pretendevano il 4% dell'appalto). Nel dicembre 2012 viene condannato Pio Candeloro, della Locale di Desio. Il 12 febbraio 2013 con l'operazione Ada vengono emesse 65 ordinanze di custodia cautelare contro presunti affiliati degli Iamonte, tra cui il sindaco di Melito Porto Salvo Costantino Gesualdo accusati di associazione mafiosa, traffico di droga e traffico di armi. Il 20 novembre 2013 nell'operazione Sipario vengono arrestate dai carabinieri 12 persone di Melito Porto Salvo accusate di associazione mafiosa e di illeciti nell'assegnazione di appalti pubblici. Sarebbe coinvolto anche l'ex Sindaco Iaria."
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Il 1993 è uno degli anni cardine, intorno a cui, ruota la carriera mafiosa del presunto mammasantissima della 'ndrangheta 'don Natale' Iamonte. Indagavano su di lui, due magistrati di ferro, Salvatore Boemi ex procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria f.f. ed il sostituto procuratore della DDA, Giuseppe Verzera, oggi procuratore capo della Repubblica di Caltagirone (L'ANSA titolava…"La quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura aveva proposto, all'unanimità, la nomina a procuratore capo di Caltagirone di Giuseppe Verzera, attuale sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Messina. Il posto è infatti vacante dopo la nomina di Francesco Paolo Giordano a procuratore capo di Siracusa. Adesso arriva la nomina ufficiale, adottata all'unanimità dal plenum del Csm e ha avuto il 'concerto' del ministro della Giustizia Orlando." ). Un esercito di pentiti, si schierò contro Iamonte. E subito dopo contro Giacomo Mancini. Incominciarono Alfa e Beta, alias Filippo Barreca ('destefaniano') e Giacomo Lauro (imertiano). Sono gli stessi, che sempre nel 1993, davanti al viceprocuratore nazionale antimafia VincEnzo Macrì, rivelarono, le origini dell'alleanza fra 'ndrangheta, massoneria, estremisti di destra e servizi deviati; e gl'incontri segreti tra i mandanti della Rivolta di Reggio, nei quartieri di Sbarre e Santa Caterina. Rivelazioni anche sulla permanenza in Calabria di Franco Freda, l'estremista di destra condannato per la "Strage di Piazza Fontana", fuggito in Costarica, con passaporto falso. Rivelazioni che riguardavano anche le collusioni fra 'ndrangheta e politica. Quindi le rivelazioni della gola profonda di Rosarno, Pino Scriva, inteso "Il re delle evasioni", seguirono a ruota. Poi, venne Salvatore Annacondia, Marino, Pulito, Gaetano Costa, Giuseppe Scopelliti, Annunziato Raso, Francesco Staffa, Pasquale Nucera, Michele Ierardo, Michele Sfregola, Giovanni Riggio, Nicola Notargiacomo. Viene tirato in ballo anche l'on. Giacomo Mancini sindaco di Cosenza, che avrebbe avuto rapporti con il capomafia di Melito-Annà. ". Nel 1993 prese l'avvio la sua vicenda giudiziaria, quando alcuni pentiti lo accusarono di presunti rapporti con cosche mafiose del reggino e di Cosenza.
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Il Corriere della Sera scrive…"L' ex segretario del Garofano e' indagato a Reggio Calabria anche per un presunto " voto di scambio " nel 1980. Mancini, il giudice nega l' arresto. Millantato credito, l' ufficio del gip ha respinto la richiesta dei due pm. accuse da 5 pentiti, l' ex onorevole e' in corsa per le elezioni di Cosenza. la replica: " assurdo, avrei imbrogliato i boss " . Mancini Giacomo sostiene: " sono stupefatto, mi difendero' da solo, ora sono un accusatore screditato "------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ L' ex segretario del Garofano e' indagato a Reggio Calabria anche per un presunto "voto di scambio" nel 1980 TITOLO: Mancini, il giudice nega l' arresto Millantato credito, l' ufficio del gip ha respinto la richiesta dei due pm Accuse da 5 pentiti, l' ex onorevole e' in corsa per le elezioni di Cosenza - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - REGGIO CALABRIA . Voto di scambio e millantato credito. Giacomo Mancini, 77 anni, ex segretario del Psi, e' ufficialmente "indagato" dalla procura distrettuale di Reggio Calabria. I pm Pennisi e Verzera avevano chiesto l' arresto dell' ex parlamentare indicandolo come referente della cosca Iamonte, di Melito Porto Salvo. Ma i due giudici delle indagini preliminari, Cisterna e Jelasi, hanno respinto la richiesta. Il voto di scambio sarebbe ormai caduto in prescrizione. E non sarebbe "verosimile" un legame tra il potente clan mafioso e Mancini. Cinque pentiti affermano pero' che l' ex parlamentare socialista si e' servito del potere degli Iamonte per raccogliere voti. Descrivono momenti, circostanze. Ricordano date e luoghi. Due gli episodi particolari che vengono raccontati da due collaboratori di giustizia, Giacomo Lauro e Filippo Barreca. Dice quest' ultimo: "L' onorevole Mancini, nell' anno 1980 o 1981 si incontro' a Caracciolino (una frazione di Montebello Jonico), con Natale Iamonte". Il capo della omonima cosca tuttora latitante avrebbe promesso un suo interessamento per favorire l' elezione del parlamentare. In cambio Mancini sarebbe dovuto intervenire presso la Corte d' appello di Bari per mediare la posizione processuale di Giuseppe Iamonte, figlio di don Natale, in carcere perche' accusato dell' assassinio di Domenico Artuso. Una confessione che si intreccia con quanto ha riferito Giacomo Lauro. "In carcere . ha detto il pentito . ho saputo da Ettore Bilardi (imputato con Giuseppe Iamonte dell' omicidio Artuso) che Mancini doveva aggiustare il processo". Anche se i gip Jelasi e Cisterna non condividono le valutazioni dei pubblici ministeri, Mancini resta comunque indagato. Il provvedimento dei magistrati reggini mette in difficolta' l' ex parlamentare cosentino, da piu' parti indicato come il possibile futuro sindaco di Cosenza. Proprio ieri, aveva aderito alla nuova formazione politica "Alleanza di rinnovamento e di progresso" facendo cosi' rientro attivo nel mondo della politica calabrese. L' aveva abbandonata nell' aprile del ' 92, subito dopo la sua mancata elezione. Mancini in quell' occasione punto' il dito contro il partito che non l' avrebbe sostenuto. E disse che molti degli eletti di quella tornata elettorale erano stati appoggiati dai mafiosi. Quando a Palmi Agostino Cordova apri' un' inchiesta per voto di scambio, Mancini applaudi' l' iniziativa giudiziaria definendola una "linea di trasparenza e di affermazione della democrazia". Oppositore di Bettino Craxi anche quando l' ex leader del Garofano raccoglieva percentuali "bulgare" ai congressi, Mancini lancio' pesanti critiche alla gestione craxiana dopo l' esplosione di Tangentopoli. Ecco perche' nei giorni scorsi si e' fatta strada l' ipotesi di una candidatura di Mancini alle elezioni per il sindaco. Un modo per affrontare i gruppi legati alla Dc di Riccardo Misasi. Mancini e Misasi. Due "nemici" ora uniti nelle disavventure giudiziarie. Cosi' come avvenne per l' ex ministro dc, ad accusare oggi Mancini sono "Delta" e "Alfa", ossia i pentiti Filippo Barreca e Giacomo Lauro. Gli stessi che hanno permesso agli investigatori di identificare "il comitato d' affari" composto da politici e mafiosi che a Reggio avrebbe deciso l' omicidio di Lodovico Ligato. Dichiarazioni convergenti ed univoche . hanno spiegato il giudice Giuseppe Verzera e il colonnello Pellegrini della Dia . hanno portato all' ultima operazione contro la ' ndrangheta: ieri 30 presunti esponenti della cosca Iamonte sono finiti in cella, altri trenta i ricercati. Le accuse vanno dall' associazione mafiosa all' estorsione, traffico di armi, droga, omicidi. Le indagini della Dia hanno evidenziato stretti legami tra le cosche calabresi e quelle catanesi. Un ordine di custodia cautelare e' stato notificato in carcere a Nitto Santapaola. Il numero due di Cosa Nostra si riforniva di armi e droga proprio da Natale Iamonte. Sia le armi che la droga giungevano sulle coste ioniche a bordo di carghi provenienti dal Medio Oriente. Il porto di Saline Joniche era il terminale di questo traffico internazionale che un trafficante pentito, il libanese Rafik, ha ricostruito, assieme ad un altro importante collaboratore di giustizia, Antonio Annacondia. La cosca Iamonte non si limitava solo ai traffici illeciti. Non c' era appalto in quella zona a cui l' organizzazione non fosse interessata. E cosi' quando il cavalier Costanzo mise piede a Saline per la costruzione delle Grandi Officine Riparazioni non dovette far altro che pagare il pizzo per garantirsi la tranquillita' . Uguale sorte tocco' piu' tardi a Vincenzo Lodigiani che pago' una tangente di un miliardo e 500 milioni per la realizzazione del doppio binario sulla tratta ferroviaria Reggio Melito. Un' egemonia storica quella degli Iamonte, con infiltrazioni all' interno del consiglio comunale, sciolto per mafia nel dicembre del 1991. Ieri sono stati arrestati anche due ex assessori provinciali, il dc Vincenzo Crea e il socialdemocratico Alfredo Palumbo. "Organici alla cosca", scrivono i magistrati. ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: "Assurdo, avrei imbrogliato i boss" LA REPLICA "Sono stupefatto, mi difendero' da solo Ora sono un accusatore screditato I dc e i craxiani tentano la rielezione" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . "Sono rimasto di sasso nell' apprendere la notizia di un' inchiesta sul mio conto". E' la prima reazione di Giacomo Mancini, ex segretario del Partito socialista ed ex ministro. "Cosa posso dire? Indaghi pure il magistrato in lungo e in largo, tanto non trovera' nulla sul mio conto". Sul contenuto delle accuse Mancini non sa ancora niente di preciso: "Non ho ancora ricevuto fino a questo momento nessun avviso di reato. Percio' potro' parlare dopo, quando avro' conosciuto le accuse precise. In ogni caso, non rivolgero' offese al magistrato. Anzi, vada avanti, prosegua le sue indagini fino al chiarimento rapido della mia posizione. Per quanto mi riguarda, continuero' nella mia attivita' politica che va, ed e' sempre andata, in direzione opposta alle accuse che mi vengono rivolte". Aggiunge: "Mi accusano di aver imbrogliato un capomafia. Di aver preso in giro il capo di una delle cosche piu' pericolose della Calabria". Lei non e' piu' deputato. E la Procura di Reggio Calabria voleva arrestarla. "Sono veramente sconcertato che la Procura abbia ritenuto di chiedere un mandato di cattura, nemmeno ha pensato di mettermi agli arresti domiciliari, considerata la mia eta' : ho settantasette anni. Significa che il magistrato deve avere delle referenze veramente orribili sul mio conto, e questo, in coscienza, lo trovo strano e incomprensibile". Adesso le tocchera' difendersi. "Non mi faro' difendere da nessun principe del foro, chiedero' che mi venga assegnato un avvocato d' ufficio, perche' ritengo di essere assolutamente in grado di difendermi da solo da accuse cosi' poco credibili". La accusano di aver avuto rapporti con il boss della ' ndrangheta Natale Iamonte. Lei lo conosce? "Mai conosciuto. Non conosco nessuno dei personaggi accusati". Allora come nascono queste accuse? Dal nulla? "Non saprei proprio. Pero' , obiettivamente, l' accusa mi danneggia. Lei capisce che sono stato accusatore di certi personaggi in campagna elettorale, e adesso divento un accusatore screditato, mentre invece gli accusati passano per vittime. "Questo puo' accadere solo in Calabria, dove la situazione e' terribile. Non c' e' nessun segno di rinnovamento. I vecchi dirigenti democristiani e craxisti sono gia' al lavoro per farsi rieleggere: si sono gia' divisi i collegi. Il quadro e' fosco, non cambia nulla". Macri' Carlo, Nese Marco Pagina 11 (7 ottobre 1993) - Corriere della Sera". Il Parlamentare venne assolto. "Mancini, fonte Wikipedia, respinse sdegnosamente le accuse che gli venivano rivolte, ma il Tribunale di Palmi, il 25 marzo 1996, lo condannò per concorso esterno in associazione mafiosa. Un anno dopo, la Corte d'Appello di Reggio Calabria, il 24 giugno 1997, annullò la sentenza per incompetenza territoriale, rimandando tutti gli atti a Catanzaro. Una prima conclusione della vicenda giudiziaria arrivò il 19 novembre 1999, con l'assoluzione da parte del giudice per l'udienza preliminare, Vincenzo Calderazzo, che dichiarò estinto per prescrizione il reato di associazione per delinquere, mentre per quello di concorso esterno in associazione mafiosa, Mancini venne assolto perché il fatto non sussiste. Il processo d'appello, fissato a fine giugno del 2000, venne rinviato a nuovo ruolo e non ha mai avuto inizio. Dopo le vicende giudiziarie, Mancini riprese l'attività politica ed amministrativa, dopo un periodo di sospensione dalla carica di sindaco. Ritornò a guidare l'amministrazione comunale cosentina e venne rieletto sindaco al primo turno nel 1997, sostenuto anche dalla coalizione dell'Ulivo. Dopo la dissoluzione del PSI fonda il PSE-Lista Mancini, che si propone di portare nella politica italiana i valori del socialismo europeo. È morto l'8 aprile del 2002, all'età di 86 anni.". Ed ancora. " I pentiti lo accusano. I giudici inquirenti ci credono. Mancini come Andreotti, ma senza "baci", scrive "La Repubblica". E' un concerto di pentiti: parlano in otto, e quanto parlano, dei rapporti di "Giacomo il Vecchio", leader del Psi precraxiano, con i mafiosi più mafiosi della provincia di Reggio. Dicono che era in combutta con i capimafia della Piana di Gioia Tauro e della zona jonica, quelli dei grandi appalti e del narcotraffico…. Altri sei pentiti hanno mosso nuove sconvolgenti accuse. Non più rapporto occasionale tra Mancini e il potente boss ma, addirittura, una sorta di frequentazione con i Piromalli di Gioia Tauro e i Pesce di Rosarno, il gotha insomma della mafia calabrese.". Il quotidiano milanese diede notizia subito dopo il processo dell'avvenuta assoluzione di Giacomo mancini…"L' ex leader psi accusa il vicecapo della polizia De Gennaro: e' lui il "suggeritore"
' Ndrangheta, assolto Mancini
Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa "Il fatto non sussiste" Il politico ottantatreenne: "Sette anni di sofferenza"
----------------------------------------------------------------- L' ex leader psi accusa il vicecapo della polizia De Gennaro: e' lui il "suggeritore"' Ndrangheta, assolto Mancini Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa "Il fatto non sussiste" Il politico ottantatreenne: "Sette anni di sofferenza" CATANZARO - Giacomo Mancini e' stato assolto dall' accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha deciso il gup Vincenzo Calderazzo dopo tre ore e cinquanta minuti di Camera di consiglio, alla fine di un processo svoltosi per volonta' dello stesso imputato, con il rito abbreviato. Mancini, che oggi ha 83 anni, era stato accusato da dodici pentiti di aver mantenuto rapporti con il boss di Melito Porto Salvo, Natale Iamonte. L' accusa, rappresentata dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Mariano Lombardi, aveva chiesto la condanna a due anni e quattro mesi. Per lo stesso reato, l' attuale sindaco di Cosenza era stato condannato dal tribunale di Palmi, nel marzo del 1997, a tre anni e sei mesi. La sentenza dei giudici di primo grado era stata pero' annullata dalla Corte d' appello di Reggio Calabria tre mesi dopo per "incompetenza territoriale". I giudici ritennero infatti fondate le eccezioni presentate dal collegio di difesa dell' ex ministro, il quale sosteneva che doveva essere la procura di Cantanzaro a dover giudicare Giacomo Mancini. Gli atti del processo finirono infatti nelle mani del procuratore Lombardi che, dopo un' istruttoria durata quindici mesi, ha deciso di chiedere al gup il rinvio a giudizio per l' ex segretario socialista. Assoluzione perche'"il fatto non sussiste": cade quindi il castello di accuse mosse contro l' ex parlamentare indicato dai collaboratori di giustizia come il referente di alcune famiglie della ' ndrangheta. Mancini avrebbe offerto, secondo quanto hanno raccontato i pentiti, il suo appoggio alla cosca Iamonte per la realizzazione a Saline Ioniche della Liquichimica Biosintesi. Una delle tante cattedrali nel deserto finanziata con 200 miliardi di denaro pubblico sperperati in malomodo visto che la fabbrica non ha mai iniziato il ciclo produttivo. In una delle tante inchieste aperte sulla fabbrica - fantasma, la procura di Reggio Calabria aveva iscritto nel registro degli indagati persino l' ex presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. L' indagine pero' si impantano' lungo il suo percorso tanto da essere archiviata. Giacomo Mancini e' stato il primo uomo politico nazionale ad essere accusato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. L' ex ministro e' giunto ieri al palazzo di Giustizia di Catanzaro accompagnato dalla moglie ed ha atteso sereno la lettura del dispositivo della sentenza. "Sono stati sei anni di sofferenza, ma alla fine ha trionfato la giustizia", ha detto l' ex parlamentare socialista. "Mi resta - ha proseguito - un piccolo punto interrogativo: come e' potuto avvenire? Chi e' stato il suggeritore di cui parla anche l' onorevole Andreotti, che non penso siano Verzera o Boemi (i magistrati che hanno indagato su di lui n.d.r.). C' e' un suggeritore e spero di vivere tanti anni ancora per capire chi e' stato. A dir la verita' dopo la mia prima condanna il suggeritore si e' fatto conoscere. Il vice capo della polizia De Gennaro ha accettato di avere tra i meriti suoi quello di aver fatto condannare Mancini e Contrada. E' una traccia che forse potremo seguire". In questo lungo periodo Giacomo Mancini si e' dovuto difendere anche da altre accuse mossegli dalla Direzione distrettuale di Catanzaro. Boss di rango come Franco Pino, capo della mala cosentina e Nino Mammoliti, fratello del piu' famoso Saro, il goldenboy della ' ndrangheta reggina, accusano l' attuale sindaco di Cosenza di averli agevolati in molti affari in cambio di voti. Il gup Calderazzo, anche in quell' occasione, su richiesta della stessa procura, archivio' l' inchiesta. Carlo Macri'
Macri' Carlo
Pagina 14
(20 novembre 1999) - Corriere della Sera
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Corriere della Sera.it scrive…"• Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) 7 maggio 1927. 'Ndranghetista, a capo dell'omonima cosca operante in Melito Porto Salvo (attualmente i reggenti sono ritenuti i figli Remingo, inteso "'u bassotto", Carmelo e Antonino). Arrestato nel 1993, è in regime di 41 bis, in espiazione di un ergastolo per associazione mafiosa e omicidio (fu condannato per la prima volta per associazione a delinquere nell'85). È detenuto agli arresti domiciliari ospedalieri. Nel 2013, rilevando la permanente spiccata pericolosità sociale, i giudici hanno respinto la sua richiesta di differimento della pena per motivi di salute, considerate «la discreta stabilità complessiva delle condizioni di salute, l'evoluzione cronica di discreta entità delle plurime patologie diagnosticate, la somministrazione di conferente terapia, il monitoraggio continuo», a cui è sottoposto nelle strutture ospedaliere esterne.
• Fu tra gli 'ndranghetisti che alla fine della prima guerra di mafia entrarono nella massoneria deviata (almeno secondo le dichiarazioni del pentito LAURO Giacomo, vedi), e tra i mammasantissima che alla fine della seconda guerra di mafia entrarono in Cosa Nuova (almeno secondo gli inquirenti, ma non bastò per farlo condannare per associazione mafiosa nel processo "Condello + 202", perché secondo i giudici l'organo di vertice costituito dagli 'ndranghetisti su imitazione di Cosa Nostra non aveva nessuna incidenza sugli affari delle cosche) (vedi per tutti Antonio Nirta
• Era proprietario di un distributore di benzina e di una macelleria, nel 71, quando fu varato il "pacchetto Colombo" (dal nome dell'allora ministro dell'Industria Emilio Colombo), duemila miliardi investiti dallo Stato in Calabria per accontentare i facinorosi che nel 70 avevano sollevato i moti di Reggio Calabria (rivolta dei "Boia chi molla", vedi Giorgio De Stefano). Trecento miliardi furono stanziati per produrre mangimi dai derivati del petrolio in uno stabilimento che doveva chiamarsi Liquichimica. Sito individuato per farci sorgere l'impianto: un terreno di dieci ettari, in località Pantano di Saline Joniche, nel comune di Montebello (a 7 km da Melito Porto Salvo), espropriato a una nobildonna napoletana, la baronessa Di Prisco Piromallo. Secondo una perizia geologica il terreno era franoso, quindi inidoneo, ma sparirono la perizia e il direttore del Genio civile di Reggio Calabria che insisteva (incidente stradale). Risolti i vari intoppi, a Iamonte spettava ripartire in modo equo tra le varie 'ndrine appalti e subappalti. Il tutto fu intercettato dalla polizia canadese tra il 22 aprile e il 10 maggio 1974, nel Reggio Bar di Montreal, gestito dal boss italo canadese Paul Violi, originario di Sinopoli, dove alcuni boss si erano riuniti per discutere su come contattare Natale Iamonte per assicurarsi qualche miliardo degli appalti (molte imprese aggiudicatarie risultarono società anonime del Liechtenstein). La fabbrica non aprì un solo giorno, ma produsse «la più lunga cassa integrazione della Calabria, ventitré anni» (Curzio Maltese). Secondo un testimone sentito nell'Operazione D-Day 3, il sito si staccò, «scivolando nel mare» (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso). Nel 2005 l'area fu scelta per la location di qualche scena (ambientata nel deserto) del film L'uomo che sognava con le aquile (realizzato per Raiuno, attore protagonista Terence Hill).
• Altri ettari di terra furono espropriati alla baronessa Prisco per costruirci su le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato ("scandalo delle lenzuola d'oro", in cui fu implicato l'onorevole Lodovico Ligato, vedi Pasquale Condello). Questa volta la baronessa si oppose e perciò nel 1976 le fu sequestrato il figlio Giuseppe, in vacanza a Saline Joniche (lo liberarono dopo la revoca del ricorso). L'impresa aggiudicatrice dell'appalto (valore trenta miliardi) dovette pagare una grossa tangente a Iamonte.
• Secondo le dichiarazioni di un altro pentito negli stessi anni percepiva una percentuale sui carichi di hashish ed eroina scaricati nel porto di Saline (provenienza Libano, trafficante Domenico Tegano).
• Negli anni Ottanta passò un periodo di soggiorno obbligato a Desio (Milano), dove fu ospitato dal nipote, Natale Moscato, imprenditore edile, consigliere comunale e assessore dell'Edilizia e urbanistica (nel 94 questo Moscato fu arrestato insieme a tre fratelli con l'accusa di associazione mafiosa, ma tutto si concluse con un'assoluzione generale).
• Operazione "Ramo spezzato". 15 le ordinanze cautelari, tra gli altri nei confronti dei figli Carmelo e Antonino (4 febbraio 2007), la contestazione, associazione mafiosa e traffico di carni infette. Il procuratore Antimafia Piero Grasso, sentito dalla commissione antimafia il 26 aprile 2007: «L'elemento che ha fatto emergere un pericolo diffuso è l'assoluta "anestesia" morale di queste cosche mafiose nei confronti della salute pubblica, perché macellare animali infetti senza pensare ai possibili danni ai cittadini o ricavare formaggi dal latte degli stessi animali è qualcosa di veramente criminale, e sappiamo bene che danno ne può derivare». Il 5 marzo 2013 è diventata definitiva la condanna per associazione mafiosa nei confronti di Carmelo e Antonino, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello con rinvio per nuova decisione su altri reati.
• Cosca Iamonte «Una potente e pericolosa struttura, facente capo a Iamonte Natale e ad alcuni dei suoi figli, con numerosi accoliti, che utilizzando il metodo mafioso, attraverso una diffusa intimidazione e provocando un generale stato di omertà, era dedita a molteplici attività illecite, acquisendo situazioni di monopolio nel campo dell'edilizia e imponendosi nel settore degli appalti, in altre attività commerciali, quale il settore delle carni, lucrando dal traffico di stupefacenti, con ampia disponibilità di armi e di materiale esplodente, ricorrendo alle estorsioni e a gravi fatti di sangue» (Cassazione, 6 dicembre 2007, processo a vari Iamonte, tra cui i figli Vincenzo, Giuseppe, Carmelo e Antonino, tutti condannati).
• Secondo le indagini la pistola usata per uccidere Francesco Fortugno (vedi Salvatore Ritorto) fu messa a disposizione dalla cosca Iamonte.
• Un Natale Iamonte compare nel memoriale scritto da un pentito della 'ndrangheta rimasto anonimo e consegnato alla direzione nazionale Antimafia (pubblicato sull'Espresso il 9 giugno 2005): «Lo stesso Comerio mi raccontò che già negli anni Ottanta aveva avuto diversi contatti con la 'ndrangheta, e in particolare con Natale Iamonte, capo dell'omonima famiglia di Melito Porto Salvo, che lo aveva aiutato riguardo all'affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi in acque internazionali davanti alla costa ionica calabrese. Comerio mi spiegò che affondava navi cariche di rifiuti pericolosi per ottenere un doppio guadagno, sia da parte di chi commissionava il trasporto, sia da parte dell'assicurazione che veniva frodata. Le sue parole mi sono state poi confermate dallo stesso Iamonte, il quale mi ha spiegato come Comerio gli avesse chiesto di fornirgli il personale di bordo per l'affondamento della Riegel, la nave della società May Fair Shipping di Malta, noleggiata dalla Fjord Tanker Shipping, a sua volta noleggiata a un'altra ditta di cui non ricordo il nome, mandata a picco nel settembre del 1987 davanti a Capo Spartivento. Iamonte mi disse che l'affondamento era avvenuto 25 miglia fuori dalle acque territoriali. La 'ndrangheta aveva fornito il capitano e il suo aiuto italiano, mentre il resto dell'equipaggio veniva da varie nazioni. Sempre Iamonte ha fatto partire un motoscafo dalla costa con i candelotti di dinamite per mandare a picco la Riegel, dopodiché il capitano e l'aiuto sono stati riportati sulla costa di Capo Spartivento, mentre l'equipaggio è stato prelevato dalla nave jugoslava Karpen collocata in zona, che l'ha portato in Tunisia» (su Giorgio Comerio, ingegnere, la Procura di Reggio Calabria aveva indagato negli anni Novanta per traffico di rifiuti radioattivi. Fu tutto archiviato).
• Ultime L'ordinanza di custodia cautelare del GIP di Reggio Calabria che ha colpito 65 presunti appartenenti alla cosca, tra gli altri, nei confronti di Remingo Iamonte e Gesualdo Costantino (sindaco di Melito). Il 20 novembre 2013 il GIP di Reggio Calabria ha disposto ordinanza di misura cautelare nei confronti di altri 12 presunti appartenenti alla cosca, primo fra tutti Giuseppe Iaria, sindaco di Melito prima dell'elezione di Costantino (Operazione "Sipario"). Il Comune, sciolto per infiltrazioni mafiose. (a cura di Paola Bellone). " . Il vecchio boss della 'ndrangheta don Natale Iamonte, dunque torna a casa; agi arresti domiciliari. Per gravi motivi di salute. Un modo come un altro per smentire il luogo comune che lo Stato sia cinico, crudele ed insensibile. Lo Stato, vince anche stavolta. Sospende la pena e consente al capomafia di curarsi.
Domenico Salvatore
MNews.IT