Fragilità di un tempo impolitico e spot elettorali. Io non voto per amore di Mediterraneo
di Pierfranco Bruni
Siamo nel fiume delle fragilità politiche. Anzi abolirei il termine di politico. Viviamo in un tempo fragile.
Tra una Europa che non c'è e il vuoto di etica nelle responsabilità vacue attraversiamo realmente una destrutturazione del concetto di politica nella visibilità della Storia.
Non è in crisi la politica. Io non ho mai creduto alle crisi. Semplicemente non c'è la politica. Non c'è la politica perché mancano gli elementi culturali per permettere alla politica di occupare la scena.
Come faccio a sottolineate ciò? Basta ascoltate chi pensa di poter fare politica. È nata una vera e propria "filosofia" del nulla che campeggia nel vuoto delle parole. Non si è in grado neppure di organizzarsi una retorica. Sarebbe uno straordinario e grande affare.
Ma i "giovani" che avanzano mi sembrano ricchi di stupore, ma privi di una filosofia del minimo e del massimo tra processi metafisici della politica e cultura del progetto.
Mi sembrano camminare tra il crepuscolo e la notte e non hanno capito che la politica resta sempre una cittadinanza della filosofia.
Io sono uno di quelli che finora sta decidendo di non votare. Sì, il voto è un diritto, un dovere, è una necessità e una virtù. Ma bisogna avere la possibilità di vivere un processo tra politica, umanitas, cultura e progettualità tra idee e pensiero. Perché votare è delegare una rappresentanza. Chi è in grado di rappresentarmi? Nessuno ha il dovere e il diritto di rappresentarmi perché le mie idee e il mio pensare non è rappresentato da questa futuribile classe politica e amministrativa. Non sono un anarchico. Attenzione. Forse un eretico sì.
Non riesco a rintracciare in questo tempo delle divaganti leggerezze alcun accorgimento che possa condurmi a ciò. Non credo a questa Europa. Mercati e finanze. Non credo alla geopolitica di questa Europa.
Io sono un convinto Mediterraneista e se non si parte dal Mediterraneo è difficile parlare di Europa. La politica non è soltanto la prassi del presente o del necessario tout court. È soprattutto la consapevolezza di una filosofia della politica che è filosofia della ragione. Tutto il contorno è uno spot. E gli spot non sono nella mia vita. Certo, forte dalle lezioni di Mann, resto tra le considerazioni di un impolitico.
Siamo nel fiume delle fragilità politiche. Anzi abolirei il termine di politico. Viviamo in un tempo fragile.
Tra una Europa che non c'è e il vuoto di etica nelle responsabilità vacue attraversiamo realmente una destrutturazione del concetto di politica nella visibilità della Storia.
Non è in crisi la politica. Io non ho mai creduto alle crisi. Semplicemente non c'è la politica. Non c'è la politica perché mancano gli elementi culturali per permettere alla politica di occupare la scena.
Come faccio a sottolineate ciò? Basta ascoltate chi pensa di poter fare politica. È nata una vera e propria "filosofia" del nulla che campeggia nel vuoto delle parole. Non si è in grado neppure di organizzarsi una retorica. Sarebbe uno straordinario e grande affare.
Ma i "giovani" che avanzano mi sembrano ricchi di stupore, ma privi di una filosofia del minimo e del massimo tra processi metafisici della politica e cultura del progetto.
Mi sembrano camminare tra il crepuscolo e la notte e non hanno capito che la politica resta sempre una cittadinanza della filosofia.
Io sono uno di quelli che finora sta decidendo di non votare. Sì, il voto è un diritto, un dovere, è una necessità e una virtù. Ma bisogna avere la possibilità di vivere un processo tra politica, umanitas, cultura e progettualità tra idee e pensiero. Perché votare è delegare una rappresentanza. Chi è in grado di rappresentarmi? Nessuno ha il dovere e il diritto di rappresentarmi perché le mie idee e il mio pensare non è rappresentato da questa futuribile classe politica e amministrativa. Non sono un anarchico. Attenzione. Forse un eretico sì.
Non riesco a rintracciare in questo tempo delle divaganti leggerezze alcun accorgimento che possa condurmi a ciò. Non credo a questa Europa. Mercati e finanze. Non credo alla geopolitica di questa Europa.
Io sono un convinto Mediterraneista e se non si parte dal Mediterraneo è difficile parlare di Europa. La politica non è soltanto la prassi del presente o del necessario tout court. È soprattutto la consapevolezza di una filosofia della politica che è filosofia della ragione. Tutto il contorno è uno spot. E gli spot non sono nella mia vita. Certo, forte dalle lezioni di Mann, resto tra le considerazioni di un impolitico.
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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