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RAI2: DERBY TOSCANO IN COPPA ITALIA TRA FIORENTINA E SIENA

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Ancora grande calcio sulle reti Rai con il terzo quarto di finale di Coppa Italia. Giovedì 23 gennaio, sarà la Fiorentina di Vincenzo Montella a scendere in campo contro la matricola Siena, in un derby toscano tutto da vivere. Alle 21.00 su Rai2, Stefano Bizzotto sarà impegnato nella telecronaca del match, supportato dal commento tecnico di Paolo Tramezzani e dalle interviste di Fabrizio Failla e Amedeo Goria. I pre e post partita delle sfide in programma saranno condotti da Andrea Fusco con la presenza in studio di Ubaldo Righetti. 

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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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Rai, trasmissioni del 23 gennaio 2014

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RAI1: IL CORAGGIO DI UNA FIGLIA PER DON MATTEO
Nel primo dei due episodi di Don Matteo 9, in onda su Rai1 giovedì 23 gennaio alle 21.10 dal titolo Il coraggio di una figlia, un vecchio signore, che viveva in una casa di cura per anziani, scompare improvvisamente. Successivamente viene ritrovato in coma vicino al cadavere di una giovane donna. Nel frattemp fervono i preparativi per la festa dei 40 anni del capitano Tommasi, mentre Cecchini combinerà altri. pasticci. Infine, Laura è corteggiata dal padre di un ragazzino al quale sta dando delle lezioni private.
Nel secondo episodio intitolato Una vita sul filo, un tentato omicidio accaduto nell'ambito di un call-center, presso cui lavora anche Natalina fa scattare immediatamente le indagini. I tentativi  fatti per svelare i misteri fanno scoprire che Tommasi vive una segreta paura dei topi e questo fatto renderà le indagini più difficili e divertenti. Inoltre Laura è decisa a lasciare la canonica dopo aver vissuto una delle tante delusioni amorose. 

RAI3: A PROPOSITO DI SCHMIDT CON UN GRANDE JACK NICHOLSON
"A proposito di Schmidt", in onda su Rai3 giovedì 23 gennaio alle 21.05 è uno struggente film di Alexander Payne con Jack Nicholson e Kathy Bates, entrambi nominations agli Oscar. Warren Schmidt è un uomo depresso e avvilito: è in pensione ed è vedovo di recente. Incerto sul suo futuro così come delle scelte fatte nel passato, decide di fare i bagagli per un viaggio attraverso il Nebraska, per essere presente al matrimonio della figlia con un venditore di letti ad acqua. Eppure ogni cosa che fa, sembra sbagliata e Warren sembra destinato a finire la sua vita così come l'ha vissuta: un fallimento. Ma lungo la strada Warren racconta il suo viaggio e le sue osservazioni ad un interlocutore inaspettato, un ragazzino povero della Tanzania che sta sovvenzionando per 73 centesimi al giorno. Nelle sue lunghe lettere al ragazzino, Warren inizia a vedere se stesso e la vita che ha vissuto con occhi diversi.

RAISTORIA: IL TEMPO E LA STORIA LA CORSA ALLO SPAZIO
La puntata di "Il tempo e la storia", in onda giovedì 23 gennaio alle13.10 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia, ch. 54 del Digitale Terrestre e ch. 23 Tivù Sat, si occupa della corsa allo spazio. In piena guerra fredda, tra Unione Sovietica e Stati Uniti d'America un capitolo fondamentale si gioca nella "corsa allo spazio". I sovietici dominano la scena per un quinquennio, ma saranno gli americani a vincere la sfida. La storia ha inizio il 4 ottobre del 1957 quando Mosca annuncia il lancio del satellite spaziale Sputnik cogliendo del tutto impreparati gli americani. Quasi quattro anni dopo sono ancora i russi a prevalere, riuscendo a mandare un uomo nello spazio, Yuri Gagarin. Il suo volo di quel 12 aprile del 1961 è l'apice del successo spaziale sovietico. "I russi"– commenta lo storico Mauro Canali -  "si avvalsero del patrimonio di conoscenza degli scienziati tedeschi, così come anche gli americani, ma  loro riuscirono a concentrare risorse ed energia  in un'unica struttura di ricerca, gli americani furono più dispersivi, la Nasa nacque solo nel '58".  Dopo la missione di Gagarin, l'America reagì con determinazione. Sotto la guida dello scienziato Wernher von Braun, strappato ai tedeschi per i quali aveva progettato i razzi bomba V1 e V2, la bandiera a "stelle e strisce" fu piantata sul suolo lunare: era il 20 luglio 1969. Le immagini, i retroscena, il ruolo dei leader di stato, la spinta che la ricerche scientifica delle due superpotenze diede ad altri Paesi, Italia compresa, saranno la trama di un viaggio unico alla conquista dello spazio.

RAIMOVIE: YOU DON'T KNOW JACK, AL PACINO E' IL 'DOTTOR MORTE'
Un biopic su Jack Kevorkian, il dottore condannato a dieci anni di prigione per aver aiutato i malati terminali a morire e, per questo, detto il Dottor Morte. E' il film proposto da Rai Movie per la prima serata di giovedì 23 gennaio. Alle 21.05 va in onda "You don't know Jack" diretto dal premio Oscar Barry Levinson e interpretato da Al Pacino.

Basato sul libro di Neal Nicol e Harry Wylie (Between the Dying and the Dead: Dr. Jack Kevorkian, the Assisted Suicide Machine and the Battle to Legalize Euthanasia), il film è una produzione realizzata per la rete statunitense via cavo HBO. Racconta la vera storia del dottor Jack Kevorkian, propugnatore del suicidio assistito, e della sua lotta contro le autorità del Michigan portata avanti negli anni Novanta per garantire ai pazienti il diritto di autodeterminazione sul fine-vita. Tra i numerosi premi e riconoscimenti internazionali, You Don't Know Jack ha ottenuto un Golden Globe (Al Pacino, migliore attore in un film per la televisione) e due Primetime Emmy Award.

Nel cast Al Pacino, Danny Huston, Susan Sarandon, John Goodman, Brenda Vaccaro.

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ACCOLTELLATO A VIBO VALENTIA, GRAVE

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VIBO VALENTIA, 23 gennaio 2014 - Un uomo, Giuseppe Monopoli, di 49 anni, originario della Puglia, è stato accoltellato stasera nelle vicinanze dell'ospedale di Vibo Valentia. L'uomo ha riportato una profonda ferita all'emitorace destro che ha provocato uno sversamento di sangue nei polmoni. Portato in ospedale, Monopoli è in prognosi riservata. Sul ferimento sta indagando la squadra mobile.

INVESTITO DA TRENO MUORE ALLA STAZIONE DI RIFREDI A FIRENZE

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Uomo camminava su binario quando è arrivato Italo diretto a Roma - FIRENZE, 23 gennaio 2014 - Un uomo è morto questa sera, intorno alle 21, investito da un treno all'altezza del binario 3 alla stazione di Rifredi a Firenze. Secondo le prime informazioni la vittima, forse un senza fissa dimora, camminava sul binario quando è sopraggiunto il treno Italo 9991, partito da Venezia e diretto a Roma Ostiense. Il macchinista ha visto l'uomo sul binario che è sembrato non accorgersi dell'arrivo del convoglio, ed ha attivato tutti i segnali di allarme e oltre ai freni. L'impatto è stato inevitabile. Sul posto oltre al 118 gli agenti della polfer. I passeggeri si trovano ancora sul treno, che resterà a disposizione degli inquirenti, in attesa di poter scendere e salire su un altro convoglio Italo, fermo al binario 5, e proseguire verso la capitale. Il traffico ferroviario sta subendo un rallentamento generale, sia per i treni a lunga percorrenza sia per quelli regionali, che Ferrovie confermano tra i 10 e i 20 minuti.


Trovata morta Provvidenza Grassi

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LA TRAGEDIA
Trovata morta Provvidenza Grassi
Era scomparsa nel luglio scorso a Messina
Il cadavere della ragazza rinvenuto vicino a un viadotto:
era dentro la sua automobile, una Fiat 600

MESSINA – Il cadavere di Provvidenza Grassi, la giovane messinese scomparsa dallo scorso 10 luglio, è stato ritrovato oggi pomeriggio nei pressi del viadotto Bordonaro a Messina. Era dentro la sua auto una Fiat 600. Dai primi rilievi dei carabinieri sembrerebbe che la giovane sia morta in un incidente stradale autonomo, ma gli inquirenti al momento non escludono alcuna pista.

COMMESSA - La ragazza, impiegata in un negozio di casalinghi di via la Farina, nella città dello Stretto, era scomparsa senza lasciare traccia. Il suo telefono cellulare risultava spento e la sua auto fino ad oggi non era stata più trovata. I familiari, che hanno presentato subito una denuncia, inizialmente pensavano si fosse allontanata volontariamente e le avevano lanciato un appello affinchè si mettesse in contatto con loro, anche semplicemente con una telefonata.

«CHI L'HA VISTO?» - Dopo settimane di ricerche però il padre si era convinto che qualcuno avesse rapito o fatto del male alla figlia e alla trasmissione televisiva Chi l’ha visto aveva sollevato dei dubbi sul fatto che la giovane si fosse allontanata volontariamente.

IL MISTERO DEI JEANS - «Provvidenza – disse il padre - non avrebbe mai lasciato casa senza avvertirci». E inoltre c’era il mistero di un paio di jeans che fecero insospettire il genitore. La figlia difatti, la sera prima della scomparsa si è recata a casa del fidanzato a Rometta (Messina) e indossava dei jeans con degli strass. Quella notte intorno alle due è andata via dicendo che sarebbe tornata a casa. Poi non l’ha più vista nessuno. Gli stessi jeans sono stati trovati dal padre nell’appartamento della ragazza piegati all’interno di un cassetto. L’uomo, conoscendo l’ordine e le abitudini della figlia, sospetta che non sia stata lei a posare quei pantaloni. «Di solito – aveva spiegato Giovanni Grassi- mia figlia dopo aver usato dei capi d’abbigliamento li metteva nella cesta dei panni sporchi per lavarli e non nel cassetto, questo fatto mi sembra strano».

LE IPOTESI - Inizialmente i sospetti degli investigatori si concentrarono anche sul fidanzato di Provvidenza che dopo la sua scomparsa era anche stato arrestato per droga per pochi giorni e poi rilasciato. Gli inquirenti però non avevano mai avuto prove della sua colpevolezza. Sul ritrovamento del cadavere ci sono però già ipotesi diverse dall’incidente, perché gli investigatori stanno indagando anche sulla possibilità che il corpo della giovane e l’auto siano stati fatti trovare lì per inscenare un incidente. Gli uomini del Ris guidati dal comandate Sergio Schiavone sono sul posto stanno analizzando attentamente tutti i reperti per cercare di trovare indizi utili al caso.

Fonte: Corriere della Sera

Mafie. Comune, la Cascina di Chiaravalle accoglierà famiglie senza casa

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La vicensindaca De Cesaris e l'assessore Majorino hanno consegnato oggi le chiavi del bene confiscato al consorzio che lo riqualificherà

Milano, 25 gennaio 2014 – Diciotto unità immobiliari per 2.000 metri quadrati di superficie e 15 ettari di terreno agricolo per un valore di mercato di svariati milioni di euro. La Cascina di Chiaravalle finora il bene più grande  confiscato alla criminalità organizzata a Milano diventerà un pensionato per famiglie senza casa e un luogo per iniziative socio culturali di promozione della legalità. Oggi, in occasione della seconda giornata del Forum delle Politiche sociali, l'assessore Pierfrancesco Majorino e il vicesindaco e assessore all'Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris hanno consegnato le chiavi dell'immobile a Claudio Bossi, rappresentate della cordata vincitrice del bando aperto lo scorso agosto e chiuso alla fine di ottobre. La cordata è composta da "Sistema Imprese Sociali – SIS" (capofila), "Arci Milano", "Chico Mendes scs" e "La Strada scs".
Nel giro di un anno e a seguito di lavori di ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi la cascina potrà ospitare una cinquantina di persone e il terreno tornerà ad essere coltivato con l'inserimento lavorativo di persone con disabilità e adulti in difficoltà (personale cooperative B). Nel frattempo, per diventare subito luogo aperto alla cittadinanza, ospiterà attività e eventi tra cui la visite di scolaresche milanesi e di altre città d'Italia impegnate in programmi studio del fenomeno mafioso e del ripristino della legalità. La Cascina, in vista di Expo 2015, ospiterà una piccola foresteria e ostello della gioventù. Fino ad oggi il bene era stato custodito da Fondazione Progetto Arca con un'assegnazione temporanea.

Alla presentazione della riqualificazione della cascina ("Casa Chiaravalle, da un luogo per uno a un luogo per tutti" il titolo del progetto) hanno partecipato anche il Presidente del Consiglio di Zona 5, Aldo Ugliano, il Presidente della Commissione comunale antimafia, David Gentili, il sindaco di Buccinasco, Giambattista Maiorano e Davide Saluzzo di Libera.

"Quando lo scorso giugno – ricorda l'assessore Majorino – la Prefettura ci ha consegnato questo bene con procedura d'urgenza, affinché fosse messo in sicurezza abbiamo subito pensato alla realizzazione di un pensionato sociale dove poter ospitare soprattutto famiglie rimaste senza casa. Un utilizzo perfetto per un complesso immobiliare così grande. Nel giro di soli sei mesi, con un bando, il bene è stato assegnato e il consorzio Sis lo aprirà al più presto alla cittadinanza con le prime iniziative. Questo è il bello di restituire alla legalità e alla collettività ciò che era stato acquisito con attività illecite. Una realtà sempre più diffusa a Milano, che ha centinaia di beni confiscati alle mafie, oggi quasi tutti impiegati con finalità sociali".

"Prosegue l'attività dell'amministrazione comunale nell'assegnazione di beni non utilizzati, sia pubblici sia privati – sottolinea la vicesindaca De Cesaris –  affinché tornino ad avere una funzione e non diventino motivo di insicurezza, degrado sociale e di illegalità. Dall'inizio del mandato abbiamo fatto uno sforzo enorme per assegnare con bando, in modo regolare e trasparente e con moduli diversi, spazi non utilizzati da tempo.  Il processo per il riuso degli edifici pubblici deve essere avviato anche  per quelli privati.  Nessun esproprio, ma semplicemente di volontà di recuperare ciò che da anni è in stato di abbandono".

La Lombardia e Milano sono tuttora ai primi posti in Italia per numero di immobili e aziende confiscate alle mafie: secondo i dati della Anbsc (Associazione nazionale beni sequestrati e confiscati), sono quasi mille i beni sequestrati in Lombardia (quarta in Italia dopo Sicilia, Campania e Calabria e prima della Puglia), di cui la metà nella sola provincia di Milano. A Milano città, tra aziende e immobili sono stati più di 450 i beni sequestrati. L'assessorato alle Politiche sociali ha attualmente in carico 158 unità immobiliari di cui 144 già assegnate. Ogni anno a novembre si svolge a Milano il Festival dei Beni Confiscati alle Mafie. La prossima edizione sarà realizzata in gemellaggio con la città di Palermo in un più che ideale asse per la legalità dal nord al sud dell'Italia.

In allegato due foto della cascina con la consegna delle chiavi 

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Processo "Scacco Matto", chiesti 347 anni di carcere e tre assoluzioni

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Palmi (Reggio Calabria) – Una requisitoria lunga due giorni per chiedere tre secoli e mezzo di detenzione e tre assoluzioni. E' stata questa la determinazione del pm della Direzione distrettuale antimafia, Matteo Centini,  in epilogo al procedimento che vede imputati 32 persone accusate, a vario titolo, di far parte di quella che gli inquirenti hanno indicato essere la consorteria mafiosa egemone a Polistena: la cosca che fa riferimento alla famiglia Longo. L'operazione scattata il 15 marzo 2011 – in azione congiunta tra Dia e Sco - portò all'arresto di 35 persone, contestando agli indagati il reato di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una serie ulteriore di reati. Per tre di loro il gip aveva accolto la richiesta di rito abbreviato. Sempre nel corso dell'operazione vennero sequestrati beni per un valore di 30 milioni di euro frutto - secondo quanto emerso dalle indagini - della gestione privatistica di appalti pubblici e privati e poi di terreni, proprietà mobiliari ed immobiliari, attività commerciali di vario genere a piena dimostrazione di una distorta supremazia sul territorio risultata diretta conseguenza dell'azione criminale della consorteria. Un anno e mezzo di processo dinanzi al Tribunale di Palmi in composizione collegiale ha permesso di ricomporre ruoli, attività ed interessi che ruotavano attorno al clan Longo che, secondo l'accusa, si componeva di un vero e proprio vertice malavitoso in grado di condizionare e tenere in scacco il complesso economico e produttivo di Polistena con influenze anche su appalti pubblici e privati. (c.g.)  

 

Di seguito le richieste di pena :

DOMENICO AQUINO - 12 ANNI E 6 MESI
FRANCESCO AQUINO - 9 ANNI
FRANCESCO CALCOPIETRO - 9 ANNI
ANTONIO CICCARELLI - 9 ANNI
ANTONIO CUTANO - 14 ANNI
MICHELE FIDALE - 3 ANNI
MARIA ROSA GRIMALDI - 9 ANNI
GIOVANNI GULLACE - 21 ANNI
DOMENICO LONGO (CL.48) - 18 ANNI
DOMENICO LONGO (CL.67) - 13 ANNI E 6 MESI
FRANCESCO LONGO (CL 68) - 10 ANNI
FRANCESCA LONGO - 4 ANNI
GIOVANNI LONGO - 14 ANNI
GIUSEPPE LONGO - 10 ANNI
LUIGI LONGO - 21 ANNI
ROCCO LONGO (CL 74) - ASSOLUZIONE
ROCCO LONGO (CL 90) - 4 ANNI
VINCENZO LONGO - 14 ANNI
CESARE LONGORDO - 13 ANNI E 6 MESI
ALBERTO MALANDRIN - 9 ANNI
GIUSEPPE MARDOCCO - ASSOLUZIONE
DOMENICO MUZZUPAPA - 10 ANNI
MARINA NASSO - ASSOLUZIONE
FRANCESCO PALERMO - 9 ANNI
ANTONIO ROMEO - 8 ANNI
GIUSEPPE SPADARO - 9 ANNI
DOMENICO SQUILLACE - 16 ANNI
GIUSEPPE SQUILLACE - 19 ANNI
TULLIO SQUILLACE - 6 ANNI
VINCENZO VARAMO - 12 ANNI
GIROLAMO VINCI - 12 ANNI


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Il presidente Raffa ha incontrato i manifestanti di Gioia Tauro

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"STIAMO PORTANDO AVANTI UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'"
Il Presidente della Provincia di Reggio Calabria ha incontrato i cittadini di Gioia Tauro

"Sul problema della nave con le armi chimiche siriane chiediamo, soprattutto al Governo, più rispetto per il territorio e per i suoi cittadini". 
 E' questo uno dei passaggi  dell'intervento che Giuseppe Raffa, presidente della Provincia di Reggio Calabria, ha fatto questa mattina a Gioia Tauro  durante una manifestazione di cittadini che hanno espresso dissenso sulla decisione di  coinvolgere lo scalo della cittadina tirrenica nel trasbordo delle armi siriane destinate alla distruzione. 
"Non possiamo dimenticare – ha detto Raffa – il grido di dolore  e la disperazione di alcune persone  che hanno perso dei loro congiunti  per malattie molto gravi, per patologie tumorali. La salute della popolazione è la prima preoccupazione, perché ci troviamo in un territorio ad alto rischio; e per questo chiediamo la massima attenzione. Come istituzioni, in questo delicato momento, abbiamo il dovere di lanciare un messaggio, chiaro e inequivocabile: qualsiasi manifestazione deve trovare la propria azione all'interno di una cornice di civiltà. Perché dobbiamo sfatare il mito che la provincia di Reggio sia solo 'ndrangheta. Sappiamo tutti che non è così. Qui  ci sono persone perbene, oneste e laboriose. E noi le vogliamo affiancare: convinti come siamo che il riscatto della nostra terra passi dall'affermazione del principio della legalità. Su questo fronte ci siamo attestati e ci stiamo mettendo la faccia. Lo stiamo facendo con la convinzione  che bisogna recuperare  il territorio  attraverso  le procedure che l'ordinamento giuridico ci mette a disposizione".  Ai manifestanti, il Presidente della Provincia  ha poi detto: "In questi giorni abbiamo sollecitato il Consiglio regionale  affinché la massima Assise calabrese affronti il delicato tema. L'assemblea dei sindaci, nei giorni scorsi, ha assunto una posizione ferma e chiara e noi stiamo attivando l'Autorità portuale per far sì che l'argomento sia preso in esame anche al suo interno. Siamo convinti che se proseguiremo su questa linea, ferma nelle intenzioni ma civile nelle azioni,  riusciremo a impedire  che la nave dei veleni  approdi a Gioia Tauro.  Lo scalo – ha affermato ancora Raffa – merita ben altra attenzione e noi, assolutamente non possiamo barattare un sopruso con altri promessi riconoscimenti. Parliamo della zona franca, che aspettiamo da tempo;  proseguiamo  con la logistica  e, in generale, rivendichiamo  altri  importanti e vitali investimenti  che il Governo deve decidere. Il comprensorio gioiese  è piegato su se stesso  anche  a causa  degli  effetti di una crisi che produce povertà e disgregazione sociale.  Qui  i sindaci sono alle prese con grosse difficoltà di bilancio; i cittadini vivono  il quotidiano  dramma della disoccupazione, sono  ostaggio del sottosviluppo.  Temi che  ci impediscono di  indietreggiare. Pretendiamo lavoro,  ma che sia pulito, onesto nel quale noi ci riconosciamo. C'è in noi la convinzione, la consapevolezza che questo territorio  meriti rispetto che rivendichiamo senza populismo, ma attraverso una battaglia di civiltà per  la difesa dei cittadini e  per ottenere azioni di sviluppo in grado di far diventare  Gioia Tauro un vero scalo d'eccellenza.  Ma non a parole o  con  enunciazioni di convenienza ".


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Se il capogruppo Pd al saluto risponde con lo sputo

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Solidarietà di Cdr del Corriere della Calabria e Sindacato ad Antonio Ricchio. Carlo Parisi (Fnsi): "Così il Pd si gioca la faccia"
Se il capogruppo Pd al saluto risponde con lo sputo

LAMEZIA TERME (Catanzaro) – «Ieri, durante la presentazione del candidato dei renziani alla segreteria regionale del Pd, il collega Ricchio ha incrociato Sandro Principe nella hall dell'albergo lametino dove si stava celebrando l'appuntamento.  Il capogruppo del Pd in consiglio regionale, al cenno di saluto del cronista politico, ha risposto sputando nella sua direzione».
Il Comitato di redazione del "Corriere della Calabria", nel riferire la notizia, esprime «la più ferma condanna per quanto accaduto al collega Antonio Ricchio e stigmatizza un atteggiamento che squalifica un intero partito che attualmente rappresenta la maggiore formazione presente in consiglio regionale».
«Un gesto vergognoso – sottolinea il Cdr del Corriere della Calabria – che, a prescindere da qualsiasi motivo specifico – la probabile reazione a un pezzo a lui poco "gradito" firmato dal collega –, non tiene conto né del diritto di cronaca universalmente riconosciuto ai giornalisti, né soprattutto è consono al ruolo istituzionale che Principe riveste. Diviene piuttosto il segnale pericoloso dell'arroganza e del disprezzo del nostro ruolo, a cui questa classe politica ci ha da tempo abituato».
Sandro Principe, 64 anni, avvocato esperto di diritto amministrativo, prima di essere nominato capogruppo del Pd in Consiglio regionale, è stato deputato del Partito Socialista Italiano e sottosegretario al Ministero del Lavoro nel Governo Amato I e nel Governo Ciampi, oltre che sindaco del suo comune, Rende.
Figlio di Francesco Principe, leader socialista calabrese e presidente della Giunta regionale, non è un pivello, grezzo e maleducato, catapultato in politica da chissà chi per curare gli interessi di chissà che cosa. Il rispetto delle regole, della libertà di stampa e di critica dovrebbe, insomma, conoscerli bene, non fosse altro per la sua professione. Dunque, cosa può spingere un politico della caratura di Sandro Principe a scadere nella più squallida e volgare caduta di stile?
La risposta, in questo caso, non spetta certo al capogruppo del Pd, che il gesto l'ha fatto e – da avvocato – sa bene che dovrà risponderne in tutte le sedi. Quelle che il collega Antonio Ricchio, cui va tutta la solidarietà del sindacato dei giornalisti, riterrà più opportune. Certo se Principe chiedesse pubblicamente scusa al giornalista, potrebbe quantomeno suscitare un'umana comprensione.
La risposta spetta, invece, al suo partito, il Pd, che, paradossalmente, in uno sputo si gioca tutta la sua credibilità.
Antonio Ricchio, da buon giornalista, ha fatto semplicemente il suo lavoro. Mestiere, quello del giornalista, che, di questi tempi, e soprattutto in Calabria, non frutta né economicamente, nè in termini di notorietà, anzi spesso espone a querele temerarie sporte solo nel tentativo di intimidire o imbavagliare la stampa libera.
Spetta, a questo punto, al Partito democratico decidere se, nel Consiglio regionale della Calabria, si senta rappresentato da un capogruppo che alla civile convivenza, al dialogo, alla tolleranza, al rispetto delle opinioni e, soprattutto, della persona altrui, risponde con la più ripugnante delle "armi": lo sputo che, si sa, è molto facile – se rilasciato controvento – possa finire per tornare al mittente.

Carlo Parisi


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Solidarietà del Cdr del Corriere della Calabria e del Sindacato ad Antonio Ricchio. Carlo Parisi (Fnsi): "Così il Pd si gioca la faccia"

Se il capogruppo Pd al saluto risponde con lo sputo


LAMEZIA TERME (Catanzaro) – «Ieri, durante la presentazione del candidato dei renziani alla segreteria regionale del Pd, il collega Ricchio ha incrociato Sandro Principe nella hall dell'albergo lametino dove si stava celebrando l'appuntamento...Sandro Principe, 64 anni, avvocato esperto di diritto amministrativo... non è un pivello, grezzo e maleducato, catapultato in politica da chissà chi per curare gli interessi di chissà Leggi tutto…

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Sandro Principe e l’esegetica del rifiuto

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Ma perché onorevole Principe? Perché disonorare la sua carriera politica e la sua civiltà finora tutto sommato decorosa, già figlio di cotanto padre, con un gesto che di onorevole e civile ha nulla a che vedere e che forse neanche le appartiene e di cui lapalissianamente la saggezza degli anni le impone sapere l'essere l'antitesi della cultura ed il trionfo della costumanza? L'inusuale modo con cui ha voluto disprezzare dapprima l'uomo e poi il lavoro di Ricchio e ciò che egli professionalmente rappresenta e, con esso, quello di decine di cronisti ed operatori dell'informazione, va ben al di là della semplice arrabbiatura, dello scatto di nervi in un acume di collera spinta. Con quello sputo vagamente intimidatorio, di sfida all'informazione ed inutile provocazione lei ha insozzato la dignità del giornalismo calabrese, del raccontare fatti e notizie in una terra da sempre dileggiata, che ha solo bisogno d'informazione – e Dio solo sa quanto – per essere libera ed emancipata, per scegliere senza condizionamenti e vassallaggi, per distinguere le insidie quotidiane, per affrancarsi dalla sudditanza dell'ignoranza a prescindere ed un tanto al chilo di cui a tanti, troppi, ne fa comodo il bisogno. 


La responsabilità della rappresentanza di cui il fiero popolo calabrese l'ha investita per nulla l'autorizza a calpestare il decoro e la rispettabilità di una persona – che al suo pari – si sforza, eppur tra mille ostacoli, di fare semplicemente il suo dovere istituzionale, con vantaggi e proporzioni ben diverse e da posizioni tutt'altro che vantaggiose. La sua mission non è forse quella di migliorare la vita dei cittadini calabresi? E non è forse quella più insita e coscritta anche nei programmi del suo partito di tutelare i deboli per propagare uguaglianza nel rispetto dei valori più intimi della persona umana - che quella carta costituzionale voluta dai padri della Repubblica e sempre vacuamente citata fino a farla divenire un testo vuoto - urla silente alla bisogna sulla bocca di ogni dignitario che la possa applicare? La trasparenza dell'uomo politico si coglie soprattutto dalla temperanza che gli dev'esser doverosamente propria e che egli dimostra di saper governare soprattutto quand'ha coscienza di sapere e voler rispettare l'altrui libertà. Una caduta di stile in vero la sua, che nasconde appieno la debolezza d'una classe politica artificiosa, vezzosa, irritata e facilmente irritabile, pregna di facile adulazione, auto incensante ed auto assolutoria per induzione che affatto tollera intralci, dissensi e men che mai critiche o riserve. Ognuno di noi è Antonio Ricchio. E compiendo quell'insano gesto di dispregio, sputandolo, lei dev'esser conscio d'aver sputato in faccia ad ogni calabrese onesto, come i tanti lettori-elettori che le hanno tributato  consenso per trovare rappresentanza e voce in una Calabria che troppo spesso offre desolazione e degrado. Il disaccordo sulle idee è sana contrapposizione filosofica tra intelligenze. Il disprezzo manifesto è solo viltà morale rivestita d'improba impunità, tanto più se viene da chi a confermare la sua etica di uomo pubblico è chiamato ogni giorno a farlo con i fatti e gesti imitabili. Non certamente col ludibrio. Memoria minuitur, nisi eam exerceas. Un invito che per lei oggi vale ancora di più.

 

Giuseppe Campisi   

calabrese, corrispondente di MNews.IT 


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Solidarietà ad Antonio Ricchio

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<<Destra e sinistra pari sono: uniti nel comune destino dell'insofferenza  verso la stampa libera. Nei confronti delle penne libere, sì di quelle che non piegano la schiena, credevamo di aver letto, sentito e visto tutto. C'eravamo sbagliati perché le vie dell'insulto, anche su questo versante, sono infinite. Dall'accusa di nemici di questo o quel leader si è passati allo sputo. Di questo "nobile" gesto è stato "gratificato" Antonio Ricchio, bersaglio da parte  di un politico della vecchia sinistra, il consigliere regionale Sandro Principe il cui comportamento, francamente, ci lascia perplessi>>.

 Lo dichiara il presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa in relazione all'episodio  che ha avuto come vittima il giornalista Antonio Ricchio, redattore de "Il Corriere della Calabria". 

<<Non conosco le dinamiche – dice ancora Raffa -  che stanno alla base dell'inqualificabile "dissenso" che, al di là di qualsiasi ragione, non può essere né giustificato né compreso. Noi politici ci  affanniamo a parlare di stampa libera, di giornalismo come sentinella  della democrazia, di libertà di pensiero, di cronisti  non asserviti al potere dei partiti e dei singoli leader. Riavvolgiamo il nastro, per favore. Ed aspettiamoci di tutto.   Mai come in questo caso diventa attuale il detto: " predicare bene e razzolare male", anzi malissimo. Conosco personalmente Antonio Ricchio: un professionista che stimo per l'obiettività e l'imparzialità. Doti che   gli hanno consentito di firmare sul più antico e prestigioso quotidiano nazionale, il Corriere della Sera. La politica sta attraversando un periodo di grande nervosismo  che la rende cieca anche  rispetto all'etica di questo impegno e allontana  dai canoni di civiltà  quanti, come si diceva una volta, praticano la nobile (ahimè, decaduta) arte delle politica. La stampa è il cane da guardia della società civile ed  ha il dovere di abbaiare per allontanare da essa i pericoli e non scodinzolare a seconda di simpatie o appartenenze. Esprimo vicinanza ad Antonio Ricchio e alla sua  testata giornalistica e lo invito  a proseguire il suo impegno con la serenità che fino ad oggi l'ha contraddistinto>>. 


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Luigi Palamara
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Guardia di Finanza - Arruolamento di 7 Allievi Ufficiali del ruolo Aeronavale all'Accademia della Guardia di Finanza

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GUARDIA DI FINANZA: PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE IL BANDO DI CONCORSO, PER ESAMI, PER L'ARRUOLAMENTO DI 7 ALLIEVI UFFICIALI DEL RUOLO AERONAVALE ALL'ACCADEMIA DEL CORPO.
Sulla Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale n. 5 del 17 gennaio 2014 è stato pubblicato il bando di concorso, per esami, per l'ammissione di 7 allievi ufficiali del "ruolo aeronavale" al 1° anno del 13° corso dell'Accademia della Guardia di Finanza, per l'anno accademico 2014-2015.
Al concorso possono partecipare i cittadini italiani che abbiano compiuto, alla data del 1° gennaio 2014, il diciassettesimo anno di età e non superato il ventiduesimo (siano nati, cioè, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1992 ed il 1° gennaio 1997 – estremi inclusi) e siano in possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado che consenta l'iscrizione ai corsi di laurea previsti dal decreto interministeriale 12 aprile del 2001; ma anche coloro che, pur non essendo in possesso del previsto diploma alla data di scadenza per la presentazione delle domande, lo conseguano entro l'anno scolastico 2013/2014.
La domanda di partecipazione va compilata esclusivamente mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it - area "Concorsi Online" - entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del presente bando sulla Gazzetta Ufficiale, con scadenza 17 febbraio 2014.
Sul sito internet è possibile acquisire ulteriori e più complete informazioni di dettaglio sui concorsi.
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Lavori pubblici. Comune, revocato appalto a impresa per ritardo abbattimento barriere architettoniche

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Rozza. "Giusta sanzione per le furbizie nei confronti della città e del Comune" 

Milano, 25 gennaio 2014 – La Giunta comunale ha revocato l'appalto a un'impresa che avrebbe dovuto realizzare interventi di abbattimento delle barriere architettoniche e viabilistici per le persone con disabilità. La decisione è stata assunta per mancato adempimento degli obblighi contrattuali e grave ritardo nell'esecuzione dei lavori. La Giunta, inoltre, ha deliberato di trattenere a scopo precauzionale la cauzione definitiva prestata con fidejussione assicurativa fino alla quantificazione del danno subito dall'Amministrazione comunale. Il Comune si attiverà affinché l'affidamento a una nuova impresa avvenga nei tempi più veloci possibili, anche in considerazione del fatto che sono rimasti aperti cantieri in aree particolarmente trafficate.

"E' un provvedimento necessario e importante che sanziona un comportamento scorretto nei confronti dell'Amministrazione e della città: non c'è spazio per furbizie, chi si comporta in questo modo sappia che andrà incontro a un esito come questo. Siamo dispiaciuti perché abbiamo perso un anno e  che ciò sia avvenuto per opere importanti di cui ha bisogno la città, come l'abbattimento delle barriere architettoniche", dichiara l'assessore ai Lavori pubblici, Carmela Rozza.

L'importo dell'appalto è di un milione di euro. La consegna dei lavori è avvenuta il 21 gennaio 2013, l'appalto prevedeva l'ultimazione delle opere dopo 365 giorni. Una prima contestazione veniva mossa all'impresa il 12 aprile 2013 per le mancate operazioni di posa dell'asfalto colato e di tracciatura della segnaletica orizzontale presso l'intersezione di via Veglia/via Budua: lavori che poi venivano realizzati con notevole ritardo.  

Già nel giugno 2013, a seguito di alcune nuove contestazione sui lavori non avviati di via Cermenate-via Isimbardi, piazza Monte Titano, via Pepe e l'intersezione Pepe/Pastrengo, il Direttore dei lavori  aveva intimato all'azienda di realizzare le opere senza ottenere una risposta, né la ripresa delle attività. Dopo questi fatti la presentazione da parte del Direttore dei Lavori  di richiesta di risoluzione del contratto.   

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Carnevale alla Reggia di Caserta

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Nuova proposta alla Reggia di Caserta per il Carnevale.

Parte il laboratorio didattico "Dipingo la mia maschera"

 

 

Alla Reggia di Caserta, da febbraio, una novità destinata alle Scuole primarie e secondarie di primo grado. Durante l'intero periodo di Carnevale, la sezione didattica propone il laboratorio "Dipingo la mia maschera",destinato afar conoscere la tradizione della cartapesta: i ragazzi saranno impegnati nella creazione di  una maschera che poi potranno indossare nelle feste carnevalesche. Servendosi di un calco in scagliola (precedentemente realizzato su  un modello in argilla) e sovrapponendo più strati di strisce di carta di giornale intrise di colla, i partecipanti  modelleranno la loro maschera, per poi colorarla e decorarla con brillantini e paillettes lasciando libero sfogo alla fantasia.

La tradizione del Carnevale, che affonda le sue radici in tempi molto antichi, era molto sentita alla corte dei Borbone: la famiglia reale amava festeggiare il Carnevale con il popolo, solitamente in via Toledo a Napoli, in un tripudio di carri e maschere di ogni tipo, balli, veglioni, giostre, che richiamavano nella capitale nobili da tutta Europa.

A Caserta, nel febbraio del 1846, venne organizzato uno spettacolare "Torneo di Carnevale": per l'occasione furono esibite armi appartenute a grandi re e condottieri, conservate nell'armeria reale. Lo stesso Ferdinando II era a capo di una delle due fazioni che disputavano il torneo secondo gli schemi classici delle antiche giostre tardo medievali.





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Reggio Calabria, Massimo Canale (PD) si candida alla segreteria regionale del Partito Democratico

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REGGIO CALABRIA - Raccolgo l'invito proveniente dalle democratiche e dai democratici calabresi e con determinazione mi candido alla segreteria regionale del Partito Democratico. Una responsabilità importante e al tempo stesso entusiasmante che mi viene affidata in Calabria e dai calabresi, senza distinzione di magliette, correnti e appartenenze. Mi propongo di interpretare la voglia di cambiamento della nostra regione all'interno di un patto generazionale che metta al centro dei suoi obiettivi un Partito Democratico nuovo e diverso. Un partito grande, inclusivo, aperto, capace di cogliere le mille ansie di una regione alla ricerca del proprio futuro e di quello delle generazioni presenti e future a cui ci rivolgiamo. Un partito che sappia esaltare le diverse sensibilità al suo interno, ma in netta discontinuità rispetto alle logiche correntizie; auspico e farò di tutto affinché i temi veri del dibattito congressuale vertano sui contenuti e non sulle appartenenze, sui bisogni dei cittadini e non della classe dirigente.

A tutti noi, democratici calabresi, tocca l'enorme responsabilità di costruire una proposta alternativa allo scopellitismo che ho conosciuto a Reggio e che, oggi, ci viene riproposto, invariato, alla Regione Calabria e al loieriano concetto di politica che abbiamo vissuto negli anni precedenti e che non intendiamo certo riproporre. Meritiamo un'alternativa credibile di governo che solo un rinnovato Partito Democratico può offrire e per questo è opportuno fissare, in tempi congrui, le primarie per la scelta del futuro candidato, dedicandoci così, fin da subito, ai contenuti su cui i calabresi dovranno giudicarci con la loro fiducia.

Al Partito Democratico che nascerà da questo congresso la capacità di interpretare il bisogno di rinnovamento, dentro e fuori il partito, che si leva forte dai nostri territori. Territori che attraverserò in lungo e in largo insieme ed al fianco di tutti coloro che credono ancora in una Calabria migliore. 


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EBREI, CAMPIDOGLIO: "CANCELLATE SCRITTE ANTISEMITE PIAZZA SEMPIONE"

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Roma 25 gennaio 2014 -Nel primo pomeriggio di oggi le squadre della Sezione P.I.C.S. decoro della Polizia Locale di Roma Capitale, insieme al personale dell'AMA, hanno effettuato l'intervento di cancellazione delle scritte antisemite apparse sull'edificio sede del Municipio III di Piazza Sempione. Lo comunica, in una nota, il Campidoglio.

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RAI1: GLI ANNI SPEZZATI, L'INGEGNERE

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Lunedì 27 gennaio alle 21.10 su Rai1, la prima puntata della terza e ultima storia di "Gli anni spezzati", la serie incentrata sui dieci anni che hanno sconvolto l'Italia, raccontati dal punto di vista di chi ha combattuto cercando di salvare la nostra Repubblica. E' Giorgio Venuti (Alessio Boni), ingegnere Fiat che all'inizio degli Anni '80 ricevette l'incarico di licenziare 61 operai ritenuti vicini al terrorismo, il protagonista di questo ultimo appuntamento.

L'ingegnere - Torino, 1980. Il clima economico e sociale a Torino e nell'Italia intera è rovente. Una grave crisi del settore automobilistico sta costringendo la FIAT a tagliare drasticamente il personale, e alle azioni di partiti e sindacati si affianca la penetrante infiltrazione di movimenti terroristici, che trovano terreno fertile negli operai esasperati dagli scarsi successi ottenuti da chi li dovrebbe rappresentare. A pagare con la propria vita è Carlo Ghiglieno, un dirigente della FIAT assassinato da un commando terrorista, reo semplicemente di aver svolto il proprio lavoro. È in questo clima che l'ing. Giorgio Venuti riceve dal superiore Morvillo l'incarico di licenziare 61 operai FIAT...

Nel cast Alessio Boni, Giulia Michelini, Arianna Jacchia, Paola Pitagora, Christiane Filangieri, Enzo Decaro, Alberto Molinari, Carmine Recano, Pier Luigi Misasi, Flavio Pistilli, Eleonora Sergio. Regia di Graziano Diana.

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RAI1: BRACCIALETTI ROSSI

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L'amicizia, la solidarietà e il coraggio possono rendere sopportabili e superabili anche i momenti più difficili. Il racconto di sei adolescenti che,  uniti in un gruppo inseparabile, affrontano insieme la malattia, il disagio e il dolore trovando l'uno nell'altro lo stimolo per andare avanti affermando la loro grande voglia di vivere. Sei episodi per la regia di Giacomo Campiotti che firma la sceneggiatura insieme a Sandro Petraglia. Su Rai1 in prima serata da domenica 26 gennaio.  

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RAI2: "BOSS IN INCOGNITO", IL NUOVO REALITY

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Il primo sarà David Hassan, imprenditore del settore dell'abbigliamento, a Roma. Il primo a raccogliere la sfida di "Boss in incognito": lavorare per una settimana sotto mentite spoglie, nei "livelli più bassi" della propria società per toccare con mano ciò che funziona e ciò che non va. E, alla fine, migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti e l'azienda stessa. A seguire e commentare la sua avventura lavorativa – da lunedì 27 gennaio alle 21.10 su Rai2, per quattro puntate – ci sarà Costantino della Gherardesca, che farà lo stesso con gli alti tre "capi", ciascuno protagonista di un episodio. Il programma (titolo originale Undercover Boss) è prodotto in collaborazione con Endemol Italia ed è già andato in onda in numerosi Paesi all'estero, dall'Inghilterra all'Australia. Ora fa il debutto sui nostri schermi, accompagnato dal giudizio di Arianna Huffington, direttore del quotidiano online Huffington Post, che lo ha definito "il programma più sovversivo della televisione".

Prima puntata - David Hassan
Il protagonista della prima puntata di Boss in incognito è David Hassan, proprietario e presidente di un'importante realtà nel campo dell'abbigliamento e della camiceria internazionale. David vive a Roma con sua moglie e i suoi cinque figli. E' un uomo che ha tutto, fuorché una cosa fondamentale: il tempo. La sua famiglia lo vorrebbe di più a casa, ma il lavoro gli impedisce di dedicarsi a loro come vorrebbe. Hassan ha deciso di andare sotto copertura perché in questo momento di crisi anche le aziende che sono riuscite a tenersi a galla devono stare in guardia. L'unico modo per continuare a crescere è rendere la filiera produttiva impeccabile, dalla fabbrica alla vendita al dettaglio. David vuole ottimizzare ogni più piccolo particolare della sua azienda. E, per farlo, non può che calarsi in essa partendo dal basso. Ovviamente in incognito. Si spoglierà del suo completo firmato e vestirà i panni di magazziniere, di autista delle consegne, di operaio nella sua fabbrica e persino di commesso. E in questa veste non avrà più a che fare con business-men come lui ma con esigenti e incontentabili clienti che metteranno a dura prova la sua pazienza. David sarà ancora allenato fisicamente e mentalmente a questo genere di lavoro di prima linea? Riuscirà a trovare falle da correggere per rendere perfetto il suo sistema? Verrà riconosciuto? Ma gli obiettivi di David non sono solo questi. Tra i suoi compiti principali ci sarà quello di individuare tra i suoi impiegati delle persone meritevoli, che gli insegnino, man mano, un lavoro e che lo aiutino a scoprire i punti critici della sua azienda. Persone che alla fine, tornato nei suoi panni da Boss, premierà, perché una grande azienda non è nulla senza grandi dipendenti.

Il reality
Tutti i quattro "boss", a capo di importanti realtà imprenditoriali, camufferanno il proprio aspetto, si creeranno un'identità fittizia e passeranno dall'altra parte della barricata, come lavoratori alle prime armi. Seguiti da una troupe televisiva che finge di girare un documentario sul mondo del lavoro, i "boss in incognito" verranno istruiti sulle nuove mansioni dai loro stessi dipendenti, che ovviamente ignorano l'identità del neoassunto. E, durante la settimana, al boss potrà capitare di ricoprire posizioni differenti, di spostarsi in diverse aree produttive, cimentandosi in varie mansioni, tutte di tipo pratico-manuale, ma anche di dover chiedere aiuto ai propri dipendenti per imparare il nuovo mestiere e di essere esposto a situazioni difficili, non senza risvolti anche comici. Nel corso dei sette giorni potranno, inoltre, incontrare lavoratori che non svolgono al meglio i loro compiti, ma il più delle volte si imbatteranno in dipendenti che amano il proprio lavoro e che danno ogni giorno il massimo. Al termine della settimana, il boss convocherà nella sede centrale dell'azienda tutti i lavoratori con cui è entrato in contatto e, dopo aver svelato la sua vera identità, potrà premiarli e migliorare le loro condizioni di lavoro.

"Boss in incognito – dicono gli autori - si propone di raccontare l'operatività di persone che vivono serenamente la loro vita e con soddisfazione il loro lavoro, per quanto umile o ordinario: un'Italia nuova, diversa, fatta di realtà semplici ma importanti, che la tv solitamente non mostra e che difficilmente hanno anche altre ribalte. E' un programma che sovverte la realtà e che dimostra che non sempre chi ha grandi responsabilità (e guadagna molto) è in grado di svolgere mansioni teoricamente più semplici (e con guadagni molto più bassi). Fa incontrare due universi separati e distanti: da un lato i boss che, decidendo di mettersi in gioco, hanno l'opportunità di cercare delle soluzioni di crescita e di miglioramento per il futuro all'interno della società stessa conoscendo meglio chi ci lavora, le condizioni in cui lo fa e le loro storie; dall'altro lato i dipendenti hanno l'opportunità di scoprire il lato "umano" del boss, spesso considerato inarrivabile e lontano anni luce dai loro problemi quotidiani".

Undecover Boss, da un'idea ispirata a un fatto di cronaca al piccolo schermo
L'idea di Undercover Boss nasce nel 2008 ispirata a un fatto di cronaca. Stephen Lambert, creatore e produttore televisivo inglese, stava leggendo alcuni articoli di giornale che parlavano dell'apertura del nuovo terminal della British Airways e di tutti i problemi che stavano avendo. Il giornalista del pezzo ipotizzava che se Will Walsh, boss di British Airways, avesse lavorato in maniera anonima in prima linea, alle prese con lo smistamento dei bagagli e altre mansioni di base, avrebbe potuto prevedere alcuni di questi problemi e correggerli. Lo stesso giornalista, però, ammetteva subito dopo che questa ipotesi non sarebbe stata realizzabile perché Walsh sarebbe stato riconosciuto troppo facilmente dai suoi dipendenti. Stephen Lambert si chiese se il giornalista avesse ragione. Davvero qualcuno sarebbe in grado di riconoscere il proprio capo, fuori dal suo ruolo e mentre lavora 'in trincea'? La sua risposta fu no e non fu l'unico a pensarlo: il canale inglese Channel 4 fu d'accordo con lui e gli commissionò una puntata pilota di questo nuovo programma. La prima serie di Undercover Boss ha debuttato in Inghilterra l'anno successivo, 2009, su Channel 4 e, al momento, ne sono andate in onda già cinque edizioni. Anche in America, dove il programma ha debuttato nel 2010 su Cbs, ne sono andate in onda cinque edizioni (la quinta è in corso), con un incipit che è diventato famoso in tutto il mondo: "L'economia attraversa un periodo difficilissimo. Molti americani accusano i ricchi capitani d'industria di avere perso il senso di quello che accade tra la gente normale. Ma alcuni di questi capi sono disposti a tutto pur di migliorare la situazione". Alla versione americana hanno partecipato boss come Dan Rife, proprietario di una catena fast food che con i panini non se l'è cavata proprio bene; Larry O'Donnell, presidente di un'azienda di smaltimento rifiuti, addirittura 'licenziato' da un suo dipendente perché troppo lento nel raccogliere la spazzatura. Il format è andato in onda con un'edizione locale anche in Francia, Spagna, Olanda, Australia, Norvegia, Germania, Portogallo, Israele, Turchia, Svizzera, Danimarca, Svezia, Canada.

Boss in incognito, basato sul format Undercover Boss creato da Studio Lambert e licenziato da All3media International Limited, è un produzione di Rai2 in collaborazione con Endemol Italia. Boss in incognito è un programma scritto da Cristiana Farina, con Alessia Ciolfi, Yuri Grandone e Giona Peduzzi. La regia è di Giorgio Romano.

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RAI3: PRESADIRETTA, "TELECOM ITALIA"

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Presadiretta  ha realizzato  un viaggio attraverso la storia della "madre" di tutte le privatizzazioni con una puntata dedicata a Telecom Italia. Quale sarà il destino della più grande azienda di telecomunicazioni del paese? Rimarrà un'impresa con interessi internazionali o diventerà una piccola azienda con un orizzonte ristretto, esclusivamente italiano?
Presadiretta ha seguito questi ultimi mesi di vita convulsa di Telecom Italia,  le strategie degli spagnoli di Telefonica, l'intervento della politica, le scelte del management, le sorti dei lavoratori e la complessa situazione degli interessi di Telecom in Sud America.
Racconterà anche quali occasioni di crescita economica si possono realizzare quando un paese crede e investe nello sviluppo tecnologico. Per farlo le sue telecamere sono arrivate fino in Estonia. Un paese grande tre volte il Lazio, uscito povero e arretrato dalla dissoluzione dell'impero sovietico, eppure oggi, uno dei paesi più collegati al mondo, grazie a internet e  banda larga.

A Presadiretta, lunedì 27 gennaio alle 21.05 su Rai3, un momento cruciale per la storia di questa grande compagnia delle telecomunicazioni italiane, ma anche per le scommesse sull'Agenda Digitale del Paese. "TELECOM ITALIA" è un racconto di Riccardo Iacona con Sabrina Carreras e Rebecca Samonà.

Presadiretta è un programma di Riccardo Iacona con la collaborazione di Cristina De Ritis.

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