I nomi delle 20 venti persone, arrestate alle prime luci dell'alba dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi 1. PEPE Simone, nato a Roma il 17.08.1989, residente ad Oppido Mamertina; 2. MAZZAGATTI Rocco, nato ad Oppido Mamertina il 24.08.1973, residente a Oppido Mamertina; 3. MAZZAGATTI Giuseppe nato a Cinquefrondi il 20.09.1984, residente ad Oppido Mamertina; 4. DE PASQUALE Antonino, nato ad Oppido Mamertina il 30.08.1985, residente a Oppido Mamertina; 5. RUSTICO Leone, nato a Taurianova il 03.11.1981, residente ad Oppido Mamertina; 6. RUSTICO Giuseppe, nato ad Oppido Mamertina il 18.06.1980, residente a Catanzaro; 7. RUSTICO Pasquale, nato a Taurianova il 21.02.1985, residente ad Oppido Mamertina; 8. BONINA Rocco, nato ad Oppido Mamertina il 08.10.1978, residente a Oppido Mamertina; 9. SCARFONE Domenico, nato ad Oppido Mamertina il 03.07.1957, residente a Genzano di Roma; 10. POLIMENI Cosmo, nato ad Oppido Mamertina il 25.08.1987, residente a Oppido Mamertina;11. POLIMENI Paolo, nato ad Oppido Mamertina il 27.05.1981, residente a Oppido Mamertina; 12. RUFFA Rocco Alessandro, nato ad Oppido Mamertina il 05.08.1991, residente a Borgia (Cz); 13. MAZZAGATTI Francesco, nato ad Oppido Mamertina il 26.8.1991, residente a Oppido Mamertina;1 4. ZAPPIA Diego, nato ad Oppido Mamertina il 14.06.1985, residente a Oppido Mamertina; 15. MURDICA Carmine, nato ad Oppido Mamertina il 05.02.1993, residente a Oppido Mamertina; 16. LENTINI Domenico, nato ad Oppido Mamertina il 22.05.1994, residente a Oppido Mamertina; 17. FERRARO Giuseppe, nato ad Oppido Mamertina il 06.12.1968; 18. PEPE Valerio, nato a Roma il 27.07.1991, residente a Oppido Mamertina; 19. PEPE Leandro, nato a Roma il 12.08.1974, residente a Roma; 20. SCARPONI Matteo, nato a Roma il 11.04.1992, residente a Roma;
MA ROCCO MAZZAGATTI 50 ANNI, PADRINO DI OPPIDO MAMERTINA (RC), INVISCHIATO NELLE OPERAZIONI "INFINITO, CRIMINE E REALE", E NELLA FAMIGERATA FAIDA, CHE HA MIETUTO SVARIATE VITTIME, È IL CAPO DEI CAPI DELLA "PROVINCIA" DI CATANZARO ?
C'è il contributo dei Comandi provinciali dei carabinieri delle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Latina, Macerata ed Agrigento.Su provvedimento di fermo di indiziato di delitto, spiccato dalla DDA di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo della Repubblica, Federico Cafiero De Raho, contro esponenti e fiancheggiatori delle cosche di Oppido Mamertina (RC). Le accuse, sono a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidi, intestazioni fittizie di beni e investimento di denaro di provenienza illecita nel mercato immobiliare della Capitale. ripresa della faida che vede contrapposta la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo a quella dei Ferraro-Raccosta e che ha mietuto dal 1991 numerose vittime. dedite al racket e allo spaccio di sostanze stupefacenti, ma avevano acquisito una spiccata capacità nel reimpiego del danaro di provenienza illecita, acquistando nelle aste giudiziarie immobili di pregio ubicati a Roma e nel Lazio ed intestati a prestanomi incensurati; sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di 70 milioni di euro, tra cui numerosi immobili situati a Roma. Il precedente delitto a Oppido, il 2 marzo 2012 alle 08.35 circa in Oppido Mamertina (RC), località "Madonna dei Campi", due individui con volto coperto da passamontagna ed armati di fucile caricato a pallettoni esplodevano più colpi verso Bonarrigo Domenico, nato a Oppido Mamertina l'11.07.1967, ivi residente, via Foscolo, n. 5, coniugato, bracciante agricolo, censurato. Da qui, riprese la faida
Domenico Salvatore
OPPIDO MAMERTINA(RC)-Faide, potere, denaro, sangue, morte e rovina ma anche ospedale, tribunale, cimitero. Sono tutte stazioni della passione e morte, ma non resurrezione, di "nostra signora e padrona la 'ndrangheta". La narrativa, in conferenza stampa, del dottor Re Raho, (presenti anche il tenente colonnello Valerio Gianluca, il tenente colonnello Michele Miulli, il comandante del SECC, capitano Angelo Zizzi, ed il comandante della Compagnia di Palmi, Maurizio De Angelis) è come di consueto tempestiva ed appropriata. Il procuratore capo della DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, riesce a stupire l'uditorio per la profonda conoscenza del fenomeno mafioso; e va bene. Uno, che ha diretto la DDA di Napoli, certamente conosce le dinamiche criminali della Camorra e di converso, anche quelle della 'ndrangheta e di Cosa Nostra, se non della SCU e della Quintamafia o Basilischi. Ma De Raho, dimostra una dialettica eccezionale; un confronto leale, sincero e spontaneo, ma anche istituzionale, funzionale, efficiente ed efficace, nient'affatto scontati ed inevitabili. Qui habet auries audiendi audiat. Un riconoscimento sul piano oggettivo :"Reddite quae sunt caesaris caesari et quae sunt dèi, dèo.". Non sono complimenti sperticati al "signore del sesto piano", massima espressione della Procura reggina, che in questo momento storico è "la numero uno d'Italia"; anche perché, sede della "Provincia", il massimo organo di autogoverno della 'ndrangheta. Lo diciamo con la stessa serenità d'animo con la quale ci siamo scagliati contro quei giudici spergiuri, ingannatori e "venduti, che hanno tradito la Patria, la Repubblica, la Bandiera, la Toga, in nome del 'dio denaro' o di qualche prebenda, rendita e beneficio, che non gli cambiano la vita. Il canto delle sirene di Ulisse, a cui è difficile resistere. De Raho? Noi, lo vediamo così! Questa è la nostra opinione, alla quale non rinunceremo mai, per nessunissima ragione al mondo, questo è lapalissiano; e non pretendiamo mai, che venga spacciata per verità assoluta. Un giudice sgobbone. Uno stakanovista del suo lavoro. Napoli docet! Wikipedia, ci ricorda che…"in Magistratura nel 1977, Pubblico Ministero a Milano e dal 1984 a Napoli, ha condotto numerose battaglie giudiziarie contro la Camorra, in particolare contro il Clan dei Casalesi facendo catturare numerosi latitanti e coordinando un pool di magistrati che ha indagato sulle cosche del casertano; negli anni 1990 e 2000 ha fatto parte del pool che ha coordinato le indagini contro il clan camorristico dei casalesi, attività investigativa che poi è sfociata nel famoso Processo Spartacus dove De Raho ha rappresentato la pubblica accusa facendo condannare centinaia di camorristi.
Dal 2006 al 13 marzo 2013 è stato Procuratore aggiunto di Napoli; Il 13 marzo 2013 il plenum del CSM nomina, con 12 voti a favore contro gli 8 del procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano, De Raho nuovo procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Il 4 maggio 2013 ha ricevuto il premio Gerbera Gialla per la giustizia, consegnatogli a Reggio Calabria dall'associazione antimafia Riferimenti". Ma non siamo qui per dire "bravo, bravissimo" al dottor Federico Cafiero De Raho. I complimenti, fanno bene al morale, ma non fanno classifica nel CSM, quand'è l'ora di ricevere nomine importanti nelle Procure d'Italia. Il Procuratore,espone così bene gli argomenti che sembrano "zucchero filato". Inoltre, risponde a tutte le domande dei giornalisti, oramai un esercito, nessuno escluso. Non solo ma correda le risposte esaurienti ed esaustive, con tutta una serie di dati e date. Grazie, signor Procuratore. Questo le fa onore; il rapporto privilegiato con la stampa, porterà i suoi frutti allo Stato, che lei degnamente qui rappresenta. Lo stesso vale per il colonnello Lorenzo Falferi e per i suoi subordinati. A partire dal comandante del reparto operativo Provinciale tenente colonnello Valerio Gianluca, vicecomandante provinciale ed il parigrado Michele Miulli, comandante del ROS. L'operazione "Erinni". Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che le forze di polizia, coordinate dalla magistratura, si rivolgano alla Mitologia; anch'essa inventata dai Greci (mito, filosofia, democrazia, religione, gnoseologia, cosmogonia, arte, scienza; nella società, nella cultura, nella politica).
Operazione "Erinni"; ma la mitologìa ancora una volta entra in ballo. Le Erinni (in greco: Ερινύες) sono, nella religione e nella mitologia greca, le personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce i parenti o i membri del proprio clan. Secondo il mito esse nacquero dal sangue di Urano, fuoriuscito quando Crono lo evirò, mentre la successiva tradizione poetica le dice figlie della Notte.Le Erinni sono tre sorelle: Aletto, Megera e Tisifone.Al fine di placarle, vennero chiamate anche Eumenidi (ossia, le "benevole"), si porgevano loro varie offerte e ad esse si sacrificavano le pecore nere. Le Erinni erano anche indicate con altri epiteti, come Semnai o Potnie ("venerabili"), Manie ("folli") e Ablabie ("senza colpa").Venivano rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti invece di capelli, recanti in mano torce o fruste o carboni e tizzoni ardenti. Il loro aspetto era quindi di tre donne alate con capelli di serpenti che recavano tra le mani delle armi che usavano per torturare il malcapitato.Così le descrive Claudio Claudiano nel De Raptu Proserpinae:« Coniurant Furiae crinitaque sontibus hydris Tesiphone quatiens infausto lumine pinum Armatos ad castra vocant pallentia Manes « Fanno lega le Furie, e Tisifone, avvolta di Maligni colubri, squassa con sinistri bagliori la torcia e chiama all'esangue raduno gli armati spettri »Il loro compito era quello di vendicare i delitti, soprattutto quelli compiuti contro la propria famiglia, torturando l'assassino con le armi che portavano con loro, fino a farlo impazzire.
Esse sono chiamate anche Dire da Virgilio. Spesso presenti nella cultura classica - emblematico, in proposito, il ruolo che assumono nell'Orestea di Eschilo - ritornarono sovente, come riferimento colto, tanto nella cultura medievale - Dante le indica come le custodi della città infernale di Dite - quanto in quella moderna e contemporanea, pur se, in quest'ultima, in modo abbastanza sporadico. Le si trovano anche nel romanzo "Le Benevole" di Jonathan Littell e nel romanzo "Furia" di Salman Rushdie. Citate anche da Marcel Proust ne All'ombra delle fanciulle in fiore.Le Erinni perseguitarono Alcmeone dopo l'assassinio di sua madre e straziarono Pentesilea che aveva involontariamente ucciso sua sorella in una battuta di caccia.Nella Medea di Euripide il coro invoca il raggio divino affinché fermi, ad evitare l'incombente duplice infanticidio, la mano di Medea, posseduta dalla sanguinaria Erinni, che le infonde lo spirito di vendetta.I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, hanno fermato a Oppido Mamertina venti persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, intestazione fittizia di beni e investimenti di denaro di provenienza illecita.
L'indagine è scaturita a seguito della ripresa della faida che vede contrapposta la cosca «Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo» a quella dei «Ferraro-Raccosta» e che ha mietuto dal 1991 numerosi morti. In particolare, l'attività investigativa avrebbe permesso di far luce sugli interessi criminali dell'organizzazione, documentandone sia l'operatività nel racket delle estorsioni e nel traffico di stupefacenti, sia la capacità di riciclare gli ingenti proventi illeciti, acquisendo, con la compiacenza di alcuni avvocati e curatori fallimentari gravitanti nell'ambiente delle aste giudiziarie, diverse abitazioni ubicate nel territorio laziale, successivamente intestate, in maniera fittizia, a soggetti incensurati. Contestualmente, sono stati sequestrati beni mobili e immobili, anche di prestigio, riconducibili agli indagati, del valore complessivo di 70 milioni di euro. Si tratta di 88 immobili,12 beni mobili e 144 rapporti bancari e prodotti finanziari sequestrati a Roma e in Calabria. I sequestri, sono stati disposti dalla Dda di Reggio Calabria, che ha anche emesso i provvedimenti di fermo eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale reggino. Il gruppo criminale sgominato con l'operazione ruotava attorno alla figura dl boss Rocco Mazzagatti, di 50 anni, capo dell'omonima cosca, che è stato arrestato."Ad Oppido Mamertina, da un nostro precedente servizio, esiste una faida che vede invischiate le famiglie degli Zumbo-Ferraro-Polimeni-Mazzagatti-Rustico-Bonarrigo-Gugliotta-Tallarita Modafferi-Lumbaca.
Uno scontro belluino, che non risparmia nemmeno donne, bambini ed anziani. Vedi Strage di Oppido dell'8 maggio 1998. In carcere, riportava il Corriere della Sera, sono finiti Giuseppe Antonio Gugliotta, 58 anni, capo dell'omonima famiglia e il figlio Alessandro, 23 anni. Sarebbero stati proprio padre e figlio a ordinare la strage dell'8 maggio scorso, che e' costata la vita, oltre ai cugini Giovanni Polimeni, 22 anni, e Vittorio Rustico, di 21, veri obiettivi dei killer, anche alla piccola Mariangela Ansalone e al nonno Giuseppe Maria Biccheri, vittime innocenti, uccise solo perche' la loro auto passava in quel momento sul luogo dell'agguato. Nella circostanza sono rimasti feriti gravemente, e ancor oggi sono in prognosi riservata, il fratellino di 8 anni di Mariangela, Giuseppe, la mamma Francesca Ansalone e la nonna Annunziata Pignataro…Le indagini di carabinieri e polizia hanno stabilito che la strage e' stata una vendetta della famiglia Gugliotta nei confronti dei rivali Polimeni.
Nell'agosto scorso infatti, i Gugliotta subirono un agguato dove morirono Antonio Gugliotta, fratello di Giuseppe, una ragazza, Angela Bonarrigo, e il fidanzato di quest'ultima, Antonio Gangemi". La faida sarebbe partita nel 1992 con l'omicidio di Santo Gugliotta. In quell'agguato rimasero feriti anche i fratelli: Giuseppe, poi ucciso il 30 aprile del 1995, assieme a Vincenzo Bonarrigo. Mentre viaggiavano a bordo di una Mercedes: i killer crivellarono l' auto con decine di colpi di pistola e di fucile; ed Antonio, poi ucciso il 12 agosto 1997, assieme alla madre, Angela Bonarrigo 54 anni (feriti in quell'agguato: Giuseppe Antonio Gugliotta 57 anni e Antonio Gangemi 29 anni); Secondo Nicola Gratteri & Antonio Nicaso ("Fratelli di sangue " Luigi Pellegrini editore) la faida cominciò invece, ancor prima nel luglio del 1985, quando venne ammazzato il boss Giuseppe Ferraro. La popolazione diminuisce a vista d'occhio, Nei paesi interni lo spopolamento è più drammatico. Il povero sindaco Bruno Barillaro, che fa il medico legale e deve effettuare spesso la perizia necroscopica esterna sui cadaveri, non sa più che pesci pigliare."
I Carabinieri, capillarmente distribuiti sul territorio, vigilano e vegliano 24 ore al giorno. Il 15 luglio 2012 venne arrestato a Paola dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Calabria ed i militari della compagnia di Sellia Marina (Catanzaro), coordinati dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino, e dal pm, Alessandra Cerreti il latitante, Domenico Polimeni, 69 anni, di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), in un appartamento nella zona periferica di Paola. Reputato dagli investigatori come elemento di spicco della cosca Mazzagatti, è ritenuto l'autore degli omicidi di Antonio Gugliotta, Antonio Gangemi e Angela Bonarrigo, compiuto nell'agosto del 1997. Ricercato perché deve scontare una condanna all'ergastolo per omicidio. Aveva con sé due pistole, che furono sequestrate. C'erano pure la moglie ed i figli
Il comunicato ufficiale dell'Arma…"Il 26 novembre 2013, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Latina, Macerata ed Agrigento, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione con quelli di Roma e Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 20 persone alle quali, a vario titolo, sono contestati i reati di:
- associazione di tipo mafioso (artt. 416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e art. 61 nr. 6 c.p. e art. 71 d.lvo nr. 159/11);
- concorso in omicidio, aggravato dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 112, 575, 577 nr. 3 e 4 e 61 nr. 4 e 6 c.p. e art. 7 d.l. 152/91 conv. in legge 203/1991);
- concorso in detenzione e porto in luogo pubblico di diverse armi da fuoco anche da guerra e clandestine, aggravati dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 112, 61 nr. 2 e 81 cpv c.p., artt. 1, 2, 4 e 7 della legge 895/1967, art. 23 comma 3° della legge 110 del 18 aprile 1975 e art. 7 d.l. 152/91 conv. in legge 203/1991);
- concorso in sequestro di persona, aggravato dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 112, 605 e 61 nr. 2 e 6 c.p. e art. 7 d.l. 152/91 conv. in legge 203/1991);
- concorso in intestazione fittizia di beni, aggravata dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (art. 110 c.p., art. 12 quinquies D.L. nr. 306/92, convertito in legge 7 agosto 1992 nr. 356 e art. 7 d.l. 152/91 conv. in L. nr. 203/91);
- concorso in detenzione, vendita e cessione di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina, aggravati dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110 e 81 cpv c.p., artt. 73 e 73 comma 1 bis D.P.R. 309 del 1990 e art. 7 d.l. 152/91 conv. in legge 203/1991);
- concorso in ricettazione, aggravata dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (art. 110 e 648 c.p. e art. 7 d.l. 152/91 conv. in legge 203/1991).
Premessa
L'odierna operazione è il risultato di un'articolata attività d'indagine condotta dal Comando Provinciale di Reggio Calabria, svolta sotto le direttive ed il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, in cui sono confluite le risultanze investigative dei seguenti procedimenti relativi:
- all'omicidio di BONARRIGO Domenico (perpetrato in data 3 marzo 2012);
- all'omicidio di FERRARO Vincenzo (perpetrato in data 13 marzo 2012);
- alla scomparsa di RACCOSTA Francesco e PUTRINO Carmine (scomparsi il 13 marzo 2012 ed uccisi nel tardo pomeriggio dello stesso giorno);
- all'omicidio di RACCOSTA Vincenzo (perpetrato in data 10 maggio 2012);
- al favoreggiamento della latitanza di POLIMENI Domenico (tratto in arresto dai Carabinieri di Reggio Calabria in data 14.07.2012 a Fiumefreddo Bruzio [CS]).
Le indagini, avviate nel mese di dicembre 2011 nell'ambito delle ricerche dell'allora latitante POLIMENI Domenico, si sono sviluppate a seguito degli eventi omicidiari susseguitisi nel territorio di Oppido Mamertina nel 2012.
L'analisi dei singoli omicidi e della realtà criminale di quel centro ha evidenziato elementi - ritenuti gravemente indiziari - dell'esistenza in Oppido Mamertina di una "locale" di 'ndrangheta, di cui fanno parte le cosche dei Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo e Ferraro-Raccosta; il medesimo grave quadro indiziario è stato ritenuto in ordine all'individuazione del capo indiscusso della locale in Rocco MAZZAGATTI, deputato a conferire cariche e a decretare nuovi ingressi nella 'ndrangheta, e del mastro di giornata in Nino DE PASQUALE. Gli elementi acquisiti hanno permesso di disvelare l'articolata struttura, la sua gerarchia interna, gli affiliati.
Le indagini hanno anche evidenziato che la "locale" operava sul territorio - con propaggini oltre i confini provinciali e regionali - per imporre la propria egemonia con "metodo mafioso".
In particolare, le investigazioni hanno avuto ad oggetto le attività criminali poste in essere nel territorio di Oppido Mamertina e località limitrofe, nel catanzarese e nel Lazio dalla "locale" di Oppido Mamertina ed hanno consentito di acquisire il quadro ritenuto gravemente indiziario in ordine:
- agli esecutori materiali ed i mandanti degli omicidi sopra richiamati;
- agli aspetti strutturali (statici) ed a quelli dinamici della "locale" di Oppido Mamertina, disvelandone l'articolata struttura, la gerarchia interna e gli affiliati;
- agli stabili rapporti criminali intrattenuti con altre "locali" di 'ndrangheta, quali quella di Sinopoli, San Luca e Platì, nonché con le cosche del vibonese, del crotonese e del catanzarese;
- numerosi reati-fine commessi nell'ambito della "locale" di Oppido Mamertina: alcuni di carattere violento (omicidi ed armi) e con finalizzazione estorsiva in danno di persone e patrimoni, costituenti espressione diretta del controllo del territorio; altri di natura più prettamente economica, sia in materia di stupefacenti che finalizzati alla dissimulazione della reale pertinenza dei beni, costituenti prodotto diretto ed indiretto delle attività illecite poste in essere, evidentemente al fine di eludere l'applicazione della normativa in materia di prevenzione patrimoniale.
Gli investimenti della "locale"
Accanto ad un nitido ed incontrastato dominio nel territorio di Oppido Mamertina, attuato secondo i tipici metodi della 'ndrangheta, è emerso il quadro di una "locale" molto proiettata agli investimenti e con tendenza a progetti economici fuori provincia, resi possibili grazie anche all'azione del "capo della locale", Rocco MAZZAGATTI che - trasferendo la propria residenza nella provincia di Catanzaro - aveva dislocato uomini e mezzi anche su quel territorio.
Grazie al supporto del sodale SCARFONE Domenico, referente per gli investimenti dell'organizzazione criminale su Roma, dove poteva contare su amicizie con avvocati e soggetti gravitanti nell'orbita delle aste giudiziarie e delle procedure fallimentari, le mire espansionistiche nel settore economico-finanziario della cosca Mazzagatti confluivano nel Lazio, con la finalità di trarre vantaggio dagli incanti pubblici, con l'aggiudicazione di beni che venivano intestati fittiziamente a terzi.
Le convergenze con altre indagini sul fenomeno unitario della 'ndrangheta
Dall'indagine sono poi emerse conferme a pregresse acquisizioni giudiziarie (c.d. operazione "Crimine", "Reale" ed "Infinito") relative al fenomeno 'ndranghetistico in generale e alla sua organizzazione a livello territoriale, dal momento che ancora una volta è stata posta in luce l'esistenza di "locali" che, pur agendo con una certa autonomia all'interno del territorio sul quale operano, devono in ultima analisi rispondere alla Provincia, organo di vertice dell'organizzazione unitaria denominata 'ndrangheta.
Del pari la struttura della "locale" di Oppido Mamertina rispecchia la medesima composizione di tutte le strutture similari, insistenti in ogni località ove esiste il fenomeno 'ndrangheta.
Il materiale probatorio acquisito nel corso dell'attività di indagine si combina in modo assolutamente armonico, sia con quanto accertato nell'ambito dell'operazione Crimine, sia con quanto emerso nell'ambito dell'operazione Infinito e, anzi, fornisce ulteriori ed interessanti elementi per ricostruire esaustivamente il retroscena e la causale di uno dei più gravi delitti di 'ndrangheta commessi in Lombardia negli ultimi anni: l'omicidio di NOVELLA Carmelo, perpetrato in San Vittorio Olona (MI) il 14 luglio 2008.
In proposito, si può affermare che le emergenze del processo Infinito, nella parte relativa alla "locale" di Bresso, si rivelano particolarmente interessanti in quanto coinvolgono, sia pur tangenzialmente, il principale indagato del presente procedimento, MAZZAGATTI Rocco, confermando che si tratta di un personaggio di vertice della locale di Oppido e, più in generale, di un personaggio di altissima levatura della 'ndrangheta a livello nazionale.
Gli omicidi
Nel corso dell'anno 2012 (precisamente tra marzo e maggio 2012) in Oppido Mamertina venivano perpetrati cinque omicidi (quelli di Bonarrigo Domenico, Ferraro Vincenzo, Raccosta Vincenzo, Raccosta Francesco e Putrino Carmine), che coinvolgevano entrambe le fazioni storicamente operanti in quel centro (FERRARO-RACCOSTA e POLIMENI-MAZZAGATTI-BONARRIGO).
Non si trattava però di una vera e propria faida, ma di una fibrillazione registrata all'interno della locale di Oppido Mamertina da parte di una cosca, quella Ferraro-Raccosta, immediatamente sopita da parte del gruppo 'ndranghetista egemone, quello facente capo ai Mazzagatti, intenzionato a non abdicare il proprio maggiore potere mafioso conquistato negli anni della guerra.
La complessiva attività investigativa condotta sugli omicidi dell'anno 2012, registratisi ad Oppido Mamertina, in sintesi, ha consentito di ricostruire gli scenari e acquisire elementi ritenuti gravemente indiziari circa:
- la responsabilità dell'omicidio di BONARRIGO Domenico, elemento di vertice della 'ndrangheta oppidese, in capo a RACCOSTA Francesco, FERRARO Vincenzo e RACCOSTA Vincenzo;
- l'eliminazione, nei mesi successivi, dei tre responsabili del predetto omicidio, unitamente a PUTRINO Carmine (cognato di RACCOSTA Francesco e genero di RACCOSTA Vincenzo);
- la decisione di eliminare RACCOSTA Francesco, FERRARO Vincenzo, RACCOSTA Vincenzo e PUTRINO Carmine, adottata dagli elementi di vertice della cosca MAZZAGATTI-BONARRIGO-POLIMENI;
- la riconducibilità a PEPE Simone, "figlioccio" di BONARRIGO Domenico, dell'esecuzione di tutti gli omicidi degli appartenenti alla cosca Ferraro-Raccosta.
FERRARO Vincenzo veniva eliminato nella mattinata del 13 marzo 2012, in località Rocca, a soli 11 giorni dalla morte di BONARRIGO Vincenzo, perché ritenuto il "mandante" del suo omicidio. Dall'attività investigativa effettuata, è emerso che l'autore materiale dell'omicidio di FERRARO Vincenzo sarebbe stato PEPE Simone, coadiuvato da altro soggetto allo stato non identificato.
In relazione alla scomparsa di RACCOSTA Francesco e PUTRINO Carmine, dalla complessiva attività di indagine effettuata, é emerso che si sarebbe trattato di un di duplice omicidio e non di scomparsa da allontanamento volontario e che gli autori di quel crimine -che si connoterà per la spietatezza e massima efferatezza, atteso che RACCOSTA Francesco sarebbe andato in pasto ai maiali quando era ancora vivo- sarebbero intranei alla cosca Mazzagatti-Bonarrigo-Polimeni.
L'omicidio di RACCOSTA Francesco e PUTRINO Carmine sarebbe stato perpetrato, in concorso morale e materiale tra loro, da PEPE Simone, MAZZAGATTI Rocco, SCARFONE Domenico, RUSTICO Pasquale ed altri allo stato non identificati, con l'"autorizzazione" e l'ausilio fattivo, e pertanto con il concorso morale e materiale del capo della cosca Ferraro-Raccosta, FERRARO Giuseppe che "consegnò" i suoi uomini, fornendo preziose indicazioni per farli trovare dagli avversari, quale "condizione" per la cessazione delle ostilità con la 'ndrina dei Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, scaturite dall'uccisione di BONARRIGO Domenico.
L'ultimo omicidio, quello di RACCOSTA Vincenzo, sarebbe stato perpetrato da PEPE Simone, supportato dal cugino PEPE Valerio
Pericolo di fuga
La scelta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria di disporre il fermo degli indagati è stata dettata dall'acquisizione, durante l'attività d'indagine, di elementi specifici, concreti ed attuali in ordine alla sussistenza del pericolo di fuga, essendo state captate diverse conversazioni dalle quali è emerso che gli indagati:
- avevano consapevolezza dell'esistenza di un'attività di indagine a loro carico;
- avevano la possibilità di procurarsi continue informazioni sullo stato dell'indagine e sull'eventuale emissione di provvedimenti restrittivi;
- stavano valutando se darsi o meno alla fuga.
Sequestri
Contestualmente all'esecuzione del provvedimento di fermo, i Carabinieri di Reggio Calabria, in collaborazione con quelli di Roma e Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo in via d'urgenza emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, di 14 imprese (quote sociali, annesso patrimonio aziendale e conti correnti), 88 immobili, 12 beni mobili e 144 Rapporti Bancari e Prodotti Finanziari, per un valore complessivo di circa 70 milioni di Euro.
Dati operativi
Nel corso dell'operazione sono stati impiegati oltre 300 Carabinieri dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria, Roma e Catanzaro, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori e dell'8° Nucleo Elicotteri.
Reggio, Calabria, 26 novembre 2013."
Tutti gli arrestati dell'operazione "Erinni"
1. PEPE Simone, nato a Roma il 17.08.1989, residente ad Oppido Mamertina;
2. MAZZAGATTI Rocco, nato ad Oppido Mamertina il 24.08.1973, residente a Oppido Mamertina;
3. MAZZAGATTI Giuseppe nato a Cinquefrondi il 20.09.1984, residente ad Oppido Mamertina;
4. DE PASQUALE Antonino, nato ad Oppido Mamertina il 30.08.1985, residente a Oppido Mamertina;
5. RUSTICO Leone, nato a Taurianova il 03.11.1981, residente ad Oppido Mamertina;
6. RUSTICO Giuseppe, nato ad Oppido Mamertina il 18.06.1980, residente a Catanzaro;
7. RUSTICO Pasquale, nato a Taurianova il 21.02.1985, residente ad Oppido Mamertina;
8. BONINA Rocco, nato ad Oppido Mamertina il 08.10.1978, residente a Oppido Mamertina;
9. SCARFONE Domenico, nato ad Oppido Mamertina il 03.07.1957, residente a Genzano di Roma;
10. POLIMENI Cosmo, nato ad Oppido Mamertina il 25.08.1987, residente a Oppido Mamertina;
11. POLIMENI Paolo, nato ad Oppido Mamertina il 27.05.1981, residente a Oppido Mamertina;
12. RUFFA Rocco Alessandro, nato ad Oppido Mamertina il 05.08.1991, residente a Borgia (Cz);
13. MAZZAGATTI Francesco, nato ad Oppido Mamertina il 26.8.1991, residente a Oppido Mamertina;
14. ZAPPIA Diego, nato ad Oppido Mamertina il 14.06.1985, residente a Oppido Mamertina;
15. MURDICA Carmine, nato ad Oppido Mamertina il 05.02.1993, residente a Oppido Mamertina;
16. LENTINI Domenico, nato ad Oppido Mamertina il 22.05.1994, residente a Oppido Mamertina;
17. FERRARO Giuseppe, nato ad Oppido Mamertina il 06.12.1968;
18. PEPE Valerio, nato a Roma il 27.07.1991, residente a Oppido Mamertina;
19. PEPE Leandro, nato a Roma il 12.08.1974, residente a Roma;
20. SCARPONI Matteo, nato a Roma il 11.04.1992, residente a Roma. Di riffe o di raffe in quest'operazione c'azzeccano anche, i colonnelli: Salvatore Sgroi (Catanzaro), Salvatore Luongo (Roma), Giovanni De Chiara (Latina), Riccardo Sciuto (Agrigento) e Marco Di Stefano (Macerata). Ed i procuratori capo di: Macerata (Giorgio Giovanni), Catanzaro (Antonio Vincenzo Lombardo), Roma (Giuseppe Pignatone), Agrigento ( Renato Di Natale) e Latina ( Giuseppe Mancini?). Domenico Salvatore
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