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Il Comune di Mileto (V.V.), sciolto per mafia e prorogato di sei mesi, un'altra vittima della democrazia rubata?

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Il Consiglio dei ministri ha deciso di prorogare lo scioglimento del Comune di Mileto. Il provvedimento e' stato assunto dall'esecutivo nella riunione di oggi. La decisione, fonte ANSA e' stata adottata al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state riscontrate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata. Lo scioglimento del comune di Mileto era stato disposto il 6 aprile del 2012. La sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia, assodato che il decreto di scioglimento resta in piedi, ha accolto la richiesta di incandidabilità avanzata dal ministero dell'Interno e dalla Prefettura di Vibo nei confronti dell'ex primo cittadino Vincenzo Varone, degli ex assessori Salvatore Cichello, Salvatore Vallone, Armando Mangone, Antonino Fogliaro, Vincenzo Nicolaci e Giuseppe Labate e dell'ex presidente del Consiglio comunale Giuseppe Bulzomì
MILETO (V.V.)LA PROROGA DI SEI MESI DEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE. UN RICORSO DEL SINDACO VINCENZO VARONE, ERA STATO RIGETTATO DAL TAR DEL LAZIO 
Comune della provincia di Vibo Valentia, capoluogo della omonima provincia. Mileto, conta 7.157 abitanti (Miletesi) e ha una superficie di 34,9 chilometri quadrati per una densità abitativa di 205,07 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 365 metri sopra il livello del mare. Il municipio è sito in Corso Umberto 177. Contro il Decreto di scioglimento per le presunte infiltrazioni della criminalità organizzata, l' ex sindaco Vincenzo Varone e gli ex consiglieri comunali Armando Mangone, Salvatore Cichello,Vincenzo Nicolaci, Salvatore Vallone, Fortunato Greco, Antonio Furci, Domenico Colloca e Antonino Fogliaro  avevano presentato ricorso al Tar del Lazio contro lo scioglimento del Consiglio comunale di Mileto attraverso l'avvocato Antonio Torchia del foro di Catanzaro. Lo stesso il 23 gennaio 2013 e 15 aprile 2013, con l'intervento dei magistrati Calogero Piscitello, Presidente, Angelo Gabbricci, Consigliere e Rosa Perna, Consigliere Estensore rigetta il ricorso; condanna la parte ricorrente al pagamento delle spese di lite in favore della parte resistente, che liquida in complessivi 1.500 euro, 
Domenico Salvatore
MILETO (v.v.)Il sindaco Vincenzo Varone, aveva eccepito che…"l'insussistenza di tutte le pretese irregolarità dell'attività amministrativa dell'ente e sulla conseguente assenza di compromissione  del regolare funzionamento dello stesso che si è invece sempre adoperato, attraverso il sindaco e tutti gli amministratori, per il rispetto delle regole, così come viene provato dai provvidenti adottati, soprattutto sul fronte dell'abusivismo edilizio e riguardo alla confisca di alcuni beni sottratti alla criminalità organizzata.  La presenza di numerosi omissis nella relazione del prefetto Luisa Latella, nonchè la carenza dei requisiti della univocità e rilevanza e il difetto nel nesso eziologico tra le asserite ingerenze della criminalità organizzata e la pretesa compromissione del regolare funzionamento dell'ente .  Noi siamo fiduciosi  sull'esito del ricorso che smonta di fatto punto per punto, grazie al grande lavoro svolto dall'avvocato Antonio Torchia, le motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale. Il nostro obiettivo principale è di eliminare il marchio infamante che è stato ingiustamente appiccicato addosso alla comunità di Mileto e, in particolare, a noi amministratori che per tre anni abbiamo lavorato con grande impegno al servizio della città. Ma ovviamente puntiamo anche a ritornare ad amministrare il Comune di Mileto, in  virtù dell'ampio mandato che ci è stato conferito direttamente dal popolo. Questo gruppo, è bene dirlo a gran voce, lotterà fin in fondo, giorno per giorno, mese dopo mese, affinchè trionfi al più presto la verità. Nessuno degli undici, questo sia chiaro, ha intenzione di issare bandiera bianca. Noi ci siamo e ci saremo". Il sindaco, non va troppo per il sottile:"Una sentenza aberrante  nei modi e nella sostanza. Di fatto non ci è stato consentito di difenderci attraverso la consegna delle carte in nostro possesso che dimostrano la falsità delle argomentazioni poste alla base dello scioglimento dalla Commissione d'accesso agli atti e dal prefetto del tempo Luisa Latella. Nonostante nella relazione prefettizia non venga addebitato alcunché; sino al punto di riconoscere di avere operato costantemente sul fronte del rispetto della legalità e delle regole. Aria fritta, perché il TAR ha sentenziato che…"Gli elementi raccolti ed i riscontri effettuati sono idonei a suffragare la proposta (di scioglimento), tenuto altresì conto - si legge nella sentenza -del differente grado di sufficienza del valore indiziario dei dati nel procedimento di cui qui si tratta rispetto a quello richiesto in sede penale. Sotto questo profilo, appaiono idonee anche quelle situazioni che non rivelino, né lascino presumere l'intenzione degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, giacché, in tal caso, sussisterebbero i presupposti per l'avvio dell'azione penale o, almeno, per l'applicazione delle misure di prevenzione a carico degli amministratori, mentre la scelta del legislatore è stata nel senso di non subordinare lo scioglimento del consiglio comunale né a tali circostanze, né al compimento di specifiche illegittimità, non essendo necessario che la volontà dei singoli amministratori sia coartata con la violenza, giacché il condizionamento, idoneo a determinare lo scioglimento dell'organo consiliare, può essere anche frutto di spontanea adesione culturale o di timore o di esigenza di quieto vivere, risultando, in tutti tali casi, l'attività amministrativa deviata dai suoi canoni costitutivi per essere rivolta a soddisfare interessi propri della criminalità organizzata
Il sindaco giornalista, era rimasto pure vittima di minacce e ritorsioni. Tanto che  il vile gesto venne stigmatizzato e condannato…"Solidarietà al giornalista Vincenzo Varone, destinatario di oltraggiose lettere nella sua qualità di sindaco di Mileto, www.giornalisticalabria.it viene espressa dal Sindacato Giornalisti della Calabria e dai giornalisti vibonesi. A Varone, infatti, sono state recapitate, presso la sede del palazzo di città, due buste, una intestata a lui e l'altra all'asilo comunale, entrambe contenenti carta igienica sporca di escrementi e peli pubici.
Sia Vincenzo Varone, che gli inquirenti, non hanno esitato un solo istante ad attribuire il gesto alla vicenda accaduta, qualche giorno prima, nella cittadina normanna. Cinque maestre dell'asilo comunale di "Piana di Bruno" sono state, infatti, arrestate (a quattro di esse sono stati concessi i "domiciliari") con l'accusa di vessazioni e maltrattamenti aggravati ai danni di un bambino di cinque anni residente nella frazione di Paravati.In quella circostanza, Vincenzo Varone, nella sua qualità di primo cittadino, ha espresso il suo pensiero rilevando, tra l'altro, che "questo triste episodio non può contrassegnare in senso negativo il territorio". Alle istituzioni, il sindaco di Mileto ha rivolto l'invito a "fare fronte comune per la tutela dei minori e da qualsiasi forma di abuso e di prevaricazione, evitando di far strada a giudizi affrettati tesi a criminalizzare chicchessia, prima che l'iter della giustizia faccia il suo corso". Dichiarazione, stando a quanto riferiscono i quotidiani locali, che contrasta con la posizione assunta dalla dirigente dell'istituto scolastico, Marisa Piro, che si è distinta per la mancanza di presa di posizione ufficiale e per l'assenza all'incontro con il Garante per l'Infanzia, Marilina Intrieri, recatasi a Mileto nelle immediatezze dei fatti.Il decano dei giornalisti vibonesi, Giuseppe Sarlo, stigmatizza la "grave ed insana intimidazione indirizzata al collega Vincenzo Varone che, oltre ad essere un valoroso e coraggioso giornalista, spesso distintosi per la sua attività serena e obiettiva, sta assolvendo al non facile compito di amministratore pubblico con l'animo e la competenza che noi tutti gli riconosciamo. Vincenzo Varone ha assunto la guida del Comune di  Mileto in un momento particolarmente delicato della storia di quella città. Il suo progetto di realizzare una inversione di tendenza, che mira a rendere vivibile la condizione della popolazione, è unanimemente riconosciuto per cui non è permesso a nessuno mettere in discussione il suo operato ed i suoi giudizi che anche in questo caso hanno conosciuto il pieno apprezzamento da parte della popolazione. A Vincenzo Varone giunge la più forte testimonianza di solidarietà da parte dei colleghi vibonesi che lo invitano a continuare nella sua significativa e qualificante opera di amministratore pubblico e di giornalista, sapendo che ha dalla sua parte il grande sostegno di una categoria che lo ha sempre additato ad esempio di  sapiente comunicatore e stimato professionista"."Piena e convinta solidarietà a Vincenzo Varone" viene espressa, a nome di tutti i giornalisti calabresi, dal segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi. "Nel sottoscrivere l'appello del collega Peppe Sarlo – sottolinea Carlo Parisi – ricordiamo che «tenere la schiena dritta», «dire la verità» e «non invocare processi sommari», spesso urta la suscettibilità di chi pensa ancora che la legge della giungla possa continuare ad imperare in un territorio che, anche grazie all'azione di uomini come Vincenzo Varone, sta ritrovando la strada per assicurare alla popolazione servizi efficienti e tranquillità". Lo stesso sindaco…("Una decisione che offende un'intera città, un intero territorio. Mai mi sarei aspettato una decisione di questo tipo") aveva diffuso una nota in cui manifestava il suo punto di vista, la sua amarezza e delusione…""E' il mio ultimo saluto da sindaco alla mia città che quasi tre anni fa mi ha eletto a furor di popolo (un risultato che nessun decreto prefettizio e ministeriale potrà mai cancellare), con una promessa che per me è un debito sonante. "Questa storia non finisce qui; questa macchia indelebile che è stata appiccicata addosso alla nostra Mileto prima o poi potete starne certi sarà cancellata. La verità un giorno verrà fuori tutta intera. Noi tutti abbiamo sperato fin all'ultimo che tutto ciò non accadesse. Ci abbiamo sperato perché sappiamo bene che nessun atto di questa amministrazione è stato viziato da qualsivoglia forma di condizionamento mafioso. Noi, questo sia chiaro, abbiamo amministrato con saggezza, onesta ed  equilibrio. Ma puntuale è arrivata la ricompensa dello Stato.Non conosciamo ancora le motivazioni che sono state portate all'esame del Consiglio dei ministri per lo scioglimento. Un fatto è certo: solo un assurdo teorema bene articolato può avere portato a tutto questo. Ai nostri danni è stata consumata, nel giorno di venerdì santo, un vera e propria barbarie che fa male al cuore, ma che ci induce alla lotta, alla battaglia con le "armi" della parola per ristabilire fino in fondo la vera verità. Questa storia, lo ripetiamo, non finisce qui. Ci sono dei responsabili e delle complicità e ci sono stati fin troppi silenzi altrettanto complici. Ma noi a tempo debito  parleremo e racconteremo tutti i lati oscuri,che sono tanti, di questa vicenda. Al momento diciamo solo che oggi lo Stato, sciogliendo l'amministrazione comunale di Mileto, ha reso un favore alla mafia che a quest'ora se la starà ridendo di gusto. Per noi, che ci abbiamo messo l'anima, la delusione è tanta e il dolore è immenso. Ma non molliamo. Ricorreremo al Tar, questo è certo, e soprattutto scoveremo i nemici che hanno voluto colpire Mileto, ai quali questo sindaco, con la pretesa del rispetto pieno delle regole e  che oggi viene "cacciato", con una decisione ministeriale, evidentemente non andava bene." Domenico Salvatore


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