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BAGHERIA (PA): CARABINIERI ARRESTANO DUE GIOVANI PER FURTO DI CAVI ELETTRICI.

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BAGHERIA (PA): CARABINIERI ARRESTANO DUE GIOVANI PER FURTO DI CAVI ELETTRICI.

 

Il 7 settembre 2013, alle ore 04:00 circa in Palermo, sulla Strada Statale 113, i militari dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Bagheria, traevano in arresto in flagranza di reato per il reato di furto di rame MUSTACCHIO Lorenzo, nato a Palermo, classe 1989, residente in Villabate (PA), pregiudicato e MUSTACCHIO Vito Alessio, nato a Palermo, classe 1994, residente in Palermo, pregiudicato. I predetti venivano notati percorrere il corso Umberto I° di Ficarazzi, a bordo di un'autovettura carica di cavi di rame, indi intimato l'alt si davano alla fuga.

Dopo un breve inseguimento venivano bloccati in Palermo sulla Strada Statale 113 all'altezza del civico 811.

A seguito di accertamenti si appurava che i cavi in rame, quantificati in kg. 250 circa, erano stati sottratti poco prima dalla locale stazione ferroviaria.

L' Autorità Giudiziaria  disponeva la custodia degli arrestati presso le camere di sicurezza del Comando e il processo per rito direttissimo presso il Tribunale di Palermo, all'esito del quale i predetti venivano condannati alla pena di mesi 8 di reclusione con pena sospesa.

Palermo, 10 settembre 2013

 

 

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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Tribunale di Cinquefrondi. Il circolo SEL di Polistena scrive agli on. Aiello e Costantino

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Polistena (Reggio Calabria) 10/09/2013 – Anche il circolo polistenese di Sinistra Ecologia Libertà si schiera senza esitazione a favore del mantenimento della sede staccata del Tribunale di Cinquefrondi. Appresa infatti la notizia dell'inizio delle operazioni di trasferimento in data odierna di parte degli arredi e della cancelleria, con una nota di protesta del coordinatore Antonio Baglio direttamente indirizzata agli onorevoli deputati calabresi del partito, Ferdinando Aiello e Celeste Costantino, si sottolinea la pericolosità sociale della eventuale chiusura - definita «scelta scellerata» - del presidio giudiziario cinquefrondese che andrebbe ad incidere negativamente sia dal punto di vista economico che sociale in un territorio già provato dalla forte presenza criminale. Nel rimarcare la concreta produttività della sezione cinquefrondese - che nei numeri dei  procedimenti compiuti trova giustificazione del suo mantenimento- la richiesta pressante ai due deputati di SEL è quella di «intervenire tempestivamente e con ogni strumento di loro competenza affinché ne sia scongiurata la chiusura» unitamente al richiamo ad una maggiore attenzione verso un territorio «ormai stanco e stremato dalle continue promesse non
mantenute».

Giuseppe Campisi

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Il valore biblico e la profonda religiosità in “Asmà e Shadi” di Pierfranco Bruni di Valery Abrajakim

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Il valore biblico e la profonda religiosità 
in "Asmà e Shadi" di Pierfranco Bruni
di Valery Abrajakim



Chi sono Asmà e Shadi? Due personaggi che si raccontano decifrando le linee e il cerchio dell'amore. Il recente libro di Pierfranco Bruni "Asmà e Shadi. Preziosa come la luna nel disincanto del sogno" (Editore Pellegrini) fa molto discutere non solo in termini letterari ma anche antropologico e religioso. 
C'è una profonda religiosità che lega le geografie dell'esistere occidentale ed orientale. C'è una religiosità dell'amore in un intreccio tra anima ed eros. Il sottile filo dell'eros è una voce che scava nei ricordi di  Asmà e Shadi. C'è la memoria di una religiosità in un tracciato di tempo che lega il ricordare al tentativo di dimenticare. Tutto resta indelebile. Si fa memoria. 
Due splendidi scritti, Prefazione di Gerardo Picardo e Postfazione di Antonietta Cozza, arricchiscono il romanzo in versi offrendo una chiave di lettura al viaggio che Pierfranco Bruni compie e fa compiere ad Asmà e Shadi. 
Si è sottolineata l'importanza, all'interno del libro, della presenza del "Cantico di Cantici", che costituisce una forza sia sul piano di una tradizione poetica sia sul versante del dettato onirico. 
Quanta importanza ha il "messaggio" biblico nel racconto di Asmà e Shadi? Un interrogativo che non resta sospeso perché è lo stesso Pierfranco Bruni che ha dato una risposta, proprio in  una serata in cui si presentava il libro. 
Con la serenità ormai consolidata e il parlare paziente Pierfranco Bruni ha sottolineato: "Tutta la mia vita è impregnata di ancore in cui il senso della preghiera resta fondamentale. Il viaggiare negli scenari biblici è la ricchezza con la quale non smetto di confrontarmi. Io vivo di un costante ascolto biblico". 
Ancora Bruni: "Credo che il Cantico di Salomone sia stato il punto coinvolgente sia nel mio tempo dell'esistere sia nel mio tempo letterario. C'è sempre bisogno di un riferimento. Per vivere. Per capire. Per essere se stessi. In questo mio nuovo libro c'è una pazienza in più in cui il senso biblico è la cristocentricità dell'amore vissuta sulla forza e sulla leggerezza della sensualità onirica tra Asmà e Shadi. Il mistero è il tutto, le contraddizioni sono il resto. La vita è una fantasia". 
Bruni che proviene da testimonianze che lo hanno visto protagonista in studi sulla cultura sciamanica, sull'orizzonte della contemplazione buddista, sull'esperienza di testi marcatamente cristiani in una letteratura cristiana, di un cristianesimo eretico rispetto ai dogma e alle cesure veterotestamentarie, giunge con "Asmà e Shadi" ad una sintesi di un processo che non è solo culturale ma esistenziale. Una eredità che intreccia significa chiaramente religiosi. 
Alla domanda: Perché questa religiosità sempre inquieta ma nello stesso tempo armoniosa? Così Pierfranco Bruni ha risposto: "Il senso del religioso accompagna la parola. Scrivere è sempre un'inquietudine. Scrivere romanzi, poesia, fare letteratura fuori dalle accademie e dalla ragione dei linguaggi significa cercarsi. Non è detto che cercarsi è trovarsi. Il critico sempre, alla fine, trova il filo di Arianna. Ma il poeta, lo scrittore narrante, non ha bisogno del filo di Arianna perché sa che nella sua inquietudine non c'è ragione ma sogno, metafisico percorso tra la coscienza e l'oltre. Soltanto attraversando l'inquietudine è possibile chiedere all'armonia di farsi voce, di lasciarsi ascoltare. Il senso del religioso ci fa guardare sempre al di fuori della finestra e ci proietta in un orizzonte metafisico". 
Dopo "La bicicletta di mio padre","Passione e morte", "Come un volo d'aquila", i testi più recenti che vanno dal 2011 ad oggi, "Asmà e Shadi" rappresenta proprio un coinvolgere la meditazione in una contemplazione illuminante. 
Infatti in "Asmà e Shadi" ci sono due personaggi, oltre a quelli che danno il titolo al libro, centrali, anche se vivono come controcanto, che intrecciano il loro sapere biblico e la loro conoscenza esistenziale: Zarateo e Abshu. 
Dopo il canto o accanto al canto di Asmà e Shadi c'è sempre il controcanto di Zarateo e Abshu. Nel messaggio di una sensualità biblica la saggezza orientale guida il cammino. L'incontro dei diversi Orienti resta fondamentale. E su questo Bruni ha dedicato gran parte dl suo scrivere. 
"Asmà e Shadi" è un testo chiave. Forse da qui si riparte. O forse qui la religiosità di Bruni incrocia o incontra il cristianesimo, le culture dell'alchimia sciamanica, il suo costante namastè. 
È un  libro che non si racconta. È un libro che va letto. Un libro che va rappresentato.




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Luigi Palamara
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Dichiarazione del presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico contro la chiusura del Tribunale di Rossano

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Reggio Calabria, 10.09.2013 - "Abbiamo assunto come Consiglio regionale –  afferma il Presidente Francesco Talarico che  ha preso parte oggi alla manifestazione di protesta a Rossano contro la chiusura del Tribunale -  una posizione ferma e netta  contro la decisione di accorpare il Tribunale di Rossano con Castrovillari. L'obiettivo  politico-istituzionale è quello di  correggere una scelta del Governo  che appare  assunta sulla base di calcoli meramente burocratici e  non tiene conto dell'effettiva funzione svolta dal Tribunale di Rossano all'interno di una regione che storicamente è condizionata da fenomeni di illegalità diffusa ed organizzata.  Il Tribunale di Rossano è struttura che ha una connotazione storica e geografica precipua e copre l'esigenza dei servizi di giustizia in un'area vasta, a forte vocazione turistico- produttiva e, purtroppo, segnata da una malavita organizzata particolarmente agguerrita. 

Io credo – sottolinea il Presidente Talarico -  che riproporre tali argomentazioni all'attenzione del ministro Cancellieri non sia superfluo, anzi potrebbe indurre - e noi tutti speriamo che ciò accada -  la struttura tecnica del Ministero a riconsiderare una valutazione che procurerebbe gravi ripercussioni alla coesione civile e sociale della Sibaritide. La chiusura degli Uffici giudiziari di Rossano non determinerà certamente alcun risparmio di spesa pubblica, ma solo costi aggiuntivi a carico dei cittadini utenti di quell'area. Semmai -  conclude Francesco Talarico – la Calabria ha più necessità di magistrati e di presidi di legalità che di chiusure di strutture".        


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Torino. In vendita immobili comunali per 24 milioni di euro

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IN VENDITA IMMOBILI COMUNALI PER 24 MILIONI DI EURO

 

Palazzo Civico, entro la fine di ottobre, metterà all'asta o venderà direttamente quarantadue immobili (tra palazzi, terreni, negozi, alloggi, garage e altri fabbricati) per un valore complessivo di 24 milioni di euro. Questa mattina ha avuto disco verde dalla Giunta una delibera presentata dall'assessore Gianguido Passoni, con cui l'Amministrazione comunale ha definito gli indirizzi per le modalità di alienazione e approva la dismissione dei beni.  

 

Tra gli immobili comunali oggetto d'asta per la prima volta figurano quattro alloggi di uno stabile in via Beaumont 22 (basi d'asta dai 39mila euro del più piccolo ai 210mila di quello con maggiori dimensioni), un appartamento di 200 metro quadrati in corso Galileo Ferraris 16 (base d'asta 650mila euro), tre alloggi in via Valeggio 23 (basi d'asta 223mila e 200mila euro per i due di circa 100 metri quadrati e 31mila e 800 euro per il locale ex portineria di 23 metri quadrati), il compendio di via Bardonecchia 151, l'ex istituto Mario Enrico (base d'asta 4 milioni e 110mila euro) ed un immobile in via Millio 14 (base d'asta 560mila euro). Per altri immobili le cui aste sono andate deserte due o più volte (come l'area ex Isim di corso Francia, gli alloggi in piazza Freguglia 2, via Aosta 44, corso Orbassano 221, il compendio di 5mila metri quadrati tra le via Parenzo, Sansovino e strada Altessano, il locale commerciale di via Madama Cristina 138, la porzione di fabbricato in corso Peschiera angolo via Cumiana, il fabbricato in strada Calleri 8-10 ed il terreno con fabbricato di via Pinelli 9) è prevista una riduzione del 10% del valore rispetto alla base d'asta precedente.

Ribasso del 5% per la base d'asta relativa al diritto di superficie per novant'anni sugli 82 box in corso Umbria 16/a e 16/b.

 

Non asta pubblica, ma trattativa privata è invece prevista per la vendita dell'ex sede dei Vigili del Fuoco di corso Regina Margherita 126 al prezzo di 3 milioni e 900mila euro (trattativa già avviata con GTT), di un negozio in via Mazzini 44/b e di alcuni terreni.

 

Inoltre, nell'ambito del progetto avviato dalla Cassa Depositi e Prestiti per agevolare (attraverso un proprio Fondo investimenti nato allo scopo di acquisire beni di proprietà pubblica) il processo di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare di enti pubblici, Palazzo Civico proporrà alla Cassa Depositi e Prestiti la realizzazione di uno studio di fattibilità per la valorizzazione di Casa Panetti, l'edificio che ospita Lo.ca.re. in via Corte d'Appello 14, e dell'immobile di via IV Marzo 19. 

 

Il provvedimento, che questa mattina ha ottenuto il sì della Giunta, passerà nelle prossime settimane al vaglio della Sala Rossa per la definiva approvazione. La pubblicazione del bando e lo svolgimento dell'asta pubblica, con la presentazione e la valutazione delle offerte pervenute e le procedure di aggiudicazione degli immobili, avverranno entro la fine dell'anno.

 

Torino, 10 Settembre 2013





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Luigi Palamara
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TERMINI IMERESE (PA) : CADE AEREO ULTRALEGGERO. CARABINIERI INTERVENGONO.

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Un aereo ultraleggero, modello TECNAM  PA 96G, è precipitato nell’area industriale di Termini Imerese al volo club “Albastros”.
A bordo : MINNONE Girolamo nato a Palermo, classe 1956, residente a Termini Imerese,  deceduto,  e FARACI Alessandro, nato a Palermo, classe 1962, ivi residente, versa in gravi condizioni ed è stato trasportato con l’elisoccorso presso l’ospedale “Civico” di Palermo.
In corso, gli accertamenti, circa le cause del tragico evento.
Sul posto i Carabinieri della Compagnia di Termini Imerese.
Palermo, 10 settembre 2013



Tribunale di Cinquefrondi, il sindaco Cascarano non demorde: «Ricorreremo al Tar»

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Cinquefrondi (Reggio Calabria) 10/09/2013 – Abbiamo raggiunto il sindaco di Cinquefrondi, il dott. Marco Cascarano per raccogliere il suo sfogo in merito alla rapida evoluzione che ha portato - di fatto - alla chiusura della sede staccata del Tribunale di Palmi con sede a Cinquefrondi. «Abbiamo usato e continueremo ad usare tutti gli strumenti che le legge ci consente per contrastare la insensata chiusura di un presidio di legalità presente su nostro territorio da oltre cent’anni, la cui conversione mascherata che ne comporta la chiusura di fatto, rappresenta solo una sconfitta per lo Stato di diritto nonché per lo Stato di servizio verso i cittadini».

Il sindaco Marco Cascarano si dice costernato ed esterrefatto di fronte a quanto sta accadendo nella circoscrizione giudiziaria di competenza al Tribunale cinquefrondese ma annuncia battaglia. «Costituirsi in comitato, recarsi a Roma in pellegrinaggio presso i vari Ministeri e Dipartimenti per bussare porte evidentemente non è servito a sensibilizzare i nostri politici nazionali – afferma Cascarano. In ogni caso, abbiamo già dato mandato a nostri legali di fiducia per opporci di fronte al Tar, facendo ricorso».

Questa battaglia bipartisan contro la chiusura del Tribunale ha avuto il suo epilogo oggi allorquando si è concretizzato l'inizio dell trasferimento di mobilio e materiale di cancelleria. «Alla luce di questa involuzione – ha chiarito il primo cittadino cinquefrondese – credo che si realizzeranno tutte le condizioni per rendere un servizio pessimo ai cittadini costretti a recarsi a Palmi. Peraltro, l’utenza di circa 100.000 abitanti e la mole di lavoro svolto non giustificano assolutamente la decisione del Ministero, venendo a concretizzarsi tutti gli elementi di economicità nell’ erogazione del servizio medesimo».

Ed ancora, «il nostro è un territorio ad alto tasso criminale che ha assolutamente bisogno della presenza dello Stato, ma la cosa più drammatica è che questa scelta comporterà addirittura un aggravio di costi per lo stesso, altro che risparmio!». «Tutto questo è colpa della nostra classe dirigente nazionale, e più in alto, di chi ci governa. Tuttavia la tanto vituperata Prima Repubblica, nel bene o nel male, ci ha concesso servizi; ora, registro il silenzio assordante di chi ha piene responsabilità politiche, i quali rimpallandosi doveri, si nascondono dietro un dito».

 Giuseppe Campisi

Padre Giuseppe Fiorini Morosini è il nuovo vescovo di Reggio Calabria.

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La nuova casa del vescovo di Reggio-Bova non è tutta rose e Fiori...ni. "Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia".

Da Paola (Dal 1994 al 2006 è superiore generale dell'Ordine dei Minimi per due mandati) a Locri(il 20 marzo 2008, è nominato vescovo di Locri-Gerace) sino a Reggio di Calabria (il 13 luglio 2013 viene promosso arcivescovo di Reggio Calabria-Bova). Il percorso virtuoso di un globe-trotter venuto da lontano. La stampa nazionale ha ignorato l’avvenimento; passi. Su quelle colonne, va solo la Calabria della cronaca nera e dei veleni. Ma la stampa locale, ha toppato clamorosamente. Solo qualche colonnino in prima pagina con fotografia; ma un quotidiano, in prima pagina, non ha messo, nemmeno un rigo. Nel Duomo, dovevano figurare in prima fila: il procuratore generale Salvatore Di Landro con il procuratore capo della Repubblica Federico Cafiero De Raho, il prefetto, Vittorio Piscitelli, il questore di Reggio Calabria, Guido Nicolò  Longo, i comandanti provinciali dei carabinieri (Lorenzo Falferi), della Guardia di Finanza (Alessandro Barbera), del Corpo Forestale dello Stato ( Giorgio Maria Borrelli), della Polizia provinciale e comunale (Domenico Crupi), della capitaneria di porto Direttore Marittimo della Calabria e della Lucania, Gaetano Martinez, dei Vigili del Fuoco, ingegnere  Emanuele Franculli, il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, il presidente del Consiglio Regionale, Francesco Talarico, della Provincia Giuseppe Raffa, la terna commissariale al Comune di Reggio Calabria ecc.

DIOCESI DI REGGIO-BOVA, QUEL BUON PASTORE MANDATO DA FRANCESCO E SAN FRANCESCO, PER RACCOGLIERE LA PECORELLA SMARRITA
Domenico Salvatore


Un avvenimento grande, grandissimo; di spessore nazionale. Da sguinzagliare inviati speciali della carta stampata, a tutto spiano, a prescindere dalla crisi economica. Invece, niente di tutto questo. C’erano le telecamere della RAI ed altre emittenti private. Nonostante, arrivi il nuovo vescovo di Reggio Calabria-Bova. Una città di frontiera, centrale della ‘ndrangheta, che a parole, si dice ( e si scrive) di voler combattere. Un modo come un altro  per dire…’lasciamola finire da sola’; per inerzia. Tanto Giovanni Falcone, disse che…” La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere, non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. “. Giuseppe Fiorini Morosini, nella lotta contro la criminalità organizzata, è ancor più determinato, granitico, tetragono e monolitico di Giancarlo Bregantini e Vittorio Luigi Mondello, messi insieme. Facendo autocritica, ammette:”Di questi mali siamo responsabili anche noi cattolici Da anni lo stiamo ammettendo e siamo corsi ai ripari”. Chi ha seguìto le sue famose pastorali, i suoi celeberrimi sermoni, le sue clamorose prese di posizione contro la ‘ndrangheta, lo può riscontrare facilmente. Comunque, ‘beati monoculi in terra caecorum’. Tempo perso invece, con chi, voglia continuare a pescare nel torbido; e seminare zizzania; a gettare l’acqua sporca col bambino dentro; a vedere la pagliuzza nell’occhio del fratello, ignorando la sua trave? C’è speranza anche per i peccatori? Il rischio mortale per costoro è, di vedersi spalancare le cateratte della geenna infernale, dove c’è pianto e stridore di denti. Non siamo sorpresi che la stampa locale, abbia dedicato poco spazio all’avvenimento. Qualche quotidiano, addirittura, nemmeno una finestrella in prima pagina. Un altro flopp!



Figurarsi, l’informazione nazionale, meglio nota come la ‘comunicazione ufficiale’. Nemmeno un rigo. Peccato, che non andasse in onda un fatto di cronaca nera, uno scandalo, un omicidio. Lì, sarebbero accorse sfilze e sequele di inviati speciali esperti. Ogni giornale, ha  la sua linea editoriale, per carità. Lo staff, disegna il menabò, che ritenga opportuno. Si dice sempre così, no? La nostra opinione è, che anche stavolta, abbiano toppato; ma, non abbiamo la verità in tasca; non siamo, la bocca della verità. Sono più bravi a lanciare proclami ed a pontificare. Non è xenofobìa. Piuttosto, una brutta parola, che risparmiamo all’intelligenza dei nostri lettori sovrani. Va in onda anche, lo scaricabarili di responsabilità, tra le varie istituzioni, che è sotto gli occhi della platea. Senza scomodare quei quattro capponi di Renzo, né i vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro. Ci è sembrato di cogliere nelle parole del nuovo vescovo di Reggio-Bova, la sostanza di alcuni discorsi dei Papi defunti. Paolo VI, disse:” Con il Concilio, la Chiesa stessa, ha inteso e intende compiere uno sforzo assiduo "di conoscere, di avvicinare, di comprendere, di penetrare, di servire, di evangelizzare la società circostante, e di coglierla, quasi di rincorrerla, nel suo rapido e continuo mutamento". E Giovanni XXIII, (Discorso di apertura del concilio, 11 ottobre 1962) :” Nell'esercizio quotidiano dei nostro ministero pastorale, ci feriscono talora l'orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura.

Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pur è maestra di vita, e come se al tempo dei Concili ecumenici precedenti tutto procedesse in pienezza di trionfo dell'idea e della vita cristiana, e della giusta libertà religiosa. A noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sciagura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine dei mondo.”. Per uno strano gioco del destino, a furia di essere spintonati dalla calca, siamo finiti nella navata laterale e da qui a quella centrale ed infine sull’altra esterna; siamo stati sballottolati, nostro malgrado, verso una posizione apparentemente scomoda, ma altamente ‘redditizia’. Appollaiati in una posizione strategica, con l’aiuto di Dio e di Maria Santissima della Consolazione Gran Madre di Dio e Madre nostra, abbiamo potuto superare le asperità, scattare e raccogliere le immagini, che vi proponiamo qui sotto. Costretti come siamo a lavorare in full-immersion. Ma il nostro giornale, non può permettersi o mantenersi il lusso di assumere un fotografo full-time. A beneficio della moltitudine dei fedeli mariani  e marianisti osannanti e deliranti, giunti da ogni dove, per assistere al passaggio di consegne fra Vittorio Luigi Mondello, oramai vescovo emerito ed il nuovo pastore, Sua Eccellenza, Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Reggio e Bova.

Una coppia di Vescovi a Reggio Calabria ed un paio di Papi a Roma. Il conto torna. Una gestione collegiale, evidentemente, benedetta dal Padreterno. Non sta a noi comuni mortali, sindacare l’operato di Nostro Signore Gesù Cristo. Fermo restando che la conduzione della Chiesa, al centro ed in periferia, spetti al titolare. Di regola, ogni vescovo che s’insedia, un vicario, un sacerdote ecc. riscuote l’applauso riverente, peraltro dovuto, ma qui il nuovo operaio della vigna del Signore, ha strappato, una sfilza di battimano, sino a spellarsi le dire e cori da stadio; sia pure sommessi, stante il luogo sacro; autentiche bordate, che non potevano passare inosservate. Il buon samaritano, proviene dalla sterminata Locride, terra di ‘ndrangheta; territorio, devastato dalla bande della Piovra, dove l’omertà che cuce le bocche a doppia mandata, per paura, mista a terrore, di vendette, ritorsioni, rappresaglie, ripicche, punizioni e castighi, regna sovrana. Le popolazioni sane ed oneste, che amano la legalità, l’ordine e la sicurezza, la libertà e la democrazia, che sono la stragrande maggioranza della gente, lottano e combattono contro la “Gramigna”, ma, spesso sono abbandonate se non lasciate in balìa delle onde e di se stesse, smarriscono l’orientamento e debordano dalla via maestra. Una folla, che agogna la pace, la serenità, la libertà, la democrazia ed altri ideali e valori morali richiamati dal presule, durante la sua omelia, applaudita sino a scorticarsi le mani.

Mai visto niente di simile. Uragani di applausi. Un vescovo “rock” di peso e di statura. Giusto quindi che abbia il consenso ed il sostegno del popolo cristiano, dei laici e perfino dei non credenti o dormienti. Di più di Elvis Presley, il Re del Rock and Roll rhythm and blues; ma anche Country, Country and Western, Gospel, Spirituals, Traditional, melodico e Pop; un idolo, capace di suscitare sempre e comunque, di fronte a qualsiasi tipo di platea, consensi totali e manifestazioni di adorazione, in quanto possessore di una forma di talento unico e inimitabile, dalle caratteristiche taumaturgiche e soprannaturali. Una vera e propria forma di culto della personalità. Con la differenza che qui è tutto reale, tutto vivo, tutto vero, mentre lì, era ed in parte, ancora lo è, soprattutto una gigantesca e accorta manipolazione di natura mediatica; attuata allo scopo di tutelare gli altrettanto giganteschi e soverchianti interessi di natura prettamente economica dell'enorme apparato commerciale, che era nato e che si era successivamente sviluppato attorno alla sua immagine. Depositario, fonte Wikipedia, di una qualche forma di talento divino nato per essere perennemente osannato e idolatrato da folle totalmente rapite e soggiogate dal suo carisma, sin dagli albori della sua carriera, e per tutto il corso dello svolgimento della stessa. Senza salire sul palco di Las Vegas, New York e Menphis, negli Anni Sessanta e Settanta. Nessun paragone inopportuno, in questa sede, per carità. Tuttavia in comune, questa due persone, comunque speciali, hanno il carisma e la popolarità. Morosini Fiorini, era stato chiamato a sostituire nientemeno, che il vescovo di Locri-Gerace, Giancarlo Maria Bregantini( 12 febbraio 1994 - 8 novembre 2007) trasferito ed elevato ad arcivescovo di Campobasso. Ed ora Morosini, è chiamato a sostituire il carismatico Vittorio Luigi Mondello (28 luglio 1990 - 13 luglio 2013); vescovo di Caltagirone dal 30 luglio 1983, per volontà di papa Paolo VI, oggi vescovo emerito, ipso iure. Il 28 luglio 1990 papa Giovanni Paolo II, chiama Mondello a succedere ad Aurelio Sorrentino, dimessosi per raggiunti limiti d'età, nella carica di arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova; Sorrentino, che aveva “portato” il papa Karol Wojtyla, in Calabria. Due tappe  i m p o r t a n t i s s i m e della vita spirituale e sacerdotale, di Morosini Fiorini se non vescovile. Un segno del destino; anzi del Signore. Non si vuole e non si può sminuire in questa sede l’operato dei due vescovi Bregantini e Mondello. Un ministero sacerdotale (vescovile), sicuramente, faticoso, scomodo, fastidioso, malagevole ed antipatico. Agnelli in mezzo ai lupi. Daniele nella fossa dei leoni. La pazienza di Giobbe. Erano in primo piano nella lotta contro la mafia, ma spesso venivano strumentalizzati. Accusati dai Ponzio Pilato e dai don Abbondio del turn over di essere tiepidi, fragili, se non deboli e moderati. Un peso della solitudine, schiacciante. Solo due presuli di questo peso e statura, avrebbero potuto sopportare questi supplizi di Sisife e Tantalo ed uscirne a testa alta.

Sebbene la ‘ndrangheta, non sia un’entità astratta, ma un’associazione per delinquere di stampo mafioso; permeata, ben infiltrata nei gangli vitali del tessuto connettivo della società; in basso ed in alto loco; un modus vivendi, operandi e gestendi, che abbraccia tutti i ceti. Il filo rosso, che collega tutta la fauna della res nullius, è la corruzione, l’ingordigia, l’avidità, l’illegalità, l’inquinamento. Le idee, nel bene e nel male, camminano sulle gambe degli uomini. Memento homo, quia pulvis es et in polverem reverteris! Dunque è sull’uomo, i suoi bisogni, le sue necessità, i suoi vizi, che bisogna  ragionare e studiare per cercare la soluzione del problema. I paragoni di per sé, sono sempre antipatici, perché provocano consensi e dissensi, ma sono anche scontati ed inevitabili ad ogni dimensione. Sono per dirla tutta, il sale del dialogo e della dialettica, per stimolare il confronto delle idee. Ma, non c’è il benché minimo dubbio a nostro parere, di essere di fronte a tre grandi personaggi della Religione, del sapere, della cultura, che hanno scritto pagine indelebili di storia della Chiesa. E quante altre, memorabili pagine, ne scriveranno! Morosini, ha usato spesso le parole “secolarizzazione e scristianizzazione”. La sua risposta è legata e collegata al capitolo dedicato alla “ FEDE E CENTRALITA’ DI GESU’”, fonte www.diocesilocri.it:” Parliamo spesso di fede, ma forse ci sfugge il suo  significato più vero. Legittimo allora interrogarsi su che cosa è la fede e sulla individuazione dei suoi contenuti.

 L’urgenza della domanda deriva anche dal fatto che possono esserci errori nel modo come viene intesa la fede dalla massa dei credenti. L’indizione dell’anno della fede da parte di Benedetto XVI è stata motiva non solo dalla secolarizzazione e scristianizzazione in atto in Europa, ma anche dalla necessità di chiarire l’oggetto di questa virtù, intorno alla quale c’è troppa confusione. Il papa, infatti, ha fatto cenno al grave problema della separazione tra fede e vita, che è una chiara indicazione di un modo sbagliato di pensare alla fede. Se la fede non incide nella vita, è naturale che essa è male interpretata e risolta solo nel compimento di alcuni gesti rituali o in puri sentimenti. Cerchiamo allora di rispondere alla domanda sul significato della fede, ricorrendo alla Bibbia. La Lettera agli Ebrei risponde così:La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono Eb 11, 1). Anche S. Paolo mette in relazione la fede con la speranza, quando parla della vocazione del battezzato (Ef 4, 1-4). La relazione tra fede e speranza rimanda a sua volta ad una ulteriore domanda: che cosa è la speranza e quali sono le cose che possiamo legittimamente sperare? S. Paolo scrive che nella speranza siamo stati salvati(Rm 8, 24). Prima però fa un discorso sull’attesa di riscatto di tutta la creazione, che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio e di essere liberata dalla caducità nella quale il peccato dell’uomo l’ha fatta cadere(Rm8, 19-23).

Garante di questo riscatto è Gesù, ed in lui la speranza non è il dubbio o il timore su ciòche dovrà accadere, ma l’attesa di un compimento certo (Rm 8, 25): essere eredi e coeredi di Cristo(Rm 8, 17). Non hanno avuto vita facile i vescovi del dopoguerra… Pacifico Maria Luigi Perantoni † (31 gennaio 1952 - 21 agosto 1962 nominato arcivescovo di Lanciano e Ortona); Michele Alberto Arduino † (21 ottobre 1962 - 18 giugno 1972 deceduto); Francesco Tortora † (21 ottobre 1972 - 22 settembre 1988 dimesso); Antonio Ciliberti (7 dicembre 1988 - 6 maggio 1993 nominato arcivescovo di Matera-Irsina); Giancarlo Maria Bregantini, C.S.S. (12 febbraio 1994 - 8 novembre 2007 nominato arcivescovo di Campobasso-Boiano); Giuseppe Fiorini Morosini, O.M. (20 marzo 2008 - 13 luglio 2013 nominato arcivescovo di Reggio Calabria-Bova). Chi sarà il prossimo Cireneo, pronto a caricarsi la Croce addosso. Scatta ora il totovescovo.Voci di corridoio, dicono, che ci siano ‘anche’ preti del Reggino in pole position. Intanto per diritto canonico è stato eletto Amministratore Diocesano mons. Cornelio Femia, vicario generale durante l’episcopato di monsignor Fiorini Morosini. Ecco   l’omelia del presule:”Carissimi fratelli,

1. Inizio il mio ministero a Reggio Cal. ricordando le parole di Paolo: approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio (At 28, 12)
Tale ricordo mi ha spinto a confrontarmi idealmente con lui, con il suo amore a Cristo, con la sua personalità di apostolo, con il suo coraggio ed entusiasmo. La liturgia ci ha offerto un brano della lettera agli Efesini, che è un richiamo forte per la nostra vocazione cristiana e per la fedeltà alla missione affidata a chierici e a laici nella comunità ecclesiale.
Voglio offrirvi altri richiami dell’Apostolo, basilari per la missione che ho appena iniziata.
* Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato (Gal 2, 20)
E’ il motto del mio episcopato. Afferma che la fede è risposta all’amore di Dio rivelato nel Figlio, che ha dato la sua vita per noi. Se Gesù non è al centro, vita cristiana e ministero pastorale si svuotano e noi meriteremmo il rimprovero di Paolo per aver ceduto al mondo ed esserci piegati come canne al soffio di ogni vento di dottrine nuove. Rischio terribile per i credenti in questa fase di scristianizzazione e di secolarizzazione.
* Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo e follia per chi non crede (1 Cor 1, 23)
Ricorda il coraggio di Paolo nello sfidare la società del tempo, che considerava follia il messaggio cristiano. Il Dio ignoto che annunciò all’areopago e per tutta la vita era il crocifisso risorto. Affrontò perciò persecuzioni e derisione, senza mai ricredersi. Il Crocifisso risorto era la verità necessaria per la salvezza del mondo, anche se alla sapienza del mondo appariva una favola. Accettò il confronto con la sapienza del tempo senza cedere mai nella dottrina che annunciava, e nello stesso tempo si sentì a pieno titolo cittadino della società che lo perseguitava: civis romanus sum.

* So a chi ho dato fiducia (2Tm 1,12)
Alla fine della vita Paolo tira le somme del suo percorso di apostolo (ho combattuto la buona battaglia, ho finito il mio percorso, ho mantenuto la fede: 2Tm 4, 8) ed esce in questo grido felice: So a chi ho dato fiducia: felice di essere stato l’apostolo di Gesù, nonostante le difficoltà attraversate.
  2. Miei cari, queste parole di Paolo ci portano alle origini della missione della Chiesa. Oggi più che mai un vescovo che inizia la sua missione in una Diocesi deve guardare a quelle origini, quando la Chiesa era ancora piccolo seme e la sua forza era l’annuncio di Cristo e la testimonianza del Vangelo; quando chi chiedeva i sacramenti non li riceveva per tradizione o fattore culturale, ma per scelta di vita; quando la Chiesa non cercava protezioni, ma accettava di essere minoranza perseguitata e si opponeva alla cultura dominante con la forza del Vangelo, pagando con il martirio la fedeltà ad esso. Quella Chiesa cambiò il mondo e lo cristianizzò. Poi, forse si adagiò su questa conquista ed ha perso la forza dell’annuncio e della testimonianza.
3. Carissimi, io vi ringrazio per l’accoglienza ricevuta. Nonostante la secolarizzazione e la scristianizzazione, l’arrivo di un nuovo vescovo costituisce ancora per una città un fatto importante.
Ringrazio gli eccellentissimi Vescovi qui presenti, in modo particolare Mons. Mondello, al quale va tutta la mia stima, la mia fiducia, la mia venerazione per il servizio reso a questa Chiesa per tanti anni. Solo il Signore potrà ricompensarlo.

Ringrazio per la loro presenza il Sig. Prefetto, i Commissari e il sindaco di Bova, il presidente della Regione e della Provincia, tutte le altre autorità politiche, civili e militari, i rappresentanti delle varie istituzioni, i sindaci della Diocesi, il Sindaco di Locri, che mi ha voluto accompagnare. Siete qui per rendere omaggio all’istituzione Chiesa, grati per quanto essa dà alla società in termini di formazione, di cultura, di servizi di carità.
Ringrazio tutti voi sacerdoti, diaconi, religiosi e popolo di Dio per l’affetto che mi state dimostrando. Questo è l’incontro di partenza, che prelude a quelli futuri più personalizzati, durante i quali cercherò di ascoltare e di parlare, cuore a cuore, per capirci ed entrare in sintonia.
Ma la solennità esteriore di questo momento può essere un indicatore sicuro dell’adesione ai contenuti della missione della Chiesa e al Vangelo che annunzia? Posso essere tranquillo della genuinità della fede della folla che acclama e segue osannante i riti che celebriamo?
No, perché se mi fermo sul grave problema da affrontare, cioè la sfida della secolarizzazione, approdo della fine della cristianità, allora mi rendo conto che compito principale oggi per un vescovo è quello di aiutare i suoi fedeli a guardare la propria fede e la propria vita e a scoprire la drammatica dicotomia che esiste in tanti tra il rito e la vita, tra la devozione e le scelte morali, spesso influenzate dal pensiero secolare. Sento forti le parole di Ezechiele e di Gesù sul pastore che non può star chiuso nell’ovile a bearsi del belato delle pecore che stanno con lui; deve andare incontro a tutte quelle che stanno fuori, per scelta o per ignoranza: le radunerò da tutte le regioni.


Il nemico radicale della fede oggi, la secolarizzazione, si annida anche nel cuore dei credenti. Basta guardarsi attorno per rendersi conto della grave dicotomia. I mali che affliggono la nostra società non derivano dalle scelte antievangeliche che i cristiani fanno? Gli stessi scandali dati dagli uomini di Chiesa non ci allertano su di una mentalità secolare che alligna ormai anche nella Chiesa? Tutto ciò spinge oggi la Chiesa ad un cambiamento radicale nel modo di svolgere la missione, di rapportarsi alle istituzioni, nel modo come i credenti possono e debbono essere cristiani coerenti e cittadini fedeli alle istituzioni. E ciò non è solo questione di forma, ma di sostanza.

4. Né possiamo illuderci della tenuta della religiosità popolare che con i suoi riti, le sue feste, la sacramentalità diffusa, finisce spesso per essere solo un velo che copre tale sfida, distraendo da essa la nostra attenzione, tanto da illuderci che la secolarizzazione da noi non sia ancora giunta. E’ invece vero che nel cuore della pietà popolare spesso è assente la scelta vera di Gesù Cristo come ideale e modello di vita. Dinanzi alla gravità della sfida secolare Benedetto XVI ha indetto l’anno della fede.
Ci troviamo, pertanto, in questa difficile situazione: da una parte gestire una religiosità di massa che aveva significato nel contesto di quella cristianità, apice dell’azione evangelizzatrice della Chiesa in Europa, ormai cessata; e dall’altra riannunciare Gesù e il suo Vangelo, sentendo tutta la difficoltà nel proclamare tale annunzio, che in molti punti contrasta radicalmente con alcune decisioni della società secolare.

Dobbiamo allora essere consapevoli, miei cari sacerdoti e laici impegnati, che dobbiamo riportare Gesù al centro del nostro annunzio e della nostra pastorale, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Trovare in lui la forza per andare contro corrente e per sentirsi soddisfatti anche quando saremo incompresi e derisi. Sentire tutta la gravità dell’Apostolo quando dice: noi predichiamo Cristo crocifisso.
Sulla fedeltà a Gesù non possiamo cedere di un passo, costi quel che costi, disposti ad andare controcorrente, a scegliere di essere minoranza, ad essere ritenuti fuori del mondo e arretrati nel fluire veloce della storia. E tale fedeltà a Gesù non riguarda solo i valori condivisi dalla società secolarizzata, ma anche quelli oramai respinti da essa: la difesa della vita, dalla nascita alla sua fine naturale, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, l’annuncio del perdono e della riconciliazione, l’educazione all’amore e alla sessualità, la difesa della legge naturale, ed altri.


Sappiamo che su questi temi il confronto con la società secolare sarà duro e difficile, ma non possiamo cedere, per rimanere fedeli a Gesù, consapevoli altresì che alcuni di questi temi possono essere condivisi sulla base di un confronto razionale anche da chi non crede. Le difficoltà aumentano per il fatto che dovremo lavorare anche su tanti sedicenti cristiani, che ormai hanno sposato il pensiero secolare e lo vogliono far convivere con le devozioni e i riti sacri della tradizione, arrivando ad aberranti commistioni, come quella tra sacro e criminalità organizzata.
Miei cari, insisterò moltissimo su questo punto nella mia azione pastorale. E’ necessario che i cristiani si scuotano e comprendano che non si può più andare avanti in questa grave commistione.

5. Nella società secolarizzata la Chiesa è accolta e osannata per il suo servizio di carità. Ma a noi ciò non basta. Essa, come ha ricordato papa Francesco, non è una onlus di beneficenza, ma una comunità di fede che annuncia Gesù morto e risorto. E allora vogliamo essere accettati come comunità di fede che pretende di essere ascoltata e rispettata per i valori che propone nel segno della sua fedeltà a Cristo. Ciò non vuol dire che non continueremo a dare impulso alla Caritas diocesana, presente sul territorio in tanti modi e forme, generate in parte dal santo sacerdote don Italo Calabrò. Ma l’azione di carità della Chiesa parte dalla fede in Gesù. In don Italo l’amore a Cristo ha partorito la sua azione sociale, così come quella di S. Francesco di Paola.  Proprio perché amiamo Gesù, rivolgo a tutti i sofferenti e malati la nostra solidarietà e l’umile richiesta della loro preghiera. Il nostro impegno per loro continuerà. Oggi il disagio di tante famiglie per la perdita del lavoro e per la crisi drammatica che viviamo interpella tutti.


Nessuna istituzione può giocare sulla pelle della gente, ma assieme bisogna impegnarsi per attenuare il disagio, procurando soprattutto il lavoro in Regione, per frenare l’emigrazione delle menti giovanili più acute.
I nostri interventi sui grandi temi del territorio, non sono ingerenza nella vita dello Stato, ma libera espressione delle forze morali, culturali e sociali presenti sul territorio che si confrontano nel rispetto del gioco democratico.
Noi dobbiamo scommettere sulla fedeltà a Gesù per rafforzare la vitalità della Chiesa, per farla crescere in credibilità: Un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, ci ha ricordato Paolo. Consapevoli che non si può di un colpo voltare pagina nella prassi ecclesiale dell’amministrazione dei sacramenti, invito parroci, catechisti e responsabili di movimenti a purificare e a migliorare la prima evangelizzazione, in modo da mettere le persone nella condizione di incontrare veramente Gesù e assumere il suo Vangelo come norma di vita.
In tutta l’attività pastorale, conserviamo l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Si trovi, perciò, unità nell’evangelizzazione, sotto la guida dell’ufficio catechistico, attorno al progetto italiano di un annuncio di fede in stile catecumenale. Di esso l’accompagnamento della famiglia è il punto di forza. Bisognerà procedere allora di pari passo nella pastorale del primo annuncio e della famiglia, dando ai laici la giusta autonomia in forza della loro specifica competenza sul tema.


E poi, non possiamo chiudere gli occhi su tante cresime ricevute solo per tradizione, ma senza la scelta di Gesù; né possiamo ignorare il problema della scelta dei padrini, per la quale la dimensione di fede è ormai ininfluente. Ne segue di avere davanti all’altare individui che garantiscono su di una fede, che essi ormai hanno perduto o che non guida le scelte della loro vita. Sono queste incongruenze che creano un modo di praticare la fede che genera commistioni gravi e aberranti.
6. La Chiesa in una società secolarizzata è una forza morale che promuove valori, affidati non all’imposizione dell’autorità politica, ma alla condivisione della ragione e alla testimonianza dei credenti. Reagiremo, perciò, a chi vorrebbe confinare la religione ad un fatto personale ed intimistico, negando alla Chiesa il diritto di entrare nel vivo del dibattito politico sui valori che devono regolare l’organizzazione della società. Combatteremo, pertanto, il tentativo di chi, in modo occulto o meno occulto, grida allo scandalo se la Chiesa interviene su questo dibattito, screditandola dinanzi all’opinione pubblica, evidenziando le fragilità e i peccati degli uomini di Chiesa.
Invito pertanto tutti voi laici cattolici ad intervenire con la forza della testimonianza e della vostra competenza e cultura per orientare in senso cristiano le soluzioni dei problemi sociali e politici che affliggono il nostro territorio.

Lo dovete fare perché cittadini di questo Stato, e perché competenti nei vari settori del sapere; perché credenti e quindi inviati da Cristo. Paolo ci ha parlato delle diverse vocazioni per compiere il ministero. So che la nostra Chiesa di Reggio-Bova ha un buon laicato, organizzato e vivo. In nome di Cristo vi dico allora: non abbiate paura di sfidare l’opinione pubblica dominante e siate fermento evangelico dovunque operate: nelle scuole, nelle università, negli ospedali, nelle aule dei tribunali, nello sport, nei laboratori scientifici, nelle amministrazioni, nella politica. Se i primi cristiani approdati a Roma non avessero avuto il coraggio di andare contro corrente, sfidando anche la morte, non avrebbero affermato i grandi valori morali del primato della coscienza sul potere dello stato, della verità sulla politica, della libertà sul capriccio, dell’oggettività della verità e del bene sulla relatività dei valori. Paolo ci ha esortati a vivere la  verità nella carità.
Non possiamo permettere un cristianesimo di massa che non riesce ad incidere nei nodi della vita associata e organizzata; deve finire il nostro senso di colpa dinanzi ai mali della nostra società. Laici cattolici riscoprite il gusto della politica e portate in essa i valori cristiani. Rinnovatela nel segno evangelico del servizio e dell’impegno per il bene comune. Ricordate che l’unità politica dei cattolici non è un dogma di fede ma non è neanche un demone che bisogna esorcizzare. La nostra società aspetta questo servizio di speranza.
La nostra Chiesa diocesana ha diverse eccellenti iniziative in campo culturale, sulle quali bisognerà scommettere: Seminario teologico, Istituto superiore di scienze religiose, Biblioteca diocesana di prossima apertura ed altro. Devono diventare laboratori di cultura ove il confronto con il pensiero laico e secolare deve essere serrato, a beneficio di tutta la collettività.


7. I problemi della secolarizzazione in Calabria sono esasperati dalla depressione economica e sociale, e soprattutto dalla piaga della ‘ndrangheta. Di questi mali siamo in parte responsabili anche noi cattolici. Da anni lo stiamo riconoscendo e siamo corsi ai ripari con interventi mirati da parte del magistero dei Vescovi, con iniziative coraggiose da parte di preti e di laici, che molte volte hanno pagato di persona, ma soprattutto con il lavoro silenzioso svolto nelle parrocchie, del quale nessuno si accorge e sul quale i media non parlano perché disinteressati a capire la vera azione della Chiesa, ma a divulgare solo le notizie che fanno scalpore. Diciamo basta, pertanto, agli improvvisati teologi, canonisti e pastoralisti che presumono di stabilire i connotati del prete-antimafia per esaltare così i propri idoli dimenticando il lavoro incisivo e paziente di centinaia di sacerdoti sulla breccia.
Nonostante questo sforzo pluridecennale, si attacca ancora la Chiesa rimproverandola di non fare abbastanza contro la ‘ndrangheta, quasi che responsabile della sua mancata sconfitta sia solo la Chiesa, che chiude occhi, che perdona, che scende a patti per i vantaggi economici che ne derivano. C’è poi una grave leggerezza nell’affrontare i problemi, per cui il semplice sospetto su di un uomo di Chiesa provoca la condanna generalizzata di tutta la Chiesa. Cosa che non si verifica per nessun’altra istituzione. Noi diciamo basta a questi attacchi sistematici, studiati al tavolino nel contesto della lotta intrapresa dalla società secolarizzata contro la Chiesa, e invitiamo tutte le istituzioni a fare lo stesso esame di coscienza che ha fatto la Chiesa e a riconoscere le proprie responsabilità.


La Chiesa continuerà a dare il suo contributo in questa lotta, anzitutto allontanando ogni minimo dubbio di connivenza diretta o indiretta dei suoi rappresentanti con il malaffare; ci impegneremo poi nella formazione delle coscienze perché non ci sia commistione tra fede e malavita. Ma non si pretenda che sia la Chiesa a distribuire le etichette di mafioso, sulla base del comune sentire della gente,  né si presuma di dire alla Chiesa ciò che deve fare: se perdonare o condannare, se ammettere ai sacramenti o rifiutarli. Basta su queste indebite ingerenze. Ogni istituzione svolga il suo dovere nel proprio ambito e rispetti quello altrui, e si lasci a noi Vescovi il compito di dirigere l’azione pastorale anche su questa materia. Sia chiaro, però, che alla base di essa ci sarà sempre la figura del buon pastore che va in cerca della pecora smarrita, come abbiamo sentito dal Vangelo. Piaccia o no alla cultura giustizialista del nostro tempo, la misericordia coniugata con la giustizia non si può cancellare dal Vangelo.
Nella formazione delle coscienze largo spazio deve essere dato alla legalità, al rispetto cioè delle istituzioni e delle leggi dello Stato, quando esse sono fondate sul diritto naturale e rispettano la vita e la dignità dell’uomo. Lo raccomandiamo agli insegnanti di religione, ai parroci e ai catechisti.

Non possiamo, però, ignorare che esiste anche una legalità da parte dello Stato, che deve mostrare al cittadino il suo volto amorevole. Tale legalità si deve tradurre in quei provvedimenti tesi a creare le condizioni di un vivere associato rispettoso dell’uomo: strade, assistenza sanitaria, luoghi di aggregazione e impianti sportivi per i giovani, edifici scolastici in sicurezza e attrezzati, servizi sociali, attenzione ai cittadini, primato del bene comune, rispetto del creato, case, lavoro, amministrazione celere della giustizia. In questi cinque anni passati a Locri mi sono reso conto che per sconfiggere la malavita organizzata non basta una politica repressiva, anche se necessaria, ma occorre unirla ad una politica di impegno a favore del cittadino. Chiedo umilmente alla politica e agli imprenditori di creare lavoro per i giovani, per frenare l’emorragia di una nuova emigrazione.
Invito tutti, credenti e non credenti, ad una svolta di dignità. Reagiamo con forza alla ’ndrangheta; denunciamola con coraggio, perché la paura è una catena per la nostra libertà, rifiutiamo con decisione i benefici che possiamo trarre dal suo aiuto e dal nostro silenzio. La ‘ndrangheta è un male dal quale o si esce tutti assieme o non si esce mai.


8. Guardiamo con una certa apprensione alla nostra Regione e alla nostra città. Nel contesto generale di questa crisi che affligge tutti, in Regione noi viviamo una crisi più drammatica, per un mancato progresso, in parte addebitabile a noi stessi. Soffriamo per il mancato buon uso delle risorse, per la ramificazione malavitosa negli apparati della pubblica amministrazione e per la cura di interessi privati a danno del bene comune. Certo c’è anche il buono, ed è tanto, e per questo noi ringraziamo le autorità regionali, provinciali, i signori sindaci e quanti con essi collaborano per il lavoro che fanno, alcune volte veramente eroico. Pensando poi alla sede di Bova, penso sia doverosa la rinata attenzione verso la cultura grecanica, che deve essere promossa.
Non possiamo, però, chiudere gli occhi sulla realtà e non rilevare che la speranza in mezzo alla gente è venuta meno. Ho seguito da lontano le vicende di questa nostra città e sono convito di dover iniziare il mio ministero di vescovo proprio dalla speranza, incoraggiando soprattutto i giovani a non demordere. Lo farò in ogni modo, ma aiutatemi.
Miei cari giovani, sono consapevole che neanche noi uomini di Chiesa abbiamo saputo meritare alcune volte la vostra fiducia, a causa delle nostre infedeltà. Ma vi invito a non fare di ogni erba un fascio e a considerare l’innumerevole schiera di uomini di Chiesa che sono rimasti fedeli a Gesù Cristo sino all’eroismo. Riapriamo un dialogo di fiducia e di impegno comune. Abbiamo bisogno della vostra voce critica, dei vostri ideali, della vostra capacità di interpretare il futuro. Se voi perdete la speranza, si offusca l’orizzonte del nostro futuro. Lo dico soprattutto a voi giovani delle nostre associazioni e movimenti che abbraccio di vero cuore e che spero di incontrare ad una ad una.

Nel programmare la mia settimana lavorativa, ho in mente di dedicare all’ascolto di voi giovani un giorno per settimana, se accetterete di dialogare con me.
A tutti i credenti dico di rendere ragione della speranza che possediamo come dono della fede, dando ad essa un volto, quello della testimonianza dei valori cristiani e della fuga da ogni compromesso con il male. Chiedo ancora a voi sacerdoti coerenza per essere credibili nel nostro annuncio; e a voi seminaristi, che unite alla vostra giovane età la consacrazione alla missione nella Chiesa, di offrire il vostro entusiasmo e la vostra sensibilità, coniugandoli con una formazione veramente robusta. Siate fedeli a Gesù e uomini tutti di un pezzo.
Invito umilmente tutte le istituzioni ad uno sforzo comune per dare alla nostra città una speranza, fondata su correttezza di vita e non su facili e scontati moralismi, su contenuti autentici e non su parole ingannatrici. A tutti coloro che si dicono credenti e lavorano nella politica e nella pubblica amministrazione l’invito ad essere trasparenti, rispettosi della legalità e del bene comune, non avrebbero senso altrimenti le folle oceaniche appresso alle immagini sacre portate in processione.


9. A questa società secolarizzata, come vescovo offro l’invito a riportare il timore di Dio al centro della vita. Se ciò avverrà, vi assicuro che questa nostra città rifiorirà. Il Dio che annunciamo è il Dio misericordioso che si apre alla condivisione con l’uomo e perciò alla misericordia e al perdono. Il Dio che non respinge nessuno, il Dio che cerca chi si è smarrito; ma il Dio anche esigente che chiama a conversione. E’ il Dio del quale Gesù ha parlato attraverso l’immagine del buon pastore. Egli è il Dio che dona vita a chi lo incontra. Il Dio che si lascia cercare e trovare, il Dio sempre disposto ad accogliere la nostra preghiera. Perché questo Dio possa esser predicato e percepito dalla nostra città, chiedo quanto chiese Giovanni Paolo II all’inizio di questo millennio: fate delle parrocchie scuole di preghiere e inserite la preghiera nel tessuto vivo dell’azione pastorale. Bisogna pregare di più e meglio. Siate soprattutto voi religiosi e religiose maestri in tal senso.
Sui nostri propositi e sulle nostre speranze, sul mio cammino di vescovo di questa Chiesa chiedo la vostra preghiera e la benedizione di Dio, l’intercessione della Madonna della Consolazione, dei santi protettori, di S. Francesco di Paola, Lumen Calabriae. Con le sue parole benedico di cuore tutta la Diocesi: Ci accompagni sempre la grazia di Gesù Cristo benedetto che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni. Amen. “. I fedeli, in meno di cinque minuti sciamano e brulicano il sagrato, poi spariscono dietro l’angolo. Il passaggio di consegne c’è stato, l’atto di fede pure. Ora, ognuno deve fare la sua parte e non delegare. La fede, credenza nell’esistenza di Dio, non è un fatto privato, ma basato su una comunità operante ed operativa; la fede, è credere in concetti, dogmi o assunti in base alla  convinzione personale al di là dell'esistenza o meno di prove; un modo di relazionarsi con Dio. Sebbene, esista un sufficiente numero di prove storiche, sia dell’esistenza di Dio, sia del suo intervento nelle questioni umane.

Serve, la presa di coscienza e di responsabilità, ma soprattutto, occorre più umiltà, chiese aperte, accoglienza (il vero tallone d’achille) e preghiere accompagnate dal canto. Il pastore è buono, forte e scaltro. Egli ha costruito la sua casa sulla roccia… Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande. Giuseppe Fiorini Morosini ha dimostrato di avere spiccate “doti contadine”…Ora et labora. “Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. Un'altra, cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno”. Intanto ha fatto visita ai carcerati: ''Sono qui per dirvi tutto l'impegno della Chiesa per voi: perché il carcere sia sempre più umano e sia ambiente di riscatto e redenzione; che la Chiesa non è allineata con una certa cultura giustizialista tipo quella tradotta nel detto che spesso leggiamo sui giornali: chiudete e gettate la chiave. Crediamo nell'uomo e nella sua capacità di riscatto''. Così il neo-arcivescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, si è rivolto ai detenuti cui ha fatto visita. Avendo sempre presenti e bene in mente, le sette opere di misericordia corporale: Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti. E le sette opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti. Domenico Salvatore


Per il Presidente Scopelliti quello di Mons. Morosini è stato un Messaggio di Verità

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Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, commentando l'intervento di insediamento del nuovo Arcivescovo di Reggio Calabria Giuseppe Fiorini Morosini ha detto: "E' stato un messaggio di grande verità, profondo nei contenuti e fermo nella testimonianza, con un invito a costruire un domani migliore per tutti. La responsabilità dei religiosi ad essere coerenti con le parole del Vangelo, la sollecitazione ai fedeli di assumere comportamenti ispirati alla dottrina sociale della Chiesa, l'indispensabile trasparenza nell'azione politica, il contrasto senza quartiere alla criminalità organizzata che va combattuta con la repressione ma anche con la promozione umana del lavoro e della cultura, l'invito a fare presto, l'attenzione verso i giovani, l'approccio umile eppure fermissimo nella testimonianza dei valori rappresentano alcuni dei passaggi di un messaggio di elevato spessore non solo religioso ma anche etico e civile". 

Scopelliti ha continuato dicendo che "in alcuni passaggi dell'Arcivescovo ho trovato delle similitudini con gli interventi d' insediamento di altre autorità istituzionali e politiche della nostra regione sul ruolo svolto dai media nella nostra regione. E le ho trovate quando ha sostenuto che la Chiesa sta contrastando la 'ndrangheta "con interventi mirati, da parte del magistero dei Vescovi, con iniziative coraggiose da parte di preti e di laici, che molte volte hanno pagato di persona, ma, soprattutto, con il lavoro silenzioso svolto nelle parrocchie, del quale nessuno si accorge e sul quale i media non parlano perché disinteressati a capire la vera azione della Chiesa, ma a divulgare solo le notizie che fanno scalpore". Scopelliti conclude affermando che "con affetto e convinzione seguiremo l'attività del nuovo Arcivescovo sicuri che la sua guida saprà dare alla Città di Reggio e alla sua Diocesi nuove mete di crescita spirituale e civile, ricercando i fattori di indispensabile unità per costruire il bene comune". o.m.

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Mesoraca (KR): i Carabinieri scoprono una piantagione di 600 piante di cannabis e rinvengono 45 kg di marijuana.

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Mesoraca (KR): i Carabinieri scoprono una piantagione di 600 piante di cannabis e rinvengono 45 kg di marijuana.

 

Questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro hanno concluso un'attività di controllo ed osservazione che durava da giorni che ha portato al rinvenimento di una piantagione di 600 piante di cannabis e il ritrovamento di ben 45 kili di marijuana già essiccata.

Il sito ricadente nella giurisdizione della Stazione Carabinieri di Mesoraca è identificabile con i terreni demaniali, dalla morfologia incredibilmente accidentata e dall'accesso particolarmente difficile, posti tra le località Sant'Antonio ed Arietta, in pratica al confine tra Mesoraca e Petronà.

La scoperta è stata effettuata la settimana scorsa grazie all'attività di perlustrazione aerea effettuata dai militari di questo Comando con l'8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia nell'ambito delle ricerche di Varì Domenico, l'uomo scomparso nei dintorni di Mesoraca da quasi due settimane.

Dall' elicottero dell'Arma con non poche difficoltà è stata scorta una variazione cromatica nel paesaggio, la quale non è sfuggita agli occhi attenti degli investigatori: i colleghi dell' 8° N.E.C., particolarmente efficaci in questo tipo di attività, hanno continuato a sorvolare la zona rinvenendo una sorta di "ragnatela" di piazzole in un territorio che definire aspro e tortuoso sarebbe riduttivo.

Una volta prese le coordinate è toccato ai militari del Nucleo Operativo e della Stazione di Mesoraca avvicinarsi via terra alla zona segnalata : qui, la difficoltà nella marcia si è manifestata ancor più improba in considerazione degli improvvisi crepacci, dei piccoli torrenti e dei solchi profondi diversi metri che all'improvviso si palesavano sul terreno.

L'attività di perlustrazione a terra è durata più di un giorno, ed è servita ad identificare diverse piazzole vicine tra loro pur se separate da cespugli di rovi e sterpaglie, tutte prossime a piccoli torrenti d'acqua, nelle quali insistevano delle piante di canapa indiana alte già 2,5 metri; inoltre in prossimità di un solco del terreno, all'interno di una piccola grotta sono stati rinvenuti sette sacchi di juta con all'interno marijuana già essiccata per un totale di ben 45 kili.

Dopo diversi giorni di appostamenti, si è deciso per l'intervento in considerazione del fatto non di poteva rischiare di far cadere nelle mani della criminalità locale un così grande quantitativo di droga che ad un primo calcolo avrebbe potuto fruttare circa ben ottocentomila Euro con la vendita al dettaglio.

Il Pubblico Ministero di turno, contattato dai militari, ha autorizzato la distruzione in loco delle piante, fatto salvo un numero cospicuo per il repertamento imposto dalla legge; i 45 kili invece sono stati posti sotto sequestro per le analisi di rito.

L'attenzione degli investigatori ora verterà non solo sull'identificazione di chi materialmente è stato in grado di porre in essere una piantagione così ben curata ed ideata, ma soprattutto su chi avrebbe avuto la possibilità di gestire una tale mole di sostanza stupefacente ai fini di spaccio nella zona di Mesoraca, Petilia e Botricello.

Petilia Policastro, 11 settembre 2013

 




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Reggio Calabria, presentazione del libro di Beniamino Cordova "MANUALE PER LA CITTA' METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA"

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Reggio Calabria - Il Centro Studi Tradizione Partecipazione, d'intesa con il Coordinamento Grande Città del PdL, organizza per domani giovedì 12 settembre p.v. in Piazza Camagna con inizio alle ore 18,30 la presentazione del libro: "MANUALE PER REGGIO CITTA' METROPOLITANA" di Beniamino Cordova. Una ricerca che ha come obiettivo l'illustrazione di un modello, di uno schema, di un sistema utile per poter pianificare e rendere operativa la costituenda Città Metropolitana di Reggio Calabria. In particolare, lo studio sottolinea l'importanza della predisposizione di un piano strategico di livello metropolitano che riesca ad attuare le leggi nazionali e gli indirizzi di livello europeo in materia. 
Di questi importanti argomenti ne discuteranno, oltre all'autore, il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, l'Assessore regionale alle attività Produttive, Demetrio Arena, Il Presidente dell'Assemblea dei Sindaci della Locride Giorgio Imperitura, il Presidente dell'Associazione dei Comuni dell'Area dello Stretto Roberto Vizzari. I lavori saranno introdotti dal Presidente del Centro Studi Giuseppe Agliano  e dal Coordinatore PdL Grande Città.


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OPERAZIONE AMMITT Interessi economici della ‘ndrangheta in Toscana: sequestrati immobili, società, autoveicoli per oltre 43,8 milioni di €

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OPERAZIONE AMMITT

Interessi economici della 'ndrangheta in Toscana:

sequestrati immobili, società, autoveicoli per oltre 43,8 milioni di € a Montecatini Terme (PT), Gioia Tauro (RC) e Lamezia Terme (CZ).

Arrestate 5 persone per trasferimento fraudolento di valori.

 

 

Dalle prime luci dell'alba è in corso una operazione a contrasto della criminalità organizzata tra Toscana e Calabria, coordinata dalleProcure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria.

Le indagini, condotte per oltre due anni dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pistoia e del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze, si sono concluse con l'arresto di 5 soggetti ed il sequestro penale di un ingente patrimonio illecito del valore di oltre 43,8 milioni di € in Toscana ed in Calabria.

La vasta operazione odierna vede impegnati, nella sua fase esecutiva, anche Reparti della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Catanzaro e Lamezia Terme.

Contestualmente, i medesimi soggetti e l'ingente patrimonio vengono colpiti da sequestro di prevenzione patrimoniale antimafia sulla base di indagini effettuate congiuntamente dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria e dai finanzieri del Nucleo PT di Pistoia e del G.I.C.O. di Firenze.

 

Le attività investigative condotte dalle fiamme gialle di Pistoia e Firenze hanno consentito di accertare la presenza di interessi economici in Toscana indirettamente riconducibili a R.A. di anni 39, originario di Gioia Tauro (RC).

Già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso in via definitiva dalla Corte d'appello di Reggio Calabria nell'ottobre del 2000 quale appartenente alla potente 'ndrina dei MOLE' di Gioia Tauro per aver favorito la latitanza di Girolamo MOLE' e per avere gestito i rapporti economici della cosca allo scopo di realizzare lo sfruttamento economico delle opportunità offerte dalla sviluppo dell'area portuale di Gioia Tauro, il R.A., nell'ultimo decennio, aveva spostato i propri interessi economici in Toscana.

La capillare e costante azione di controllo del territorio da parte dei finanzieri toscani ha portato all'individuazione ed alla minuziosa analisi delle attività economiche avviate dai componenti della famiglia del citato R.A.. Le susseguenti indagini, sviluppatesi attraverso intercettazioni, pedinamenti, appostamenti ed una capillare ricostruzione dei redditi dichiarati e dei patrimoni accumulati e/o gestiti nell'ultimo decennio dall'intero nucleo familiare di R.A. hanno così consentito, grazie anche all'utilizzo dell'applicativo "Molecola" sviluppato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, di accertare una considerevole sperequazione tra redditi e patrimoni, nonché di scoprire come, al di là della formale intestazione, l'effettiva titolarità di una serie di aziende, intestate, a vario titolo, ai componenti della famiglia, fosse di fatto riconducibile alla piena ed esclusiva disponibilità di R.A.

Le indagini patrimoniali hanno permesso di risalire ai flussi economici che, negli anni, hanno portato R.A. ad accumulare e gestire illecitamente un ingente patrimonio costituito da beni immobili, deposti bancari e società operanti nei settori immobiliare (in Toscana e Calabria) e della gestione di case di cura (Calabria).

E' stato quindi possibile verificare come gli interessi economici di R.A., inizialmente orientati verso l'acquisizione di una casa di cura per disabili a Gizzeria Lido (CZ), nel tempo si siano spostati verso la Toscana, nel tentativo di diversificare e meglio occultare le ingenti disponibilità economiche; a tale scopo veniva creata anche una holding di controllo su 5 società, tra cui 2 immobiliari con sede a Montecatini Terme (PT) con cui sono state realizzate numerose villette a schiera ed appartamenti a Buggiano (PT) e Cerreto Guidi (FI).

L'intero patrimonio immobiliare che oggi viene sottoposto a sequestro è costituito da n. 29 immobili, tra cui spicca il vasto e moderno complesso immobiliare della casa di cura di Gizzeria Lido (CZ). Ben 12 i fabbricati residenziali con relative pertinenze sequestrati in Toscana; 17 i beni immobiliari sequestrati in Calabria. Sottoposti a sequestro anche n. 10 autoveicoli (di cui n. 3 di grossa cilindrata).

Sono altresì oggetto del provvedimento di sequestro 7 società: la holding capogruppo con le sue 5 società controllate, nonché il 50% delle quote di una ulteriore società immobiliare di Montecatini Terme ed il 66% delle quote della di una cooperativa recentemente costituita – ed ancora inattiva – creata per gestire in Calabria una nuova struttura alberghiera destinata ad ospitare migranti.

Il sequestro colpisce infine oltre 140 rapporti finanziari la cui complessiva consistenza è in corso di quantificazione.

 

Le indagini economico-patrimoniali svolte dai finanzieri del Nucleo PT di Pistoia e del G.I.C.O. di Firenze, sono altresì confluite nell'ulteriore indagine che la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria aveva autonomamente e contestualmente avviato sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. La sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio non era infatti sfuggita agli occhi degli investigatori reggini, che avevano così avviato mirati accertamenti finalizzati all'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali antimafia ai sensi del D.Lgs. 159/2011.

Il successivo prezioso ed efficace coordinamento tra le Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria ha portato alla convergenza degli elementi di responsabilità raccolti nel corso dell'indagine penale con gli accertamenti condotti nell'ambito del procedimento di prevenzione. Grazie a tale sinergia, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso l'ulteriore provvedimento di prevenzione antimafia oggi in esecuzione, disponendo il sequestro dei beni anche ai sensi di tale normativa.

 

La duplice applicazione giuridica ("penale" e di "prevenzione antimafia"), rende ancor più incisiva l'azione di contrasto alla criminalità organizzata ed al reinvestimento dei suoi patrimoni che, come hanno dimostrato le indagini delle Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria, vede interessata la Toscana in quanto area fortemente appetibile per il riciclaggio degli ingenti capitali illecitamente accumulati.



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Inaugurazione l’espace, il nuovo punto di incontro tra Architettura, Scenografia floreale, Custom Design, che nasce a Reggio Calabria e guarda al mondo contemporaneo

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l'espace_ Punto di incontro tra Architettura, Scenografia floreale, Custom Design.

 

Venerdì alle ore 19:00 inaugura l'espace, il nuovo punto di incontro tra Architettura, Scenografia floreale, Custom Design, che nasce a Reggio Calabria e guarda al mondo contemporaneo.

 

l'espace_il concept

 

L'espace  dal suo significato letterale "Lo spazio" è un luogo contenitore e contenuto dedicato al progetto ed alla sua concezione. L'espace è lo spazio che interseca il passato ed il futuro delle storie dei suoi protagonisti e segna il passaggio dall'esperienza individuale ed esclusiva alla convergenza, in un unico concept, della propria visione progettuale. All'esterno de L'espace, c'è il lungomare di Reggio Calabria con la sua incantevole scenografia naturale, all'interno c'è la passione per l'architettura, il design, l'ospitalità di charme, la decorazione floreale e la progettazione di eventi di stile. Stefano Trapani,  Marie Christine Born, Anne Vitchen e Vincenzo de Stefano: sono loro gli ideatori del co-working che trae origine, oltre che dalla volontà di valorizzare le proprie professionalità, soprattutto dal sentimento di amicizia e stima reciproca nato tra figure diverse per competenza e provenienza: Stefano nasce a Palermo, Enzo a Reggio Calabria, Marie Christine a Losanna in Svizzera, Anne a Parigi.

L'espace è un network contemporaneo ed innovativo che diventa sintesi e sviluppo del pensiero creativo di ciascuno e mette a servizio dell'altro la propria esperienza di eccellenza nel proprio settore. Un modello di progresso del concetto di impresa che guarda alle avanguardie del gusto, dello stile e del design, sempre più attente all'originalità ed alla personalizzazione delle proposte. Da tempo il mondo del design si interroga sugli sviluppi delle tendenze del mercato, sul nuovo modo di interpretare il ruolo del designer e, superato il tempo delle grandi archistar, orienta la ricerca verso soluzioni innovative, non omologate o dominate dal monopolio delle produzioni industriali. L'espace esprime questa ricerca e questa passione per la poetica del bello e la cura del dettaglio. È questa la linea trasversale che attraversa ogni espressione di questo spazio. L'espace è  contenitore e contenuto di progettazione architettonica e di stile, design del mobile del complemento, progettazione custom design, progettazione di eventi, installazioni e decorazioni floreali. Il custom design è curato dall'architetto Stefano Trapani ed è dedicato all'esclusività, in antitesi al design di produzione delle grandi aziende, e riguarda anche i gioielli con pietre preziose e semipreziose disegnati dallo stesso Trapani insieme a Miky Born. La decorazione floreale e lo stilismo di Anne Vitchen, una delle tre top list di fioristi decoratori della Ville Lumière si unisce allo stile, alla tecnica ed alla sapiente esperienza di Vincenzo de Stefano nella proposta raffinata ed esclusiva per eventi ed installazioni di classe. A muovere le fila di questo meccanismo dinamico, su scala nazionale, sarà l'esperta in comunicazione e marketing Miky Born, punto di riferimento nella ospitalità di charme in Calabria. Gli interni de l'espace, nell'interpretazione architettonica di Stefano Trapani, segnano un percorso di stile: dalla boutique floreale dedicata ai bouquet strutturati e agli oggetti cadeaux, alle candele e oggetti della raffinata ricerca del gruppo Vitchen-De Stefano, al corner dedicato agli orologi di secondo polso, al collezionismo rappresentato da prestigiosi marchi del mondo dell'orologeria di lusso, alla gallery sul mondo del design e dell'arte. L'espace è uno spazio di innovazione che sprigiona energia.

 

L'espace_il network

 

Anne Vitchen _ Fiorista decoratrice parigina, Anne Vitchen ha creato, a Parigi, il Jardin de Matisse nel 1998.
Col passare degli anni, forte della sua creatività e del suo desiderio di unicità, diventa leader indiscussa e richiestissima nel settore degli allestimenti di prestigiosi eventi e della decorazione floreale degli alberghi di lusso. Insieme con il suo consolidato staff, si dedicherà non solo alla decorazione floreale ma anche alla scenografia, curandone ogni dettaglio stilistico. Entrata a far parte della top list dei migliori decoratori fioristi di Parigi conterà, tra i suoi prestigiosi clienti, Louis Vuitton, Cartier, Boucheron, Chloé; Musei come il Louvre, il Castello di Versailles, il Museo Rodin, il Museo di Cluny, il Centro Pompidou. Verrà inoltre scelta da
Lakshmi Mittal, della Arcelor Mittal, per lo sfarzoso ricevimento nuziale del figlio all'hotel Bristol. Anne si occupa, inoltre, della decorazione floreale quotidiana di uno dei più raffinati Palace Hotel di Parigi, appena ristrutturato dal grande Philippe Starck, il Royal Monceau. Insieme e per Starck curerà il lancio mondiale della "rosa Starck" a Parigi. Innamorata dell'Italia, grazie all'unione professionale con Marie Christine Born e Vincenzo De Stefano, ha come obiettivo quello di unire la raffinatezza parigina alla bellezza italiana.

 

Miky (Marie Christine) Born _ Miky nasce a Losanna in Svizzera dove vive fino al termine degli studi universitari, cresciuta da una famiglia in cui cultura e bellezza erano il credo quotidiano e dalla quale ha ereditato un forte senso estetico. Dopo la laurea in Giurisprudenza si trasferisce in Calabria dove decide di vivere, affascinata dalla sua bellezza naturale. Forte delle sue capacità imprenditoriali e giuridiche, accompagnata da grande determinazione, ha creato, costruito e gestito insieme al marito uno dei primi villaggi turistici di Capo Vaticano (Baia del Sole). Nel 2000 rinnova l'esperienza con un Resort Hotel con all'interno uno dei pochi centri di Talassoterapia e SPA. Lo stile minimalista e raffinato del Capovaticano Resort, gestito dalla catena francese Accor – Mgallery è impregnato del modo di concepire l'ospitalità di Marie Christine. Il suo ultimo lavoro, nel mondo dell'hotellèrie è l'acquisto e la ristrutturazione dell'antico convento cinquecentesco di San Francesco da Paola a Tropea oggi Hotel Boutique a cinque stelle e con poche camere nonché dimora storica e residenza di Marie Christine (Villa Paola). Il filo conduttore nel suo lavoro è la ricerca del benessere per i suoi ospiti in una cornice di lusso naturale. Il suo credo è rispettare la natura esaltandone la bellezza.

 

Vincenzo de Stefano _ La passione per l'arte floreale nasce in Vincenzo de Stefano seguendo le orme del nonno, titolare dell'attività di famiglia, di cui già giovanissimo prenderà le redini. In anni di intenso lavoro, sviluppa la propria tecnica con una visione personale e contemporanea che vedrà ne "Il Fiore Di Desna", inaugurato nel 2004 nel cuore di Reggio Calabria, la sua prima identificazione a livello stilistico e concettuale, interpretata dall'architetto Stefano Trapani nella progettazione degli interni. Il Fiore di Desna diventerà un contenitore di idee e progetti e negli anni sarà anche un punto di riferimento per i cultori della musica jazz di cui ospiterà importanti interpreti. L'essenzialità e la poeticità di Vincenzo diventano il suo punto forte negli allestimenti floreali, riuscendo a creare un'ambientazione unica per ogni occasione. Affiancato da altri collaboratori, si occuperà, nel tempo, non solo degli allestimenti ma dell'intera organizzazione degli eventi. La sua creatività innata e il suo spirito comunicativo lo porteranno facilmente ad aprirsi al mondo. Resta particolarmente affascinato dalla Francia da cui porterà oggetti e idee innovative. La Francia diventa per lui il punto di partenza verso una nuova interazione, sognata da sempre, con un mondo diverso da quello in cui vive e lavora. Questa ricerca conduce Vincenzo a instaurare un sodalizio lavorativo con Anne Vitchen del Jardin de Matisse, una delle prime e più accreditate fioriste stiliste di Parigi, con cui – insieme a Miky Born, eccellenza nell'ospitalità alberghiera di stile in Calabria - costituirà la società "Atmosphères".

 

Stefano Trapani _ Architetto per vocazione, Stefano Trapani si laurea a Reggio Calabria e subito dopo si trasferisce a Parigi ed inizia a lavorare presso lo Studio di Pier Colboc, progettista - insieme a Gae Aulenti - della riconversione della Gare d'Orsay in Musée d'Orsay. Dopo tre anni fonda il proprio studio di Architettura a Reggio Calabria. Si occuperà di progettazione architettonica residenziale, alberghiera, architettura commerciale e design. Col passare del tempo intensifica la progettazione di resorts e hotels con interventi architettonici di considerevoli dimensioni. Nel 2008 inizia ad essere presente sui media partecipando a trasmissioni condotte dal giornalista Giorgio Tartaro, e a lui dedicate, su Leonardo canale 418 di Sky. Nel 2011 si iscrive all'Albo degli Architetti di Parigi e fonda, insieme a un socio francese, lo studio Trapani&Perez Architecture nel quartiere del Marais a Parigi. Insieme all'architetto Perez si dedicherà allo studio della riqualificazione urbanistica di Gennevilliers, città alle porte di Parigi. Da questa esperienza deriva la redazione di un capitolo su "Dalle Piazze urbane alle Piazze Virtuali" di Alessia Galimberti per Maggioli Editore. Con la designer Alessia Galimberti disegna una collezione di complementi d'arredo esposte al Salone del Mobile di Milano 2012. Nello stesso anno vince il premio come Miglior Designer nel concorso "Il Genio delle Due Sicilie" con il tappeto, prodotto da Karpeta, in viscosa e lastre di marmo da 5 mm. Il tappeto diviene oggetto di una mostra itinerante e verrà esposto al Municipio del V arrondissement di Parigi in Piazza del Pantheon. Il numero di ottobre 2013 di Marie Claire Maison Francia dedicherà a Stefano Trapani un servizio sui suoi progetti di interni, catturati nella magistrale fotografia di Alexandra Meurant Zurini.

 

Photography exhibition

 

Alexandra MEURANT_ZURINI _ Globetrotter nata a Lille nel nord della Francia nel 1980, ha vissuto a Madrid ed a Londra, dopo essersi diplomata alla Scuola delle Belle Arti, ha percorso l'India e l'Africa per passione e per lavoro. Vive tra Parigi e l'Italia, precisamente in Puglia, dove, ha recentemente acquistato un romantico trullo circondato da un grande uliveto. Col marito Thomas Zurini ha creato STUDIO AZ, studio nomade specializzato in Lifestyle (interiors, food, ritratti e paesaggi). Alexandra dice di se che oggi realizza dei reportage come quadri italiani. Tra le testate che hanno pubblicato i suoi lavori: Elle Dèco France, UK, Giappone, Germania – Maison Française – AD France e Italia –Milk dècoration – Coté Ouest – Coté Sud – Art Travel. Sua è la firma dell'immagine di copertina di AD Italia Agosto 2013.

 

La conferenza stampa ed il vernissage saranno in diretta streaming you tube su www.stefanotrapani.it.

Special thanks: Alloic service; Laruffa Luppino; Novadomus, Ramaco, Il punto Snc, impresa Papalia, impresa Ferrante, Delta Light Italia, Giulio Malatacca, Vetrerie D'Amico, Progetto Isogeo, Artrend Snc.



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Dall’Abruzzo a Napoli. Le geografie del Mediterraneo e la cultura mediterranea napoletana in Gabriele D’Annunzio a 150 anni dalla nascita

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Dall'Abruzzo a Napoli. Le geografie del Mediterraneo e la cultura mediterranea napoletana in Gabriele  D'Annunzio a 150 anni dalla nascita

 

di Pierfranco Bruni

 

 

Il viaggio lungo le rotte del Mediterraneo di Gabriele D'Annunzio (siamo a 150 anni dalla nascita) ha come punti di riferimento le sue radici abruzzesi e quindi adriatiche e la sua permanenza a Napoli. Napoli è una città – spazio nella quale Occidente ed Oriente si intrecciano. Dall'Abruzzo, terra nell'Adriatico e di linguaggi adriatici, alla latinità di Roma con le eredità greche e i venti del Mediterraneo, Gabriele D'Annunzio sosta per due anni, anni fondamentali, nella città culla dei legami tra le culture del Sud e i Mediterranei. Napoli.

Punto di riferimento, dunque, e scrittore che vive l'influenza di Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio, ma le amicizie napoletane caratterizzeranno anche il suo approccio letterario alla vita in una visione in cui l'immaginario popolare diventa identità  di costanti echi mediterranei.

A Napoli vive tra il 1891 e il 1893. Anni significativi. Qui scrive sul "Corriere di Napoli" sul "Mattino" e intreccia legami con quel mondo culturale che arricchirà la sua ironia. Qui pubblica, a puntate sul "Corriere di Napoli" dal 10 dicembre 1891 all'8 febbraio del 1892, uno dei romanzi chiave della sua intraprendente produzione narrativa: L'innocente.

Sul "Mattino", nuovo quotidiano di Scarfoglio e Serao, si confronta con Zola, Wagner, Nietzsche con articoli che offrono un originale chiave di lettura. Il D'Annunzio napoletano è anche lo scrittore del sublime, degli amori intrecciati all'estasi, del Giovanni Episcopo, del pensare  a Il trionfo della morte ma scritto in Abruzzo, dell'annotare riflessi che porteranno a il Poema paradisiaco, dell'attraversare i segni che condurranno a Le vergine delle rocce.

A Napoli il suo ardere vivendo non è fatto di amori fatui. Catia Giusmini ebbe a scrivere: "A Napoli, dove si trattenne per tutto il periodo della pubblicazione dell'Innocente sia per l'impossibilità di tornare a Roma sia per la triste situazione della famiglia  a Pescara, D'Annunzio conobbe una nuova passione" in D'Annunzio. Vita, poetica, opere scelte, "Il Sole 24 Ore", Milano 2008.

Si trattava, dunque, della principessa siciliana Maria Gravina Cruyllas di Ramacca. Era la moglie del conte Ferdinando Anguissola di San Damiano. Ma la relazione con Barbara Leoni continuò sino al novembre del 1892. Intanto la sua amante era uscita in cinta.

Dedicava all'amico Enrico Nencioni le sue Elegie romane tranne le ultime tre composizioni. Alla fine degli anni napoletani D'Annunzio ritornò in Abruzzo. Il legame tra la sua terra natìa e Napoli rafforzò in modo consistente quella geografia culturale ed esistenziale tra il suo mondo Adriatico, tra i pastori e il mare, e il Mediterraneo di una napoletanità tutta intrisa di eredità orientali.

Ma la Grecia costituiva una sua passione nata nella classicità dei suoi modelli culturali che hanno definito il suo processo filosofico nel senso del tragico che incontra l'ironia. Il senso del tragico è anche in quell'immaginario che attraversa le sue amanti, le donne che lo hanno amato, le donne con le quali ha stabilito un rapporto non solo fisico ma intellettivo.

Nella tragedia non può che esserci l'inquietudine della recita, ovvero il teatro. Per D'Annunzio il teatro sono anche nel vissuto delle strade di Napoli. Il teatro è il comico. Ma è soprattutto lo strazio degli amori, gli indefinibili amori che hanno sempre un loro finale questo finale ha bisogno degli applausi e mai del silenzio. Eleonora Duse è un esempio emblematico. La commedia si trasforma nella teatralità tragica di un raccontare il proprio esistere.

Napoli non è l'altra dimensione del suo Abruzzo. Anzi, è piuttosto la completezza.  Una completezza che è complessità di due geografie nelle quali D'Annunzio ha "strutturato" i suoi modelli anche espressivi. Ogni personaggio sembra proporsi come se dovesse recitare. Nei suoi romanzi c'è un dialogare che è sempre un canto e un contro canto. Ma anche in molte sue poesie.

Si pensi a "La pioggia nel pineto". Questo canto e controcanto è, appunto, l'intreccio tra le eredità adriatica del suo Abruzzo e la grecità espressa e riconquistata (perché già la viveva come elemento classico derivanti però dalla sua forte preparazione tra testi latini e testi ellenici) a Napoli in termini fisici. Per penetrare quel mondo greco nell'estate del 1895 parte per una crociera nel Mediterraneo con il panfilo "Fantasia" di Edoardo Scarfoglio. Un viaggio piuttosto di conoscenza, di ricerca, di motivazioni antropologiche.

D'Annunzio ha bisogno di navigare il Mediterraneo perché ha bisogno di toccare le acque elleniche, perché senza la fisicità di quei luoghi il teatro greco non avrebbe senso. Il suo navigare tra le acque elleniche, tra delusioni alla vista e alla visita di città, è stato un bisogno esistenziale.

D'Annunzio scriverà: "Il mio lungo e vago sogno di dramma fluttuante, s'è alfine cristallizzato. A Micene ho riletto Sofocle ed Eschilo, sotto la porta dei leoni. La forma del mio dramma è già chiara e ferma. Il titolo: La città morta".

È tutto perituro. Le civiltà, i templi, la memoria, gli amori. Tutto diventa una città sepolta oltre ad essere una città morta. Ma D'Annunzio ha bisogno di questo passaggio tra le geografie esistenziali e dei luoghi che vanno dall'Abruzzo a Napoli e da Napoli alla Grecia. Perché è a Napoli l'imprevedibile attraversamento tra l'innocenza del dramma e il fuoco attraversato dalla morte che trionfa. Non sono solo le amanti e gli amori ma Napoli è anche il suo scenario estetico e popolare che lo condurrà, per motivi non certo letterari, a Parigi.

Il suo Abruzzo non resterà nella nicchia dei suoi labirinti. Vivrà nella sua anima ma senza Napoli non solo non avrebbe capito l'importanza di un vero giornalismo culturale (Scarfoglio e Serao sono riferimenti certi) e non si sarebbe aperto ad una visione quasi boccacciana del mondo popolare ma neppure si sarebbe realizzato un legame metastorico e metafisico tra il suo Adriatico e il Mediterraneo.

Napoli costituisce il vero centro. Il nodo fondamentale che gli permetterà di comprendere il valore umano del teatro e non solo il teatro come fatto letterario. È un dato di estrema importanza per un poeta e uno scrittore che ha sempre coniugato le eredità greche con quelle latine in uno scavo che è quello della contemplante tragedia.

L'ironia napoletana è la tragicità filosofica greca. Dei concetti che possono restare avulsi dall'incontro tra la sua formazione Adriatica e il suo essere profondamente radicato nella cultura mediterranea. Non c'è divergenza. Piuttosto, per D'Annunzio, l'inclusione di queste due realtà costituiscono un unico modello: sia dal punto di vista complessivamente culturale sia sul piano dell'intreccio dei personaggi che campeggiano nelle sue opere.

Il senso tragico è nell'ironia napoletana ed è nella nostalgia abruzzese. Non sono due aspetti separati. Il suo viaggio, in autonomia, con il suo contesto, è un viaggio alla ricerca, comunque, della classicità.

La sua classicità lo rende protagonista in un Novecento europeo. Senza D'Annunzio il Novecento non avrebbe aperto le vie alla poesia moderna e non avrebbe dato un senso all'inquieta sensualità dei personaggi. Ma il suo Adriatico è un viaggiare tra le terre di un mondo contadino e un confrontarsi costante con le marine mentre nel suo Mediterraneo il mito è la pagina in cui la griglia simbolica è uno scavo costante nella memoria.

 

 




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Dove sboccia il foliage. Tra le sfumature dei boschi, nei pascoli di montagna, intorno al lago

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Dove sboccia il foliage…

 

Tra le sfumature dei boschi, nei pascoli di montagna, intorno al lago. Delizie d'autunno, quando torna il sole dell'Indian Summer

 

 

Il profumo del vino appena stilato dalle botti si espande nell'aria, le castagne cominciano a saltellare bruciacchiando sul fuoco e ravvivando le strade di campagna e riscaldando le case, il paesaggio si tinge, a poco a poco, di sfumature rossastre. I boschi si trasformano in un'immagine impressionista di colori caldi e intensi, dall'arancione, il giallo, il rosa, il rosso quasi vermiglio. E il sole torna a splendere, dando il meglio di sé, prima di lasciare spazio alla stagione più fredda. È il tempo dell'estate indiana, quella che negli Stati Uniti chiamano Indian Summer e che in Italia è la sfavillante Estate di San Martino. Il periodo più adatto per concedersi una vacanza alla scoperta della magia di diversi foliage.

 

 

Nuance e delizie all'Alpe di Siusi

É uno spettacolo che non ha uguali quello delle nuance multi-sfaccettate delle foglie che decorano il più grande altopiano d'Europa, l'Alpe di Siusi (Alto Adige – Südtirol). Qui la tradizione si fonde con il romanticismo e con una galassia di attività sotto il cielo caldo e gradevole d'autunno. Nell'eleganza del Falkesteiner Hotel & Spa Lamm Castelrotto (BZ), nell'omonimo paesino dell'Alpe di Siusi, ci sono infinite opportunità per godersi il sole di San Martino, dedicarsi alle squisitezze della cucina Alpe-Adria, o lasciarsi avvolgere dal benessere dell'Acquapura SPA. Fino al 1° dicembre, si vivono "Giorni romantici allo Sciliar", con 4 notti e gita in carrozza, prosecco, due ore private nella sauna del centro wellness (da 289 euro) o "Midweek Special": 3 notti da pensione ¾, oasi benessere e serate gourmet (da 189 euro). Nella stagione dei Törgellen, si va di maso in maso ad assaggiare il vino novello, i salumi e le castagne, sperimentando un bagno di fieno o una degustazione al buio. Fino al 27 ottobre si parte per un tour tra le Delizie autoctone-cultura culinaria dell'area vacanze Alpe di Siusi, tra piatti contadini, grappe distillate e caffè (3 o 4 notti da 305 euro).

 

Per informazioni: Falkesteiner Hotel&Spa Lamm Castelrotto

Piazza Krausen, 3

39040, Castelrotto (BZ)

Tel. 0471.706343

E-mail: kastelruth@falkensteiner.com

Sito web: www.falkensteiner.com/it/hotel/kastelruth

 

Riflessi di foliage sul Lago di Carezza

Tra le montagne rosa delle Dolomiti, colorate dalla profezia del leggendario Re Laurino, c'è la collina boscosa più alta d'Europa, la "Talt" di Nova Levante (BZ), a 1.756 metri di altitudine. Alle pendici dei monti del Latemar e del Catinaccio, dove il rosa delle vette si riflette fra il foliage sorprendente degli alberi di larice, che con i loro gialli si mescolano agli abeti sempreverdi, il Romantik Hotel Post, vicino al dolce Lago di Carezza, si immerge nelle tonalità versatili dei colori della natura. Il centro Spa con vista panoramica accoglie le coppie che vogliono trascorrere 3 notte "Romantik in due", godendo del bagno ai petali di rosa e dei massaggi (da 837 euro). Fino al 3 novembre 2013, invece si può approfittare dell'offerta "Bike e Wellness", 7 notti in hotel e 7 giorni di mountain bike, con escursioni guidate e trattamenti benessere (da 982 euro, mezza pensione e tutti i servizi Romantik inclusi) o della proposta "Il paradiso dei cavalieri" per portare in vacanza tra i profumi autunnali il proprio cavallo (7 notti da 964 euro).

 

Per informazioni: Romantik Hotel Post

Via Carezza 30, Nova Levante (BZ)
Tel 0471.
613113
E-mail: 
info@romantikhotelpost.com
Sito web:
http://www.romantikhotelpost.com

 

 

Colori di pascoli e sapori d'autunno

La natura più variopinta è sovrana nella Valle di Tures e Aurina (BZ), paradiso dell'Alto Adige per escursionisti e per chi vuole immergersi nei sapori più autentici della stagione autunnale. Terra dello speck e dei pascoli, invita nei giorni di sole a scoprire le altezzose montagne lungo i sentieri o sue due ruote, ad inoltrarsi tra le malghe e i loro profumi di pane appena sfornato. Fino al 27 ottobre 2013, gli Active Mountain Hotels offrono 19 soluzioni di soggiorno, con tanto di avventure nell'universo naturale ad alta quota e sconti e riduzioni per alcune delle attrazioni più entusiasmanti del territorio. Si può approfittare per una settimana "Valle Aurina in bici" (da 290 euro) o partire per una spedizione guidata alla scoperta del mondo dei mulini di Selva dei Molini fino alla romantica Gola di Lappago (ogni venerdì, fino al 25 ottobre, con i percorsi tematici "Forza dell'acqua"). Nelle valli si rievocano le sagre bavaresi "Kirchtage", mentre il 23 novembre c'è il Mercatino di S. Caterina a Molini di Tures, un mix di tradizione e gusto, tra cavalli, capre, pecore e canederli fatti a mano.

 

Per informazioni: Consorzio turistico Area Vacanze Valli di Tures e Aurina (Alto Adige – Südtirol), Via Aurina 95 – 39030 – Cadipietra – Valle Aurina (BZ)

Tel. 0474.652081

E-mail: info@tures-aurina.com

Sito web: www.tures-aurina.com

 

Tripudio di natura al Richiamo del Bosco

É nel Parco Regionale Boschi di Carrega, a circa 15 km da Parma, che il foliage si esprime più che altrove, rivelando tutte le sue incredibili ed impressionanti manifestazioni. In un tripudio di specie vegetali ed esemplari protetti, le tonalità screziate delle foglie decorano i corsi d'acqua e gli spazi aperti, creando una raffinata atmosfera luminosa. Tra 1100 ettari di alberi, avvolta da querce, faggi, castagni, rovere e prati, c'è una casa, perla di ecologia e di architettura, dove tutto è in armonia con il regno del bosco. È il B&B Il Richiamo del Bosco, un bed&breakfast insolito, che per l'Indian Summer offre due pernottamenti con benvenuto di Parmigiano Reggiano millesimato, ricca prima colazione sotto al portico o nell'orto salotto (se c'è bel tempo) e una deliziosa merenda da gustare tra gli alberi, fatta di squisite torte salate di prodotti autunnali, al sapor di zucca o a base di castagne. E per finire, un succo di sambuco. Prezzi da 80 euro a persona.

 

Per informazioni: B&B "il Richiamo del Bosco"

via Capanna 18, nel cuore del Parco Boschi di Carrega,

43038 Sala Baganza (PR)

Tel. 335.8388895; 0521.1817490

E-mail: info@ilrichiamodelbosco.it

Sito Web: www.ilrichiamodelbosco.it

 

 











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CROTONE: CENTRO STORICO. SORPRESO CON UNA PISTOLA IN MACCHINA TENTA DI CORROMPERE I CARABINIERI. SCOPERTO MARKET DELLA DROGA NELLA SUA ABITAZIONE.

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CROTONE: CENTRO STORICO. SORPRESO CON UNA PISTOLA IN MACCHINA TENTA DI CORROMPERE I CARABINIERI. SCOPERTO MARKET DELLA DROGA NELLA SUA ABITAZIONE.
Nella tarda serata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Crotone hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, porto ingiustificato di armi od oggetti atti ad offendere, porto e detenzione abusiva di armi, istigazione alla corruzione e guida senza patente poiché revocata: GERACE Salvatore, 52enne originario di Crotone, già ampiamente noto alle forze dell'ordine per i reati di rapina, estorsione, armi e stupefacenti.
Nel prosieguo dei servizi finalizzati ad aumentare il grado di sicurezza percepita nella zona del centro storico cittadino nel cui contesto vanno inseriti i controlli straordinari posti in essere nel corso della settimana scorsa, i Carabinieri, al termine di un'attività di osservazione e pedinamento iniziata diversi giorni prima, e dopo averne studiato attentamente i movimenti, hanno bloccato il GERAGE in questa via Lucifero, mentre lo stesso era alla guida della propria autovettura "Renault CLIO".

Privo di patente di guida poiché revocata, il GERACE è stato sottoposto a perquisizione personale e veicolare risultando in possesso di 1 pistola marca "BERETTA" cal. 7,65, Mod. 35, con matricola abrasa, con il colpo in canna.
Visto il precipitare della situazione il GERACE ha tentato disperatamente di corrompere i Carabinieri promettendo loro la cifra di 5.000,00 euro qualora avessero accettato di non procedere. 

I CARABINIERI, ovviamente, hanno risposto estendendo la perquisizione anche alla sua abitazione ubicata in un vicolo del centro storico, la centralissima via Ducarne, ove hanno rinvenuto in camera da letto, complessivamente:
 gr 52 di eroina in cristalli, suddivisa in tre involucri posti all'interno del cuscino in spugna di una sedia;
 un panetto di hascisc del peso di gr 53, nascosto in uno scatolo di scarpe all'interno dell'armadio;
 gr 2 di marijuana, gr 25 di semi di marijuana, 2 cartucce cal. 6,35, 3 cartucce cal. 7,65 e 2 cartucce cal. 9 x 21, celati all'interno di una intercapedine posta nel muro, alla quale si accedeva per mezzo di due aperture nascoste dall'armadio.
Alla fine delle operazioni, ultimate alle prime luci dell'alba, il GERACE, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria, è stato tradotto presso il carcere di Crotone in attesa dell'udienza di convalida.
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Nave brasiliana “Cisne Branco” in porto a Civitavecchia

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Civitavecchia (Roma) Nave "Cisne Branco", il più grande veliero della Marina Militare brasiliana, è giunto ieri mattina nel porto di Civitavecchia.
La nave, ormeggiata presso la banchina 14, resterà in porto fino al 18 settembre p.v. e sarà possibile visitarla gratuitamente nelle giornate di venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 dalle ore 14.00 alle ore 18.00. 
Il "Cisne Branco" viene solitamente utilizzato in attività nazionali ed internazionali di rappresentanza per far conoscere nel mondo la Marina e la cultura brasiliana.
Ha una lunghezza di 87 metri, una larghezza di 10,50 metri e 32 vele.


Civitavecchia, 11 settembre 2013


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ROMA, OPERAZIONE ANTIDROGA DEI CARABINIERI: 20 PUSHER ARRESTATI IN 48 ORE.

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SCATTANO I CONTROLLI IN VARI QUARTIERI. PADRE E FIGLIO CUSTODIVANO LA
COCAINA IN UN’INTERCAPEDINE NASCOSTA DA UNA FINTA PRESA DI CORRENTE.

ROMA 11 Settembre 2013 – Rimane alta l’attenzione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma sul fronte dello spaccio di droga. Nelle ultime 48 ore sono scattati controlli a tappeto in molti quartieri centrali della Capitale, tra cui l’area della Stazione Termini, Esquilino, Trastevere e San Lorenzo, ma anche in quadranti periferici quali Montespaccato, Tor Bella Monaca, Torre Angela, Portuense, Colli Portuensi, Casetta Mattei e San Basilio. Il bilancio dell’operazione è di 20 pusher finiti in manette (6 cittadini italiani, 5 del Gambia, 4 del Mali, 2 della Costa d’Avorio, gli ultimi 3 della Guinea, dell’Afghanistan e del Marocco) e  quaranta acquirenti segnalati all’Ufficio Territoriale del Governo in qualità di assuntori di sostanze stupefacenti. Le decine di Carabinieri impegnati nei controlli hanno sequestrato complessivamente oltre 1 Kg tra marijuana, cocaina ed eroina suddivise in singole dosi pronte per essere vendute e circa 5.000 euro in contanti, provento dell’attività di spaccio. La maggior parte degli arresti sono stati eseguiti nelle strade limitrofe alla Stazione Termini e nella zona del nuovo mercato multietnico di via Principe Amedeo. Proprio nelle vicinanze del mercato, i Carabinieri hanno sorpreso un pusher che, subito dopo aver ceduto una bustina di marijuana ad un suo “cliente”, stava riponendo l’incasso in una cabina elettrica dell’ACEA, dove custodiva anche una busta di nylon con 200 grammi di “erba”. A Casetta Mattei, invece, padre e figlio romani di 60 e 29 anni, quest’ultimo già sottoposto agli arresti domiciliari, nascondevano un cofanetto contenente 50 grammi di cocaina e altri 10 di hashish in un’intercapedine, ricavata in una parete del loro appartamento, “coperta” ingegnosamente da una finta presa di corrente.

I 20 arrestati sono stati trattenuti in caserma in attesa di essere sottoposti al rito direttissimo.

ROMA - SFUGGIVA AI CONTROLLI ESIBENDO DOCUMENTI CONTRAFFATTI. RICERCATO ARRESTATO DAI CARABINIERI.

ROMA – I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia  Roma Monte Sacro hanno arrestato un cittadino italiano di 39 anni, destinatario da circa 6 mesi di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, nell’ambito di un procedimento penale, dove risulta essere stato condannato per rapina, aggravata dall’uso delle armi e ricettazione.

L’uomo è stato fermato dopo aver esibito, durante un normale controllo, un documento nuovo di zecca che ha insospettito gli operanti e che, dopo aver approfondito le verifiche, è risultato falso. Questo escamotage gli aveva consentito di vivere sotto mentite spoglie per tutto questo tempo. L’uomo, che ha altri precedenti per rapina e ricettazione, è stato portato nel carcere di Rebibbia.

ROMA – CONTROLLI ANTIBORSEGGIO DEI CARABINIERI. NELLE ULTIME ORE ARRESTATI 6 MANOLESTA.

ROMA – Proseguono senza sosta nella Capitale i servizi antiborseggio predisposti dai Carabinieri del Gruppo di Roma a tutela dei turisti e dei cittadini. Nelle ultime ore altri 6 borseggiatori sono stati arrestati dai Carabinieri che, anche in abiti civili, sorvegliano i principali luoghi turistici, autobus e metropolitane. I manolesta, tutti stranieri di età compresa tra i 31 e i 51 anni, sono stati sorpresi a compiere i furti in diverse zone della Capitale. Verso le 18 di ieri sera i militari della Stazione di Roma Monte Mario, alla fermata della metro di Cipro, hanno arrestato due stranieri, un francese di 45 anni e un algerino di 51, già noti alle forze dell’ordine, mentre tentavano di impossessarsi della borsa di una turista, sfortunatamente per loro sono stati notati dai militari che li hanno arrestati. Mezz’ora più tardi i Carabinieri della Stazione Roma Via Vittorio Veneto a bordo dell’autobus 87, all’altezza del Lungotevere Marzio, hanno pizzicato due cittadini romeni, di 35 e 37 anni, pregiudicati e senza fissa dimora, per aver sottratto il portafogli ad una turista. Sempre ieri sera a Trastevere, in piazza Gioacchino Belli, nei pressi della fermata del tram 8, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma San Pietro, hanno arrestato un cittadino romeno, di 36 anni, senza fissa dimora, con precedenti penali, per aver tentato di impossessarsi della borsa di una studentessa. Lo straniero bloccato dai militari li ha aggrediti nel tentativo di fuggire. Infine poco dopo la mezzanotte i Carabinieri del Nucleo Scalo Termini a seguito della richiesta di aiuto da parte di un cittadino nigeriano, derubato del portafogli mentre dormiva su una panchina all’interno della Stazione Ferroviaria, hanno arrestato un cittadino bosniaco, di 33 anni, senza fissa dimora e pregiudicato. Gli arrestati sono stati tutti trattenuti nelle celle di sicurezza delle varie caserme, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa del rito direttissimo. In tutti i casi la refurtiva recuperata dai militari dell’Arma è stata riconsegnata alle vittime.


PALMIRO TOGLIATTI – CON UNA BOTTIGLIA DI VETRO COLPISCE AL CAPO UNA “LUCCIOLA” NEL TENTATVO DI RAPINARLA. CITTADINO STRANIERO ARRESTATO DAI CARABINIERI.

ROMA – La scorsa notte, in piazza del Quarticciolo, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma coadiuvati da quelli della Stazione di Roma Centocelle, hanno arrestato un 36enne del Marocco, senza fissa dimora, con l’accusa di tentata rapina aggravata e continuata, lesioni personali, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Lo straniero verso le 3 di notte, in via Palmiro Togliatti, armato di una bottiglia di vetro, ha tentato di rapinare una donna che si prostituiva. La vittima, una 31enne romena, dopo essere stata colpita al capo dall’uomo, è riuscita comunque a fuggire e a sottrarsi all’aggressore. I militari nel transitare in via Palmiro Togliatti sono stati allertati da un’altra donna che ha riferito dell’accaduto e ha fornito la posizione del rapinatore. Dopo averlo rintracciato i militari hanno dovuto affrontarlo perché, armato della stessa bottiglia di vetro, ha provato più volte a colpirli. Con l’ausilio di altri militari giunti di rinforzo l’uomo è stato disarmato ed ammanettato. Condotto in caserma lo straniero ha trascorso la notte in cella a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa del rito direttissimo. La bottiglia è stata invece sequestrata. La giovane è stata medicata al pronto soccorso del Policlinico Casilino e dimessa con alcuni giorni di prognosi.

EUR – TOPI D’APPARTAMENTO ARRESTATI DAI CARABINIERI. IN MANETTE 3 NOMADI.


ROMA – Tre nomadi di origine serba, provenienti dal campo di via di Salone, di 26, 30 e 45 anni, sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma in collaborazione con i Carabinieri della Compagnia Roma Eur, per furto aggravato in concorso e resistenza a pubblico ufficiale. L’altra sera i tre si sono introdotti, dopo aver divelto una grata di ferro, posta a protezione di una finestra, all’interno di un appartamento di via dei Carpazi per compiere un furto, approfittando della momentanea assenza dei proprietari di casa. I rumori creati per sradicare la grata hanno attirato l’attenzione di alcuni condomini che hanno immediatamente contattato il 112. In pochi istanti alcune gazzelle sono state inviate all’indirizzo segnalato. Appena giunti sul posto i militari hanno affrontato il primo ladro che, alla guida di una fiat marea station wagon, stava per darsi alla fuga. Dopo una breve colluttazione l’uomo è stato immobilizzato ed ammanettato. Pochi istanti dopo, anche gli altri due ladri sono stati fermati e ammanettati. L’auto ed i vari attrezzi da scasso rinvenuti al suo interno sono stati sequestrati mentre i tre sono stati accompagnati presso le celle di sicurezza della Compagnia dell’Eur e trattenuti, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa del rito direttissimo.

Minniti, i Commissari facciano chiarezza sulla posizione fiscale degli ex Amministratori

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Riceviamo e pubblichiamo.

Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) 11 settembre 2013 
AL SIG. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
e.p.c. Al Signor Sindaco 

Il sottoscritto Giuseppe Salvatore Minniti, consigliere comunale, deposita  la seguente interrogazione da trattarsi alla prossima seduta consiliare, come da regolamento del Consiglio,  ART. 47 .

Il sottoscritto Consigliere Comunale di Melito di Porto Salvo al fine di far risaltare la trasparenza dell'attività amministrativa in un momento di grande crisi e sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni (anche locali).
Chiedo di sapere se tutti i componenti del Consiglio Comunale e della giunta Municipale di Melito di Porto Salvo ed i componenti dei loro nuclei familiari siano in regola con il pagamento di tutti i tributi comunali.
Si richiede eventuale elenco.
                                                                                                  Con Osservanza
                                                                                    Giuseppe  Salvatore Minniti

Questa era l'interrogazione presentata dal sottoscritto.
In data 01/09/2011 al Prot. N 15650

Voglio precisare che questa interrogazione non è stata mai portata in consiglio per come previsto dal regolamento del consiglio comunale, la risposta che mi è stata data dal Segretario di allora e riconfermato dai commissari oggi è stata quella che per tutela della privacy non era possibile.
Risposta che risulta agli atti al numero di PROT. N17776 del 29/09/2011.
Altra risposta  pervenuta al sottoscritto è stata quella della Responsabile finanziaria e dei tributi,( dott. Alessandra Sgarlato) che richiama la nota del Segretario Comunale e aggiunge la disponibilità di presa visione.
Conclude dicendo che nessuna comunicazione relativamente alla richiesta effettuata dalla S.V ( si riferisce al sottoscritto) verrà resa in questa sede potendo costituire il mezzo per una pubblicazione dei dati in questione.

Risposta  che risulta agli atti del Comune al PROT. N 21680 del 23/11/2011
Queste sono le risposte date a quella mia interrogazione, fatta dal sottoscritto in virtù delle note che pervenivano dalla Corte Dei Conti e che ci dicevano che nel nostro Comune i tributi vengono pagati solo dal 24 per cento della popolazione.

Detto questo oggi chiedo ai Commissari visto che al sottoscritto non è stata data alcuna risposta e di conseguenza ai cittadini se riescono loro a fare chiarezza e a dare una risposta ai cittadini Melitesi, in modo particolare a quei cittadini che in questi anni hanno dimostrato un alto senso civico pagando con enormi sacrifici le tasse comunali.

Infine credo che sia doveroso fare chiarezza  per evitare che gli amministratori  che non pagavano i tributi comunali e sedevano in consiglio comunale "illegittimamente (?)" i cittadini  se li possono ritrovare nelle liste comunali prossime e all' oscuro di tutto  rivotarli, credo che questo non ce lo possiamo permettere più in questo paese. 

EX Consigliere Comunale 
Giuseppe Salvatore Minniti

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Reggio Calabria, Canone Patrimoniale non Ricognitorio, perchè i Commissari Prefettizi fanno orecchie da mercante?

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Reggio Calabria 11 settembre 2013 - Nonostante le ripetute richieste di chiarimento ad oggi nessuna risposta. Sembra che non interessi a nessuno. Eppure in ballo ci sono milioni di euro. Si cerca di recuperare i soldi in tutti i modi. Tasse ai cittadini, a dirigenti, a politici eppure a chi si dovrebbe (pure) non lo si fa. E' davvero inquietante e imbarazzante a distanza di alcuni mesi fare presente che vi è una possibilità per il Comune di Reggio Calabria ( e per tutti i Comuni) di fare cassa in soli due mesi e avere come risposta ZERO ASSOLUTO, SILENZIO TOTALE. E' arrivato il momento di fare chiarezza. E attendiamo risposte concrete ed in tempi brevi.

CANONE PATRIMONIALE NON RICOGNITORIO è LA RISPOSTA. LA DOMANDA è PERCHè A REGGIO CALABRIA NON SI APPLICA?
QUALI SONO I MOTIVI?

Basta fare orecchie da mercante, i cittadini vogliono risposte non solo richieste. E poi l'altra domanda scontata, come mai finora non è ancora stato nominato il sostituto di Panico? Questo e altro coprono di nuvole il cielo azzurro di Reggio Calabria.

Luigi Palamara



Sotto riportato l'articolo pubblicato il 17 maggio 2013

Il tesoretto dei Comuni si chiama CANONE PARIMONIALE NON RICOGNITORIO. Consentirà a tutti i Comuni d'Italia con la semplice approvazione di una delibera comunale, entro 60 giorni dala stessa, di incassare fior di quattrini. Sembra quasi una bufala ma non lo è. E' una legge che esiste dal 1997  che pochi Comuni al momento sfruttano. In parole povere chi occupa il sopra-suolo e il sottosuolo del territorio comunale deve pagare un corrispettivo tra i 2 e gli 8 euro a metro lineare.

In tutti questi anni, aziende come Telecom, Enel, giusto per citare alcune, hanno utilizzato e utilizzano il sopra-suolo e il sottosuolo a costo zero. La musica adesso può e deve cambiare. Una entrata importante che può in molti casi risanare il debito dell'Ente.

Facendo pagare il dovuto a chi ha enormi disponibilità di capitale si evita di tartassare i soliti cittadini. E' vero abbiamo scoperto l'acqua calda. Di certo un tesoretto che da oggi  comuni possono e devono utilizzare. Con la semplice approvazione in Consiglio Comunale di  una delibera con il regolamento  entro 60 giorni inizieranno ad incassare la prima annualità Incredibile vero?

Approfondimenti, interviste, seguiranno in queste ore. Già abbiamo sentito alcuni sindaci, i quali sembrano cascare dalle nuvole. Nessuno sembra avere sentito mai parlare di questo CANONE PATRIMONIALE NON RICOGNITORIO. Le cose adesso dovranno necessariamente cambiare. Non potranno più far finta di non sapere e soprattutto non sfruttare una risorsa immensa, che per certo risolverà e risolleverà le sorti dei Comuni italiani. E la cosa più importante si inizierà a far pagare il dovuto a chi i soldi li ha e per davvero.

Luigi Palamara

I documenti







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