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Palmi (Reggio Calabria) – Una requisitoria lunga due giorni per chiedere tre secoli e mezzo di detenzione e tre assoluzioni. E' stata questa la determinazione del pm della Direzione distrettuale antimafia, Matteo Centini, in epilogo al procedimento che vede imputati 32 persone accusate, a vario titolo, di far parte di quella che gli inquirenti hanno indicato essere la consorteria mafiosa egemone a Polistena: la cosca che fa riferimento alla famiglia Longo. L'operazione scattata il 15 marzo 2011 – in azione congiunta tra Dia e Sco - portò all'arresto di 35 persone, contestando agli indagati il reato di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una serie ulteriore di reati. Per tre di loro il gip aveva accolto la richiesta di rito abbreviato. Sempre nel corso dell'operazione vennero sequestrati beni per un valore di 30 milioni di euro frutto - secondo quanto emerso dalle indagini - della gestione privatistica di appalti pubblici e privati e poi di terreni, proprietà mobiliari ed immobiliari, attività commerciali di vario genere a piena dimostrazione di una distorta supremazia sul territorio risultata diretta conseguenza dell'azione criminale della consorteria. Un anno e mezzo di processo dinanzi al Tribunale di Palmi in composizione collegiale ha permesso di ricomporre ruoli, attività ed interessi che ruotavano attorno al clan Longo che, secondo l'accusa, si componeva di un vero e proprio vertice malavitoso in grado di condizionare e tenere in scacco il complesso economico e produttivo di Polistena con influenze anche su appalti pubblici e privati. (c.g.)
Di seguito le richieste di pena :
DOMENICO AQUINO - 12 ANNI E 6 MESI
FRANCESCO AQUINO - 9 ANNI
FRANCESCO CALCOPIETRO - 9 ANNI
ANTONIO CICCARELLI - 9 ANNI
ANTONIO CUTANO - 14 ANNI
MICHELE FIDALE - 3 ANNI
MARIA ROSA GRIMALDI - 9 ANNI
GIOVANNI GULLACE - 21 ANNI
DOMENICO LONGO (CL.48) - 18 ANNI
DOMENICO LONGO (CL.67) - 13 ANNI E 6 MESI
FRANCESCO LONGO (CL 68) - 10 ANNI
FRANCESCA LONGO - 4 ANNI
GIOVANNI LONGO - 14 ANNI
GIUSEPPE LONGO - 10 ANNI
LUIGI LONGO - 21 ANNI
ROCCO LONGO (CL 74) - ASSOLUZIONE
ROCCO LONGO (CL 90) - 4 ANNI
VINCENZO LONGO - 14 ANNI
CESARE LONGORDO - 13 ANNI E 6 MESI
ALBERTO MALANDRIN - 9 ANNI
GIUSEPPE MARDOCCO - ASSOLUZIONE
DOMENICO MUZZUPAPA - 10 ANNI
MARINA NASSO - ASSOLUZIONE
FRANCESCO PALERMO - 9 ANNI
ANTONIO ROMEO - 8 ANNI
GIUSEPPE SPADARO - 9 ANNI
DOMENICO SQUILLACE - 16 ANNI
GIUSEPPE SQUILLACE - 19 ANNI
TULLIO SQUILLACE - 6 ANNI
VINCENZO VARAMO - 12 ANNI
GIROLAMO VINCI - 12 ANNI
LE NEWS DI Giornalisti Calabria:
Solidarietà del Cdr del Corriere della Calabria e del Sindacato ad Antonio Ricchio. Carlo Parisi (Fnsi): "Così il Pd si gioca la faccia"
Se il capogruppo Pd al saluto risponde con lo sputo
LAMEZIA TERME (Catanzaro) – «Ieri, durante la presentazione del candidato dei renziani alla segreteria regionale del Pd, il collega Ricchio ha incrociato Sandro Principe nella hall dell'albergo lametino dove si stava celebrando l'appuntamento...Sandro Principe, 64 anni, avvocato esperto di diritto amministrativo... non è un pivello, grezzo e maleducato, catapultato in politica da chissà chi per curare gli interessi di chissà Leggi tutto…
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Ma perché onorevole Principe? Perché disonorare la sua carriera politica e la sua civiltà finora tutto sommato decorosa, già figlio di cotanto padre, con un gesto che di onorevole e civile ha nulla a che vedere e che forse neanche le appartiene e di cui lapalissianamente la saggezza degli anni le impone sapere l'essere l'antitesi della cultura ed il trionfo della costumanza? L'inusuale modo con cui ha voluto disprezzare dapprima l'uomo e poi il lavoro di Ricchio e ciò che egli professionalmente rappresenta e, con esso, quello di decine di cronisti ed operatori dell'informazione, va ben al di là della semplice arrabbiatura, dello scatto di nervi in un acume di collera spinta. Con quello sputo vagamente intimidatorio, di sfida all'informazione ed inutile provocazione lei ha insozzato la dignità del giornalismo calabrese, del raccontare fatti e notizie in una terra da sempre dileggiata, che ha solo bisogno d'informazione – e Dio solo sa quanto – per essere libera ed emancipata, per scegliere senza condizionamenti e vassallaggi, per distinguere le insidie quotidiane, per affrancarsi dalla sudditanza dell'ignoranza a prescindere ed un tanto al chilo di cui a tanti, troppi, ne fa comodo il bisogno.
La responsabilità della rappresentanza di cui il fiero popolo calabrese l'ha investita per nulla l'autorizza a calpestare il decoro e la rispettabilità di una persona – che al suo pari – si sforza, eppur tra mille ostacoli, di fare semplicemente il suo dovere istituzionale, con vantaggi e proporzioni ben diverse e da posizioni tutt'altro che vantaggiose. La sua mission non è forse quella di migliorare la vita dei cittadini calabresi? E non è forse quella più insita e coscritta anche nei programmi del suo partito di tutelare i deboli per propagare uguaglianza nel rispetto dei valori più intimi della persona umana - che quella carta costituzionale voluta dai padri della Repubblica e sempre vacuamente citata fino a farla divenire un testo vuoto - urla silente alla bisogna sulla bocca di ogni dignitario che la possa applicare? La trasparenza dell'uomo politico si coglie soprattutto dalla temperanza che gli dev'esser doverosamente propria e che egli dimostra di saper governare soprattutto quand'ha coscienza di sapere e voler rispettare l'altrui libertà. Una caduta di stile in vero la sua, che nasconde appieno la debolezza d'una classe politica artificiosa, vezzosa, irritata e facilmente irritabile, pregna di facile adulazione, auto incensante ed auto assolutoria per induzione che affatto tollera intralci, dissensi e men che mai critiche o riserve. Ognuno di noi è Antonio Ricchio. E compiendo quell'insano gesto di dispregio, sputandolo, lei dev'esser conscio d'aver sputato in faccia ad ogni calabrese onesto, come i tanti lettori-elettori che le hanno tributato consenso per trovare rappresentanza e voce in una Calabria che troppo spesso offre desolazione e degrado. Il disaccordo sulle idee è sana contrapposizione filosofica tra intelligenze. Il disprezzo manifesto è solo viltà morale rivestita d'improba impunità, tanto più se viene da chi a confermare la sua etica di uomo pubblico è chiamato ogni giorno a farlo con i fatti e gesti imitabili. Non certamente col ludibrio. Memoria minuitur, nisi eam exerceas. Un invito che per lei oggi vale ancora di più.
Giuseppe Campisi
calabrese, corrispondente di MNews.IT
Nuova proposta alla Reggia di Caserta per il Carnevale.
Parte il laboratorio didattico "Dipingo la mia maschera"
Alla Reggia di Caserta, da febbraio, una novità destinata alle Scuole primarie e secondarie di primo grado. Durante l'intero periodo di Carnevale, la sezione didattica propone il laboratorio "Dipingo la mia maschera",destinato afar conoscere la tradizione della cartapesta: i ragazzi saranno impegnati nella creazione di una maschera che poi potranno indossare nelle feste carnevalesche. Servendosi di un calco in scagliola (precedentemente realizzato su un modello in argilla) e sovrapponendo più strati di strisce di carta di giornale intrise di colla, i partecipanti modelleranno la loro maschera, per poi colorarla e decorarla con brillantini e paillettes lasciando libero sfogo alla fantasia.
La tradizione del Carnevale, che affonda le sue radici in tempi molto antichi, era molto sentita alla corte dei Borbone: la famiglia reale amava festeggiare il Carnevale con il popolo, solitamente in via Toledo a Napoli, in un tripudio di carri e maschere di ogni tipo, balli, veglioni, giostre, che richiamavano nella capitale nobili da tutta Europa.
A Caserta, nel febbraio del 1846, venne organizzato uno spettacolare "Torneo di Carnevale": per l'occasione furono esibite armi appartenute a grandi re e condottieri, conservate nell'armeria reale. Lo stesso Ferdinando II era a capo di una delle due fazioni che disputavano il torneo secondo gli schemi classici delle antiche giostre tardo medievali.
Roma 25 gennaio 2014 -Nel primo pomeriggio di oggi le squadre della Sezione P.I.C.S. decoro della Polizia Locale di Roma Capitale, insieme al personale dell'AMA, hanno effettuato l'intervento di cancellazione delle scritte antisemite apparse sull'edificio sede del Municipio III di Piazza Sempione. Lo comunica, in una nota, il Campidoglio.