Pierfranco Bruni è convinto che la storia del Novecento letterario calabrese va riscritta. Troppo ideologia di sinistra.
Bruni celebra Grisi, Selvaggi, Berto e Troccoli
Pierfranco Bruni: "Basta con il raccontare le partenze con valigie di cartone ed emigranti. La letteratura è arte, religiosità ed estetica. La storia del Novecento letterario calabrese va ricontestualizzata. La letteratura non è sociologia"–
- a cura di Miria Katiaka -
Stagione di ricordi e di celebrazioni per la letteratura calabrese del Novecento. Il 4 e 5 maggio scorso è stato celebrato Francesco Grisi a 15 anni dalla scomparsa. Cutro nel ricordo di uno scrittore che ha raccontato "Racconti e leggende popolari della Calabria" e il mistero di una terra.
In questi giorni, nel corso della consegna del Premio Troccoli – Magna Grecia a Cassano Ionio verrà ricordato, oltre che Giuseppe Troccoli, con lo stesso Premio ad egli dedicato da Martino Zuccaro, Giuseppe Selvaggi, poeta, intellettuale e giornalista che ha incarnato i valori e le memorie della Magna Grecia.
Un altro protagonista che ha "incarnato"la Calabriaè stato Giuseppe Berto, di cui si celebra il centenario della nascita. In più non va dimenticata la recente scomparsa di Saverio Strati e qualche mese fa quella del critico letterario Pasquino Crupi.
In occasione delle celebrazioni dedicate a Grisi e a Selvaggi, per il Premio Troccoli, che festeggia i suoi 28 anni di continuità, ne abbiamo parlato con Pierfranco Bruni, protagonista di queste celebrazioni ed attento conoscitore di una "Letteratura del Ritorno", saggio che risale al 1988, raccontando i segni di una Calabria oltre i "confini" realisti e di una letteratura "denunciata ria". Pierfranco Bruni è molto preciso e chiarisce bene la sua posizione, da esperto, sui temi della letteratura, come ebbe modo di scrivere già negli anni Ottanta del Novecento
DOMANDA: Nell'ambito Premio Giuseppe Troccoli, come consuetudine, si parla di uno scrittore e di un intellettuale calabrese o meridionale. Quest'anno Lei parlerà di Giuseppe Selvaggi a 10 anni dalla scomparsa?
RISPOSTA: "Mi sembra un fatto importante ricordare Giuseppe Selvaggi. L'amico di Corrado Alvaro. L'intellettuale che ha fatto conoscere al Sud d'Italia un poeta come Rafael Alberti. Un uomo e uno scrittore della Magna Grecia e soprattutto di Cassano. Uno scrittore al quale lo stesso Giuseppe Troccoli spesso si è rivolto per diverse indicazioni. Mi duole dire che la Calabria ha dimenticato troppo presto una personalità come Giuseppe Selvaggi. Se non fosse stato per il Premio Troccoli nessuno avrebbe pensato di ricordare un poeta che pubblica il suo primo libro nel 1941, al quale Mario Luzi dedica alcune sue riflessioni. Selvaggi è l'intellettuale che pone la Calabria al centro della Magna Grecia, la Magna Grecia al centro del Mediterraneo e il Mediterraneo al centro delle Europe. È uno scrittore e poeta distante dalle duplicazioni del reale di Saverio Strati, di Fortunato Seminara. E' un poeta profondamente europeo e mediterraneo".
DOMANDA: Qualche giorno fa ha ricordato anche Francesco Grisi ed ha scritto, in questi giorni in anteprima è stato presentato, un lavoro su Giuseppe Berto che dedica molte pagine alla Calabria. Insomma Lei ridisegna il quadro della letteratura calabrese del Novecento?
RISPOSTA: "Non si tratta di ridisegnare un quadro storico letterario del Novecento calabrese. Bisogna scrivere la storia della letteratura del Novecento calabrese che non è fatta soltanto di Repaci, Strati, Seminara, La Cava… Bisogna partire da Corrado Alvaro. Ma non dell'Alvaro che racconta l'Aspromonte. Da quello che sottolinea l'importanza del mondo sommerso attraverso le memorie e non la rappresentazione del reale. Ci sono scrittori come Francesco Grisi, Giuseppe Selvaggi, Rauol Maria De Angelis, Antonio Altomonte, Giuseppe Troccoli, Beatrice Capizzano Verri che sono il perno centrale di una vera letteratura che pone al centro non la duplicazione del reale ma l'estetica dei linguaggi, delle forme, del mistero. Insomma dobbiamo smetterla con la sociologia della letteratura confondendola con la letteratura o addirittura con l'arte".
DOMANDA: Mi sembra molto duro in queste distinzioni. Non è che all'interno di queste visioni ci sono letture ideologiche?
RISPOSTA: "Certamente sì. Ma non da parte mia. Con l'ideologia non si fa letteratura. L'ideologia propone chiavi di lettura. Come la storia letteraria di Pasquino Crupi. E' una storia rigorosamente ideologizzata e dentro una visione storicista. È chiaro che non trovano spazio i Grisi, i Selvaggi, i Troccoli che hanno saputo guardare alla letteratura come espressione artistica e come linguaggio estetico. Bisogna essere molto schietti. C'è una letteratura che si è letta con lo specchio ideologico di sinistra cercando di affossare tutto ciò che non stava nei codici del realismo o duplicazione del reale che ha puntato i fari nel proporre una letteratura impegno denunciataria. Non ci siamo. Io considero la letteratura un modello artistico. Basta con le letture semplicistiche delle emigrazioni, delle fughe, delle emarginazioni filtrate da una letteratura che è pseudo sociologia".
DOMANDA: Lei ha scritto su Giuseppe Berto e la sua presenza in Calabria. È possibile collocare Berto in un quadro del genere?
RISPOSTA: "Berto è incollocabile, ma ha una sua tradizione, una sua eredità, una sua identità che non sono quelle neorealiste. Basti pensare al tragico romanzo 'Anonimo Veneziano'. D'altronde Berto era della cordata di Francesco Grisi".
DOMANDA: Ritorniamo a Selvaggi. Selvaggi è stato anche Suo amico e Lei è in possesso di molte lettere inedite che sono un tracciato chiarificatore di come concepiva la letteratura…
RISPOSTA: "Per Selvaggi la letteratura è stata sempre una religiosità misterica. Il termine religiosità era sempre al centro del suo discorrere. Un poeta importante nel contesto di un Novecento italiano. Con Selvaggi non parliamo di una letteratura bloccata alle valigie di cartone legate con lo spago. Con Selvaggi parliamo di una letteratura vera. Anzi parliamo di arte. Il suo testo 'Corpus', 1984, è uno dei capolavori del Novecento europeo".
(a cura di Miriam Katiaka)
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