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Magna graecia teatro festival a Locri.

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LOCRI. PRESENTATO IL PROGRAMMA DEL "MAGNA GRAECIA TEATRO FESTIVAL CALABRIA" ITINERARIO TEATRALE PARCO ARCHEOLOGICO DI LOCRI EPIZEFIRI



E' stato presentato stamattina al Comune di Locri il programma del "Magna Graecia Teatro Festival Calabria" itinerario teatrale nei siti archeologici della Calabria, giunto alla decima edizione ed organizzato dall'Assessorato alla cultura della Regione Calabria, dal 13 luglio al 29 agosto in 13 siti archeologici.

La città di Locri ospiterà nell'area del Parco Archeologico di Locri Epizefiri al Tempio di Marasà, ben quattro rappresentazioni teatrali di qualità. Si inizierà il 16 luglio ore 21.15 con lo spettacolo "Storie in piazza" per concludere il cartellone di qualità con la presenza di un grande attore del panorama italiano, Massimo Ranieri nella doppia veste di attore e regista del "Riccardo III" di Shakespeare.


E' stato il sindaco Giovanni Calabrese che, nel presentare il programma dell'itinerario locrese, ha ringraziato la Regione Calabria e l'Assessore alla Cultura Caligiuri per la qualità degli eventi e per aver, ancora una volta, scelto di valorizzare i beni culturali attraverso il teatro, offrendo al territorio l'opportunità di conoscere siti archeologici importanti e allo stesso modo appassionarsi al teatro.

"Locri- ha affermato il primo cittadino-  è orgogliosa di ospitare le compagnie teatrali che giungeranno al parco archeologico, certo che il popolo della Locride saprà apprezzare al meglio quanto verrà proposto".

«Abbiamo organizzato tutto in poco tempo ma con grande entusiasmo per offrire ai cittadini e ai turisti, non solo la possibilità di essere spettatori delle rappresentazioni teatrali ma anche protagonisti con l'entrata al parco archeologico e visite guidate, sito raggiunto grazie alla navetta ( Il Trenino) messa a disposizione in maniera gratuita dal Comune. Ringrazio tutti gli assessori e consiglieri che hanno contribuito all'organizzazione e alla logistica dell'evento, tra tutti l'assessore agli eventi Giuseppe Fontana e Anna Sofia con delega alla Pubblica Istruzione e Sviluppo area archeologica, i volontari e il grafico Gabriele Polito che ha realizzato la grafica per le tessere abbonamento, la responsabile del settore cultura, dottoressa Carusetta, la mia gratitudine è rivolta, inoltre, alla dirigente del Parco e del Museo archeologico, dottoressa Rossella Agostino per la sua disponibilità, alla presidente del Fai Calabria, capo delegazione FAI della Locride e della Piana Anna Lia Paravati Capogreco con la quale abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione, garantendo, inoltre, anche la presenza dei Ciceroni che faranno da guida durante le visite agli scavi».


Insieme al primo cittadino locrese c'erano l'Assessore Anna Sofia, le consigliere Domenica Bumbaca e Anna Baldessarro. L'Assessore Sofia ha espresso la sua soddisfazione per gli eventi di qualità che daranno ancor di più splendore agli spettacoli e la possibilità di vivere gli scavi archeologici. Un accenno a quanto riferito dal direttore artistico Giorgio Albertazzi che, in occasione della presentazione ufficiale, ha ribadito che quest'anno tema principale sarà l'agorà. Presenti alla conferenza stampa di presentazione la presidente Anna Lia Paravati insieme alle collaboratrici del Fai Calabria, Carmela Fonti, Titty Curinga, Margherita Milanesio. La presidente, nel ringraziare il Comune per la sinergia instaurata, ha auspicato un risveglio culturale che possa riportare alla luce la bellezza dei siti archeologici e l'importanza della nostra cultura. «L'attività dei Ciceroni è dimostrazione - ha aggiunto- che i nostri obiettivi di coinvolgimento delle nuove generazioni stanno trovando vero riscontro sul territorio. E' importante creare opportunità per garantire momenti di cultura, affinché, non si parli più di eventi straordinari ma occasioni periodiche e di qualità per tutelare il nostro patrimonio culturale e archeologico». Tra gli ospiti presenti in occasione dell'illustrazione del programma, il noto attore italiano Pier Maria Cecchini, giunto a Locri per instaurare una collaborazione con la città di Locri, già impegnato nelle riprese del film "Aspromonte" nel 2011. L'attore, entusiasta di quanto presentato nel cartellone del "Magna Graecia festival", ha parlato di desiderio di riappropriarsi dei luoghi e di una volontà di ripartire proprio alle origini e dal passato. Una sorta di monito alle giovani generazioni ad intraprendere un "rinnovamento" attraverso il passato. «La cultura teatrale e cinematografica - ha detto- per una città come Locri deve essere la base per costruire percorsi condivisi con il territorio permettendo una permanenza delle attività».

Il sindaco Calabrese, nel rinnovare l'invito ai cittadini, a partecipare alle serate e a vivere l'ara del parco archeologico, opportunità di conoscenza e scoperta, non fermandosi esclusivamente ad assistere allo spettacolo teatrale ma invitando a guardarsi intorno ed apprezzare le meraviglie culturali esistenti, ha parlato, inoltre di un'opportunità turistica ed economica per molti commercianti.


Calabrese ha, inoltre, accennato che, a breve, ci sarà la posa della prima pietra del teatro all'aperto, un'opera che si concretizzerà dopo un lungo iter e che, nell'arco di un anno vedrà il suo completamento. Stesso discorso anche per il Palazzo della Cultura e l'Auditorium. Proprio con Cecchini, nella giornata di oggi, si è effettuato un sopralluogo perchè si intenderà avviare dei progetti culturali per tutto l'anno in sinergia con tutte le realtà territoriali impegnate nel settore del teatro e cinema che intenderanno lavorare con l'Amministrazione Comunale.


In merito all'organizzazione del "Magna Graecia Teatro Festival" si comunica che tutte le info sono disponibili su http://www.magnagreciateatrofestival.it/

Per l'itinerario Scavi archeologici Locri consultare anche http://locri.asmenet.it/ e su facebook: Giovanni Calabrese.

Biglietto: Storie in Piazza € .5,00; Pathos € 5,00; Agorafollia €.5,00; Riccardo III €.10,00
L'abbonamento per tutte le serate è di €.20,00 e da precedenza all'ingresso per la serata di Riccardo III°.
Incluso nel biglietto d'entrata, è previsto il servizio navetta (trenino) verso l'area archeologica con partenza alle ore 19,00 da Piazza 5 Martiri con rientro allo stesso posto, a fine dello spettacolo teatrale. Presso l'area archeologica, le persone, munite di biglietto, saranno accolte per una visita guidata agli scavi, da Ciceroni messi a disposizione dalla Delegazione F.A.I. della Locride e della Piana.

Prevendita COMUNE LOCRI- Ufficio Servizio Cultura-Pubblica istruzione- Beni Culturali.



Inoltre si comunica che la Regione Calabria con l'Assessorato alla Cultura, ha attivato una convenzione con il FAI, Fondo Ambiente Italiano, e con Slow Food, che prevede lo sconto del 20% ai tesserati sul biglietto praticato in ogni sito per gli spettacoli, con esclusione della rappresentazione "Riccardo III".


Descrizione Parco Archeologico di Locri Epizefiri

Il Parco archeologico di Locri Epizefiri racchiude significative testimonianze della città coloniale greca e del centro di età romana. Ai resti dell’abitato greco di località Centocamere e a quelli del Tempio di Marasà si sono aggiunti in anni più recenti i resti del santuario dedicato a Demetra Thesmophoros, tratti delle mura di cinta di età greca e significative testimonianze monumentali di età romana imperiale quale il complesso termale oggi noto come Complesso museale Casino Macrì e settori di abitato in località Petrara. Al secondo piano del Complesso Museale Casino Macrì è stata allestita una esposizione museale dedicata a Locri romana ed al suo territorio.







Info eventi

MAROCCO MUSIC

BANDA BORBONICA

STORIE IN PIAZZA

ovvero CUNTI E CANTI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Con Salvatore Esposito (voce recitante), Patrizio Trampetti (voce e chitarra), Alfio Anticos (tammorre e voce), Marina Mulopulos (voce). Orchestra: Paolo Del Vecchio (chitarra, mandolino), Roberto Marangio (contrabasso e basso), Luca Urciuolo (fisarmonica), Jennà Romano (chitarre, très, bouzuky), Mirko Del Gaudio (tamburi a cornice e percussioni) e Paolo Licastro (ance e flauti)
PRODUZIONE ORIGINALE PER MAGNA GRAECIA TEATRO FESTIVAL 2013

La “Banda Borbonica” ripropone un viaggio teatral-musicale con i colori del teatro e della
musica popolare, di tradizione e contemporanea, nel Regno delle Due Sicilie: in particolare, in Campania con Patrizio Trampetti (cantante storico della NCCP) ed in Sicilia con Alfio Antico (grande virtuoso della tammorra e cantastorie della sua terra). Il filo conduttore è la musica: si parte da una ballata del 1200 per arrivare ai canti della tradizione viva, passando per gli inni della rivoluzione del 1799 e quelli ironici sull’Unità d’Italia, come “Italiella” e “Marcià oilloco a Garibbaldi ca prumette ‘a libbertà
mar. 16.07.2013 Sede : Locri - Tempio di Marasà - Entrata 5,00 €. 21.15 h

TEATRO E SOCIETÀ SRL

MARIANGELA D’ABBRACCIO
PATHOS

Al pianoforte Vicky Schaetzinger

Regia di Francesco Tavassi

PRODUZIONE ORIGINALE PER MAGNA GRAECIA TEATRO FESTIVAL 2013

Lo spettacolo di Francesco Tavassi dà corpo ad uno stretto dialogo tra teatro e musica. L’attrice Mariangela D’Abbraccio interpreta frammenti letterari e di teatro, poesie, pensieri e soprattutto canzoni di autori italiani, spagnoli, portoghesi e sud americani con in comune l’anima e la poetica della grande cultura popolare. Un percorso emotivo nel quale l’attrice cantante è accompagnata da una straordinaria pianista, Vicky Schaetzinger, con un repertorio che incrocia le profonde assonanze tra le musiche popolari del mondo sab.20.07.2013- Sede : Locri - Tempio di Marasà - Entrata 5,00 €. 21.15 h
D’ALTRO CANTO SRL

ATTILIO FONTANA, ILARIA PORCEDDU, EMILIANO REGGENTE
AGORAFOLLIA

Regia di Emiliano Reggente e Attilio Fontana

PRODUZIONE ORIGINALE IN ESCLUSIVA PER IL MAGNA GRAECIA TEATRO

FESTIVAL 2013

Agorafollia, scritto, diretto e interpretato da Emiliano Reggente e Attilio Fontana, è uno spettacolo in cui comicità e musica dal vivo si fondono per evocare immagini suggestive dal gusto retrò. Il duo, accompagnato dalla presenza della cantante Ilaria Porceddu, ribalta il tema di quest’anno e la piazza diventa uno spazio per raccontare storie di mare e di viaggi nella memoria di due piccoli “Dei artisti “ Agora e Follia, mandati ad animare le piazze per non essere dimenticati. L’atmosfera ironica e poetica è arricchita dalla presenza di tre eccellenti musicisti: Franco Ventura (chitarra), Ettore Gentile (pianoforte), Luca Pirozzi (contrabbasso).
mer.31.07.2013 Sede : Locri - Tempio di Marasà - Entrata 5,00 €. 21.15 h
COOPERATIVA TEATRO GHIONE

MASSIMO RANIERI
RICCARDO III

di William Shakespeare

Con (in ordine di apparizione) Giuseppe Bisogno, Roberto Vandelli, Carla Cassola, Paolo Giovannucci, Paolo Lorimer, Federica Vincenti, Margherita di Rauso, Gaia Bassi, Luigi Tabita, Luigi Pisani, Andrea Spina, Antonio Rampino, Alessandro Parise, Mario Scerbo, Marco Manca, Fabrizio Nevola, Antonio Speranza, Rhuna Baduagni

Musiche originali di ENNIO MORRICONE

Regia di Massimo Ranieri

Lo spettacolo Riccardo III di William Shakespeare, diretto e interpretato da Massimo Ranieri, rappresenta uno dei più bei classici della cultura teatrale mondiale e vede coinvolti 19 tra i più importanti attori del panorama teatrale italiano.

Lo spettacolo, produzione del Magna Graecia Teatro Festival 2013 incollaborazione con il Festival Shakespeariano di Verona, sarà in tournée estiva su tutto il territorio nazionale con il marchio del Festival e della Regione Calabria e si avvale delle musiche originali composte appositamente dal Maestro Ennio Morricone.

“Riccardo III - rivela Ranieri - non è soltanto un personaggio straordinario, è soprattutto un grandissimo attore.

Riccardo III è il numero uno dei malvagi, è il grande genio della rappresentazione del potere: perciò, io non interpreterò un personaggio, interpreterò un attore. Del resto, non sono grandi attori tutti gli uomini di potere? Non recitano un ruolo che deve suscitare applausi,se non addirittura idolatria da parte di uomini e donne che diventano gli ignari personaggi della sua commedia?”.

sab.17.08.2013 - Sede - Tempio di Marasà - Biglietto di entrata 10,00€ 21.15 h.



Locri, 12.07.2013






Reggio Calabria, arrestato il boss latitante Pietro Labate

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La squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato il latitante Pietro Labate, di 62 anni, boss dell'omonima cosca egemone nel quartiere Gebbione della citta'. Il suo nome era stato recentemente
inserito nell'elenco dei latitanti piu' pericolosi a livello nazionale. Labate, accusato di associazione mafiosa ed estorsione, era latitante dall'aprile 2011, quando sfuggi' alla cattura nell'operazione ''Archi'' nell' ambito della quale erano stati arrestati dalla squadra mobile capi e gregari delle cosche Tegano e Labate. A luglio del 2012 e' stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione. Labate e' stato individuato a Reggio Calabria al termine di lunghe indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. tentato di fuggire all'arresto, Pietro Labate, di 62 anni, il latitante boss dell'omonima cosca di Reggio Calabria catturato dalla squadra mobile. Labate e' stato individuato nella tarda serata di ieri nel quartiere Gebbione, quello su cui esercita la sua influenza la cosca, dagli investigatori della squadra mobile reggina che da oltre un anno erano sulle sue tracce. Il latitante, alla vista della polizia, ha tentato la fuga, ma gli agenti lo hanno immediatamente immobilizzato ed ammanettato. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in Questura alle 11.00 
Nella tarda serata di ieri, a conclusione di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nella persona del Procuratore Capo Federico CAFIERO DE RAHO e del Sostituto Procuratore dr. Giuseppe LOMBARDO, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, nel corso di mirati servizi di osservazione e pedinamento effettuati con motocicli in dotazione all’ufficio, sorprendeva il boss latitante LABATE Pietro a bordo di uno scooter al margine del quartiere Gebbione, evidentemente mentre si recava o stava rientrando da un incontro con affiliati alla cosca di ‘ndrangheta che porta il suo nome.
Al momento del fermo, il LABATE tentava di darsi alla fuga, ma gli agenti della Squadra Mobile non gli lasciavano alcuna via di scampo e lo immobilizzavano e ammanettavano immediatamente.

LABATE Pietro, recentemente inserito nell’elenco dei latitanti pericolosistilato dal Ministero dell’Interno, è il capo carismatico dell’omonima cosca di ‘ndrangheta intesa anche, con espressione locale, “i ti mangiu”, egemone nei quartieri che si sviluppano nella zona sud della città di Reggio Calabria, denominati “Gebbione e Sbarre” ed era latitante dal mese di aprile 2011, quando era riuscito a sottrarsi all’esecuzione dell’ordinanza N.5454/08 RGNR DDA, n.4871/09 RGIP DDA e N. 29/2011 CC DDA, emessa in data 13 aprile 2011 dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, nel corso dell’operazione di polizia passata alle cronache con il nome “Archi”, nell’ambito della quale erano stati tratti in arresto dalla Squadra Mobile capi e gregari delle cosche TEGANO e LABATE.







Durante la secondaguerra di mafia esplosa in città dal 1985 ai primi anni ’90 e che aveva fatto registrare quasi 1000 morti fra gli schieramenti in lotta, ovvero le famiglie DE STEFANO, TEGANO e LIBRI da un lato e CONDELLO, IMERTI e FONTANA dall’altro, quella dei LABATE era rimasta neutrale e le zone in cui essi esercitavano la loro influenza criminale venivano da tutti i belligeranticonsiderate “zona franca”.

Ciò era dovuto alla riconosciuta autorità del capo cosca e alla coesione della consorteria.

Siffatta neutralità aveva consentito alla cosca LABATE di gestire al meglio i propri affari illeciti penetrando nel tessuto economico e sociale della anzidetta area della città di Reggio Calabria all’interno della quale riusciva ad imporre, ponendo in essere molteplici atti intimidatori, la propria egemonia finalizzata alla realizzazione degli interessi imprenditoriali rientranti nelle finalità del sodalizio mafioso.

L’esistenza della cosca LABATE è documentata, già a decorrere dagli inizi degli anni 1990, da una serie di atti giudiziari, fra i quali merita di essere menzionata la storica sentenza del Processo Olimpia.

Operazioni di poliziaeffettuate in tempi più recenti da questa Squadra Mobile come ad esempio l’operazione Gebbione e Archi, hanno avuto il merito di portare alla luce le capacità di gestione e controllo della cosca LABATE di attività economiche preesistenti, nonché di attività nuove attraverso l’utilizzo di proventi illeciti derivanti da estorsioni e dall’imposizione di forniture di beni e servizi da parte di imprese controllate da propri affiliati, nonché infine il potere di influenzare le scelte finanziarie di aziende di rilevanza nazionale come le Officine O.M.E.C.A. di  Reggio Calabria, anche attraverso l’assunzione di personale gradito alla cosca.

Oltre a tali forme di penetrazione e controllo dei circuiti dell’economia locale, per come rilevato, in particolare, dalla richiamata operazione Gebbione, la cosca LABATE, poneva in essere, mediante l’apporto dei propri affiliati, una moltitudine di atti intimidatori soprattutto in danno di imprenditori, consistenti in danneggiamenti, incendi ed esplosioni di colpi d’arma da fuoco, al doppio fine di assoggettare il ceto imprenditoriale locale al pagamento dell’estorsione e riaffermare il dominio sul territorio.

L’operazione di polizia denominata Gebbione (Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere nr. 4358/04 R.G.N.R.-D.D.A., R.G.N.R.-D.D.A. 1089/05 R.G. G.I.P. D.D.A. nr. 35/07 REG. C.C. emessa in data 11.07.2007 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia),aveva portato alla sbarra, come detto, capi e gregari dell’anzidetta consorteria criminale, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione ed altri reati-fine, tra i quali figuravano anche i più stretti congiunti di LABATE Pietro classe 1951.


Con la più recente operazione di polizia denominata Archi, dell’aprile 2011, questa Squadra Mobile, anche a seguito delle dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia Roberto MOIO, denunciava alcuni elementi di spicco della cosca LABATE, già colpiti con l’Operazione Gebbione, ovvero LABATE Pietro classe 1951, boss latitante fino alla serata di ieri e suo fratello Francesco Salvatore classe 1966, attualmente detenuto, nonché alcuni affiliati all’indicato clan di ‘ndranghetatra cui CACCAMO Giovanni nato a Reggio Calabria il 14.09.1975, inteso “Giò Giò”, già colpito dal Provv. N. 4358/2004 “Operazione Gebbione” e CANDIDO Silvio Giuseppe nato a Reggio Calabria (RC) l’11.10.1950, in atto recluso presso il carcere di Reggio Calabria, ritenuto l’uomo di fiducia dei LABATE all’interno della ditta NEW LABOR di Reggio Calabria.

Al fine di inquadrare il ruolo del latitante Pietro LABATE all’interno della ‘ndrangheta, si ritiene opportuno riportare (per estratto) i capi di imputazione a lui ascritti nell’ambito della citata operazione Archi.

LABATE Pietro, LABATE Francesco Salvatore, CANDIDO Silvio Giuseppe e CACCAMO Giovanni

a.              del delitto p. e p. dagli artt. 112, comma 1, n. 1, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. perché, rivestendo i ruoli di seguito meglio specificati, fanno stabilmente parte della struttura organizzativa dell’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate, tenute in luogo di deposito o legalmente detenute - denominata “’ndrangheta”, presente ed operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed all’estero, costituita da molte decine di locali, articolata in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia” ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente operante nel locale di Gebbione di Reggio Calabria,

della cui forza di intimidazione, derivante dal vincolo associativo, e della rilevante condizione di assoggettamento e di omertà che deriva dall’esistenza ed operatività della organizzazione criminale prima indicata si avvalgono per:

-               commettere una serie indeterminata di delitti, tra i quali numerosi posti in essere contro la persona, il patrimonio e la Pubblica Amministrazione;

-               acquisire direttamente o per interposta persona fisica o giuridica la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche (finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti), di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici;

-               realizzare profitti o vantaggi ingiusti per i sodali, per i concorrenti esterni, per i contigui o per altri, attraverso la partecipazione diretta alle attività economiche di interesse e la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente;

-               impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai concorrenti esterni, ai contigui o ad altri in occasione di consultazioni elettorali;

-               gestire, attraverso il capillare controllo del territorio di competenza, un enorme bacino di voti da offrire ad esponenti politici compiacenti a seconda degli accordi stipulati o dei favori accordati, o da accordare, all’associazione nel suo complesso o a suoi singoli compartecipi;

all’interno della predetta articolazione territoriale si individuano i seguenti ruoli qualificati:

LABATE Pietro e LABATE Francesco Salvatore

che rispondono dell’ipotesi delittuosa di cui all’art. 416bis, comma 2, c.p., quale capo il primo, dirigente ed organizzatore il secondo dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso ed armata indicata in premessa;

CANDIDO Silvio Giuseppe e CACCAMO Giovanni

rivestono il ruolo di indispensabili pedine incaricate di eseguire gli ordini impartiti e, quindi, di materiali esecutori delle azioni delittuose poste in essere in esecuzione del condiviso programma criminoso;

in tal contesto svolgono il ruolo di intermediari circa le specifiche disposizioni impartite dai germani LABATE ai destinatari e le modalità di ogni singola attività illecita accertata, precipuamente riferibile al controllo e alla riscossione di ingenti somme di danaro, per un totale non inferiore a 20.000,00 €, versate, a titolo di tangente, da DIMO Antonio e SORIANI Marco.

In Reggio Calabria, provincia, altre località del territorio nazionale ed all’estero, fino al 22 marzo 2011, in permanenza;


relativamente alle posizioni di LABATE Pietro, LABATE Francesco Salvatore e CACCAMO Giovanni dal 15 gennaio 2009 alla data prima indicata;

b.              del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 629, comma 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro nelle qualità di cui al capo che precede e con persone in corso di identificazione, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi ed in violazione della medesima disposizione di legge,mediante le condotte minacciose e violente di cui al capo b) della rubrica, promananti dalla spendita della loro appartenenza all’associazione di tipo mafioso ed armata presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale denominata “’ndrangheta” ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente operante nel locale di Gebbione di Reggio Calabria, da ritenere idonee ad incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la caratura criminale e la personalità sopraffattrice degli esecutori, le circostanze ambientali in cui i predetti operano, l’ingiustizia della pretesa, le particolari condizioni soggettive delle vittime - operatori imprenditoriali provenienti da fuori regione - caratterizzate dalla immanente preoccupazione di evitare ben più gravi pregiudizi,costringendo DIMO Antonio e SORIANI Marco, quali titolari della ditta denominata “Soc. Coop. New Labor” - società associata al “consorzio Kalos” - incaricata dalla Società Trenitalia S.p.A. (in qualità di stazione appaltante) di subentrare nelle attività del “lotto 13 Calabria”, in forza di contratto d’appalto n. 12787 del 03.07.2008, riguardante la manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari presso la Stazione Centralee la c.d. “Platea Lavaggio” di Reggio Calabria, a versare una somma di danaro, di importo non inferiore a 20.000 euro, a titolo di tangente,

 procuravano a sé o ad altri un ingiusto profitto pari alla somma pretesa con pari danno di rilevante gravità a carico del soggetto estorto;

condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di appartenenza, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta” - ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente  operante nel locale di Archi di Reggio Calabria -, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.

In Reggio Calabria, in data successiva al 26 maggio 2010.

… (…)…

           

L’operazione Archievidenziava, ancora una volta, la particolare capacità pervasiva e di infiltrazione della famiglia di ‘ndrangheta dei LABATE nel tessuto socio-economico della città di Reggio Calabria.   

I LABATE, infatti, oltre a controllare e gestire le attività economiche presenti nella loro zona di influenza criminale, compivano un ulteriore “salto di qualità” attraverso la realizzazione di una sinergia criminale con la potente cosca TEGANO di Archi, con la quale riusciva ad allacciare rapporti finalizzati alla gestione di comuni affari economico – imprenditoriali.

Ciò vale ad evidenziare l’accentuato dinamismo del sodalizio criminale in esame nella gestione degli affari illeciti, sebbene esso sia stato duramente colpito dalle menzionate Operazioni di Polizia nonché da un provvedimento di Sequestro di beni mobili di ingente valore, immobili ed attività commerciali, risalente al dicembre 2007 (Decreto n. 95/07 Reg. Mis. Prev. Del 04.12.2007, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione, ex art. 2 bis legge n. 575/1975).

Circa il profilo criminale del latitante LABATE Pietro, appare opportuno segnalare che il predetto annovera numerosi e gravi pregiudizi, penali e di polizia.  

Nell’aprile del 2011, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito del P.P. 5454/08 R.G.N.R. D.D.A., emetteva nei suoi confronti un provvedimento di fermo di indiziato di delitto ex art. 384 e segg. c.p.p. per associazione mafiosa, estorsione ed altro.

In quella circostanza il LABATE si rendeva irreperibile dandosi alla latitanza che si protraeva fino alla serata di ieri.

In data 16.07.2012 il GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria, condannava il LABATE Pietro a 20 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione denominata “Archi Astrea”.

Nel corso delle attività investigative esperite durante la notte a seguito della cattura, veniva individuato nel quartiere Gebbione, al pianterreno di uno stabile multipiano, un appartamento munito di ogni comfort dove il LABATE trascorreva la latitanza.

Nel corso della conseguente perquisizione veniva rinvenuto e sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini.

Proseguono le attività investigative al fine di individuare la rete dei fiancheggiatori che ha favorito LABATE Pietro durante la latitanza.

Dopo le formalità di rito l’arrestato verrà associato presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Reggio Calabria 13.07.2013


                                                                                              

PALERMO: I CARABINIERI FANNO LUCE SU UNA RAPINA IN BANCA ESEGUITA SOTTO LA MINACCIA DI UN TAGLIERINO. ARRESTATI TRE GIOVANI COMPONENTI DI UNA BANDA DI RAPINATORI.

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PALERMO: I CARABINIERI FANNO LUCE SU UNA RAPINA IN BANCA ESEGUITA SOTTO LA MINACCIA DI UN TAGLIERINO. ARRESTATI TRE GIOVANI COMPONENTI DI UNA BANDA DI RAPINATORI.
 
Sono stati identificati dai Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Palermo, i componenti di una banda di giovani rapinatori, che in data 17 ottobre 2012 in Marineo (PA), hanno compiuto una rapina, presso il Banco Popolare Siciliano, impossessandosi di un bottino pari a 12.500 €, custodito all'interno delle casse e della cassaforte temporizzata.
Ai tre componenti della banda di rapinatori che si identificano in : RIZZO Francesco, nato Palermo classe 1991, abitante in via Largo Giuliana; DRAGNA Salvatore, nato a Palermo classe 1984, abitante in via Inzerillo e MORTILLARO Carlo, nato a Palermo classe 1994, abitante in via Conte Federico, su disposizione del Tribunale di Termini Imerese - Ufficio G.I.P. Dott. Sabina Raimondi, è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita nella mattinata odierna.
I fatti: Nel pomeriggio di giorno 17 ottobre 2012, alle ore 15:00 circa, tre soggetti, uno per volta, facevano accesso all'interno dell'Agenzia del Banco Popolare Siciliano di Marineo. Tramite la porta a bussola, dopo che il primo rapinatore, era appena entrato, intimava alla dipendente di banca di sbloccare la bussola per agevolare l'accesso degli altri due complici. Dopo aver minacciato i dipendenti con arma in pugno, proferendo le frasi "io vi taglio tutti" e nel puntare un taglierino al volto e alla gola del vice-direttore "tanto io so dove abiti e ti vengo a trovare a casa", li riunivano facendoli sedere nell'area destinata all'attesa del pubblico, unitamente ai clienti, anch'essi costretti a sedersi ed attendere.
I malviventi iniziavano quindi a rovistare i cassetti delle varie postazioni alla ricerca di denaro contante. Non riuscendo a trovare nulla, richiedevano dove fosse custodito il denaro al vice-direttore ed alla dipendente, i quali sempre sotto la minaccia del taglierino, riferivano che era custodito nella all'interno della cassa temporizzata.
I tre rapinatori, con una calma e freddezza, decidevano di aspettare, tanto da minacciare i presenti, che qualora non fossero usciti almeno 7.000 €, sarebbe finita male per tutti. Ottenuta l'apertura della cassa, prelevavano tutto il contante in essa custodito, uscivano dalla bussola d'ingresso e si davano alla fuga a piedi sulla via Agrigento di Marineo.
Le descrizioni fornite dai presenti, in grado di riferire circa al primo rapinatore, armato di taglierino; tutti e tre i rapinatori, dell'età apparente di circa 20/25 anni alti circa 1,75, il loro modus operanti, è stata confermata dalle immagini registrate dall'impianto di video-sorveglianza presente nell'agenzia, vagliate attentamente dagli investigatori del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo.
Gli investigatori, dalla comparazione delle immagini registrate ; segnatamente dalla comparazione dei fotogrammi della rapina con le effigi fotografiche degli attuali indagati, si è giunti all'identificazione degli odierni arrestati, autori della rapina di Marineo.
Tutti e tre i rapinatori, erano già stati tratti in arresto in data 6 novembre 2012, dai Carabinieri della Compagnia di Castelvestrano (TP), poiché ritenuti responsabili di una tentata rapina ai danni della Unicredit Banca filiale di Santa Ninfa, eseguita con lo stesso modus operanti di Marineo.
Palermo, 13 luglio 2013
 

 




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Luigi Palamara
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Chizzoniti invia alla Procura un dossier sull'interruzione acqua potabile a Reggio Calabria

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Reggio Calabria, 13.07.2013 - Il presidente della Commissione di Vigilanza e Controllo del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti concentra (in un corposo dossier) la sua  attenzione su una serie di "misteri" che si traducono in una serie d'improvvise, e non preannunciate,  interruzioni di erogazioni dell'acqua potabile a Reggio Calabria; ma anche  sul  diffuso degrado manutentivo ed   a "particolari liturgie bizantine che dilagano in questa città", ivi compreso "lassismo e  permissivismo burocratico che  rappresentano ormai regola sistematica e quasi legittima". Il tutto  con l'intento che "finalmente si possa restituire fiducia e tranquillità ad una collettività che crede nella giustizia che però recentemente molto ha fatto per non essere credibile". Il dossier è parte di  un'istanza (ex articolo 326 codice procedura penale ed in relazione a qualsivoglia ipotesi penalmente rilevante nella specie ravvisabile) che è stata inviata al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, al dottor Vincenzo Panìco, Coordinatore Commissione amministratrice del Comune di Reggio Calabria ed al Comandante della Stazione dei Carabinieri di Gallina. Il presidente Chizzoniti espressamente chiede, dopo una segnalazione puntuale di eventi, circostanze sospette, accadimenti preoccupanti e deduzioni logiche ancorché rilevanti giuridicamente,  al Procuratore della Repubblica di "disporre immediate indagini tese all'accertamento di qualsivoglia responsabilità penale nella specie sussistente e poiché da queste parti in casi del genere normalmente si sviluppano incendi negli uffici dove si custodiscono carte importanti laddove le stesse non vengano attenzionate da fures molto speciali, come nel caso accertato addirittura pressa codesta Procura recentissimamente". Chiede, altresì, "all'Illustre Inquirente di disporre a tenore dell'art. 253 c.p.p. il sequestro dei predetti documenti. Con particolare attenzione a quelli afferenti qualsiasi intervento manutentivo idrico realizzato in città dall' 1/05 in poi, ed, ordinando contestualmente la verifica tecnica tra quanto emerge dalle carte in ordine alle riparazioni - vere o presunte che siano - ed i lavori effettivamente eseguiti; con specifico interesse investigativo relativo alle proiezioni parentali delle ditte utilizzate, confrontando, inoltre, la spesa allo stato maturata con quella sostenuta nello stesso periodo dell'anno 2012, individuando i proprietari delle autobotti, eventualmente utilizzate per alleviare l'incredibile disagio causato, nonché le parentele degli stessi; quantificando il costo a carico dell'erario pubblico, accertando, altresì, se in ordine alle perdite d'acqua riparate, sia stato maldestramente utilizzato materiale arido o di cava, di fiumara, ovvero materiale stabilizzato previo collant protettivo di sabbia, verificando, anche la consistenza degli assi patrimoniali riconducibili ai tecnici di riferimento". Richiamando, inoltre, "le pregresse segnalazioni inerenti le sistematiche perdite idriche, l'omesso, ovvero, approssimativo ripristino del manto stradale a seguito di lavori, fra l'altro, eseguiti non sempre a regola d'arte, nella stessa istanza", il presidente Chizzoniti invita "i signori Commissari governativi ad acquisire i documenti richiamati disponendo, nei limiti del consentito possibile, gli stessi controlli richiesti all'Autorità giudiziaria" .  


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Condofuri, l'Amministrazione incontra i cittadini.

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Condofuri (RC), 12.07.2013
L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE INCONTRA I CITTADINI
L'appuntamento è fissato per domenica 14 luglio alle ore 21,00 in Via Mare (Condofuri Marina)


È tempo dei primi bilanci per la giunta Mafrici. Confermando, ancora una volta, la propria visione di una politica partecipata e condivisa, l'Amministrazione incontra i cittadini prima di procedere all'approvazione del bilancio di previsione.

«L'Amministrazione è aperta al territorio – commenta il sindaco Salvatore Mafrici -  non è questo il primo segnale o la prima iniziativa che va nella direzione di una gestione democratica della "cosa pubblica". Mi riferisco in particolare ai consigli comunali aperti che già si sono svolti nel corso della vigente legislatura. Credo fermamente che la giunta abbia il dovere di tenere costantemente informati i cittadini sullo stato di sviluppo del territorio ove risiedono».

Tale informazione si rende ancor più necessaria data la costante riduzione della contribuzione dello Stato nei confronti degli enti locali e il conseguente ricorso sempre maggiore alle entrate provenienti direttamente o indirettamente dia cittadini. In altri termini un Comune aperto e responsabile deve "dar conto" ai cittadini sulle somme spese e le opere o i servizi realizzati.

Da qui l'utilità dell'incontro. «L'amministrazione da me presieduta – continua Mafrici - avverte l'esigenza di avere con la cittadinanza un rapporto basato su una comunicazione chiara e diretta, volta a far conoscere le decisioni prese rispetto alle problematiche presenti. Diffondere i contenuti del bilancio di previsione, uno strumento non sempre di facile lettura per i non addetti ai lavori, significa mettere i cittadini nelle condizioni di acquisire tutti gli elementi di giudizio necessari per valutare l'operato della giunta».

UN'INIZIATIVA DUNQUE IDEATA PER RENDERE PARTECIPE TUTTA LA CITTADINANZA  ALLE SCELTE PUBBLICHE DEL PROPRIO COMUNE.


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Melito Porto Salvo (RC) La prematura scomparsa del ginecologo Francesco Catanoso

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Per tanti anni primario facente funzioni di uno dei due reparti di ostetricia del “Tiberio Evoli. Al rito funebre hanno partecipato anche alcuni”bambini”, venuti al mondo proprio col il leggendario dottor  Catanoso
MELITO PORTO SALVO (RC) LA SCOMPARSA DEL GINECOLOGO FRANCESCO CATANOSO
Domenico Salvatore

Melito Porto Salvo (rc) La canicola africana imperversa anche da queste parti, ma la gente ben numerosa, non ha potuto, né voluto negare, l’estremo omaggio all’illustre medico. Un grande personaggio della Melito che conta.  La personalità è stata tratteggiata all’omelia, dall’arciprete della Parrocchia dell’Immacolata Concezione, don Benvenuto Malara. I familiari dello scomparso, amici, parenti e conoscenti, faranno fatica a gestire l’eredità morale e spirituale di Francesco Catanoso. Un ‘signore’ dai modi gentili, garbati e raffinati, che pareva uscito dalla Scuola Siciliana, se non dal Dolce Stil Novo. Mai una parola fuori posto. Un professionista coi fiocchi, che vantava esperienza, competenza e professionalità, come pochi altri. Ha saputo tenere alta sul pennone, la bandiera della Medicina; della ginecologìa; dell’ospedale; della città; della famiglia e sua personale. Ha onorato la città di Melito ed impreziosito il corpo medico, con la sua figura mitica. Era un piacere poter dialogare con un simile  personaggio, su qualunque argomento dello scibile umano. Sulla base di un dialogo civile, democratico, costruttivo e di un libero confronto delle idee. L’ospedale di Melito, in illo tempore, andava a gonfie vele; e non c’era piano di rientro o Tavolo Massicci, se non altre moine, quisquilie e pinzillacchere, che tenessero.

 
I più attempati ricorderanno…Evoli-Catanoso e Cento-Callea. Un simpatico duello; una sana rivalità; un agonismo indolore. Migliaia di bambini “sfornati” a tutta birra. E quanti convegni, seminari, simposi, meeting. L’ineffabile Pietro Panuccio, primario, direttore sanitario, docente universitario, con simili luminari della medicina, poteva indossare tranquillamente, le penne del pavone. C’era ancora l’Usl 30 di Melito intitolata al giornalista della RAI Carmelo Malara. Il dottor Francesco Catanoso, è stato un campione, valido anche sotto l’aspetto politico, culturale e  sociale. Così lo abbiamo conosciuto e così lo dipingiamo. Questa è la nostra opinione, sic et simpliciter. …“In paradiso ti accompagnino gli Angeli. Al tuo arrivo, ti accolgano i martiri, e ti conducano nella Santa Gerusalemme”. Ha trascorso gli ultimi aneliti di vita, nella sua casa di Arcina, immersa nel verde, nell’ossigeno e nella natura. Si è spento serenamente, munito dei conforti religiosi; assistito dalle amorevoli cure e dall'affetto della vedova, figli, nipoti e parenti. Un dignitoso “cimitero degli elefanti”. Svariate persone commosse, hanno scortato il feretro all’estrema dimora. Le spoglie mortali del dottor Catanoso riposeranno nel cimitero principale, nella cappella di famiglia. Speriamo, che il Comune di Melito, memore dei benefici ricevuti, anche in termini d’immagine, gli dedichi od intitoli, qualche opera pubblica, una via, una scuola, un busto ad imperitura memoria. Commovente l’amarcord dei “bambini” nati nel suo reparto. La redazione di Melitoonline esprime vicinanza alla famiglia. Domenico Salvatore

COMMEMORATO PRESSO LA CITTÀ GIUDIZIARIA IL COLONNELLO ANTONIO VARISCO PRIMO COMANDANTE DEL REPARTO CARABINIERI SERVIZI MAGISTRATURA

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COMMEMORATO PRESSO LA CITTÀ GIUDIZIARIA IL COLONNELLO ANTONIO VARISCO PRIMO COMANDANTE DEL REPARTO CARABINIERI SERVIZI MAGISTRATURA

 

ROMA – Questa mattina, alla presenza del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, si è svolta, per la prima volta all'interno della Città Giudiziaria, la cerimonia commemorativa del Tenente Colonnello Antonio Varisco, ucciso da un commando di terroristi il 13 luglio 1979.

Alla presenza di Autorità civili, militari e molti colleghi ed ex collaboratori, è stata deposta una corona alla targa nel piazzale a lui stesso intitolato. La figura dell'Ufficiale è stata ricordata dal Dott. Giorgio Santacroce, primo presidente della Corte di Cassazione. Presenti anche la sorella Paola e la nipote del colonnello Varisco.

Varisco, primo Comandante del Reparto Servizi Magistratura (la cui istituzione venne da lui stesso proposta nel 1976), venne ucciso da un gruppo di fuoco sul lungotevere Arnaldo da Brescia. Le Brigate Rosse rivendicarono l'attentato divulgando un volantino dal quale emergeva chiaramente che VARISCO era stato ucciso quale "simbolo" dello Stato poiché ex collaboratore del Gen. Dalla Chiesa ed elemento di raccordo tra la magistratura, le forze dell'ordine e le carceri.

Nato a Zara il 29 marzo del 1927, si era arruolato nell'Arma nel 1951 come Sottotenente. Nel dicembre 1957 (dopo essere stato promosso Capitano) venne nominato Comandante della Tenenza di Roma – Tribunali. Nel 1966 assunse il comando del Nucleo Tribunali, Traduzioni e Scorte di Roma e, nel 1973 con il grado di Maggiore, divenne Comandante del Nucleo di Polizia Giudiziaria di Roma. Nel 1976, promosso Tenente Colonnello, venne nominato Comandante del Reparto Servizi Magistratura.

Il 25 maggio 1982, con Decreto del Presidente della Repubblica, gli è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria con la seguente motivazione: " … assolveva i suoi particolari e delicati compiti con assoluta dedizione, responsabile impegno e ammirevole tenacia, pur consapevole del gravissimo rischio personale per il riacutizzarsi della violenza eversiva contro l'intero ordine giudiziario. Fatto segno a numerosi colpi di arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da un gruppo di terroristi, sublimava con il supremo sacrificio una vita spesa a difesa della collettività e delle istituzioni democratiche".

Oltre al Piazzale interno alla Città Giudiziaria di Roma, sono a lui intitolate vie nei Comuni di Roma (prospicente l'ingresso del Tribunale e della Corte d'Appello), Carmiano (LE), Annone Veneto (VE), Albinea (RE), Marsciano (PG), Bracciano (Roma) e due piazze ubicate in Monterosi (VT) e Mentana (Roma).

 

Roma, 13 luglio 2012.




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Reggio Calabria- Operazione dei Carabinieri nei quartieri di Rione Modena e Pellaro. 4 arresti eseguiti. 2 catturandi assicurati alla giustizia. Sequestrata cocaina e marijuana.

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Nella giornata di ieri, oltre 60 carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno eseguito controlli a tappeto nel rione Modena e in Pellaro. All’operazione, che si inserisce nell’ambito di un piano di controlli straordinari del territorio disposti dal Comando Provinciale di Reggio Calabria per garantire la sicurezza dei cittadini anche nel periodo estivo, hanno partecipato anche i Reparti Speciali dei Cacciatori del GOC di Vibo Valentia.

In particolare, nel Rione Modena i Carabinieri della Stazione - Rione Modena, a termine di una complessa e prolungata attività di osservazione, controllo e pedinamento, hanno assicurato alla giustizia due catturandi autori di rapine. All’interno di una palazzina di Rione Modena è stato sorpreso CHILLINO Luigi, reggino, classe 85, pluripregiudicato per associazione finalizzata la traffico di stupefacenti, violenza e resistenza a P.U., evasione, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, perché ritenuto responsabile di una rapina perpetrata in questo centro lo scorso maggio. Nella circostanza, il CHILLINO, unitamente ad altro complice già tratto in arresto, avevano rapinato un’anziana donna strappandole una collanina facendola cadere a terra e procurandole delle ferite. Il CHILLINO, che già si era sottratto alla cattura nei giorni scorsi, ha cercato sino all’ultimo di sfuggire alla cattura, infatti quando i militari sono entrati all’interno dell’appartamento dove si nascondeva, ha cercato di occultarsi sotto un letto, ma questo escamotage non gli è servito a nulla, infatti è stato scovato e ammanettato.

Altro colpo è stato portato a segno sempre dai militari della Stazione Carabinieri di Reggio Calabria-Rione Modena che hanno arrestato un altro pericoloso catturando, BALDONI Guglielmo Patrizio, reggino, classe 69, pluripregiudicato per ricettazione, riciclaggio, associazione di tipo mafioso, colpito da ordine di carcerazione, in quanto ritenuto responsabile di una rapina perpetrata a Villa San Giovanni nel 2006 e per questo motivo era stato condannato alla reclusione a quattro anni, anche lui però si era sottratto alla cattura. I militari lo hanno sorpreso all’interno di una delle abitazioni di cui aveva la disponibilità, alla vista dei militari, il catturando ha cercato di scappare dalla finestra sul retro che sfortunatamente per lui era presidiata dai militari che lo hanno immediatamente immobilizzato ammanettandolo e trasferendolo in carcere.
I Carabinieri della Stazione di Pellaro hanno fatto scattare un’operazione antidroga che ha portato a smascherare l’attività di spaccio condotta da MIRISCIOTTI Gianluca. Il costante controllo del territorio ha portato i Carabinieri ad acquisire elementi investigativi che hanno fatto supporre un’attività di spaccio riconducibile proprio al MIRISCIOTTI. Avuta la certezza dell’attività illecita, i Carabinieri hanno fatto irruzione all’interno dell’abitazione del predetto, rinvenendo una quantità di cinquantadue grammi di marijuana, già suddivisa in confezioni. Oltre alla sostanza stupefacente venivano rinvenuti utili indizi per dimostrare l’attività di spaccio, in particolare vi era un trita marijuana, n.19 semi di pianta di cannabis, un bilancino di precisione, la somma contante di euro 475, derivante verosimilmente dall’attività di vendita dello stupefacente. Al termine delle attività scattavano le manette ai polsi del MIRISCIOTTI con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Tutto il materiale rinvenuto veniva sottoposto a sequestro.

Nelle stesse circostanze, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, nel corso di una perquisizione all’interno di una palazzina, sorprendevano alcuni giovani in atteggiamento sospetto, ciò induceva i militari ad approfondire gli accertamenti attraverso perquisizioni personali e domiciliari. L’accertamento dava esito positivo, infatti indosso a BEVILACQUA Massimo, reggino, classe 76, pregiudicato, venivano rinvenuti 6 grammi di cocaina e la somma contante di euro 180. La perquisizione estesa anche all’abitazione di quest’ultimo consentiva altresì di rinvenire altra stupefacente del tipo marijuana del peso di 5 grammi. Anche il BEVILACQUA veniva tratto in arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Tutto il materiale rinvenuto veniva sottoposto a sequestro.


IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI REGGIO, GIUSEPPE RAFFA: “ UN SALUTO A MONS. FIORINI MOROSINI E UN GRAZIE AL METROPOLITA VITTORIO MONDELLO”.

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Il Presidente della Provincia, Dott. Giuseppe Raffa.
Sono certo che l’esperienza di Locri di  Mons. Morosini  verrà ripetuta a Reggio, in una città che deve  recuperare quel rapporto di fiducia tra le varie componenti sociali spezzato dagli avvenimenti degli ultimi anni. 

Reggio Calabria 13 Luglio 2013. La decisione di Papa Francesco di nominare Mons.Giuseppe Fiorini Morosini arcivescovo di Reggio Calabria – Bova provoca in me gioia  ed emozione  per una scelta che la Chiesa paolina, dopo la conclusione del ministero pastorale del metropolita Vittorio  Mondello,  attendeva da tempo.  

Non spetta a me, né come cattolico né come politico, esprimere giudizi sulla decisione vaticana che appare in sintonia con la rivoluzione epocale impressa dal Pontefice all’azione di evangelizzazione della Chiesa. 
La nomina di mons. Fiorini Morosini a capo della nostra diocesi però non deve farci dimenticare l’indelebile  impronta lasciata dal ministero pastorale di mons. Mondello in un territorio difficile come il nostro alle prese con gli atavici  problemi sociali  che, spesso, fanno perdere la strada che porta al raggiungimento del bene comune.

Con il neo arcivescovo di Reggio, da quasi tre anni, stiamo condividendo un impegno   per  aiutare la Locride ad uscire dall’isolamento  socio – strutturale  con interventi in grado di accorciare il gap  esistente  anche  con altri comprensori della provincia.  L’impegno in favore degli “ultimi” e la sua costante presenza al fianco di cittadini di territori  dalle antiche tradizioni  storiche ma  duramente bombardati dagli stereotipi negativi dei mass media, ha fatto di mons. Morosini  un importante punto di riferimento.

Il nuovo Metropolita, fin dal suo insediamento a capo della diocesi Locri – Gerace, si è adoperato per  impedire che in questo tratto di territorio, bello e del grande passato magnogreco, prevalesse la globalizzazione dell’indifferenza. 

Sono certo che l’esperienza di Locri di  Mons. Morosini  verrà ripetuta a Reggio, in una città che deve  recuperare quel rapporto di fiducia tra le varie componenti sociali spezzato dagli avvenimenti degli ultimi anni  che, purtroppo, ha prodotto  quello stato di “guerra di tutti contro tutti”, che ha riportato indietro l’orologio del tempo. 
Una Chiesa tra la gente e per la gente: artefice della pacificazione sociale, guida illuminata per cittadini e amministratori,  bussola per una nuova dimensione umana.  Un saluto a  mons. Morosini e un grazie di cuore a Mons.  Mondello.
                                                                          
Giuseppe Raffa.

Goletta Verde di Legambiente. Blitz Bandiera nera alla SOAKRO

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Crotone, 13 giugno 2013

 

Goletta Verde di Legambiente

Mala gestione del depuratore, bandiera nera alla Soakro

L'equipaggio dell'imbarcazione ambientalista consegna il poco ambito vessillo alla società a partecipazione pubblica cui è affidata la depurazione nel Crotonese

Legambiente: "Dallo scorso anno ad oggi nessun intervento per risolvere definitivamente le criticità. Gli ultimi fatti di cronaca impongono una svolta: le istituzioni preposte vigilino sull'operato della Soakro e si rispetti il programma di interventi per potenziare la rete fognaria"

 

La gestione di Soakro, società cui è affidata la depurazione nel Crotonese, rischia di trasformare l'impianto di Crotone in una bomba batteriologica pronta ad esplodere nelle acque dello Jonio. Dal maggio dello scorso anno, quando si arrivò al sequestro della struttura, la situazione è rimasta praticamente immutata; unica eccezione il milione e mezzo di euro spesi dal Comune per rimettere a posto l'impianto prima di riconsegnarlo a Soakro nel febbraio scorso. Col risultato che già a marzo, come segnalato da Legambiente Crotone e da Fabbrikando l'avvenire, il depuratore non funzionava più. Non solo, dunque, non si sono visti miglioramenti nella gestione dell'impianto e quindi nella qualità delle acque che finiscono a mare, ma le recenti informative della Procura lasciano intravedere uno scenario ancora più preoccupante.

Per questi motivi, l'equipaggio di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che da ventotto anni effettua il periplo dell'Italia a difesa del mare e delle coste, ha consegnato questa mattina la Bandiera nera alla "Società Acque Krotonesi S.p.A", società pubblica partecipata esclusivamente dai Comuni e dalla Provincia di Crotone cui è affidato il ciclo delle acque, compresa la gestione delle reti fognarie e la conduzione degli impianti di depurazione. Un blitz mattutino presso la sede della società, lungo la Strada statale 106 Jonica, per consegnare il poco ambito vessillo che Legambiente assegna ai nuovi "pirati" che mettono a rischio il futuro del mare e delle coste del nostro Paese. Un chiaro monito contro una mala gestione che rischia arrecare danni incalcolabili all'ambiente, alla salute dei cittadini, nonché al turismo e allo sviluppo economico del territorio. Legambiente chiede con forza che le istituzioni locali e regionali vigilino sull'operato delle società cui è affidata la gestione della depurazione, estromettendo quelle imprese la cui mala gestione è causa delle pessime condizioni di salute del mare, e verificando inoltre l'avanzare degli interventi strutturali previsti per il potenziamento della rete che potrebbero realmente risolvere molte delle criticità dell'intero sistema di smaltimento dei reflui urbani.

"Il "caso Calabria", in particolare per l'impianto di depurazione di Crotone, purtroppo riempie ancora le cronache locali e nazionali – dichiara Franco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – Ad un anno esatto dalle denunce della Goletta Verde di Legambiente, e delle altrettanto puntuali levate di scudi di chi pretende di negare l'evidenza per non spaventare i turisti, abbiamo consegnato questa mattina la bandiera nera alla Soakro per l'evidente incapacità nell'affrontare la delicata gestione dei reflui urbani e della depurazione".

I recenti sopralluoghi della Guardia di Finanza nel torrente Papaniciaro a Crotone hanno evidenziato parametri microbiologici talmente elevati da lasciar supporre che i reflui del depuratore vengano sversati "tal quali", senza cioè alcun trattamento depurativo. Mentre i fanghi di essicamento, secondo le Fiamme gialle, sarebbero stati irregolarmente stoccati e sversati. Insomma, secondo i finanzieri, si sarebbero ripetute le condotte che portarono appunto la Procura della Repubblica a disporre i sigilli al sito appena un anno fa.

"Parliamo di una bomba batteriologica nelle acque dello Ionio pronta ad esplodere – prosegue Falcone – una ennesima falla nel sistema della depurazione calabrese. Un problema che, puntualmente, si ripresenta in estate, periodo in cui la Calabria potrebbe e dovrebbe dedicarsi alla valorizzazione delle sue aree naturali per incrementare ancora di più il flusso turistico e rilanciare l'economia. Invece, si sceglie di non risolvere i problemi di fare finta di nulla, di nascondere la polvere sotto il tappeto e di non affrontare il problema nonostante ci fossero tutti i margini per risolverlo già nei mesi scorsi. E così ci troviamo ancora una volta a parlare di rischi molto seri per l'economia del territorio e soprattutto per la salute pubblica".

 

Goletta Verde è una campagna di Legambiente

 

Main partner: COOU

Partner tecnici: Corepla, Nau, Novamont, Solbian

Media partner: La Nuova Ecologia, PescaTv - canale Sky 236, Rinnovabili.it


Segui il viaggio di Goletta Verde

sul sito www.legambiente.it/golettaverde

blog http://golettaverdediariodibordo.blogautore.repubblica.it

e su www.facebook.com/golettaverde

 

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'Ndrangheta, arrestato dalle Fiamme Gialle a Roma il latitante Francesco Nirta.

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Bloccato da Gdf su treno poco dopo partenza da Stazione Termini.

Roma 13 Luglio 2013. La Guardia di Finanza di Roma ha arrestato Francesco Nirta, 25 anni, considerato vicino a esponenti delle cosche di 'ndrangheta Nirta e Mammoliti, latitante dal dicembre scorso e ricercato per traffico di droga.

Nirta è stato individuato dal Gico delle Fiamme Gialle alla stazione Termini e bloccato su un treno per Reggio Calabria pochi minuti dopo la partenza.

Il latitante ha provato a mostrare un documento falso, ma alla fine ha ammesso la sua identità.

ROMA, OPERAZIONE ANTIUSURA DEI CARABINIERI: ARRESTATI DUE COGNATI.

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PRETENDEVANO INTERESSI FINO AL 700%. IN UN VIDEO LE MINACCE PER COSTRINGERE A PAGARE LE VITTIME.


ROMA 13 Luglio 2013 – Nelle prime ore della mattinata, i Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo hanno arrestato due uomini, uno di origini campane ed uno romano, colpevoli di usura ed estorsione in danno di una coppia di coniugi di Marino, alle porte di Roma.

Le indagini, effettuate dai Carabinieri del Nucleo Operativo e condotte dalla Procura di Velletri, hanno avuto inizio nel mese di novembre dello scorso anno allorquando i due coniugi, oramai stretti irrimediabilmente nella morsa dei due criminali, si sono rivolti ai Carabiniere, chiedendo di essere aiutati. Ed è così che si accertato che gli arrestati, a fronte di un prestito iniziale di 20 milioni di vecchie lire concesso nel 1996 ai defunti genitori di uno dei due malcapitati, nel tempo hanno preteso ed ottenuto tassi di interesse del 100%, a volte del 400%, fino ad arrivare addirittura al 700%, così compromettendo inevitabilmente la stabilità economica e familiare della giovane coppia che da 25 anni gestisce un’agenzia di intermediazione finanziaria nei castelli romani e che in molte occasioni ha subito minacce di morte, rivolte spesso anche ai loro familiari.

Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati titoli bancari, postali e notarili il cui valore si aggira intorno al milione di euro ed è stata pure bloccata la vendita, fittizia perché da ritenersi a garanzia del prestito usurario erogato, di un appartamento di famiglia la cui parte acquirente, nel compromesso, è risultata essere la compagna di uno e la sorella dell’altro arrestato.

La Procura di Velletri, dunque, concordando con le risultanze investigative emerse dopo più di sei mesi di indagine, ha ottenuto dal Tribunale l’emissione di due ordinanze di custodia in carcere nei confronti dei due che, stamattina, sono stati ammanettati nelle loro abitazioni e condotti nel carcere di Velletri con le accuse di usura ed estorsione aggravate e continuate. 


PRATI – 3 UNDICENNI A CACCIA DI RAME. FERMATI DAI CARABINIERI CON 30 CHILI DI ORO ROSSO SULLE SPALLE.


ROMA – I Carabinieri della Stazione Roma Prati hanno fermato tre nomadi 11enni, romeni, in possesso di cavi di rame appena rubati. L’episodio è accaduto la scorsa notte quando, i Carabinieri in servizio di pattuglia notturna, hanno notato i tre giovanissimi appartenenti al campo nomadi di via Andersen, in possesso di tre borsoni. Quando li hanno fermati per controllarli, a seguito della perquisizione, i militari hanno rinvenuto nei 3 borsoni diversi cavi di rame, del peso di circa 30 chili, che avevano asportato poco prima da un cantiere. I 3 sono stati accompagnati in caserma in attesa dell’arrivo dei propri familiari, a cui sono stati affidati, mentre, il prezioso “oro rosso” è stato sequestrato per essere riconsegnato al proprietario.


TROVA UN BORSELLO CON DOCUMENTI E CHIEDE 600 EURO PER LA RESTITUZIONE.


ROMA – I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Piazza Dante hanno arrestato, con l’accusa di tentata estorsione, un cittadino romeno, di 54 anni, senza fissa dimora che dopo aver trovato un borsello con diversi documenti smarriti da una famiglia di turisti cileni, ha chiesto loro 600 Euro per la restituzione. Il 54enne tra i documenti smarriti trovati a terra, ha rinvenuto anche i recapiti dell’hotel di Roma, in zona Esquilino, dove stavano alloggiando, e li ha raggiunti. Al capo famiglia ha chiesto il denaro in cambio della restituzione di tutti i documenti. Il turista cileno ha preso tempo ed ha chiesto aiuto al 112 dei Carabinieri. I militari sono subito intervenuti presso l’hotel ed hanno ammanettato l’estorsore che è stato accompagnato in caserma in attesa di essere processato con il rito per direttissima. Il borsello è stato recuperato dai militari e restituito alla famigliola di turisti che ha potuto riprendere tranquillamente la vacanza.


Tragedia a Bari: quindicenne muore travolto da treno.

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E' accaduto ieri sera nella stazione di Palese.

Bari 13 Luglio 2013 - Un ragazzo di 15 anni, Giuseppe De Martino, di Giovinazzo (Bari), è stato travolto e ucciso ieri sera da un treno Frecciargento Roma-Lecce nella stazione di Bari-Palese.

Il ragazzo era figlio di un ferroviere ed era in compagnia di amici.

Accertamenti sono in corso per ricostruire la dinamica dell'incidente: non è infatti chiaro se il ragazzo stesse attraversando i binari o se si sia sporto troppo al passaggio del treno.

Il traffico ferroviario è rimasto bloccato per ore.

A Times Square scoppia la pace tra Cowboy e indiani...in mutande

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Al famoso naked cowboy con la chitarra si e' affiancato un altro uomo seminudo travestito da indiano
A Times Square e' scoppiata la pace tra Cowboy e indiani...in mutande.

Da qualche settimana nella piazza piu' famosa del mondo è spuntato un altro uomo in mutande. Al famoso naked cowboy con la chitarra si e' affiancato un altro uomo seminudo travestito da indiano.

Nessuna gelosia da parte di Robert Burck, il cowboy, che puo' vantare diverse partecipazioni in film di hollywood. Quest'ultimo arrivo' a Times Square per farsi notare come cantante e provare ad intraprendere una carriera musicale, ma successivamente ha preferito continuare a stare in mutande con le quali ha fatto i soldi. Oltre le mance che raccoglie giornalmente, in giornate grasse riesce a portare a casa anche mille dollari, ha un website dove vende il suo merchandising.




Kiwanis Club Juppiter Reggio Calabria: Maxi assegno di solidarietà per il progetto “Eliminate” dell’Unicef.

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 Roberto Garzulli e Francesco Garaffa
Il neocostituito club service consegna al Distretto diecimila euro raccolti in città

Non sarebbe potuta cominciare in maniera migliore, all’insegna della solidarietà e del più autentico spirito di service, l’attività del Kiwanis Club Juppiter Reggio Calabria.

Il neocostituito club, presieduto dall’avvocato Francesco Garaffa e composto da un drappello di giovani professionisti, ha appena ricevuto la “charter”, ovvero il documento proveniente da Indianapolis che sancisce la sua affiliazione alla grande famiglia mondiale del Kiwanis International.

La formalizzazione di questo atto dall’alto valore simbolico è stata al centro di una sobria cerimonia, seguita da un raffinato momento conviviale, a cui hanno partecipato i vertici kiwaniani della Distretto Italia-San Marino: il Governatore Roberto Garzulli, il segretario Antonio Maniscalco e il tesoriere Giovanni Tomasello.

Nell’occasione, il presidente Garaffa e il suo consiglio direttivo hanno potuto presentare il frutto dell’attività di servizio svolta nei mesi scorsi, quando i soci dello Juppiter hanno dato vita a un intenso, generoso e assai proficuo lavoro di “fund raising” nell’ambito del progetto “Eliminate”: il programma dell’Unicef che si prefigge l’obiettivo di debellare il tetano materno e neonatale.

I risultati del nuovo Kiwanis Club reggino sono stati a dir poco strabilianti e lasciano davvero ben sperare per il futuro. I numeri sono eloquenti: basti pensare che la raccolta fondi ha consentito di consegnare al Distretto (che a sua volta devolverà l’intera somma all’Unicef) un assegno di diecimila euro. Un risultato straordinario, alla luce del fatto che il club fino a poche settimane fa non poteva godere di alcuna proiezione pubblica, se non quella derivante dal radicamento territoriale dei suoi soci, e che la crisi economica, soprattutto in un territorio povero come quello reggino, certamente non ha agevolato le attività di beneficenza.

Tra le iniziative che sono state promosse nell’ambito della battaglia a favore del programma “Eliminate”, va segnalato l’ormai tradizionale torneo di calcio a cinque “Memorial Giuseppe Funaro”, di cui quest’anno si è fatto carico proprio il neoclub Kiwanis. Lo Juppiter Reggio Calabria, compiendo un notevole sforzo organizzativo, ha dato continuità a un’iniziativa benefica molto apprezzata sul territorio, oltre che un momento di aggregazione socio-sportiva fortemente attesa dal “popolo” del futsal reggino.

“Siamo molto felici dei risultati delle prime attività condotte dal nostro club – commenta Francesco Garaffa – perché testimoniano lo spirito con cui abbiamo deciso di intraprendere questa strada: la nostra idea è quella di servire, di metterci a disposizione della società e, in particolare, dei bambini, che rappresentano la parte del mondo più indifesa ed esposta a rischi di diversa natura. Per noi del Kiwanis Club Juppiter – prosegue il presidente – fare service significa donare agli altri una parte della nostra persona e della nostra quotidianità, ma anche mettere a frutto le nostre esperienze professionali per agevolare i percorsi della solidarietà che spesso sono irti di ostacoli. Sostenere parrocchie, associazioni, organizzazioni no profit è la nostra mission. Abbiamo iniziato col piede giusto ma questo è solo l’inizio. Faremo del nostro meglio, ogni giorno, per onorare l’impegno che abbiamo assunto nel chiedere di entrare a far parte del Kiwanis International”.

a.l./ Reggio Calabria, 13 luglio 2013

Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, neo-Arcivescovo di Reggio-Bova: 'Vengo da voi, carissimi, con entusiasmo, anche se umanamente mi costa tantissimo ricominciare a 68 anni'.

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 Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, neo-Arcivescovo di Reggio-Bova.
'Ho cercato di dare alla Chiesa di Locri-Gerace tutto di me stesso per il tempo che il Signore ha voluto'.

Di seguito la lettera a firma di Monsignor Fiorini-Morosini:

Eccellenza Rev.ma,

Carissimi sacerdoti e fedeli,


Il  Papa ha deciso di inviare me a Reggio come nuovo vescovo di questa antica e nobile Chiesa.

Come gli ho scritto nei giorni scorsi, dopo cinque anni di permanenza a Locri, cominciavo a muovermi in questa sede con sicurezza e tranquillità. Speravo poter continuare nella stessa sede ed essere così più incisivo nel lavoro di evangelizzazione.

Il Signore ha voluto diversamente: sia fatta la sua volontà. Nessuno deve ritenersi necessario nella vigna del Signore. Ho cercato di dare alla Chiesa di Locri-Gerace tutto di me stesso per il tempo che il Signore ha voluto. Pretendere di rimanervi ancora, con la presunzione di continuare a fare bene, avrebbe significato andare contro Dio, che è il solo a fare fruttificare il nostro lavoro. Avrebbe significato pregiudicare il futuro lavoro. Questa è la mia visione di fede e di servizio nella Chiesa, che vuole essere il primo dono che voglio fare alla mia nuova Chiesa di Reggio Calabria-Bova.

Vengo da voi, carissimi, con entusiasmo, anche se umanamente mi costa tantissimo ricominciare a 68 anni. Mi conforta il fatto di trovare una Chiesa ben organizzata e in cammino, alla cui testa dovrò mettermi, ascoltando e condividendo, dialogando e compartecipando in una scuola viva di vita, ove si insegna imparando e si impara insegnando; ove soprattutto viene posta la verità e la comunione alla base di tutto. Spero sia questo lo stile che dovrà contraddistinguere la nostra collaborazione, sia con i presbiteri che con i laici: veritatem facientes in caritate (Ef 4, 14). In particolare ai presbiteri voglio dire che la mia casa è sempre aperta in qualunque ora per incontrarli e ascoltarli.

So di ricevere una eredità preziosa, custodita e accresciuta, attraverso la fedeltà a Gesù, dalla vostra Chiesa, che ha avuto grandi pastori: il ven. Mons. Ferro, Mons. Sorrentino, da me conosciuti e stimati, ed ultimo Mons. Mondello, con il quale ho collaborato, in questi cinque anni di episcopato,  costruendo anno dopo anno stima, rispetto, amicizia, affetto. So di ricevere da lui un testimone eccellente di impegno pastorale, da tutti apprezzato.

E’ a tutti nota la vivacità della vostra Chiesa, frutto di una collaborazione attiva tra i sacerdoti e un laicato eccezionale, che voi sacerdoti di oggi e di ieri avete saputo formare e coinvolgere nell’azione pastorale.

Se questi aspetti positivi da un lato mi allietano, dall’altro un po’ mi intimoriscono, considerando le mie forze e le mie capacità. Ma confido nel Signore, nella Madonna della Consolazione, in S. Paolo, nel mio Padre S. Francesco, Patrono della Calabria.

Sin dalla mia ordinazione sacerdotale sono stato animato, incoraggiato, orientato e sorretto proprio da una frase dell’Apostolo: In fide vivo Filii Dei, quia dilexit me (Gal 2, 20).

Ho cercato, pertanto, di mettere Gesù Cristo al centro della mia vita personale e della mia missione. Ho fatto della fedeltà a Gesù l’obiettivo della mia vita spirituale; in questo sforzo l’esperienza delle mie fragilità e del mio peccato mi ha messo nelle condizioni di capire e di accogliere il fratello ed essere per lui ministro di perdono e di riconciliazione. Son stato sorretto in questo anche dalla visione di S. Francesco di Paola, che ha invitato chi presiede in una comunità a saper sempre stare accanto a chi sbaglia per capirlo e sorreggerlo nel cammino di conversione. Come ha fatto Gesù.

Un ministro del Signore pone Gesù anche al centro della sua missione: annunciare la sua parola e amministrare i suoi sacramenti ha prevalso su ogni altro elemento dell’azione pastorale. Così voglio continuare nel prendere in mano la guida di questa Santa Chiesa di Reggio-Bova.

Il mio motto episcopale vuole essere un secondo dono alla Diocesi tutta, perché si rafforzi nella fede in Gesù: in questo anno della fede lo ponga al centro della sua vita e della sua missione.

Siamo fedeli al Signore Gesù, alla nostra vocazione cristiana, alla nostra vocazione sacerdotale e diaconale, alla nostra vocazione religiosa. Siamo fedeli nella radicalità, soprattutto noi uomini di Chiesa: la fedeltà alla nostra vocazione è la luce e il profumo della nostra vita. E parlando di fedeltà, penso soprattutto a voi, cari seminaristi. Crescete alimentati dai grandi ideali verso i quali dovete correre, convinti che sarete uomini felici se sarete sacerdoti fedeli.

Considerando la motivazione che S. Paolo dà per la sua vita di fede (quia dilexit me), vi esorto a guardare il nostro territorio con lo sguardo amorevole di Cristo, con la sua compassione, con la sua misericordia. La fede in Gesù ci porta ad essere come lui, misericordiosi, compassionevoli, servizievoli fino al dono della vita. Risuonino sempre nelle nostre orecchie le parole di Gesù: misericordia voglio e non sacrificio (Mt 12, 7); non sono venuto a chiamare i giusti a conversione, ma i peccatori (Lc 5, 32). Un annuncio di misericordia tanto più necessario, quanto più non capito oggi dalla nostra società. Ma non possiamo strappare alcuna pagina del Vangelo: e quelle sulla misericordia sono tante. Comprendiamo l’insistenza di Papa Francesco su questo tema.

Alla misericordia uniremo il rigore morale del Vangelo, prima per noi, uomini di Chiesa, che siamo sollecitati in ogni modo a purificarci, a rinnovarci, a fare del nostro sacerdozio una missione e non un impiego, e a camminare nel segno della verità, semplicità e sobrietà di vita, senza sostare mai in zone grigie, ove ci possa essere anche il solo sospetto di collusione con il male: fatti modelli del gregge (1Pt 5, 3). Ad uguale rigore richiameremo i nostri fedeli, soprattutto quanti hanno responsabilità politiche, sociali ed amministrative. Coerenza di vita e fedeltà a Gesù Cristo sono i segni della nostra fede e costituiscono il cuore della nostra credibilità di seguaci di Cristo e di Pastori.

Dinanzi ai problemi vecchi e nuovi della nostra terra, continueremo nella linea tracciata dalla Chiesa in molteplici documenti. Le istituzioni dello Stato dovranno poter contare sul nostro impegno per una lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata e i suoi traffici di morte: droga, usura, intimidazioni, tangenti, attentati. La Chiesa diocesana, in forza della sua natura e missione, radicata capillarmente sul territorio, deve essere fedele in questa lotta, convinta che la legalità, che fa leva sui diritti dell’uomo e sul rispetto della persona, fa parte dell’annunzio evangelico.

Voglio chiedere, però, sin da adesso a tutte le istituzioni politiche, giuridiche, sociali, investigative e militari, e ai media, che collaborano sul territorio per sconfiggere la piaga della ‘ndrangheta, a non voler presumere di dettare alla Chiesa le norme del suo comportamento e della sua azione e a giudicare negativamente la sua azione se non corrisponde agli interventi che essi pensano e desiderano dalla Chiesa. La Chiesa sa come muoversi, fedele alla sua missione.

Essa si pone al servizio del territorio, offre la sua collaborazione, accetta di stringere ogni mano, sempre che la fedeltà al Vangelo sia garantita. Altrimenti essa sa accettare di essere minoranza, di essere diversa, di andare controcorrente. Rispettiamo il processo di laicizzazione e di secolarizzazione della società, ma non lo possiamo accettare in toto. In alcuni momenti saremo voce critica, soprattutto per quelle questioni che riguardano il rispetto della vita, la difesa della famiglia e del processo educativo, e che affondano le loro radici sulla ragione  e sulla natura dell’uomo, la cui esistenza e difesa sono patrimonio della cultura dell’uomo, ancor prima della nascita del cristianesimo.

Affido il mio servizio pastorale alla preghiera di tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici. Mi affido soprattutto alle preghiere e all’offerta generosa dei malati, e di quanti li assistono che sono il segno concreto della presenza di Dio in mezzo a noi, attraverso la loro vita di fede.

Un pensiero affettuoso vada a tutte le vittime della violenza e ai loro familiari, sperando che non sia sparso altro sangue; ma saluto anche i carcerati, invitandoli a fare quei passi di conversione e di riconciliazione, per ottenere i quali la Chiesa sta loro accanto e annuncia loro il sacrificio riconciliatorio di Gesù. Ai giovani, in modo particolare, chiedo il dono della luce dell’oggi, della loro facilità a cogliere i segni dei tempi, perché coniugati con la esperienza di noi più anziani, l’azione della Chiesa possa essere profetica nella fedeltà.

In attesa di iniziare il mio sevizio in messo a voi, vi saluto di cuore e vi benedico.

A Lei mons. Mondello la mia gratitudine e la preghiera di starmi accanto soprattutto nel muovere i miei primi passi".

Mons. Fiorini Morosini arcivescovo-giornalista di Reggio Calabria

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La nomina ufficializzata alle 12. La gioia e le congratulazioni di Carlo Parisi (Fnsi e Ucsi) e Francesco Talarico (Consiglio regionale)

Mons. Fiorini Morosini nuovo arcivescovo di Reggio Calabria


Mons. Fiorini Morosini e Carlo Parisi nella sede del Sindacato giornalisti e Ucsi Calabria
REGGIO CALABRIA - E’ mons. Giuseppe Fiorini Morosini il nuovo arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria-Bova. L’annuncio ufficiale è stato dato oggi alle 12 in Episcopio.
Sarà dunque l’attuale vescovo-giornalista di Locri-Gerace il successore di mons. Vittorio Mondello che, dopo 23 anni di ministero episcopale, lascia la Diocesi reggina per raggiunti limiti di età.
Da oggi e fino all’insediamento di mons. Morosini, mons. Mondello ricoprirà il ruolo di amministratore apostolico della Diocesi reggina per quelli che sono gli impegni ordinari.
Sessantotto anni (è nato a Paola il 27 novembre 1945), mons. Giuseppe Renato Fiorini Morosini viene ordinato sacerdote il 2 agosto 1969. Successivamente si laurea in teologia presso la Pontificia Università Lateranense e nel 1975 ottiene il dottorato in filosofia presso l’Università di Messina.
Svolge vari incarichi come sacerdote, tra i quali quello di docente della scuola apostolica di Paola dal 1970 al 1974, vice-parroco a Lamezia Terme e insegnante di liceo fino al 1980.
Dal 1994 al 2006 è Superiore generale dell’Ordine Francescano dei Minimi per due mandati.
Giornalista pubblicista dal 22 aprile 1989, è iscritto al Sindacato Giornalisti della Calabria e all’Ucsi.
Il 20 marzo 2008 viene nominato vescovo di Locri-Gerace, succedendo a mons. Giancarlo Maria Bregantini. È autore di numerose pubblicazioni riguardanti la spiritualità dell’Ordine e la figura del suo fondatore, San Francesco di Paola.
“Una notizia che mi riempie di gioia – è il commento di Carlo Parisi, segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, vicesegretario nazionale Fnsi e presidente dell’Ucsi, l’Unione stampa cattolica, regionale – la nomina di monsignor Fiorini Morosini alla guida di una diocesi vasta e importante, quale è quella di Reggio Calabria-Bova. Sono convinto che con il sostegno di un pastore di indubbia caratura morale e spirituale, che arriva dal cuore della nostra terra, Locri e Gerace, dove ha potuto sperimentare i problemi più aspri e sofferto le piaghe più dolorose di questa nostra Calabria, la città, la comunità di Reggio avrà una forza, uno sprone ed una speranza in più per affrontare le innegabili difficoltà che continuano a martoriarla”.
“Non nego, infine, – conclude Parisi – un ulteriore motivo di gioia: il fatto che monsignor Fiorini Morosini sia, oltre che pastore della Chiesa, anche un giornalista, da sempre vicino e partecipe alla vita e alle problematiche della nostra categoria. Sono certo, dunque, che saranno numerose le occasioni in cui i giornalisti calabresi potranno confrontarsi con lui, attingendo alla sua forza spirituale e trovando conforto nei suoi incoraggiamenti, a cui ci ha abituati in questi anni”.
Al neo arcivescovo anche il messaggio di benvenuto del presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico: “A nome del Consiglio regionale, e mio personale, desidero esprimere le più sentite congratulazioni e gli auguri per il nuovo impegno pastorale di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, nominato arcivescovo metropolita della diocesi di Reggio Calabria-Bova. Le sue qualità umane, le sue forti posizioni contro ogni ingiustizia e illegalità e la sua dedizione verso i più deboli e gli emarginati lo accompagneranno nella nuova missione di fede in una delle più antiche diocesi della Calabria.
In questi anni di servizio pastorale nella diocesi di Locri, che adesso lascia per il nuovo impegno a cui è stato chiamato dalla Chiesa, monsignor Morosini – continua Talarico – è stato un punto di riferimento sicuro, come hanno potuto sperimentare i fedeli della Locride, insieme a quanti lo hanno incontrato  e sentito vicino nelle difficoltà e nella vita quotidiana e sono stati incoraggiati a lavorare per il rinnovamento della Calabria, dalla sua azione costante di evangelizzazione e per le sue forti prese di posizione contro la criminalità organizzata.
Nel nuovo importante e significativo impegno pastorale, monsignor Morosini succede a monsignor Vittorio Mondello, un pastore che desideriamo ringraziare per il suo ministero episcopale generoso e illuminato, svolto per molti  anni al servizio e per il bene della diocesi di Reggio-Bova e di tutta la Calabria. A monsignor Mondello, anche nella sua qualità di presidente della Conferenza episcopale della regione – conclude Talarico – sentiamo di dover esprimere profonda gratitudine per l’impegno pastorale e per i frutti copiosi che sono venuti della sua lunga missione in terra di Calabria”.

Fonte: GiornalistiCalabria.it

CSI REGGIO CALABRIA/ Il nostro grazie a mons. Mondello, il benvenuto a mons. Morosini: ancora assieme per gli Oratori

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Chiusa la stagione sportiva: 2000 giovani di 70 parrocchie dai 10 ai 25 anni coinvolti

 

"Vivi l'Oratorio":  il CSI propone la nascita di 10 nuovi avamposti di sport

 

Il saluto a mons. Mondello « pastore instancabile nell'incoraggiarci a fare sempre meglio »

 

C'è un messaggio di sport autentico che attraversa lo Stivale dal 1944 ad oggi, è quello del CSI che – dal dopoguerra fino ai giorni nostri - non ha mai rinnegato le sua natura di ente di promozione sportiva cattolico. Ed è proprio grazie a questa matrice che ancor oggi il Centro Sportivo mantiene inalterato il suo appeal sulle nuove generazioni: essere annunciatori della Buona Novella, con qualsiasi mezzo, è affascinante e coinvolge tutti i territori, finanche la Reggio "bella e gentile" che nel CSI stesso sta riponendo fiducia ed aspettative: sappiamo di non dover deludere i nostri ragazzi, ma abbiamo una guida, la nostra Chiesa, che ci aiuta sempre a fare le scelte giuste.

« Il progetto "Vivi l'Oratorio", - esordisce Paolo Cicciù, presidente provinciale del CSI - giunto alla sua settima edizione, è per noi il vulnus del nostro operare: siamo "quelli della parrocchia", ma perdonateci l'eufemismo non giochiamo "alla viva il parroco", c'è organizzazione e condivisione di una vision nuova per la nostra città, la nostra provincia, condivisa con i pastori delle Diocesi in cui le nostre attività insistono ». 2000 giovani dai 10 ai 25 anni coinvolti, due Diocesi (Reggio Calabria – Bova  e Oppido Mamertina – Palmi) toccate dal virus positivo del CSI,  il patrocinio dell'Ufficio Nazionale Sport e Tempo libero della CEI, tre sport (calcio a 5, tennis tavolo e corsa campestre) che hanno unito oltre 70 parrocchie, 150 corsisti per lo stage formativo "EduSport 2013".

Numeri e storie. « Lo slogan del quadriennio del CSI – prosegue Cicciù - è "Giocare per Credere", noi in chiusura dei lavori annuali abbiamo proposto una nuova applicazione: tanto ci crediamo, che ci giochiamo tutto. È giunto il momento, soprattutto sulla nostra terra di Calabria, di spingere sull'acceleratore: chiediamo un confronto per poter discutere con le Istituzioni interessate un'estensione del progetto "Vivi l'Oratorio"; proponiamo di creare 10 avamposti di sport e legalità nelle diverse zone della nostra Provincia, 10 oratori permanenti in cui tanti giovani possano riconoscere l'amore di Dio che si fa compagnia, sostegno nel cammino ». La stagione sportiva appena conclusa ha sancito i suoi risultati, nel calcio a 5 Open hanno trionfato nella Diocesi di Reggio – Bova la polisportiva Pier Giorgio Frassati di Santa Caterina, secondo posto per l'Oratorio Giovanni Paolo II di Archi; nella Diocesi di Oppido – Palmi l'Oratorio Don Bosco di Sant'Eufemia D'Aspromonte. Nel calcio a 5 Under 14 netta affermazione per la parrocchia San Giovanni Nepomuceno di Arangea, medaglia di argento per  la Nostra Valle di Condofuri. « Dietro ogni nostra attività c'è la collaborazione di una rete di volontari preziosissima; - continua Cicciù - a tal proposito vorrei sottolineare come molti professionisti (psicologi, avvocati, formatori) e sacerdoti, di cui vorrei ringraziare particolarmente don Mimmo Cartella, nostro consulente ecclesiastico, prestano il loro servizio in ottica cristiana attraverso lo strumento socio – aggregativo dello Sport».

Per l'appunto, non solo attività sportiva, ma anche momenti di riflessione circa l'etica da applicare ai minimi termini nelle iniziative agonistiche; in uno di questi appuntamenti, il Gran Galà dello Sport educativo, è stato consegnato il premio nazionale CSI "Discobolo d'oro" all'Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria S.E. mons. Mondello, per l'amore profuso al servizio della comunità reggina bovese, ma soprattutto per la vicinanza alle iniziative del CSI provinciale. « Non possiamo esimerci, e lo facciamo con amore filiale e senza alcun senso del dovere pro forma, dal porgere il nostro abbraccio a mons. Vittorio Mondello, per noi pastore instancabile nello spronarci a fare sempre di più, sempre meglio. Sono stati anni che hanno lasciato il segno e ci hanno aiutato a crescere, umanamene e spiritualmente. E con lo stesso senso di grande obbedienza cristiana ci riponiamo nelle mani del nuovo Arcivescovo della nostra Diocesi, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, con un abbraccio di pace e una preghiera particolare: che il Signore continui a disegnare i percorsi condivisi tra il Centro Sportivo Italiano e la Diocesi a lui adesso affidata, in continuità di quanto fatto da mons. Mondello, nel novero della grande Famiglia della Chiesa, cogliendo l'occasione per ringraziare anche il Vescovo di Oppido – Palmi, mons. Milito, sceso in campo col CSI nei campi della Piana di Gioia Tauro ».



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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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Reggio Calabria, domani il 43° anniversario della “Rivolta di Reggio”

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Si svolgeranno domani, domenica 14 luglio, le iniziative per il 43° anniversario della “Rivolta di Reggio”, illustrate nel corso di una conferenza stampa dal Presidente del Centro studi Tradizione Partecipazione Giuseppe Agliano, dal Segretario Confederale dell’UGL Antonio Franco, dal Presidente Provinciale della Giovane Italia Luigi Amato, presente l’attore Giacomo Battaglia.

Per circa un anno, a più riprese - ha sottolineato Agliano - i cittadini reggini scesero nelle piazze e nelle strade per protestare contro la decisione del Governo nazionale tesa a sottrarre alla città il ruolo di capoluogo di regione. La storia ci ricorda che, purtroppo, a nulla valsero le rimostranze e che la protesta sfociò in guerriglia urbana con l’ignobile arrivo fra le case dei cingolati dell’esercito, unico caso nell’Italia postbellica. Quella Rivolta contro il potere costituito costò cara a Reggio ed ai reggini: 5 morti, decine di feriti e mutilati, centinaia di arresti, un ventennio di ostracismo politico. Risale agli anni ’90, infatti, il revisionismo storico-politico che fa giustizia, seppur tardivamente, delle vere motivazioni che spinsero i reggini a scendere nelle strade: la rivendicazione dei sacrosanti diritti della città e la salvaguardia del futuro della stessa (che oggi passa per la straordinaria opportunità della Città Metropolitana), protestando contro una scelta politica decisa altrove con l’intento non tanto malcelato di penalizzare Reggio. Anche in città – continua Agliano - i pochi critici, nel tempo, fecero atto di costrizione e si allinearono  al comune sentire, tanto che ormai nessuno bolla più quella protesta popolare con gli aggettivi e gli epiteti degli anni ’70. A quegl’anni  risale anche la delibera del Consiglio Comunale che decide la realizzazione di un monumento per ricordare i “Moti di Reggio Calabria” che, successivamente, l’Amministrazione guidata da Italo Falcomatà commissiona allo scultore Michele Di Raco. Tale opera in bronzo e pietra di Lazzaro, posta in un’aiuola del lungomare proprio di fronte il palazzo comunale, fu inaugurata nel 2003 dal Sindaco Giuseppe Scopelliti e, da allora, ogni anno il 14 di luglio, il Sindaco pro-tempore fasciato del Tricolore, alla presenza di altre autorità e cittadini, depone una corona di fiori in memoria dei caduti.

Siamo grati – afferma il Presidente del Centro studi Tradizione Partecipazione– alla Commissione Straordinaria del Comune per aver voluto perpetuare questo giusto tributo e  che un rappresentante della civica amministrazione e, quindi, della città, renda doveroso omaggio a quanti, in quella fase storica, hanno lottato, sperato e sofferto fino all’estremo sacrificio per difendere le ragioni di tutta una comunità.
Appuntamento,pertanto, alle 10 presso il Monumento alla rivolta per la cerimonia ufficiale, alla quale oltre ad un rappresentante dell’ Amministrazione comunale, ha assicurato la presenza anche il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti.

Successivamente – conclude Agliano - ci recheremo presso la stele dedicata al Sen. Ciccio Franco, Leader di quella Protesta, per un momento di commosso ricordo.
Le iniziative si concluderanno alle 21,30, presso l’area dell’ex dancing del lido comunale, dove sarà proiettato il film “Liberarsi – figli di una rivoluzione minore”, dopo un breve prologo alla presenza del regista Salvatore Romano, dell’attore Giacomo Battaglia e delle personalità invitate.



Reggio Calabria: ‘ndrangheta – catturato dalla Polizia di Stato il superlatitante LABATE Pietro.

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Nella tarda serata di ieri, a conclusione di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nella persona del Procuratore Capo Federico CAFIERO DE RAHO e del Sostituto Procuratore dr. Giuseppe LOMBARDO, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, nel corso di mirati servizi di osservazione e pedinamento effettuati con motocicli in dotazione all’ufficio, sorprendeva il boss latitante LABATE Pietro a bordo di uno scooter al margine del quartiere Gebbione, evidentemente mentre si recava o stava rientrando da un incontro con affiliati alla cosca di ‘ndrangheta che porta il suo nome.
Al momento del fermo, il LABATE tentava di darsi alla fuga, ma gli agenti della Squadra Mobile non gli lasciavano alcuna via di scampo e lo immobilizzavano e ammanettavano immediatamente.

LABATE Pietro, recentemente inserito nell’elenco dei latitanti pericolosistilato dal Ministero dell’Interno, è il capo carismatico dell’omonima cosca di ‘ndrangheta intesa anche, con espressione locale, “i ti mangiu”, egemone nei quartieri che si sviluppano nella zona sud della città di Reggio Calabria, denominati “Gebbione e Sbarre” ed era latitante dal mese di aprile 2011, quando era riuscito a sottrarsi all’esecuzione dell’ordinanza N.5454/08 RGNR DDA, n.4871/09 RGIP DDA e N. 29/2011 CC DDA, emessa in data 13 aprile 2011 dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, nel corso dell’operazione di polizia passata alle cronache con il nome “Archi”, nell’ambito della quale erano stati tratti in arresto dalla Squadra Mobile capi e gregari delle cosche TEGANO e LABATE.












Durante la secondaguerra di mafia esplosa in città dal 1985 ai primi anni ’90 e che aveva fatto registrare quasi 1000 morti fra gli schieramenti in lotta, ovvero le famiglie DE STEFANO, TEGANO e LIBRI da un lato e CONDELLO, IMERTI e FONTANA dall’altro, quella dei LABATE era rimasta neutrale e le zone in cui essi esercitavano la loro influenza criminale venivano da tutti i belligeranticonsiderate “zona franca”.

Ciò era dovuto alla riconosciuta autorità del capo cosca e alla coesione della consorteria.

Siffatta neutralità aveva consentito alla cosca LABATE di gestire al meglio i propri affari illeciti penetrando nel tessuto economico e sociale della anzidetta area della città di Reggio Calabria all’interno della quale riusciva ad imporre, ponendo in essere molteplici atti intimidatori, la propria egemonia finalizzata alla realizzazione degli interessi imprenditoriali rientranti nelle finalità del sodalizio mafioso.

L’esistenza della cosca LABATE è documentata, già a decorrere dagli inizi degli anni 1990, da una serie di atti giudiziari, fra i quali merita di essere menzionata la storica sentenza del Processo Olimpia.

Operazioni di poliziaeffettuate in tempi più recenti da questa Squadra Mobile come ad esempio l’operazione Gebbione e Archi, hanno avuto il merito di portare alla luce le capacità di gestione e controllo della cosca LABATE di attività economiche preesistenti, nonché di attività nuove attraverso l’utilizzo di proventi illeciti derivanti da estorsioni e dall’imposizione di forniture di beni e servizi da parte di imprese controllate da propri affiliati, nonché infine il potere di influenzare le scelte finanziarie di aziende di rilevanza nazionale come le Officine O.M.E.C.A. di  Reggio Calabria, anche attraverso l’assunzione di personale gradito alla cosca.

Oltre a tali forme di penetrazione e controllo dei circuiti dell’economia locale, per come rilevato, in particolare, dalla richiamata operazione Gebbione, la cosca LABATE, poneva in essere, mediante l’apporto dei propri affiliati, una moltitudine di atti intimidatori soprattutto in danno di imprenditori, consistenti in danneggiamenti, incendi ed esplosioni di colpi d’arma da fuoco, al doppio fine di assoggettare il ceto imprenditoriale locale al pagamento dell’estorsione e riaffermare il dominio sul territorio.

L’operazione di polizia denominata Gebbione (Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere nr. 4358/04 R.G.N.R.-D.D.A., R.G.N.R.-D.D.A. 1089/05 R.G. G.I.P. D.D.A. nr. 35/07 REG. C.C. emessa in data 11.07.2007 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia),aveva portato alla sbarra, come detto, capi e gregari dell’anzidetta consorteria criminale, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione ed altri reati-fine, tra i quali figuravano anche i più stretti congiunti di LABATE Pietro classe 1951.


Con la più recente operazione di polizia denominata Archi, dell’aprile 2011, questa Squadra Mobile, anche a seguito delle dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia Roberto MOIO, denunciava alcuni elementi di spicco della cosca LABATE, già colpiti con l’Operazione Gebbione, ovvero LABATE Pietro classe 1951, boss latitante fino alla serata di ieri e suo fratello Francesco Salvatore classe 1966, attualmente detenuto, nonché alcuni affiliati all’indicato clan di ‘ndranghetatra cui CACCAMO Giovanni nato a Reggio Calabria il 14.09.1975, inteso “Giò Giò”, già colpito dal Provv. N. 4358/2004 “Operazione Gebbione” e CANDIDO Silvio Giuseppe nato a Reggio Calabria (RC) l’11.10.1950, in atto recluso presso il carcere di Reggio Calabria, ritenuto l’uomo di fiducia dei LABATE all’interno della ditta NEW LABOR di Reggio Calabria.


Al fine di inquadrare il ruolo del latitante Pietro LABATE all’interno della ‘ndrangheta, si ritiene opportuno riportare (per estratto) i capi di imputazione a lui ascritti nell’ambito della citata operazione Archi.

LABATE Pietro, LABATE Francesco Salvatore, CANDIDO Silvio Giuseppe e CACCAMO Giovanni

a.              del delitto p. e p. dagli artt. 112, comma 1, n. 1, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. perché, rivestendo i ruoli di seguito meglio specificati, fanno stabilmente parte della struttura organizzativa dell’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate, tenute in luogo di deposito o legalmente detenute - denominata “’ndrangheta”, presente ed operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed all’estero, costituita da molte decine di locali, articolata in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia” ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente operante nel locale di Gebbione di Reggio Calabria,

della cui forza di intimidazione, derivante dal vincolo associativo, e della rilevante condizione di assoggettamento e di omertà che deriva dall’esistenza ed operatività della organizzazione criminale prima indicata si avvalgono per:

-               commettere una serie indeterminata di delitti, tra i quali numerosi posti in essere contro la persona, il patrimonio e la Pubblica Amministrazione;

-               acquisire direttamente o per interposta persona fisica o giuridica la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche (finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti), di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici;

-               realizzare profitti o vantaggi ingiusti per i sodali, per i concorrenti esterni, per i contigui o per altri, attraverso la partecipazione diretta alle attività economiche di interesse e la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente;

-               impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai concorrenti esterni, ai contigui o ad altri in occasione di consultazioni elettorali;

-               gestire, attraverso il capillare controllo del territorio di competenza, un enorme bacino di voti da offrire ad esponenti politici compiacenti a seconda degli accordi stipulati o dei favori accordati, o da accordare, all’associazione nel suo complesso o a suoi singoli compartecipi;

all’interno della predetta articolazione territoriale si individuano i seguenti ruoli qualificati:

LABATE Pietro e LABATE Francesco Salvatore

che rispondono dell’ipotesi delittuosa di cui all’art. 416bis, comma 2, c.p., quale capo il primo, dirigente ed organizzatore il secondo dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso ed armata indicata in premessa;

CANDIDO Silvio Giuseppe e CACCAMO Giovanni

rivestono il ruolo di indispensabili pedine incaricate di eseguire gli ordini impartiti e, quindi, di materiali esecutori delle azioni delittuose poste in essere in esecuzione del condiviso programma criminoso;

in tal contesto svolgono il ruolo di intermediari circa le specifiche disposizioni impartite dai germani LABATE ai destinatari e le modalità di ogni singola attività illecita accertata, precipuamente riferibile al controllo e alla riscossione di ingenti somme di danaro, per un totale non inferiore a 20.000,00 €, versate, a titolo di tangente, da DIMO Antonio e SORIANI Marco.

In Reggio Calabria, provincia, altre località del territorio nazionale ed all’estero, fino al 22 marzo 2011, in permanenza;


relativamente alle posizioni di LABATE Pietro, LABATE Francesco Salvatore e CACCAMO Giovanni dal 15 gennaio 2009 alla data prima indicata;

b.              del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 629, comma 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro nelle qualità di cui al capo che precede e con persone in corso di identificazione, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi ed in violazione della medesima disposizione di legge,mediante le condotte minacciose e violente di cui al capo b) della rubrica, promananti dalla spendita della loro appartenenza all’associazione di tipo mafioso ed armata presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale denominata “’ndrangheta” ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente operante nel locale di Gebbione di Reggio Calabria, da ritenere idonee ad incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la caratura criminale e la personalità sopraffattrice degli esecutori, le circostanze ambientali in cui i predetti operano, l’ingiustizia della pretesa, le particolari condizioni soggettive delle vittime - operatori imprenditoriali provenienti da fuori regione - caratterizzate dalla immanente preoccupazione di evitare ben più gravi pregiudizi,costringendo DIMO Antonio e SORIANI Marco, quali titolari della ditta denominata “Soc. Coop. New Labor” - società associata al “consorzio Kalos” - incaricata dalla Società Trenitalia S.p.A. (in qualità di stazione appaltante) di subentrare nelle attività del “lotto 13 Calabria”, in forza di contratto d’appalto n. 12787 del 03.07.2008, riguardante la manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari presso la Stazione Centralee la c.d. “Platea Lavaggio” di Reggio Calabria, a versare una somma di danaro, di importo non inferiore a 20.000 euro, a titolo di tangente,

 procuravano a sé o ad altri un ingiusto profitto pari alla somma pretesa con pari danno di rilevante gravità a carico del soggetto estorto;

condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di appartenenza, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta” - ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata “cosca LABATE” prevalentemente  operante nel locale di Archi di Reggio Calabria -, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.

In Reggio Calabria, in data successiva al 26 maggio 2010.

… (…)…

           

L’operazione Archievidenziava, ancora una volta, la particolare capacità pervasiva e di infiltrazione della famiglia di ‘ndrangheta dei LABATE nel tessuto socio-economico della città di Reggio Calabria.   

I LABATE, infatti, oltre a controllare e gestire le attività economiche presenti nella loro zona di influenza criminale, compivano un ulteriore “salto di qualità” attraverso la realizzazione di una sinergia criminale con la potente cosca TEGANO di Archi, con la quale riusciva ad allacciare rapporti finalizzati alla gestione di comuni affari economico – imprenditoriali.

Ciò vale ad evidenziare l’accentuato dinamismo del sodalizio criminale in esame nella gestione degli affari illeciti, sebbene esso sia stato duramente colpito dalle menzionate Operazioni di Polizia nonché da un provvedimento di Sequestro di beni mobili di ingente valore, immobili ed attività commerciali, risalente al dicembre 2007 (Decreto n. 95/07 Reg. Mis. Prev. Del 04.12.2007, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione, ex art. 2 bis legge n. 575/1975).

Circa il profilo criminale del latitante LABATE Pietro, appare opportuno segnalare che il predetto annovera numerosi e gravi pregiudizi, penali e di polizia.  

Nell’aprile del 2011, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito del P.P. 5454/08 R.G.N.R. D.D.A., emetteva nei suoi confronti un provvedimento di fermo di indiziato di delitto ex art. 384 e segg. c.p.p. per associazione mafiosa, estorsione ed altro.

In quella circostanza il LABATE si rendeva irreperibile dandosi alla latitanza che si protraeva fino alla serata di ieri.

In data 16.07.2012 il GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria, condannava il LABATE Pietro a 20 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione denominata “Archi Astrea”.

Nel corso delle attività investigative esperite durante la notte a seguito della cattura, veniva individuato nel quartiere Gebbione, al pianterreno di uno stabile multipiano, un appartamento munito di ogni comfort dove il LABATE trascorreva la latitanza.

Nel corso della conseguente perquisizione veniva rinvenuto e sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini.

Proseguono le attività investigative al fine di individuare la rete dei fiancheggiatori che ha favorito LABATE Pietro durante la latitanza.

Dopo le formalità di rito l’arrestato verrà associato presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Reggio Calabria 13.07.2013


                                                                                              
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