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Ma quant'è amara quella 'pausa caffè'

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ingenti somme alla lotta contro la mafia e dopo aver varato leggi e leggine, decreti e decretini, è passato al contrattacco. Ora, sta prendendo di mira i patrimoni dei clan di 'ndrangheta, che vanno per la maggiore. Al Sud ed al Nord, ma anche oltre Oceano. Nel mirino anche i mammasantissima… De Stefano, Tegano, Libri, Condello…In precedenza, sequestrati beni per 20 milioni all'imprenditore Francesco Gregorio Quattrone.
La Guardia di Finanza di Reggio Calabria a seguito dell'operazione "Coffee Break", sulla base delle indicazioni di numerosi collaboratori di giustizia che hanno fornito utili dichiarazioni, ha sequestrato Beni mobili e immobili per 10 milioni di euro a presunti affiliati alla cosca Tegano di Reggio Calabria. Destinatari dei provvedimenti, emessi dalla sezione misure prevenzione del Tribunale,  coordinata dalla Dda, sono: gli imprenditori Giuseppe Lavilla e i figli Antonio sposato con Saveria Tegano figlia del boss Giovanni e Maurizio.

LA COSCA DEI TEGANO DI ARCHI (RC) ALLEATA CON I DE STEFANO, CONDELLO E LIBRI, NUOVAMENTE NELL'OCCHIO DEL CICLONE, COLPITI IL CONSUOCERO ED IL GENERO



Domenico Salvatore


Lotta alla mafia, al potere criminale? Dejà vu! Ancora oggi, appassiona gli studiosi, quella relazione di potere, fondata sul rapporto comando-obbedienza…. i vantaggi della ricchezza, degli onori, del lusso… ma tutto ciò, che non è eterno è vanità; è niente. Lo chiamano braccio di ferro fra "Guardie & Ladri" che affonda le radici nella notte dei tempi. Gli antropologi, paleologi, mafiologi e studiosi in genere del fenomeno mafioso, hanno scoperto…l'acqua calda. Che da sempre l'uomo  abbia tentato di sfruttare e sottomettere l'altro uomo. Homo homini lupus. In maniera più vistosa nel neolitico, allorquando venne scoperta la scrittura, 5-10 mila anni fa. Scripta manent, verba volant. Un po' meno, nel Paleolitico, allorquando  la memoria storica veniva trasmessa oralmente. Memoria minuitur nisi eam exerceas. Cambiano i nomi ed i musicisti, ma la musica è sempre quella….fregare il prossimo, lucrare, speculare, corrompere, ingrassare. Studiando la natura dell'uomo, i vari esperti che ruotavano intorno a Confucio, Tao, Buddha, Maometto, gli evangelisti e così via, hanno scritto le opere letterarie della loro religione. Basterebbe rispolverare e studiare bene, l'era napoleonica, il Congresso di Vienna, la Carboneria, la Giovine Italia, e successivi conflitti; non solo quelli d'interesse, per saperne di più; per capire i meccanismi, solo apparentemente nascosti o celati. E che cosa è cambiato negli ultimi duecento anni? Quasi niente. Cambiano solo i nomi dei detentori del potere.

Max Weber lo intendeva come…  "La possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione". In politica il potere pubblico è definito da Raymond Aron: "La consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti". E Thomas Hobbes nel suo Leviatano… espone l'origine del potere politico come volontaria cessione di libertà e potere incondizionato da parte dei singoli mediante un patto reciproco (autogoverno) in vista dell'autoconservazione. Un   importante neoelitista Charles Wright Mills ha sottolineato, che vi sia una forte concordanza di interessi tra le organizzazioni economiche, politiche e militari. Non sorprende più di tanto, che la mafia abbia tentato di sostituirsi allo Stato. Ma neppure, che la 'ndrangheta voglia impadronirsi del pianeta, addirittura. E dov'è lo scandalo, la vergogna? I conquistadores spagnoli, erano una sparuta minoranza, più o meno, sebbene rafforzata con altri arrivi, quando conquistarono il subcontinente americano.  

Il potere non sazia, dice Luciano De Crescenzo, anzi è come la droga e richiede sempre dosi maggiori.  E Giulio Andreotti…"Il potere logora chi non ce l'ha". Non rispettarono il precetto:" Ama il prossimo tuo come te stesso"…L'Impero Assiro-Babilonese, i Sumeri, gli Egiziani, i Greci, l'Impero Persiano, i Maya, gli Aztechi, gl'Incas, Alessandro Magno, l'Impero Romano, l'Impero Cinese, l'Impero Giapponese, l'Impero Russo, l'Impero Spagnolo e portoghese, se non olandese e belga, Gengis Khan, il Gran Tamerlano, gli Unni di Attila Carlo Magno, il Feudalesimo, l'Impero Francese, L'Impero Inglese, Napoleone Buonaparte, l'Impero Ottomano, l'Impero austro-ungarico, il colonialismo, Hitler, Mussolini. Il potere. La sottomissione ed annichilimento dell'uomo fisico. Ma nell'Era cristiana del terzo millennio si bada a sottomettere il pensiero, la mente, la psiche. Per battere la 'ndrangheta iniste Federico Cafiero De Raho, procuratore capo dela DDA reggina, serve la collaborazione del cittadinoi, degl'imprenditori. Uno di questi Andrea Cutrupi si è deciso a collaborare e per il mammasantissima don Pasquale Libri, sono altri dolori…  

Il relativo processo "Terra bruciata", presieduto da Natina Pratticò, ha prodotto i suoi effetti. Diciotto anni di reclusione, al padrino, don Pasquale Libri. Questa era anche la richiesta del p.m.della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino. Una nuova stangata per Pasquale Libri, reputato capobastone dell'omonimo clan. La seconda batosta rimediata nello spazio di qualche settimana; condannato, pure nel processo di primo grado "Meta"… 27 anni, a Giuseppe De Stefano; 20 anni a Pasquale Condello; 20 anni,  a Giovanni Tegano e Pasquale Libri; 19 anni e 7 mesi Cosimo Alvaro di Sinopoli; 23 anni Domenico Condello; 21 anni Antonino Imerti; 16 anni Domenico Passalacqua; 10 anni Stefano Vitale; 13 anni Natale Buda; 16 anni Umberto Creazzo; 23 Pasquale Bertucca; 18 anni e 4 mesi Giovanni Rugolino; 3 anni e 6 mesi Antonio Giustra; 3 anni Carmelo Barbieri; 6 anni Antonio Crisalli; 4 anni e 6 mesi Rocco Palermo. 

Dagli arresti domiciliari, dove si trovava ristretto per motivi di salute, Pasquale Libri, avrebbe continuato a tenere le redini della cosca, gestendo il racket delle estorsioni, dopo la morte,  del fratello Domenico Libri, che a sua volta, aveva preso il posto del defunto don Paolino De Stefano.  La vittima delle tentate estorsioni, un imprenditore edile, Andrea Cutrupi, stanco dei soprusi e delle vessazioni,  decise di denunciare tutto ai  Carabinieri. Ma l'ondata di sequestri e confische non accenna a diminuire. Anzi s'incrementa. Il 19 settembre 2013, la Dia di Reggio Calabria aveva confiscato beni per 20 milioni di euro ad un imprenditore, Francesco Gregorio Quattrone, di 56 anni, indagato e prosciolto in inchieste sulla cosca Libri. Quattrone era stato in passato destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Reggio Calabria per due anni, irrogatagli nel 2000 dalla Corte di appello reggina e diventata definitiva l'anno successivo. Coinvolto nell'operazione ''Olimpia 1'' come presunto affiliato alla cosca Libri, è stato poi prosciolto dal Gup. Ad accusarlo erano stati alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Giovanni Riggio, Giuseppe Calabrò, Antonino Rodà, Antonino Gullì e Paolo Iannò, secondo i quali Quattrone era ''referente'', negli anni '90, dei Libri. 

Il 27 ottobre 2010 il gip di Reggio Calabria, in seguito ad un'indagine della Dia reggina nell'ambito dell'operazione Entourage, emetteva una ordinanza di custodia cautelare in carcere per Quattrone, perché ritenuto responsabile di avere fatto parte della cosca Libri. Successivamente il Tribunale del riesame ha annullato l'ordinanza disponendo l'immediata liberazione di Quattrone per insufficienza dei gravi indizi di colpevolezza. La confisca, fonte Ansa, è stata emessa in seguito ad una lunga e complessa serie di accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Dia di Reggio, conclusi con una proposta di misura di prevenzione dal direttore della Dia, nella quale è stato ricostruito il complesso dei beni riconducibili a Quattrone. Dagli accertamenti è emersa una sproporzione tra i modesti redditi dichiarati dall'imprenditore e dal suo nucleo familiare in rapporto all'ingente patrimonio aziendale e personale riconducibile all'uomo. I beni erano stati sequestrati nel maggio del 2012. 

Nel decreto di confisca, i giudici hanno scritto che ''l'intero patrimonio sequestrato al Quattrone ed al suo nucleo familiare, in quanto formato in virtù di risorse provenienti da un'attività costituita con ricchezza illecita, deve essere confiscato''.   Lo Stato non intende trattare con la 'ndrangheta. Figurarsi, farsi sostituire. Così si sta andando allo scontro frontale. Intendiamoci non ci sono più in giro gonzi, allocchi e creduloni disposti e disponibili a credere alla favole di Cappuccetto Rosso. Le forze di polizia coordinate dai magistrati hanno tirato fuori una serie di ident-kit del secondo e terzo livello, se non ai piani alti…Colletti bianchi, borghesia mafiosa, zona grigia ed altri epiteti. Fine delle trasmissioni, per quanto riguarda l'ident-kit del mafioso con la coppola storta, bassettoni, baffi e lupara a tracolla. O peggio pastori dell'Aspromonte innocui ed inoffensivi. Se non, contadini con le scarpe grosse ed i vestiti di velluto, ma sempre con la "birritta" calata appena sopra gli occhi. Nemmeno alla leggenda metropolitana dei giardinari, mansueti e pacifici, nessuno crede più. Intendiamoci, queste figure ci sono ancora, ma rivestono 'davvero' l'antico significato. 

I mafiosi di oggi, tuonano i giudici i conferenza stampa, hanno la laurea e forse due, masters e corsi para-universitari. Conoscono due lingue o tre a parte l'Italiano. Hanno domestichezza con la Borsa Valori. Non viaggiano a dorso di asino, mulo e cavallo, come ai tempi del "Massaro Peppe", ma su macchine di grossa cilindrata super-veloci e super-accessoriate, se non nelle business-class aerea. Dicono ancora i giudici, in conferenza stampa, nelle interviste, in televisione, alla radio e sui giornali, anche on line, in assemblea e nelle scuole, che dentro la mafia, potrebbero nascondersi anche… notai, bancari, assicuratori, commercialisti, segretari, ingegneri, architetti, funzionari, pezzi della burocrazia. Fiancheggiatori e simpatizzanti, ma, spesso e volentieri pure, organici della mafia. L'ultima operazione in ordine di tempo…"

I Finanzieri del Gruppo di Reggio Calabria, al termine di articolate indagini di polizia giudiziaria - coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia - in esecuzione di  provvedimenti ablativi emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria - hanno sequestrato un ingente patrimonio mobiliare, immobiliare e societario, per un valore stimato di circa 10 milioni di euro, nei confronti di noti imprenditori reggini ritenuti essere organici alla nota cosca "TEGANO" operante nella zona nord della città.I destinatari del provvedimento di prevenzione sono i noti imprenditori reggini LAVILLA Giuseppe ed i figli Antonio e Maurizio. Già assurti alle cronache cittadine per essere gravemente sospettati di appartenere alla criminalità organizzata e specificatamente alla potente cosca "TEGANO" operante nel Rione Archi. Numerosi sono i collaboratori di giustizia che hanno fornito utili e riscontrate dichiarazioni nei confronti dei proposti, indicando i Lavilla come imprenditori al soldo della cosca "TEGANO".Forte è anche il vincolo familiare tra i LAVILLA ed i TEGANO, infatti LAVILLA Antonio è coniugato con TEGANO Saveria figlia del più noto Giovanni.

Un quadro criminale che non è sfuggito agli uomini delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria i quali, su delega della Procura della Repubblica di Reggio Calabria –Direzione Distrettuale Antimafia-  hanno  ricostruito il patrimonio personale e imprenditoriale dei LAVILLA.Attraverso un'accurata rielaborazione dei dati fiscali e patrimoniali acquisiti, veniva evidenziata la notevole sperequazione tra redditi dichiarati e l'incremento patrimoniale accertato. Infatti  attraverso un'accurata rielaborazione, sono stati confrontati i numerosissimi dati acquisiti, mettendo in risalto l'aspetto della sperequazione tra redditi dichiarati e l'incremento patrimoniale accertato, per poi procedere ad una nuova e definitiva analisi contabile, che ha consentito di evidenziare un eccezionale arricchimento patrimoniale dei soggetti attenzionati, realizzato nel corso degli ultimi anni.

La complessa attività di ricostruzione effettuata dai militari del Gruppo ha portato la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ad emettere il provvedimento di sequestro eseguito in data odierna con il quale si è sottratto alla 'ndrangheta un patrimonio illecitamente accumulato tra beni mobili, immobili ed attività commerciali, investito principalmente nel settore dell'edilizia e del noleggio di distributori automatici di alimenti. Tra le società cadute nella rete dei Finanzieri, spicca la nota CALABRA VENDING s.r.l., leader nella distribuzione di macchine automatiche per la vendita di caffè ed alimenti, con sede proprio nel Rione Archi della città. Azienda che ultimamente stava commercializzando una nuova marca di caffè, chiamato "Caffè Lavilla". Tra gli immobili oggetto del sequestro vi è un intero palazzo, in corso di realizzazione.Nel dettaglio i beni sottoposti a sequestro sono i seguenti:1)     Il 66,66 % delle quote della FI.LA. Games s.a.s. di Reggio Calabria;
2)   L'8% delle quote societarie della FUTURVENDING s.r.l. di Villa San Giovanni (RC);
3)   capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale della IMPRESA LAVILLA s.r.l. di Reggio Calabria;
4)   capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale della CALABRA VENDING s.r.l. di Reggio Calabria;


5)    capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale della IMPRESA COSTRUZIONI REGGINE DI LAVILLA Antonio s.a.s. di Reggio Calabria;
6)   capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale della  LAVILLA COSTRUZIONI s.r.l. di Reggio Calabria;
7)    Il 60% delle capitale sociale della CRISTAL s.a.s. di FICARA Giovanni & C. di Reggio Calabria;
8)   Il 60% delle capitale sociale della Bar CRISTAL s.n.c. di Reggio Calabria;
9)   Intero capitale sociale, quote societarie e beni aziendali della "BUSINESS COSTRUZIONI" S.r.l. di Reggio Calabria.
10) Una autovettura;
11) Nove unità immobiliari di cui un intero stabile in corso di realizzazione.


Colpi duri, durissimi, come gli ergastoli per capi e gregari, il 41 bis ai padrini, il sequestro e la confisca di beni mobili ed immobili nell'ordine dei miliardi di euri, ma nessuno degli addetti ai lavori è così sempliciotto, paesano, allocco e sprovveduto, da credere che la mafia sia stata vinta o sconfitta.. I grandi vecchi della mafia ci sono ancora, ma il grosso oramai è composto da giovani. Almeno due "taglie"…20-30 la prima e 30-40 con qualche cinquantenne, la seconda. La filosofia è cambiata però, questo è lapalissiano. Niente giudici ammazzati (Francesco Ferlaino, Bruno Caccia e Antonino Scopelliti); niente sequestri di persona; niente carabinieri ammazzati ( Vincenzo Caruso e Stefano Condello, carabinieri in servizio a Taurianova (RC) uccisi in un conflitto a fuoco con 'ndranghetisti il 1º aprile 1977 (medaglie d'oro al valor militare); il brigadiere Carmine Tripodi, 25 anni, di Castel Ruggero, piccola frazione di Torre Orsaia (Salerno), ucciso in un agguato mafioso, a colpi di lupara, a San Luca, il 6 febbraio del 1985; Rosario Iozia, vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso a Cittanova il 10 aprile 1987 in uno scontro a fuoco con 'ndranghetisti (Medaglia d'argento al valor militare); 

Pietro Ragno, 28 anni, carabiniere ucciso a Gioia Tauro il 10 luglio 1988 in un agguato di 'ndrangheta;  Antonino Marino, comandante della caserma di Platì (ucciso nel 1990) (Medaglia d'oro al valor civile); Antonio Sanginiti maresciallo comandante della stazione di Delianuova ucciso il 30 agosto del 1951; Francesco Pantaleone Borrelli, ucciso a Cutro il 13 gennaio 1982; Antonio Civinni ucciso a Vibo Valentia il 15 giugno 1987; Renato Lio, ucciso a Satriano il 20 agosto 1991; Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi sull'autostrada del Sole nei pressi di Bagnara-Scilla il 18 gennaio 1994) . Niente donne e bambini come: Domenica Zucco, uccisa a San Martino di Taurianova il 3 ottobre 1951; Maria Giovanna Elia il 26 luglio 1973; Domenico e Michele Facchineri, bambini, uccisi a Cittanova il 13 aprile 1975; Rocco Corica, bambino, ucciso a Taurianova il29 settembre 1976; Mariangela Passatore rapita ed uccisa a Brancaleone il 28 agosto 1977; Marcella Tassone, bambina, uccisa a Laureana di Borrello, il 23 febbraio 1989; Andrea Bonforte di 15 anni, ucciso a Catona (RC), il 2 gennaio 1990; 

Michele Arcangelo Tripodi, bambino, ucciso ed ucciso a Gioia Tauro, il 18 marzo 1990; Saverio Purita il 23 febbraio 1990; Maria Marcella e sua figlia Elisabetta Gagliardi, uccise a Palermiti il 7 settembre 1990; Maria Teresa Pugliese, uccisa a Locri, moglie del sindaco Speziale, il 27 marzo 1994;  Davide Ladini e Saverio Ierace di 17 anni, uccisi a Cinquefrondi il 13 gennaio 1998; Maria Anzalone, bambina uccisa ad Oppido Mamertina l'8 maggio 1998. Pare che le giovani leve del malaffare, non vogliano sentir parlare di omicidi e sparatine. Sebbene si continui a sparare e ad ammazzare, come la cronaca ci ricorda. La parola d'ordine sembra essere…il silenzio è d'oro, per il business. Niente 'scrusciu'. E per il pizzo, ci sono gli…sconti. 

Domenico Salvatore


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