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Nel Mussolini del 1924 il Machiavelli come "preludio" al Fascismo regime di Pierfranco Bruni

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Nel Mussolini del 1924 il Machiavelli come "preludio"

al Fascismo regime

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 

 

 

La necessità e l'egemonia sono due concetti chiave che hanno caratterizzato il pensiero politico (e filosofico) delle epoche di transizione. O meglio delle epoche che si sono chiarite nel "valore" di "utilità" di un esercizio o di "superfluo" di una azione.

Il primo concetto è, chiaramente, machiavelliano. Il secondo è gramsciano.

L'esercitare potere attraverso la politica è un manifestare una deviazione dell'idea di filosofia. Gramsci ha cercato di creare e istituzionalizzare una filosofia del potere servendosi dell'egemonia della cultura. Machiavelli ha posto in raccordo il binomio bisogno – necessità dentro la espressione di virtù. Ma tra i due c'è il fallimento politico del Dante del "De Monarchia".

Un filo robusto che lega il Rinascimento trascinandosi dietro il Medioevo della distinzione tra gli "affari", la politica e la morale del Dante ghibellino e il marxismo letto da Gramsci del materialismo storico e dello storicismo oltre la dialettica.

In questa sintesi Machiavelli impronta e costruisce una visione della politica in cui l'intreccio tra etica e morale assurge a conoscenza della virtù del potere. A Dante era mancato il senso della virtù del potere perché legava la virtù all'umano sentire e all'umana conoscenza.

Machiavelli va oltre e pone all'attenzione, nell'umana conoscenza della necessità e del bisogno, l'uomo della ragione. Da questo punto di vista è già più avanti della cognizione illuminista e anticipa l'idea della ragione sacra, pur nella sua contraddizione, che è nel fascismo. Diventa, anche filtrando Dante, il precursore del fascismo regime.

C'è un fascismo che resta legato al senso della morale di Dante, che è il fascismo rivoluzione, ma c'è un fascismo che si ramifica in una filosofia della contraddizione che è quella proposta dal Machiavelli de "Il Principe". D'altronde c'è un Mussolini che segue con attenzione la lezione di Machiavelli e la fa sua in molte situazioni.

Nell'aprile del 1924 sulla rivista "Gerarchia" Benito Mussolini pubblica una relazione – saggio dal titolo: "Preludio al Principe". Mussolini vede in Machiavelli il senso dell'italianità. Siamo alle porte del fascismo regime.

In più occasioni si è discusso su queste tesi. Aspetti che hanno aperto un dibattito a tutto tondo e che ancora non hanno trovato delle sottolineature definitive, comunque il problema continua a porsi.

Se l'italianità di Dante aveva accompagnato il processo rivoluzionario, riformista e cattolico e conservatore e tradizionalista, da Pascoli (con il discorso de "La Grande Proletaria si è mossa" del 1911) al primo Gentile (del 1923) subentra, immediatamente dopo, una "struttura" machiavelliana in una italianità che si afferma come ragione e Mussolini, qui, disputa un ruolo importante.

Il dialogo tra democrazia e libertà viene sostituito dall'attrazione tra ragione e forza. Lo Stato Regime che individua Mussolini, dopo l'omicidio Matteotti, perde le radici di un fascismo risorgimentale, mazziniano e socialriformista nella temperie soreliana.

Machiavelli incarna, sostanzialmente o meno, il precursore di una ragione "etica" del fascismo regime e Mussolini, che conosce molto bene l'incontro tra politica e necessità della ragione, utilizza il "canovaccio" de "Il Principe".

Augusto Del Noce in una conferenza del 19 aprile del 1969, tenutasi a Milano, su Mussolini e il fascismo, ebbe a dire: "Si intende pure la sua sfiducia negli uomini, la sua incapacità di comunicazione umana e di amicizia, e quindi il ricorso al pessimismo di Machiavelli per sentire questa solitudine come forza; per questo riguardo il suo 'Preludio a Machiavelli', del 1924, è tra le pagine che meglio illuminano la sua personalità. Né c'è difficoltà a intendere come potessero combinarsi in lui una straordinaria attitudine di parlare al popolo e di trascinarlo in quanto massa, con l'incapacità di colloquiare cogli uomini in quanto singoli, e di giudicarli".

Mussolini, infatti, fece sorgere il Regime intorno ad una chiave storica che è quella del "pessimismo" applicata agli uomini e ai popoli. Il Regime cade nella metafora del pessimismo della ragione.

Ora se Machiavelli abbia rappresentato il fulcro del pensiero mussoliniano è tutto da contestualizzare e l'affermazione non è applicabile completamente in una filosofia del fascismo regime, anche perché lo stesso fascismo regime ha avuto diverse anime: come il fascismo movimentista e rivoluzionario.

Ma un dato potrebbe essere attendibile: nelle anime del fascismo regime  quella mussoliniana è molto vicina alla ragione della forza del pessimismo machiavelliano.

Sarà Gentile, fino al suo discorso finale su Vico del 1944, a insistere sulla "dialettica" dell'attualismo. Ma Mussolini nel discorso di Milano era piuttosto un Principe decadente che aveva già messo da parte la ragione della storia e si era affidato al solo pessimismo degli eventi.

Resta certo, comunque, che nel suo "Preludio al Principe" del 1924 ci sono tutte le premesse di un Machiavelli della necessità della ragione e dell'obbedienza del bisogno. Machiavelli precursore del fascismo? Mussolini, nella ragione del fascismo regime, aveva tentato di legare Machiavelli a Sorel.

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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