Rosarno (Reggio Calabria) 06/04/2014 – La rivincita di Rosarno passa finalmente attraverso il suo museo. E’ stato inaugurato oggi dall’amministrazione a guida Elisabetta Tripodi – e dopo anni di staffette virtuali e tribolazioni - il museo civico archeologico dell’antica città di Medma, oggi Rosarno. Un giorno di festa per il raggiungimento di un traguardo principale e non accessorio bensì necessario alla celebrazione che lega a doppio filo i due volti, antico e moderno, della secolarità di questi luoghi ove insistette un importante insediamento di progenie greca.
Una manifestazione a cui hanno preso parte oltre al sindaco anche il Ministro per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta, il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa, l’Assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri, la Soprintendente per i beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi, il Prorettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Ottavio Amaro, il poeta in lingua grecanica Bruno Stelitano (protagonista di una commossa lettura di poesie in greco antico), alte autorità civili e militari del territorio ed un ospite d’eccezione nel panorama della cultura internazionale, l’emerito professore rosarnese Salvatore Settis.
Ma significativo è stato vedere un auditorium comunale stracolmo di gente attentissima a cogliere ogni sfumatura, quasi a sentire ogni vagito di questo importante neonato atteso con trepidazione per un così lungo tempo. E gli interventi che si sono succeduti hanno voluto imprimere un’impronta circa il rilievo che assume l’apertura del museo archeologico che aspetta ora la realizzazione del connesso parco per poter dire completa l’opera.
Una inaugurazione figlia della cooperazione interministeriale, col supporto pieno degli enti locali e regionali nonché della Soprintendenza che hanno saputo finalmente creare una reta attiva dove imbrigliare un unico scopo: l’apertura e la fruizione pubblica di un patrimonio culturale considerevole ed indispensabile per poter rileggere la storia evolutiva dei luoghi e degli usi e costumi dell’insediato popolo magnogreco.
«Qui riscopriamo la voglia dell’appartenenza» ha detto il presidente Giuseppe Raffa, mentre di «strategia culturale importante per la crescita della regione» ha parlato l’assessore Mario Caligiuri.
Il prof. Amaro ha accennato all’importanza «che questo museo deve assumere assieme al parco archeologico: devono andare fuori dai recinti per poter offrire ai visitatori l’esperienza di un’archeologia viva e pulsante che è intrinseca alla città», ma anche la soprintendente Bonomi ha avuto parole di compiacimento per il proficuo e sinergico lavoro svolto che «permette finalmente – ha chiarito– a questo patrimonio di avere un luogo in cui parlare. Oggi possiamo dire d’aver onorato il debito morale con la città di Rosarno dal passato illustre collocato in un presente incerto».
In conclusione, la vera e propria “lectio magistralis” del professore Settis. Un sorprendente insegnamento sul valore della cultura e dell’archeologia che ha preso le mosse dall’esperienza personale intrisa dalla perizia, dallo studio e dalla pratica sul campo collaborando con Paolo Orsi sul versante scavi in quel di Pian delle Vigne, iniziato fecondamente ad opera del nonno materno, ed arricchita successivamente accompagnando Gerhard Rohlfs per la parte glottologica e filologica nei suoi itinerari calabresi. Un ragionamento che ha spaziato si diversi versanti: quello personale, scientifico e peculiarmente politico che ha avuto come filo rosso conduttore non solo il valore della cultura, abbastanza prevedibile per uno studioso delle sua caratura per la verità, ma che altresì ha voluto mettere sull’altro piatto della bilancia il contrappeso della consapevolezza di essere ciascuno cittadino attivo, facendo leva sul tema dei diritti sanciti all’interno della nostra Carta Costituzionale.
La sua bussola per la cultura, l’articolo 9 della Costituzione. E proprio sulla Carta, forse sentendosi tirato per la giacca dalle ultime polemiche tra il premier Renzi ed i professori, ha detto - senza mezze misure - che questa (riferendosi appunto alla Costituzione, ndr) «non è un rosario di articoli da disfare a piacimento. E’ invece frutto di un’architettura complessa e molto difficile da toccare che anzi va lasciata così com’è (con l’uditorio a questo punto scoppiato in uno scroscio spontaneo d’applausi sonanti e con il chiaro il riferimento all’abolizione del Senato proposto dal governo in carica, di cui peraltro, la Lanzetta - a cui saranno opportunamente rimbombate le orecchie seduta al tavolo dei relatori - è un autorevole esponente in carica, ndr). La vera questione è che viviamo – ha seguitato - dell’enunciazione dall’alto di grandi principi ma di pessimi esempi quotidiani».
Poi tornando al museo ed al tema della giornata ha concluso: «I beni culturali attrarranno turisti solo se prima di tutto attrarranno noi. E noi dobbiamo aver cura di salvare la bellezza. Questo museo è un traguardo e non già un punto di partenza».
E sul finire riversando nelle ultime possenti battute tutto l’orgoglio medmeo disponibile ha chiosato: «Lo dico come cittadino di Rosarno: ora abbiamo un museo. Meritiamocelo!».
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