Nell’ambito del percorso formativo rivolto ai giovani over18, promosso dall’Associazione Attendiamoci O.n.l.u.s., dal titolo “Work In… Work Out”, giorno 20 nei locali parrocchiali della Chiesa Cattolica dei Greci di Reggio Calabria, si è svolto l’incontro con l’Arcivescovo di Reggio Calabria- Bova, Giuseppe Fiorini Morosini.
Padre Giuseppe, così vuole essere chiamato, ha raccontato episodi della sua vita, quindi è stato un modo per i giovani di conoscerlo come uomo e che ha lasciato ai giovani presenti gli strumenti per capire cosa significhi essere cittadini responsabili, ma per esserlo bisogna prima di tutto avere rispetto di se stessi e degli altri.
Per questo motivo ha iniziato con la tragedia che ha toccato la nostra città: il ragazzo di 22 anni che pochi giorni fa si è gettato dal ponte di Pentimele, ha ricordato la ragazza di soli 15 anni indotta al suicidio su internet, chiedendosi dov’è la vita? «La vita è un problema per tutti», ha affermato l’Arcivescovo, proseguendo «di fronte alla vita si possono assumere due atteggiamenti: o la prendiamo in mano e decidiamo come viverla, oppure la lasciamo agli altri e decidono loro per noi, come una barca in mezzo al mare o la lasciamo andare in balia delle onde o saliamo sulla barca e iniziamo a remare anche con il mare mosso, anche nelle difficoltà, cercando di portare la barca dove vogliamo noi, così deve essere con la vita». Ma cosa vuol dire prendere in mano la nostra vita? Padre Giuseppe l’ha spiegato con semplici parole «significa chiedersi perché vivo? Non abbiamo deciso noi di vivere, mamma e papà ci hanno donato la vita, che ho ricevuto come dono, e dunque in quanto dono vuol dire che valgo, che sono degno di rispetto, io come tutti gli altri che sono un dono come me. Da qui si costruisce un discorso sul bene comune, sull’essere un buon cittadino, sulla responsabilità come persona».
Monsignor Morosini per aiutare i giovani in questo cammino, ha proposto un “Sinodo dei giovani” una serie di incontri, un dialogo generazionali che coinvolge giovani dai 18 ai 30 anni, a partire dal questo mese fino ad ottobre in cui i temi principali che verranno discussi saranno famiglia e affettività, partecipazione e cittadinanza, valori e fede. Ma sono coinvolti anche i meno giovani, con una “Lettera alla città” «che fanno parte di un unico progetto pastorale» come ha spiegato lo stesso Vescovo, «perché è necessario ripartire dalla speranza, che per i cristiani è un dono di Dio»
Padre Giuseppe ha concluso «alla città ho chiesto una cosa: che si riparta guardando al futuro, per ricostruire».
Valentina Raffa